PISA, 1°

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

PISA, 1° (v. vol. VI, p. 193)

A. Maggiani

I rinvenimenti e gli studi degli anni '80 e '90 hanno radicalmente modificato il quadro archeologico della città.

Se tracce di un insediamento della prima Età del Bronzo sono state individuate alla periferia occidentale, un consistente nucleo di materiali del Bronzo Finale proviene dal settore orientale del moderno abitato, nell'area già Marzotto, a poca distanza dalla cinta muraria medievale. Frammenti riferibili alla fine dell'VIII e al VII sec. si sono rinvenuti nella medesima area e in un carotaggio profondo effettuato alle spalle della chiesa di S. Michele in Borgo, anch'essa nel settore orientale della città moderna, mentre ceramiche di tipo villanoviano provengono dal versante opposto, dall'area Scheibler, fuori Porta Nova. La discontinuità dei rinvenimenti non consente di tracciare una mappa organica del popolamento in questa fase più antica; tuttavia la vasta area interessata sembra presupporre un'ampia estensione dell'insediamento, probabilmente articolato per piccoli nuclei sparsi.

La presenza di materiali villanoviani (che si affiancano a quelli restituiti dalla vicina area del Bientina) parla in favore di una connotazione etrusca della cultura locale: d'altro canto, nel non lontano scalo di Massaciuccoli sono state rinvenute ceramiche di impasto etrusco-meridionali databili alla fine dell'VIII sec., insieme con vasi dipinti di tipo corinzio tardo-geometrico. Se la documentazione archeologica non consente ancora una visione chiara delle vicende più antiche della città, è certo però che a partire dagli inizî del VI sec. esiste un fiorente insediamento, il cui carattere commerciale è suggerito dalla quantità e dalla qualità dei materiali di importazione (il più antico frammento di ceramica attica finora raccolto appartiene a un grande vaso riferibile alla cerchia del Pittore della Gorgone).

La principale acquisizione per la ricostruzione della topografia urbana è l'accertato sviluppo della città etrusca oltre i limiti della cinta del XII sec. almeno sul lato settentrionale: l'esplorazione di un piccolo settore dell'abitato a una cinquantina di metri a Ν di Piazza del Duomo ha indicato come, a partire dal secondo quarto del VI sec., le strutture dell'insediamento abbiano ricevuto un orientamento sugli assi cardinali, che sarebbe rimasto costante in tutte le successive fasi edilizie. A questo momento risalgono le abitazioni con copertura straminea, all'interno delle quali sono stati raccolti materiali di importazione (coppe e lucerne ioniche; coppe attiche dei «Piccoli Maestri»); il carattere etrusco-settentrionale della cultura locale sembra indiziato dalla presenza, per ora esclusiva, di fibule di tipo golasecchiano (ad arco serpeggiante con fermapieghe discoidale; ad arco configurato) e più tardi di tipo Certosa. La vocazione emporica è confermata per il VI e il V sec. dalle ceramiche di importazione, raccolte in quantità rilevanti sia nel centro della città moderna sia nella Piazza del Duomo.

Ne risulta il quadro di una città fortemente aperta ai traffici marittimi, ma nel contempo nodo cruciale per la ridistribuzione verso l'interno (lungo la valle dell'Arno) e verso il settentrione padano (attraverso la valle del Serchio e le altre valli dell'Appennino).

Le connessioni con le aree a Ν dell'Appennino, chiaramente testimoniate dalla cultura materiale (caratterizzata, p.es., dalla generale diffusione della ceramica d'argilla depurata, talora decorata a fasce di vernice rossastra), sono confermate dal rinvenimento, in un luogo di culto identificato nell'area di Piazza del Duomo e in associazione con tarda ceramica attica a figure rosse, di bronzetti votivi schematici di un tipo diffuso a Marzabotto, a Campo Servirola nel Reggiano e in Lucchesia.

Nel corso del V sec. a.C. la città crea probabilmente una cintura di insediamenti fortificati, alcuni dei quali sono stati individuati sulle propaggini del Monte Pisano, a N, verso Ripafratta, e a E, presso S. Giuliano, lungo la via che conduceva alla piana lucchese.

