Soggètto²

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soggetto2


soggètto2 s. m. [dal lat. tardo subiectum, sostantivazione del part. pass. subiectus: v. la voce prec.]. – 1. a. Argomento, tema: Don Rodrigo, senza indovinar precisamente il s. di quella visita, pure ... n’avrebbe fatto di meno (Manzoni); il s. del discorso, della discussione (in queste e simili espressioni, non differisce fondamentalmente da oggetto); il s. di una novella, di un dramma, di un film (nella critica letteraria soggetto, come fatto concreto in sé, è distinto da trama, che specifica lo sviluppo dinamico dei fatti); trattare un s. difficile, scabroso; tela, dipinto, scultura di s. sacro, di s. profano, ecc. b. In biblioteconomia, catalogo per soggetti (o per soggetto, o a soggetto), catalogo, di tipo semantico, le cui voci, ordinate alfabeticamente, esprimono sinteticamente i contenuti dei documenti. c. Commedia a soggetto, commedia dell’arte e delle maschere in cui era scritta soltanto la trama essenziale, mentre lo sviluppo dell’azione e del dialogo era affidato all’improvvisazione di attori di professione; recitare a soggetto, recitare improvvisando, come nella commedia a soggetto. Nel linguaggio teatrale si dava inoltre il nome di soggetti a quelle frasi, non scritte nel copione, cui può ricorrere l’attore che ha dimenticato una battuta, per guadagnare tempo: ricorrere ai soggetti. d. In musica, il tema che viene svolto in composizioni di stile prettamente contrappuntistico, come il ricercare e la fuga; può essere scomposto, scolasticamente, in capo (o testa), corpo e coda, corrispondenti ai motivi d’inizio, di centro, di conclusione di esso. Nello svolgimento della fuga è costantemente combinato col soggetto un contrassoggetto scritto in contrappunto doppio all’ottava, che può stare cioè indifferentemente sopra o sotto al soggetto e che non dista mai da esso più di un’ottava. e. In cinematografia, il progetto embrionale di un film, per lo più steso in modo da costituire già una guida per la realizzazione del film che se ne dovrebbe trarre, e distinguendo gli uni dagli altri gli episodî dell’intreccio, talvolta corredati dai dialoghi fondamentali. f. Con sign. partic., nell’uso ant. e poet., consistenza reale, realtà effettiva: Non far idolo un nome Vano, senza soggetto (Petrarca); quel vano Nome senza soggetto, Quell’idolo d’errori, idol d’inganno, Quel che dal volgo insano Onor poscia fu detto (T. Tasso). 2. a. La persona o la cosa che viene presa in considerazione per determinati motivi: il s. in esame, il s. di un’analisi, il s. di studio, ecc. Nell’ippica e nelle corse dei cani, l’animale che partecipa alle gare: un buon s.; corse per soggetti di tre anni; i s. sono ai nastri di partenza. Nella terminologia medica, persona, individuo, con riguardo a particolari caratteri clinici, a disposizioni patologiche, ecc.: la paziente è un s. nevropatico; intervento chirurgico eseguito in s. defedato; i sintomi delle malattie variano spesso a seconda dei soggetti. b. Nell’uso com. e fam. (con il sign. generico che si dà anche a individuo), persona, tipo, spesso in tono scherz. o spreg., e per lo più con riferimento alle qualità morali: questa peste ... ha spazzato via certi s., che, figliuoli miei, non ce ne liberavamo più (Manzoni); lo ritengono tutti un cattivo s.; va’ là, che anche lui è un bel soggetto! c. Nel linguaggio giur., s. di diritto, ogni persona titolare di diritti e di doveri: nell’esperienza giuridica moderna, radicalmente diversa, sotto questo profilo, da quella dell’antichità (che ammettendo la schiavitù negava soggettività giuridica agli schiavi), è soggetto di diritto ogni persona umana fin dalla nascita; con sign. più specifico, si dicono s. di diritto le persone giuridiche, cioè quegli organismi unitarî, costituiti da una pluralità di individui o da un complesso di beni, ai quali l’ordinamento giuridico riconosce capacità di agire; s. di diritto internazionale, l’ente destinatario delle norme dell’ordinamento internazionale, cui cioè queste norme si indirizzano per imporre obblighi o attribuire diritti, facoltà e poteri giuridici. 3. In botanica, sinon. di portainnesto. 4. a. In linguistica, la persona o la cosa, concreta o astratta, che nella proposizione fa l’azione o si trova nella condizione espressa dal verbo. Nella pratica scolastica, si usa distinguere dal s. grammaticale il cosiddetto s. logico, quello cioè che, pur non essendo sintatticamente il soggetto della proposizione, indica tuttavia la persona che compie l’azione, come è proprio, in partic., del compl. d’agente (per es., la frase passiva «gli alunni furono rimproverati dal maestro» equivale a quella attiva «il maestro rimproverò gli alunni»; nell’una e nell’altra, chi fa l’azione è sempre il maestro). b. Nella filosofia aristotelica e nell’aristotelismo, il termine soggetto (in lat. subiectum, traduz. del gr. ὑποκείμενον) indica etimologicamente ciò che soggiace o sottostà, e può designare sia la sostanza (v. sostanza, n. 1 a), sia la materia, cioè il sostrato su cui si imprime la forma individuante; nella scolastica fino a Cartesio, è la realtà sostanziale, l’esistenza reale delle cose (in contrapp. alla loro sussistenza nel pensiero, designata dal termine oggetto). Nella filosofia kantiana si afferma il sign. opposto del termine, per cui indica, in contrapp. a oggetto, l’autocoscienza, attività di sintesi e principio della conoscenza, sviluppandosi quindi nell’idealismo e nel neoidealismo, fino al pensiero contemporaneo, come funzione fondamentale e attività creativa. ◆ Dim. e spreg. soggettino, soggettùccio; accr. scherz. soggettóne; pegg. soggettàccio.

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