ACALEFE

Enciclopedia Italiana (1929)

ACALEFE (dal gr. ἀκαλήϕη "ortica"); ovvero Acraspede (ἀ privativo e κράσπεδον "orlo"); o Scifomeduse (σκύϕος "calice, coppa")

Angelo Andres

Sono animali marini di costituzione assai delicata, e per lo più pelagici, che formano una delle tre classi dei Cnidarî (v.); come tali sono orticanti e forniti dì celenterio distinto, di simmetria raggiata, di parete del corpo costituita da ectoderma, mesoglea ed endoderma. In questa classe gl'individui adulti sono tutti soltanto medusiformi, ma nelle primissime fasi di sviluppo sono per lo più polipiformi. Le Acalefe hanno, come tutte le Meduse (v.), l'aspetto generale di parapioggia e di campana, o meglio di boleto e agarico, i noti funghi mangerecci. Il loro corpo è infatti più o meno emisferico, con una superficie superiore (nella posizione fisiologica) convessa (exumbrella) e una inferiore concava (subumbrella). Dal fondo di questa scende in basso un prolungamento più o meno lungo (manubrium), il quale alla base è sovente circondato da quattro infossature e all'apice si apre con la bocca, che per lo più è in forma di croce, o protratta in quattro braccia. Il limite fra eso e sub-ombrella è il margine (margo), il quale è quasi sempre lobato e ordinariamente fornito di tentacoli e di organi sensorî.

Gli organi di senso, detti ropali (rhopalia) sono per lo più otto, e stanno ciascuno dentro una speciale nicchia del margine. Ciascuno è un tentacoletto clavato, protetto da una lamina a cucchiaio, che quasi lo incappuccia; e ciascuno ha tre funzioni sensorie diverse: una per il senso statico, e viene data dalla clava, la quale è uno statorabdo con statoliti e relative setole; un'altra per la fotoricezione, e viene fornita da due cuscinetti di cellule pigmentali, e questa è di notevole perfezione nelle Cubomeduse; la terza per l'olfatto, ed è data da una fossetta con cellule e setole sensorie, posta alla radice del cucchiaio. Nelle Acalefe la simmetria raggiata è assoluta, cioè senza alcun accenno alla bilateralità, come invece accade negli Antozoi; ed è fissata sul numero quattro, onde è quadriradiata. Di solito vi sono quattro raggi principali o perradî, a 90°, 180°, 270°, 360°, che sono quelli passanti per gli angoli o i lobi della bocca; poi quattro raggi secondarî, o interradî, che sono alterni coi primi a 45°, 135°, 225°, 315°, e passano per le gonadi e le infossature subombrellari e per i setti principali quando esistono; infine otto raggi terziarî o adradî, alterni fra i precedenti, cioè ciascuno fra un perradio e un interradio. Il celenterio delle Acalefe forma una cavità ampia, che è unica nel centro dell'ombrella, e vi riceve il canale esofageo del manubrio, ma verso la periferia si divide secondo la radiarietà in quattro o in otto e più camere o logge non sempre bene definite, talora separate da tramezzi interradiali larghi (salvo nelle Cubomeduse, dove sono sottili assai), e talora non separate ma confluenti; in questo caso i tramezzi sono alle volte sostituiti da pilastri o columelle, che partono dal pavimento al soffitto della cavità, e in quest'ultimo si continuano per lo più in forma di cordoncini o teniole, che convergono verso il centro del soffitto stesso. In molte specie le camere sono assai strette, tubolari, e hanno l'aspetto di canali radiali centrifughi che alla periferia finiscono in un canale unico circolare. Sul margine libero interno dei setti, delle columelle e delle teniole sono attaccati altrettanti gruppi di appendici digitiformi o fili gastrici; e questi gruppi, ora a ciuffo, ora a striscia, diconsi facelle. Nelle Acalefe le gonadi fanno parte dell'endoderma della parete subombrellare, e sporgono nel celenterio. I rilievi sono quattro e per lo più in forma quasi di U, a cavalcioni, per così dire, dei setti o delle columelle, quando esistono; ad ogni modo sempre in posizione interradiale. Sono distinte in gonadi maschili e femminili su individui diversi. I relativi gonociti cadono nel celenterio. Dai maschi vengono emessi attraverso la bocca nell'acqua ambiente, dalla quale poi entrano per la bocca nel celenterio della femmina, dove avviene la fecondazione. Talvolta (Discomeduse) per deiscenza passano nelle infossature subombrellari o tasche subgenitali. Lo sviluppo nelle Acalefe per lo più non è diretto. Dall'uovo fecondato si origina una larva planuliforme o blastuliforme, che poco dopo viene emessa dalla bocca all'esterno e vive breve tempo libera; poi si fissa per il polo prostomiale segregandosi una piccola coppa basale; nel polo opposto si apre la bocca definitiva e si trasforma in scifistoma (scyphistoma), cioè in piccolo polipo caliciforme, avente piede d'attacco ristretto e disco superiore ampio, il quale nel centro è munito di bocca quadrangolare con angoli perradiali; sul margine è fornito di 16 tentacoli, e nell'area intermedia è incavato da quattro infossature interradiali. Lo scifistoma può alle volte produrne altri per gemmazione; comunque esso e i suoi derivati crescono, e, crescendo, prima pèrdono i 16 tentacoli, poi si segmentano ciascuno di traverso in tanti dischi, concavo-convessi, che dapprima restano sovrapposti l'uno all'altro come una pila di piatti e costituiscono il cosiddetto strobilo. Dei dischi, il superiore o primo formato ad un certo punto si stacca, si capovolge, voltando la concavità in basso, e nuota libero; gli altri fanno successivamente lo stesso. Si formano così molti dischi concavo-convessi, che nuotano liberi e che diconsi efirule (ephyrulae). Ogni efirula si nutre, cresce, si modifica, formando lobi al margine (già iniziati però nello strobilo), emettendo tentacoli, ecc., e diventa poco a poco una vera medusa, cioè l'acalefa adulta. Nelle Acalefe il sistema nervoso è costituito da ganglî bene distinti, che sono collocati sotto i ropalî, e mandano filamenti a questi, non meno che alle parti adiacenti: muscolatura, facelle, teniole, ecc. In generale non vi è distinto un cordone nervoso circolare intergangliare, salvo che nelle Cubomeduse. La muscolatura è data essenzialmente da fasci piatti di fibre posti nella subombrella, principalmente verso la periferia, parte in senso meridiale, parte in senso orbicolare, che servono a modificare l'ampiezza e la forma della cavità subumbrellare e quindi a produrre la locomozione. Altri fascetti muscolari esistono altrove: nei tentacoli, nei lobi, nelle teniole, ecc.

