ELIDE, 2°

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

ELIDE, 2° (v. S 1970, p. 296)

¿. Yalouris

Dal 1960 sono ripresi a E. gli scavi da parte dell'Istituto Austriaco di Atene in collaborazione con la Società Archeologica Greca. Le nuove ricerche consentono di chiarire alcuni elementi importanti della topografia e dello sviluppo urbanistico della città, che dall'Antico Elladico fino al periodo geometrico occupò la collina dell'acropoli e le sue propaggini nord-occidentali, in direzione del Peneo, fino all'area successivamente occupata dal teatro. Il periodo che va dall'epoca submicenea e protogeometrica fino al Geometrico Tardo è rappresentato da trovamenti che rivelano un'attività insediativa particolarmente intensa, da collegarsi verosimilmente con la tradizione del «sinecismo» di Oxylos. Nella sola area del teatro sono state scoperte nove tombe di età submicenea; altre, di età geometrica sono state rinvenute sulle pendici nord-occidentali dell'acropoli.

In età arcaica la città si estese verso SO, e probabilmente a quest'epoca risalgono la fondazione del Tempio di Atena (Paus., VI, 26, 2) e la costruzione di alcuni edifici sacri dell'agorà che, secondo Pausania (VI, 24, 4) era «fatta alla maniera più antica». Tra gli edifici più importanti vanno ricordati: il Tempio di Apollo Akèsios (Paus., VI, 24, 6); una costruzione di tipo templare che, in base a un'informazione ricevuta dallo stesso Pausania (vi, 24, 9), era il monumento di Oxylos; la Casa delle sedici donne dove veniva tessuto il peplo di Hera (Paus., VI, 24, 10). È inoltre il Tempio di Hades, con il recinto sacro, dove si praticava uno dei culti più! antichi della regione (Paus., VI, 25, 3); tuttavia nessuna di queste costruzioni che conferivano alla città una particolare monumentalità e la distinguevano dagli altri centri dell'Elide, si è conservata. Come unica testimonianza archeologica restano solo alcune sime a decorazione incisa e gocciolatoi di età arcaica, simili a quelli adoperati in taluni edifici del Santuario di Olimpia e molti elementi architettonici in pietra dello stesso periodo. La stessa immagine di città monumentale è data dall'abbondante materiale da costruzione, ancora di epoca arcaica, successivamente reimpiegato.

In età classica ed ellenistica E. raggiunge la sua massima estensione e si espande nell'area compresa fra l'acropoli, il villaggio di Paleopoli a S, il villaggio di Kalyvia e i margini di quello di Bouchiote a O e le sponde del Peneo a N. Una parte della città si estendeva certamente anche sulla opposta sponda destra del fiume. A SO del villaggio di Kalyvia, presso il villaggio di Bouchiote (Augeion) si trova la principale necropoli di questo periodo. Un'altra è stata messa in luce alle pendici nord-occidentali dell'acropoli. In quest'epoca E. è divenuta una delle più grandi e popolose città del Peloponneso: l'improvviso sviluppo non è dovuto soltanto alle riforme politiche e ad altri mutamenti che si verificano in questi anni nello stato dell'Elide, ma anche al secondo «sinecismo», avvenuto nel 471 a.C. (Strab., VIII, 336; Diod. Sic., XI, 54, 1).

Negli ultimi anni del V sec. la città, o almeno l'acropoli, sembra essere stata provvista di fortificazioni (Paus., III, 8, 5). Nel 313 a.C., Telesforo, generale di Antigono, fortifica di nuovo l'acropoli (Diod. Sic., XIX, 74, 2 e 87): della nuova cinta muraria un tratto abbastanza lungo è stato scoperto sulle pendici settentrionali dell'acropoli mentre altre parti sono ricordate dal Curtius al di sotto delle strutture del castello franco e altre ancora erano state individuate dal Walter sulle propaggini occidentali dell'acropoli. In quest'epoca vengono costruiti numerosi edifici pubblici, templi e santuari, si dedicano altari e si innalzano statue nell'agorà e nell'area circostante, che era quella più densamente edificata (Paus., VI, 23, 1 ss.). La densità di costruzioni nei pressi dell'agorà è stata evidenziata da saggi di scavo, poche, ma estese trincee, eseguite di recente nell'area. Sono stati messi in luce gli edifici descritti da Pausania (VI, 24, 4): l'agorà, con parte della stoà, degli Hellanodìkai, di ordine dorico con un doppio colonnato; l’Hellanodikàion, piccolo edificio quadrangolare a Ν di questa; la stoà di Corcira o stoà meridionale. Oltre allo xystòs del ginnasio principale (Paus., VI, 23, 1) è stato riportato alla luce il Plèthron (ibid., VI, 23, 2), ginnasio dove gli Hellanodìkai selezionavano gli atleti in base alla loro età e alla loro specialità. L'interno di questo edificio era suddiviso in settori, uno per i corridori e uno per gli esercizi del pentathlon. Nella stessa zona doveva trovarsi l'altro ginnasio chiamato Malthò, riservato agli efebi, all'interno del quale era anche il bouleutèrion, un edificio coperto denominato Lalìchmion dal nome del donatore. All'epoca di Pausania, tuttavia, avevano luogo qui «esibizioni di orazioni estemporanee e recitazioni di opere scritte di ogni genere» (Paus., VI, 23, 5-7).

