Acclamazione

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In origine espressione di un desiderio che, con il proprio voto, accompagna o invoca, o anche vuole eccitare, l’azione divina. Nell’antica Roma aveva carattere ufficiale l’a. (acclamatio) delle truppe al comandante vittorioso, per il conferimento del titolo di imperator. Solenni a. si avevano durante il trionfo (io triumphe!), l’elezione dell’imperatore, gli spettacoli; nelle cerimonie nuziali si usava l’a. io Hymen, Hymenaee. L’a. diretta agli imperatori si continuò nel cerimoniale bizantino. L’a. passò anche al cristianesimo, e non soltanto nella consacrazione dell’imperatore e dei re, in cui confluirono tradizioni bibliche (per es., III Re 1, 25) e romane, bensì nell’elezione dei vescovi e nella liturgia (nelle litanie, in varie risposte della Messa ecc.). Le formule cristiane più comuni sono: hosanna, benedictus, amen, Alleluia ecc. A. liturgiche si hanno anche nel canto, collettive o di un solista (per es., Te Deum ecc.). Durante il Medioevo, già presso le monarchie dei popoli germanici, l’a. era la maniera con la quale le assemblee radunate nel campo di Marte e nelle diete approvavano le leggi proposte dal sovrano.

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