ACQUEDOTTO

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

ACQUEDOTTO,

Umberto Messina

(I, p. 382; App. II, I, p. 18; III, I, p. 15; IV, I, p. 25)

Con riferimento alla più usuale accezione del termine a., come opera di adduzione e distribuzione di acqua per usi igienici e potabili, è da riscontrare il persistere della crescita dei consumi sia nella loro entità globale su scala mondiale, che nei valori specifici delle dotazioni per gli utenti serviti. L'aumento dei secondi è portato costante del miglioramento generale del tenore di vita, dei fenomeni di urbanizzazione, dell'incremento dei servizi pubblici negli abitati, ma purtroppo, spesso e in misura non trascurabile, anche degli sprechi e delle perdite negli impianti; l'incremento globale è la risultante di queste componenti e del continuo estendersi degli a. sia nei paesi industrializzati, che in quelli in via di sviluppo.

In questa situazione d'insieme, che farebbe attualmente ascendere il consumo mondiale annuo per usi domestici a circa 150 miliardi di m3, persistono tuttavia squilibri enormi per i quali si passa dai 5,4 l/ab.g in Madagascar, e certamente ancor meno in periodi di emergenza in alcune zone africane, ai 500 e più l/ab.g delle città americane ed europee.

Il decennio internazionale dell'ONU per l'acqua potabile e per l'igiene (1981-90) è stato promosso con l'obiettivo di dotare di impianti idrici essenziali un miliardo di abitanti del Terzo Mondo con l'impiego di fondi provenienti da enti di sviluppo e da risorse locali. Pur se considerata utopistica, l'iniziativa è risultata di stimolo per vari paesi, che hanno preso migliore consapevolezza dei propri problemi e si sono accinti in qualche modo a dar loro soluzioni attraverso piccoli progetti appropriati alle specifiche situazioni locali. Questi si stanno dimostrando ben più utili di molte opere di grandi dimensioni e di notevole impegno finanziario.

Un esempio significativo dei problemi del tutto particolari che si presentano è offerto dall'attingimento da pozzi, che costituiscono spesso l'unica fonte di approvvigionamento di molte piccole comunità rurali dei paesi in via di sviluppo. Per questi impianti occorrono pompe manuali capaci di sollevare acque prelevate fino a profondità anche dell'ordine dei 50 m, ma queste attrezzature, nelle condizioni operative locali, sono soggette a rapidissima usura e a frequenti guasti non riparabili sul posto. Poiché si valuta che, nei prossimi anni, dovranno installarsi nel mondo oltre un milione di pompe per tale impiego, vari organismi internazionali hanno promosso studi e sperimentazioni, ai quali partecipa anche l'Italia, rivolti a definire standards tecnici e costruttivi per pompe a mano designate VLOM (Village Level Operation and Maintenance).

Nei paesi industrializzati è proseguita la tendenza verso grandi schemi idrici, alimentati in prevalenza da acque superficiali spesso destinate, attraverso lo stesso a., anche ad altre utilizzazioni unitamente a quella igienico-potabile; esempio importante in Italia l'a. del Sinni, del quale attualmente prosegue la costruzione; esso può derivare fino 40 m3/sec. dall'invaso di Monte Cotugno (Basilicata) destinati a usi potabili, irrigui e industriali della Basilicata e Puglia.

Sotto l'aspetto progettuale, alla spesso crescente complessità degli schemi idrici hanno fatto riscontro gli strumenti sempre più versatili e potenti del calcolo numerico; in particolare, per il dimensionamento e la verifica delle reti di distribuzione a maglie chiuse, si sono di recente sviluppate applicazioni (metodo del gradiente, teorie dei grafi, ecc.), che facilitano l'individuazione di soluzioni ottimali sotto il profilo economico.

Le tecnologie di costruzione delle tubazioni si avvalgono sempre dei materiali tradizionali − ghisa, acciaio, calcestruzzo armato ordinario e precompresso, fibro-cemento − ai quali si affiancano, anche con realizzazioni interessanti, le materie plastiche, e in particolare le resine poliestere rinforzate con fibre di vetro (PRFV). Nelle grandi adduttrici è frequente l'impiego di condotte autoportanti, che, con campate di lunghezza appropriata al materiale e alle caratteristiche dimensionali della tubazione, si sviluppano al di sopra del terreno facilitando il superamento di difficoltà e ostacoli di più vario genere (v. fig.).

Nel campo degli a. sottomarini, ove la tecnica italiana vanta una significativa tradizione, alle realizzazioni già menzionate in App. III, i, p. 15, deve aggiungersi l'a. di Capri, ultimato nel 1982, che supe ra con tre condotte flessibili il passo marino di 7,5 km, raggiungendo la profondità massima di 80 m.

Problema generale, che si va ponendo con sempre maggior rilievo, è quello della gestione degli acquedotti. Da molti si avverte, infatti, la necessità di prestare maggior attenzione agli aspetti tecnici, organizzativi, economici e sociali del regolare funzionamento e della conservazione di questi impianti. Risolti sempre meglio i problemi costruttivi, sembra ormai indispensabile dare preminenza, rispetto all'ingegneria delle realizzazioni, a quella della conservazione e della gestione. Sono infatti generalmente notevoli e gravi, per es., le perdite che, in moltissimi a., penalizzano l'adduzione e la distribuzione, mentre, nell'insieme, sono frequenti i casi di impianti degradati o mal condotti, che fanno perdere all'acqua, sempre più preziosa, da fornire agli utenti, quelle caratteristiche − qualità, quantità, quote di servizio − che le avevano conferito la concezione progettuale e il rigore della loro costruzione originaria.

Accanto alle iniziative per la promozione e istituzione, ove non esistano, di organismi di gestione idonei per cultura dei quadri tecnici e amministrativi e per dotazione di strumenti organizzativi e operativi, un valido sussidio è offerto dalle tecniche di controllo, che si avvalgono dei potenti mezzi moderni dell'informatica per realizzare il monitoraggio degli impianti, fornire in tempo reale tutti i dati occorrenti per verificare lo stato del sistema idrico e dei suoi componenti, per dare, infine, la possibilità di diagnosticare le ragioni di anomalie di funzionamento e d'intervenire per eliminarle. Molto ci si attende da queste tecniche, relativamente innovative nel settore e delle quali cominciano ad aversi interessanti applicazioni (esempio recente il sistema di controllo dell'a. di Romagna derivato dalla diga di Ridracoli).

Bibl.: P. Martini, Riorganizzazione dell'industria dell'acqua: prospettive italiane, esempio inglese, in Idrotecnica, 4 (1974); U. Messina, Opere idrauliche a servizio degli abitati, Cinquanta anni di ingegneria italiana dell'acqua, L'Aquila 1981; 16th International Congress of IWSA (International Water Supply Association), Proceedings, Roma 1986; Associazione Idrotecnica Italiana, Controllo dei grandi sistemi idrici per un migliore utilizzo delle acque, Atti Congresso Nazionale, Taormina 1988.

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