ABENCERAGI

Enciclopedia Italiana (1929)

ABENCERAGI (Abenserragi, da Ibn Sarrāǵ, o Ibn Sirāǵ)

Giorgio Levi Della Vida

Nome di una famiglia dell'aristocrazia araba di Granata, la cui fine tragica per opera dell'ultimo sultano di Granata, Boabdil (v.), o del suo predecessore Abū 'l-Ḥasan ‛Alī, è stata resa celebre dalla novella romantica dello Chateaubriand, Les aventures du dernier des Abencérages. Il sultano, accortosi dell'amore di sua sorella Zoraide per uno degli Abenceragi, attira l'intera famiglia, con un tranello, nell'Alhambra ed ivi la fa sterminare. Uno solo dei suoi membri scampa alla strage, ed è colui che, aggirantesi per le rovine dell'Alhambra, che nel frattempo è stata presa e diroccata dai cristiani, narra la lugubre storia. Questa è, peraltro, interamente leggendaria (eccetto il nome, il quale, se tratto da Ibn Sarrāǵ, è quello di un visir del sultano di Granata Muhammad VII, se da Ibn Sirāǵ, quello di una famiglia cordovana) ed è stata probabilmente coniata in Occidente sul modello del noto racconto della strage dei Barmeocidi (v.) la famiglia persiana di ministri dei califfi ‛Abbāsidī, per opera di Hārūn ar-Rashīd; oltre all'identità del motivo, è da notarsi che il nome Zoraide (ignoto all'onomastica araba) sembra essere una modificazione arbitraria di quello di Zubaidah, moglie di Hārūn ar-Rashīd.

Lo Chateaubriand tuttavia non ne fu l'inventore, ma ne trovò gli elementi già elaborati nella Historia de los bandos de Zegríes y Abencerrajes o Guerras civiles de Granada (1595; ed. moderna di P. Blanchard Demouge, Madrid 1911-13; trad. francesi: Parigi 1606, 1698 e 1809) di Ginés Pérez de Hita (v.), il quale ne aveva tratta a sua volta la materia dalla Crónica del Pulgar, e da romanze popolari, moresche e cristiane, da lui intercalate, in parte anche direttamente, nel testo.

Ed anche un'altra leggenda sugli Abenceragi merita di esser ricordata: quella narrata nella Historia del Abencerraje y de la hermosa Jarifa (1551; ed. moderna di Pérez Pastor in Bibl. Aut. Esp., III) di Antonio de Villegas, che la desunse dall'anonima Crónica del infante don Fernando, el que ganó Antequera. Vi si racconta la storia dell'Abencerage Abindarráez, il quale sposa secretamente la bella Jarifa, figlia dell'alcalde di Cartama e Coin, e, poiché egli è prigioniero dell'alcalde di Antequera e di Alora, è da lei volontariamente accompagnato in prigionia: l'alcalde stesso di Antequera e di Alora si muove a pietà per i loro tristi casi e per il loro fedele amore, e ottenuto loro dal padre di lei il perdono, concede alfine che siano liberati. Il racconto è condotto con molta delicatezza e pareva al Gallardo essere scritto "con pluma del ala de algun ángel"; e divenne presto popolarissimo: molto piacque al Cervantes, che ne fa menzione nel Don Quijote; il Montemayor lo ripeté nella Diana; Lope de Vega ne trasse la commedia El remedio en la desdicha; e molte romanze ne furono ispirate, fra cui quella popolare, assai bella, accolta da Agostino Duran nel suo Romancero (1828).

Su Les Abencérages ou l'étendard de Grénade (parole di E. Jouy) compose un'opera anche Cherubini (Parigi 1813), di cui alcune arie sono rimaste famose.

Bibl.: Enciclopedia dell'Islam, Leida 1908 segg., in edizione francese, inglese, tedesca, I, p. 73; M. Menéndez y Pelayo, Origenes de la novela, I, Madrid 1905; N. Acero y Abad, G. Pérez de Hita, Madrid 1889; P. Hazard e M. J. Durry, introduzione all'ed. critica del Dernier des Abencérages di Chateaubriand, Parigi 1926.

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