Non c'è dubbio che tra il tardo VI e la fine del V sec. a.C. la città conosca uno dei momenti massimi del suo rigoglio commerciale e anche artistico. I numerosi cippi restituiti dalle necropoli fanno della città il centro maggiore di lavorazione del marmo di tutta la penisola: sono decine i cippi marmorei a clava o colonnetta, le basi quadrate ornate da protomi d'ariete e sormontate da cippi piriformi. La giacitura dei monumenti, in genere disturbata dalle sistemazioni agricole di età romana, non consente datazioni precise: tuttavia, in un caso, nell'area di rinvenimento di un nutrito gruppo di cippi a colonnetta (Via G. Pisano, alla periferia settentrionale della città moderna), sono state rinvenute tracce di almeno due sepolture, una delle quali riferibile al III sec. a.C., mentre l'altra, per la presenza di frammenti di un cratere attico forse della cerchia di Euthymides si colloca alla fine del VI sec. a.C.; d'altro canto, il cippo iscritto di Arena è databile su basi paleografiche e ortografiche alla metà del V sec. a.C. In età ellenistica vengono prodotte anche statue funerarie femminili e cippi a rilievo, distribuiti lungo la valle dell'Arno e nel Volterrano.

Importanti sono anche i materiali riferibili all'età tardo- classica ed ellenistica, provenienti dai numerosi siti esplorati nella fascia settentrionale della città moderna. La tipologia delle ceramiche induce a inserire P. nel circuito commerciale attivato dai centri dell'Etruria meridionale e del Lazio prima, della Campania poi.

Nel I sec. a.C., forse al tempo della fondazione della colonia, la campagna immediatamente adiacente alla città dovette subire una radicale sistemazione al di là delle mura medievali; a Ν e a O gli scavi hanno ovunque posto in evidenza un intricato sistema di canali di bonifica (che in parte sembrano ricalcare un più antico sistema etrusco), certo collegati con un esteso sfruttamento agricolo. Le ceramiche rinvenute concorrono a situare cronologicamente questo intervento in età tardo-repubblicana o proto-imperiale.

Saggi di scavo condotti nell'area della Piazza del Duomo e nel giardino dell'Arcivescovado hanno infine evidenziato l'esistenza di importanti edifici tardo-romani, la cui distruzione sembra databile, in base alle ceramiche e ai reperti numismatici, nel corso del V sec. d.C.

Bibl.: La bibliografia completa è in A. Corretti, in BTCGI, XIII, s.v., in corso di stampa. - V. inoltre sul problema delle origini: M. Cristofani, A proposito della via dell'Amo, in Aspetti e problemi dell'Etruria interna. Vili Convegno nazionale di studi etruschi e italici, Orvieto 1972, Firenze 1974, pp. 67-69; C. De Simone, G. Pugliese Carratelli, ibid., p. 71; A. Maggiani, Problemi del popolamento tra Arno e Magra fra la fine dell'età del bronzo e la conquista romana, in M. G. Marzi Costagli (ed.), Studi di antichità in onore di G. Maetzke, Roma 1984, p. 333 ss.

Sull'ambiente geografico e in particolare sulle variazioni della linea di costa: M. Pasquinucci, R. Mazzanti, La costa tirrenica da Luni a Portus Cosanus, in Deplacements des lignes de rivage en Méditerranée d'après les données de l'archéologie, Parigi 1987, pp. 95-106.

Topografia urbana: E. Tolaini, Forma Pisarum, Pisa 1979.

Prima Età del Ferro ed età arcaica: G. Ciampoltrini, Segnacoli tardo arcaici da Pisa, in StEtr, XIL, 1981, pp. 31-39; O. Pancrazzi, Pisa. Testimonianze di una rotta greco arcaica, in PP, XXXVII, 1982, pp. 331-342; M. Bonamici, Contributo a Pisa arcaica, in Atti del II Congresso Intemazionale Etrusco, Firenze 1985, II, Roma 1989, pp. 1135-1147. - Per l'area del Bientina: G. Ciampoltrini, M. Zecchini, Capannori. Archeologia e territorio, Lucca 1987, p. 45.