La palestra doveva trovarsi vicino ai ginnasi ed era un edificio di minori dimensioni ribattezzato dalla forma della sua pianta col nome di «tetragono»: era principalmente adibita all'allenamento dei lottatori (Paus., VI, 23, 4).

Per quanto riguarda il teatro la scena in pietra, con proskènion e paraskènia del IV sec. a.C., rappresenta, assieme a quella ateniese di Licurgo, una delle più antiche strutture di questo tipo in Grecia (Paus., VI, 26, 1). Come nello stadio di Olimpia gli spettatori sedevano su un declivio che restò così, semplice e senza gradinate in pietra, fino alla tarda antichità. L'accesso al kòilon del teatro avveniva attraverso sei gradini in pietra che spartivano il kòilon stesso in sette kerkìdes. Un complesso sistema di canalizzazione delle acque, realizzato con ottima tecnica, salvaguardava il teatro e principalmente l'orchestra e la scena, da inondazioni; le acque piovane erano convogliate in un condotto a cielo aperto, di sezione quadrata, costruito con spessi lastroni in pòros lungo i margini dell'orchestra. Tale condotto, prolungato verso l'estremità orientale della scena in direzione N, per una lunghezza di c.a 300 m - esplorato per 70 m - scaricava le acque nel Peneo. In epoca romana l'apprestamento di un nuovo condotto dinanzi al proscenio, come pure di una cisterna per la raccolta delle acque piovane e residue all'angolo occidentale di questo, determinò una nuova sistemazione del settore occidentale della scena; il nuovo condotto si congiungeva all'estremità orientale del proscenio con la canalizzazione greca.

Gli scavi presso la pàrodos occidentale, dalla parte dell'agorà, benché limitati a poche trincee, hanno comunque portato alla luce significativi basamenti di monumenti votivi, che permettono di considerare attendibile l'identificazione in questa zona del Santuario di Dioniso (Paus., VI, 26, 1). L'esplorazione dell'area dietro la scena ha messo in luce un singolare complesso di costruzioni databili in epoca ellenistica e romana.

Un edificio rettangolare di età classica, di difficile interpretazione, con varie fasi di intervento, è stato scoperto sul margine meridionale dell'agorà.

In epoca romana la città si estende ancora di più: nell'area a S e a O dell'agorà vengono costruiti nuovi edifici abitativi, ville e terme, molti al di sopra delle fondazioni di strutture di epoca classica. Già nel periodo iniziale della conquista romana si era venuto formando in E. un vasto quartiere, forse nel luogo dove si trovano numerose terme e altre abitazioni, precisamente nell'area tra l'acropoli, Paleopoli, Kalyvia e il Peneo, cui si riferisce sicuramente l'iscrizione n. 335 del Museo di Olimpia (W. Dittemberger, K. Purgold, Olympia V. Die Inschriften, Berlino 1896, pp. 549-550, n. 458), che parla di «Romani residenti». Sembra, del resto, che E., dopo l'occupazione romana della Grecia, abbia ricevuto l'onore di essere inserita, grazie al Santuario di Olimpia, nella categoria delle città libere.

Le case sono a breve distanza l'una dall'altra, con strade piuttosto strette, con un sistema di approvvigionamento e di scarico delle acque molto articolato. Solo un certo numero delle abitazioni si è rivelato di epoca romana. In base alle attuali conoscenze si può dire che si tratta di edifici quadrati o rettangolari con un atrio, fornito di pozzo e con il pavimento ricoperto di lastre in pietra o terracotta, oppure di mosaico, costituiti da molte stanze e magazzini. Gli ambienti sono lastricati, con rivestimento marmoreo alla base dei muri. Al di sotto della maggior parte delle case passa un condotto di scarico collegato con la rete fognaria centrale della città.

