ABU SIMBEL

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi ABU SIMBEL dell'anno: 1958 - 1973 - 1994

ABU SIMBEL (v. vol. i, p. 8)

C. Barocas

Tra tutti i monumenti nubiani dei quali si è potuto operare il salvataggio alla vigilia della formazione del lago Nasser, certamente i due templi di Abu S. hanno implicato il grado massimo di sforzo, e dal punto di vista tecnico e da quello finanziario; ciò sia per essere entrambi completamente ricavati nel corpo di una collina di arenaria, sia per le dimensioni (specialmente del grande tempio), sia per i delicati problemi di orientamento e di ambientazione paesaggistica che comportava la loro ricostruzione.

L'8 marzo 1960 il Direttore Generale dell'UNESCO lanciava un appello volto ad ottenere la collaborazione internazionale nel salvataggio dei due santuarî rupestri, mentre il Governo della Repubblica Araba Unita garantiva la realizzazione del progetto. Il comitato dell'UNESCO per la salvaguardia dei templi di Abu S. si trovò dinnanzi a due alternative: il distacco in blocco dei templi dalla roccia e il loro graduale innalzamento ad una quota di poco superiore al livello del futuro lago, tramite un complesso sistema di martinetti; oppure il sezionamento dei templi in blocchi con successiva ricostruzione nel luogo prescelto. Il primo procedimento, previsto sia in un progetto francese sia in un progetto italiano, a causa del suo costo troppo alto veniva accantonato a favore del secondo, progettato da una impresa svedese.

Il primo lavoro da affrontare fu quello di impedire alle acque del Nilo, che già lentamente salivano, di invadere i santuari prima del loro "smontaggio". Fu così eretto uno sbarramento (aprile 1964-aprile 1965) costituito da una doppia fila di traverse di acciaio e da una parete di cemento che correva per 360 m lungo l'argine del fiume. Contemporaneamente si procedeva all'isolamento dei santuarî dal corpo della collina rocciosa (febbraio 1965-marzo 1966), mentre all'interno di essi erano sistemate impalcature in acciaio rivestito di feltro (luglio 1964-luglio 1965) aventi lo scopo di evitare guasti o crolli. La facciata del grande tempio veniva protetta mediante accumulo di sabbia (novembre 1964-febbraio 1965) sul davanti fino all'altezza dei volti dei colossi di Ramesses II, e mediante uno schermo in legno a protezione del fregio di babuini. Iniziava a questo punto una delle fasi più delicate, cioè il taglio in blocchi. Le tecniche da usarsi erano già state elaborate sulla base di esperimenti fatti nella roccia della stessa collina nella quale erano ricavati i santuarî. Lo smontaggio cominciava dal soffitto delle sale del grande tempio (maggio 1965; ottobre 1965 per il piccolo tempio) e si concludeva con il trasporto dei blocchi (8oo per il grande tempio, 235 per il piccolo) e il loro concentramento in un'area appositamente adibita a deposito. Con la rimozione delle impalcature e il loro rimontaggio sul nuovo luogo di destinazione dei templi (65 m più in alto e ad una distanza di 180 m dal sito originario), iniziava la fase di ricomposizione dei santuarî (gennaio 1966 per il grande tempio, marzo 1966 per il piccolo). Nel gennaio 1967 prendeva il via il difficilissimo lavoro della costruzione di due grandi cupole in cemento armato, poste al di sopra dei due templi e destinate a scaricare il peso della collina artificiale in arenaria progettata per ridare al complesso l'aspetto primitivo. Nel settembre 1967 si concludeva l'opera di ricostruzione dei templi; nel dicembre successivo anche le cupole erano terminate. Il restante tempo fu impiegato per la realizzazione delle colline artificiali, per l'allestimento dei sistemi di illuminazione e di ventilazione dei santuarî, per il restauro dei piccoli guasti causati ai blocchi durante le operazioni, per la stuccatura delle giunture tra blocco e blocco, per la sistemazione della via di accesso al nuovo sito. Il 22 settembre 1968 aveva luogo l'inaugurazione ufficiale dei templi ricostruiti.

Da un punto di vista specificamente archeologico (tutti i lavori sono stati eseguiti alla presenza, oltre che dei tecnici, anche di archeologi), lo smontaggio dei due santuarî ha implicato il rilievo e la riproduzione minuziosi di tutte le iscrizioni e le raffigurazioni incise sulle pareti, il rafforzamento delle parti maggiormente soggette a sgretolamento, la possibilità di correggere alcune imprecisioni nei restauri operati nel 1910 dal Barsanti, alla vigilia della prima sopraelevazione della diga di Assuan (1912).

Bibl.: K. H. Martini, Come sarà salvato Abou Simbel, in Il Corriere UNESCO, II, 12, 1964, pp. 11-16; L. A. Christophe, Abou-Simbel et l'épopée de sa découverte, Bruxelles 1965; id., Abou Simbel a pezzi, in Il Corriere UNESCO, III, ii, 1965, pp. 24-29; An., È quasi ricostruito il tempio di Ramsete, ibid., V, 2, 1967, pp. 25-27; An., Ricomposte le statue giganti di Ramsete, ibid., VI, 12, 1968, pp. 50-51. Per i dati tecnici e finanziarî particolareggiati sull'opera di salvataggio dei due templi, si possono consultare gli estratti dei verbali delle sedute del Comitato Esecutivo per la Campagna Internazionale per la Salvaguardia dei Monumenti di Nubia (UNESCO) (in part. sedute 10-16).