Per Massaciuccoli: A. Maggiani, E. Paribeni (ed.), in Etruscorum ante quam Ligurum. La Versilia tra VII e III sec. a.C. (cat.), Pontedera 1990, in part. p. 307 s.

Età classica ed ellenistica: M. Pasquinucci, Coppetta dell'atelier des petites estampilles, in Antichità pisane, V, 1976, p. ι ss.; C. Ciampoltrini, I cippi funerari della bassa e media Valdera, in Prospettiva, 21, 1980, pp. 74-82; A. Maggiani, Pisa, Spina e un passo controverso di Scilace, in La Romagna tra VI e IV sec. a. C. nel quadro della protostoria dell'Italia centrale. Atti del Convegno Bologna 1982, Bologna 1985, pp. 307-319; S. Storti, Pisa. Un frammento di ceramica precampana della Piazza del Duomo (area Sud), in Athenaeum, LXIII, 1985, pp. 499-504; A. Maggiani, Pisa in età classica, in Archeologia di Pisa. Atti della giornata di studio, Pisa 1988, Pisa 1993, pp. 55-62; M. Massa, Pisa in epoca tardo-ellenistica, ibid., pp. 65-73.

Età romana: vedi i contributi in Antichità pisane, I e II, 1974-1975 e in particolare: E. Gabba, Un frammento di iscrizione romana, ibid., I, 1974, I, p. 14; S. Settis, Un'antefissa romana nel giardino dell'arcivescovato, ibid., 4, pp. 2-3; M. Pasquinucci, Sepolture romane nella tenuta di Coltane, ibid., II, 1975, 4, p. 22; G. Pucci, Una matrice per terra sigillata tardo-italica decorata da Pisa, ibid., pp. 1-4. - V. inoltre: M. Cristofani, Un rilievo votivo da Pisa con dedica ai θεοι επηκοοι, in StClOr, XIX-XX, 1970-1971, pp. 343-346; P. Taponecco Marchini, La fabbrica pisana di Ateio, in AnnPisa, I, 1974, 2, pp. 3-9; Th. O. Jefferson e altri, The Production and Distribution of Terra Sigillata in the Area of Pisa, Italy, in A. C. Anderson (ed.), Roman Pottery Research in Britain and North-West Europe (BAR, Int. S., 123), Oxford 1981, pp. 161- 164; F. S. Kleiner, The Arch of Gaius Caesar at Pisa (CIL, XI, 1421), in Latomus, XLIV, 1985, pp. 156-164; C. Letta, Il sepolcro dei Septumii e un nuovo duoviro della colonia pisana, in StClOr, XXXV, 1985, pp. 235-238.

Scavi di Piazza del Duomo: P. Sampaolesi, Il duomo di Pisa e l'architettura romanica delle origini, Pisa 1975; M. Bonamici, in StEtr, LVI-LVII, 1987-1988 (1989), pp. 205-217. - Scavi Tongiorgi nell'area dell'Arcivescovado: M. Pasquinucci, S. Storti, Pisa antica. Scavi nel giardino dell'Arcivescovato, Pontedera 1989. - Scavi nel centro della città: S. Bruni (ed.), Pisa, Piazza Dante: uno specchio della storia pisana. La campagna di scavo, Pontedera 1993.

Iscrizioni etrusche: M. Cristofani, in StEtr, XXXVIII, 1970, p. 288; M. Bonamici, Problemi degli Etruschi di confine. A proposito di una nuova iscrizione pisana, ibid., LV, 1987-88 (1989), pp. 205-217; ead., ibid., p. 274 s.

Materiali: P. E. Arias, E. Cristiani, E. Gabba, Camposanto monumentale di Pisa. Le antichità, Pisa 1977; G. Tedeschi Grisanti, Il fregio con delfini e conchiglie della basilica Neptuni. Uno spoglio romano al camposanto monumentale di Pisa, in RendLinc, XXXV, 1980, p. 181 ss.; S. Settis (ed.), Camposanto monumentale di Pisa. Le antichità, II, Modena 1984; id., «Capitelli di mitologia». Da un tempio romano alla chiesa di San Felice in Pisa. Un reimpiego e un restauro, Pisa 1992.