Addetto

Enciclopedia Dantesca (1970)

addetto

Emilio Pasquini

. Ricorre soltanto nel Detto 328, in rima, E sie con meco addetto, cioè " a me dedito, ossequente "; non trova riscontri semantici nei vocabolari, per i primi secoli. È tuttavia ragguagliabile all'uso della latinità argentea (addictus in Petronio Arbitro [" a. histrioniae "] e in Svetonio [" Prasinae factioni a. et deditus "]) continuatosi - a quel che risulta dall'attuale lessicografia - nella tradizione italiana a livello dotto come " aderente ", " seguace ", " fautore ", ma solo a partire dal Cinquecento - e nella variante etimologica - con A. Caro, nel Menzini, nel Botta, nel Cuoco, nel Tommaseo. Invece il Leopardi - " A' tuoi superbi regni / vile, o natura, e grave ospite addetta, / e dispregiata amante... " (Ultimo canto di Saffo 23-24) - desume il valore " assegnata " dalla trafila culta che, dopo lungo intervallo, riprende altri semantemi latini attestati ad es. in Cicerone (" obbligato ", " soggetto ", in " habere fidem et religionem alteri addictam ", o l'affine " destinato " in " addictus vastitati ") piuttosto che quello, tecnico, di " attribuito ", " dato per via di sentenza " (Plauto), nelle accezioni " assegnato ", " incaricato ", " adibito ", esemplificatili nel Caro e poi nel Targioni Tozzetti, nel Casti, nel Colletta, nei Promessi Sposi e nel Tommaseo. È probabile tuttavia che la matrice della ripresa leopardiana debba riconoscersi proprio nel Caro (anche se lo Zibaldone non ci guida a un riscontro puntuale e, d'altra parte, manca qualsiasi giustificazione del termine nelle Annotazioni del 1824); tanto più che l'ipotesi trova conforto in alcuni usi del verbo ‛ addire ', " assoggettare ", " consacrare " (" A voi dunque del tutto / m'addico ", " e i sacerdoti / gli s'addissero in prima ", " a legge altrui / non si fôra unqua additto "), che dal Caro sembrano riflettersi ancor meglio in due luoghi del Leopardi: " a terra / sparse i regni beati empio costume, / e il viver macro ad altre leggi addisse " (Bruto minore 55-57) e " invitto / amor, ch'a lunghi esigli e lunghi affanni / e di servaggio all'odiata soma / volonteroso il prode animo addisse " (Inno ai Patriarchi 83-86).