I brevi tratti di strade che sono stati scoperti, con il fondo formato da uno strato di ghiaia e da piccole tegole, avevano una larghezza media di m 4,20. Lungo i margini di alcune di esse scorre un condotto di scarico della rete fognaria; questi condotti, costruiti con mattoni o con pietre nella parte più bassa delle pareti, sono solitamente a sezione trapezoidale o rettangolare, con una copertura a volta (largh. massima m 0,40; alt. m 0,40).

I condotti per l'approvvigionamento idrico erano invece incavati su blocchi tagliati, di forma quadrata o rettangolare (largh. m 0,15; profondità m 0,10), o erano realizzati con tegole corinzie sistemate su bassi muretti costruiti con pietre, calce e laterizio. La città si riforniva di acque da pozzi e sorgenti; di queste se ne conoscono due: una alle pendici nord-occidentali della collina dell'acropoli, che ancor oggi è in funzione, nota con il nome di Epàno Vrysi («Fonte di sopra») o Kàntalos, e un'altra a SE dell'acropoli, nel burrone dietro al villaggio di Paleopoli. L'acqua di queste sorgenti era incanalata verso la città tramite una rete di condutture, rinvenuta per molti tratti. I pozzi erano assai numerosi - molti ne sono stati riportati in luce dagli scavi - ed erano generalmente in muratura rustica o rivestiti con tubi a tre elementi, in terracotta.

Sono state scavate in vari punti della città diverse fornaci per laterizi e vasellame. Uno di questi impianti era forse adibito alla produzione di vetri, vista l'abbondanza di frammenti che si trovavano sparsi nelle vicinanze.

In epoca tardoromana e paleocristana solo alcuni settori della città restano abitati, mentre altri, come l'area dell'agorà e il quartiere circostante, soprattutto la stoà meridionale e il teatro, sono trasformati in una grande necropoli, evidentemente dopo una vasta distruzione della città, forse da parte degli Eruli, che devastarono e saccheggiarono la regione nel 267 d.C. Conseguenza di questa distruzione è probabilmente lo spesso strato di cenere che ricopre la maggior parte degli edifici dell'agorà, al di sopra del quale è accumulato abbondante cocciame e dove si trovano le tombe di epoca tardoromana. Queste, povere e senza corredi, hanno per lo più una copertura di tegole o sono costruite con mattoni e materiale recuperato da edifici più antichi: in una di esse, infatti, la lastra di copertura era un frammento di fregio dorico.

Degne di nota sono, ancora, la basilica paleocristiana, con pregevoli mosaici, costruita sopra la stoà meridionale e le numerose tombe cristiane dislocate in diversi punti della città antica.

Nel periodo della dominazione latina, sull'acropoli è eretto, riutilizzando materiale di costruzioni antiche, il castello, noto con il nome di Belvedere (Kaloskopì).

Bibl.: In generale: E. Meyer, in KIPauly, II, 1967, p. 249 ss., s.21. Elis; Ν. Yalouris, The City-State of Elis, in Ekistiks, XXXIII, 1972, p. 95 ss.; N. Papachatzis, Παυσανιου Ελλάδος Περιηγησις, βιβλία 4., και 6. Μεσσηνιακα και Ηλιακα, Atene 1979, pp. 394-410.