Una delle prime suddivisioni delle Acalefe in ordini fu quella che le distingueva in Cubomedusae, Stauromedusae, Discomedusae. Con la intercalazione delle Peromedusae, si venne alla classificazione di Haeckel, generalmente adottata anche al presente, che qui pure si segue, e cioè: Cubomedusae, Stauromedusae, Peromedusae, Discomedusae, e queste ultime coi tre sottordini: Cannostomae, Semaestomae, Rhizostomae. Altre proposte non mancarono. Tra esse è notevole quella di Vanhöffen in Cathamnatae ed Acathamnatae, suddividendo le prime in Coronatae ed Incoronatae. Notevoli pure quella di Maas, che forma i quattro ordini: Cubomedusae, Stauromedusae, Coronatae, (comprendendovi le Peromedusae e le Cannostomae) e Discophorae (con le amaestomae e Rhizostomae) e quella di Delage in Phragmida (Cubomedusae), Taeniolida (Stauromedusae e Peromedusae), Discostylida (Cannostomae), Cheilida (Semaestomae e Rhizostomae). (v. tav. a colori).

Bibl.: C. Gegenbaur, Versuch eines Systems der Medusen, in Zeitschr. f. wiss. Zool., VIII (1856); A. Agassiz, North American Acalephae, in Illustr. Catal. of Mus. comp. Zool., II (1865); E. Haeckel, Monographie der Medusen, I (1879), II (1881); C. Claus, Die Classification der Medusen, in Arb. Zool. Inst. Wien, VII (1888); E. Vanhöffen, Zur Systematik der Sciphomedusen, in Zoologischer Anzeiger, XIV (1891); O. Maas, Die Medusen, in Rep. Expl. by Steamer Albatros, 1897; Y. Delage e E. Hérouard, Les Coelentérés, in Traité de Zoologie concrète, II (1901).

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