Pressióne

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pressione


pressióne s. f. [dal lat. pressio -onis, der. di pressus, part. pass. di premĕre «premere»]. – 1. a. Genericam., l’atto, l’azione di premere, di esercitare una forza sulla superficie di un corpo materiale, così da determinarne un mutamento, uno spostamento o una deformazione: fare pressione, una leggera, una forte p. su qualche cosa; fare p. col dito sul grilletto, col piede sull’acceleratore; alla p. della mano, la porta cedette. Frequente, come compl. di modo, la locuz. a pressione, esercitando una pressione, facendo forza, con la mano o con apposito strumento: far entrare un tappo a pressione. In partic., chiodo a p., uno dei due tipi di chiodi utilizzati nell’alpinismo per essere alloggiati in fori nella roccia prodotti con il perforatore (l’altro tipo è il chiodo a espansione); la parte destinata a penetrare nel foro, di acciaio dolce e di sezione esagonale, viene inserita a forza (essendo il suo diametro maggiore di quello del perforatore) con il martello in modo che si deformi contro le pareti del foro e vi resti incastrata. b. In massoterapia, manovra che viene eseguita premendo una zona del corpo con l’estremità delle dita, o col pugno chiuso, o in altri modi, per attivare la circolazione sanguigna e linfatica. 2. a. In fisica, grandezza che esprime il rapporto tra la forza totale che agisce su una superficie e l’area della superficie stessa; può essere anche definita per ogni punto della superficie, limitando tale rapporto a una piccola superficie che contenga il punto e facendo tendere a zero l’area di quest’ultima; il concetto di pressione è particolarmente significativo quando si considerano gli stati aggregati della materia, in quanto le forze che intervengono non si possono schematizzare come applicate sui singoli punti, ma sono presenti su qualunque superficie geometrica che attraversi tali aggregati: in partic., nel caso dei fluidi (liquidi o gassosi), la pressione viene a essere la grandezza che rappresenta macroscopicamente le interazioni microscopiche tra le particelle del fluido; in termodinamica, la pressione è, con il volume e la temperatura, una delle variabili (dette variabili di stato) che definiscono lo stato termodinamico di un fluido. Le unità di misura della pressione sono il newton/m2 o pascal (che è l’unità del sistema internazionale), il bar, l’atmosfera (v. anche al n. 3), il kg-peso/m2, il mm di mercurio (mmHg), il metro d’acqua (mH2O). Con specifico riferimento ai liquidi, p. idrostatica o p. statica o p. piezometrica, la pressione che si ha all’interno di un fluido in condizioni di quiete; p. dinamica o p. cinetica (in partic., p. aerodinamica o p. idrodinamica, a seconda che il fluido sia un aeriforme o un liquido), quella dovuta al movimento. P. acustica o sonora, nel generico punto di un mezzo (per es. l’aria) in cui si abbia la propagazione di un’onda sonora, la variazione che la pressione nel punto considerato subisce rispetto alle condizioni di quiete. P. critica, la pressione alla quale avviene la liquefazione di un gas quando questo sia portato alla temperatura critica. P. (o tensione) elettrostatica in un punto della superficie di un conduttore elettrizzato immerso in un dielettrico, la forza a unità di superficie, agente secondo la normale a questa, che si esercita sull’elemento di carica, intorno al punto, da parte di tutte le altre cariche presenti. P. interna, il termine che indica le forze intermolecolari nell’equazione di stato dei gas reali. P. osmotica, v. osmosi, n. 1. P. parziale, quella esercitata da ciascuno dei componenti di un miscuglio di gas, a temperatura costante, tra cui non avvengano reazioni chimiche: è la stessa pressione che eserciterebbe quel gas se occupasse da solo l’intero volume occupato dal miscuglio. P. totale, la somma delle pressioni parziali. P. di radiazione, la pressione esercitata su di un corpo da una radiazione elettromagnetica, e in partic. dalla luce. P. (o tensione) del vapore saturo, la pressione alla quale si trova un vapore in condizioni di saturazione: per una data sostanza, dipende soltanto dalla temperatura e non anche dal volume occupato dal vapore. b. In scienza delle costruzioni, si dice che un solido (trave, pilastro, asta di struttura reticolare, ecc.) è sollecitato a p. semplice quando la risultante delle forze esterne relativa alla sua generica sezione trasversale si riduce a una forza perpendicolare alla sezione stessa e passante per il suo baricentro. c. In balistica, curva delle p., il diagramma della pressione all’interno di una bocca da fuoco, durante la combustione di una carica di lancio di determinato peso e costituita da polvere di determinata vivacità, in funzione del cammino percorso dal proietto lungo l’anima della canna. d. Il termine è in uso anche in molte espressioni del linguaggio com.: l’acqua non ha la p. sufficiente per giungere al quarto piano; con riferimento a macchine a vapore: mettere le macchine in p., portare la pressione del vapore a valori tali che la macchina possa agire; essere sotto p., di macchina che è in queste condizioni (molto com. in senso fig., di persona gravata da problemi o preoccupazioni, o che ha molte cose da fare, di studente che ha molto da studiare per preparare un esame, e sim.); controllare la p. dell’aria nei pneumatici; pentola a pressione (v. pentola). 