Scavi e ricerche su singole aree: Tombe submicenee: Ergon, 1961, p. 186 ss., figg. 187-192; 1963, p. 117, figg. 123-127. - Tombe geometriche: ADelt, XXIII, 1968, Β ' Chron., p. 163. - Santuario di Hades: Ν. Yalouris, in LIMC, IV, 1988, p. 388, s.v. Hades. - Elementi architettonici: Ergon, i960, p. 133 ss.; 1972, p. 88. - Materiali edilizi: Ergon, 1962, p. 147; 1963, p. 117; 1970, p. 133; Prakt, 1962, p. 122; 1963, p. 138; 1970, p. 142. - Necropoli classiche ed ellenistiche: ADelt, XXIII, 1968, B' Chron., p. 163; XXIV, 1969, B' Chron., p. 152 ss.; BCH, XCIV, 1970, p. 1002; XCV, 1971, p. 501. - Mura: E. Curtius, Peloponnesos, II, Gotha 1852, p. 31; O. Walter, in ÖJh, XVIII, 1915, p. 76. - Saggi nell'area dell'agorà: Prakt, 1963, p. 140; Ergon, 1963, p. 123; AAA, I, 1968, p. 128 ss.; ADelt, XXIII, 1968, Β ' Chron., p. 163 ss.; AAA, II, 1969, p. 15 ss.; ADelt, XXIV, 1969, B' Chron., p. 152 s.; XXVI, 1971, B' Chron., p. 138 ss. - Cfr. inoltre sull'agorà: E. Papakonstantinou, Στοιχεία της αγορας της Ηλιδας στο παροχθιο αναλημμα τον Πηνειού, in Α. D. Rizakis (ed.), Αρχαία Αχαΐα και Ηλεία. Ανακοινώσεις κατα το πρώτο διεθνες Συμποσιο (Μελετήματα, 13), Atene 1991, pp. 329-334 - Ginnasi e palestra: ADelt, XVI, 1960, p. 134 ss. - Teatro: Ν. Yalouris, in Ergon, 1962, p. 150, fig. 177; 1965, p. 72, fig. 86; 1966, p. 114, fig. 133; 1972, p. 85, fig. 80; Prakt, 1966, p. 134, tav. A; 1973, pp. 112-118; 1975, pp. 178-183; 1976, pp.- 195-199; 1977, pp. 195-199; 1979, pp. 130-131; 1980, pp. 111-114; 1981, pp. 185-189; 1982, pp. 189-190; V. Mitsopoulos-Leon e altri, in ÖJh, XLIX, 1968-1971, pp. 21-23, 100-114; L, 1972-1975, pp. 184-207; LI, 1976-1977, pp. 199-204, LII, 1978-1980, pp. 77-82 e 108; LIII, 1981-1983, pp. 16-23; LIV, 1983, pp. 41-103. - Cfr. inoltre: E. Pochmarski, Zum Theater von Elis, in GrazBeitr, XI, 1984, pp. 207-219; id., in Bericht über die 32. Tagung für Ausgrabungswissenschaft und Bauforschung, Bonn 1984, pp. 19-21; V. Mitsopoulos-Leon, Tonplatten, gebrannt oder luftgetrocknet, aus dem Theaterbereich in Elis, in A. Rizakis (ed.), Αρχαία Αχαΐα..., cit., pp. 321-327; E. S. Kapokakis, Αποτυποση, αναλυση και πρόταση αποκαταστασης του κοίλου του θεάτρου στην αρχαία Ηλιδα, ibid., pp. 335-339· - Area del Santuario di Dioniso: Prakt, 1961, p. 180 ss., tavv. CXXXIX c, CXL; 1973, p. 115, fig. 1, tav. CXXXVM; 1975, p. 179, figg. 1-2, tavv. CLXII-CLXIII; 1976, p. 210, tav. CLIX, tav. di agg. 1A; 1977, p. 196, fig. 1, tav. CXXV; 1979, p. 130, tav. XCVIII a, tav. di agg. ST; 1980, p. 113, tavv. XCV b, XCVI; 1981, p. 185, tav. CXLVIII. - Sul culto di Dioniso a Elide: V. Mitsopoulos-Leon, Zur Verehrung des Dionysos in Elis. Nochmals Αξιε Ταύρε und die sechzehn heiligen Frauen, in AM, XCIX, 1984, pp. 275-290. - Stoà meridionale: V. Mitsopoulos-Leon e altri, in OJh, XLIX, 1968-1971, pp. 20-21 e 94-100; L, 1972-1975, pp. 181-184; LI, 1976-1977, pp. 181-199; LII, 1978-1980, pp. 65-74 e 94-107; LIII, 1981-1983, pp. 16-23; LIV, 1983, pp. 41-103; E. Pochmarski, Zur Chronologie der S-Stoa in Elis, ibid., LX, 1990, pp. 7-14; V. Mitsopoulos-Leon, Zur Chronologie der S-Stoa in Elis. Eine Entgegnung, ibid., pp. 153-154. - Quartieri abitativi: V. Mitsopoulos- Leon, in ÖJh, LII, 1981-82, pp. 19-23. - Fornace per ceramica: Th. Karaghiorga, Κεραμεικος κλίβανος εν Ηλιδι, in AAA, IV, Ι971, pp. 27-31 - Necropoli tardoantica: Ergon, 1960, p. 132; 1961, p. 177 ss. e 185 ss.; 1963, p. 120; 1964, p. 117 ss. e 125, fig. 151; 1973, p. 89 ss.; ÖJh, XIV, 1911, pp. 108-112; XVI, 1913, p. 145. - Basilica e tombe cristiane: Ergon, 1962, p. 154; ADelt, XVIII, 1963, B' Chron., p. 102; Prakt, 1964, p. 136 ss.; Ergon, 1964, p. 118 ss.; 1967, p. 17 ss.; ADelt, XXII, 1967, B' Chron., p. 208; Ergon, 1973, p. 90 ss.; F. Glaser, Ein frühchristliches Mosaik in Alt-Elis, in ÖJh, LI, 1976-1977, pp. 36-38.

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