3. P. atmosferica (o barometrica), la pressione esercitata sull’unità di superficie orizzontale al suolo o nell’atmosfera dalla colonna di aria sovrastante. P. atmosferica normale, quella che si ha al livello del mare, a 0 °C e alla latitudine di 45°, equivalente alla pressione esercitata in tali condizioni da una colonna di mercurio alta 760 mm (cioè a 1,0333 kg a cm2), unità largamente usata col nome di atmosfera (atm) per misurare le pressioni; sue unità di misura sono il millibar, indicato con la sigla mbar e successivamente sostituito dall’equivalente unità del sistema internazionale ettopascal (1 atm è pari a circa 1013 ettopascal), e il mm di mercurio (1 atm = 760 mm di mercurio). Soggetta a variazioni nello spazio (diminuisce con l’altezza fino a dimezzarsi a 5500 m sul livello del mare) e nel tempo (presenta una variazione diurna con massimi alle 10 e alle 22 e minimi alle 4 e alle 16), la pressione atmosferica è connessa allo stato del tempo, accompagnandosi le pressioni elevate al bel tempo e quelle basse al tempo cattivo. In espressioni del linguaggio com.: bassa, alta p.; gli sbalzi della p.; salendo in funivia le variazioni di p. atmosferica possono provocare dolori all’orecchio (nel linguaggio dei meteorologi si parla spesso di zona di alta p. per indicare una zona dalla quale l’aria tende a trasferirsi verso zone di bassa pressione, ed equivale quindi, in genere, a «zona di bel tempo, zona soleggiata»). Nell’uso pratico si parla talora di p. positiva e di p. negativa, rispetto a una data pressione di riferimento, a seconda che la pressione considerata sia maggiore o minore di questa; è detta inoltre p. relativa la grandezza della pressione al di sopra o al di sotto della pressione atmosferica, e p. assoluta la somma della pressione atmosferica e di quella relativa. 4. a. In fisiologia, p. sanguigna, la forza esercitata dal sangue circolante sulle pareti elastiche dei vasi sanguiferi (p. arteriosa nelle arterie, p. capillare nei capillari e p. venosa nelle vene), il cui valore è determinato dall’entità della contrazione cardiaca, dall’elasticità delle pareti vasali, dall’estensione del letto vasale, dalla viscosità del sangue, ecc. Nei grossi vasi arteriosi si distinguono una p. massima, in corrispondenza della sistole cardiaca, che varia tra 120 e 130 millimetri di mercurio (mmHg) e una p. minima, in corrispondenza della diastole, che varia tra 70 e 80 mmHg. Nell’uso comune, la pressione arteriosa è detta anche semplicemente pressione, in frasi quali: misurare la p., avere la p. alta, bassa. In oculistica, è detta p. oculare la tensione del bulbo oculare determinata dall’equilibrio esistente tra produzione ed eliminazione dell’umor acqueo all’interno dell’occhio; si misura mediante apposita apparecchiatura, il tonometro, e si esprime in mmHg: il valore è considerato normale fino a 20 mmHg. b. Analogam., nella fisiologia vegetale, p. radicale, quella che si riscontra nelle radici, e in partic. nello xilema, per accumulo di sali e conseguente richiamo di acqua dall’esterno: concorre a determinare i movimenti ascendenti della linfa soprattutto all’inizio della ripresa vegetativa quando raggiunge, di solito, valori compresi tra 1 bar (nell’acero da zucchero) e 2-3 bar (betulla e vite) ed eccezionalmente anche 9 bar (ippocastano); si manifesta con il fenomeno noto come pianto (della vite, dell’ippocastano, ecc.). 5. fig. a. In economia, p. fiscale (o tributaria), il rapporto tra la parte di reddito prelevata sotto forma di imposte e tasse e il reddito nazionale; p. demografica, il rapporto tra la popolazione di una regione o di uno stato e il reddito disponibile, con riferimento alle variazioni della prima nei confronti del secondo, in partic. il reddito minimo di sussistenza. b. Nel linguaggio milit., forte azione offensiva esercitata prolungatamente e su fronte esteso: le nostre linee hanno resistito alla p. nemica, o delle forze nemiche, delle truppe avversarie, e sim. c. Nell’uso com., azione o serie di azioni, per lo più svolte con l’intervento di chi ha autorità o forza o influenza, con le quali si cerca d’influire sulla volontà altrui per ottenere qualche cosa (a cui si abbia o no diritto): bisognerà fare pressione sugli organi competenti; mi hanno fatto anche delle p. perché rifiutassi l’incarico; rimase insensibile a ogni p.; le p. dei manifestanti hanno influito sulle decisioni del governo. Per gruppo di pressione, v. gruppo, n. 1 a.

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