Massa

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massa


s. f. [lat. massa, propr. «pasta» (e nel lat. tardo con alcuni dei sign. che seguono), dal gr. μάζα «pasta di farina d’orzo», der. di μάσσω «impastare»; sul passaggio semantico al sign. di «moltitudine di persone» ha prob. influito un passo di s. Paolo (Lett. ai Romani IX, 21) in cui si parla metaforicamente di vasi d’ira e di vasi di misericordia che il vasaio forma entrambi da una stessa pasta d’argilla («An non habet potestatem figulus luti ex eadem massa facere aliud quidem vas in honorem, aliud vero in contumeliam?»); e più ancora l’uso del termine presso alcuni Padri della Chiesa, soprattutto in s. Agostino, il quale afferma (Enchiridium ad Laurentium, 26-27) che il genere umano è divenuto una massa peccati in conseguenza del peccato originale]. – 1. a. Quantità di materia, omogenea o no, unita in un solo pezzo, indipendentemente dalla forma che l’insieme assume o può assumere: una m. informe di creta, di terra, di fango; una m. di marmo, un blocco; una m. di metallo (v. anche massello); il corpo umano non è soltanto una m. di carne e d’ossa; cercò di sostenere l’urto opponendosi con tutta la m. del suo corpo. Il termine si usa non solo con riferimento a corpi solidi, ma anche a materiali incoerenti, a liquidi o ad aeriformi, quando si presentino o si considerino in un insieme più o meno compatto: il paese fu investito da una m. di lava; masse di neve, di sabbia, di terra franate dalle montagne; le m. liquide che la marea spinge nell’estuario del fiume; m. di nubi avvolgevano la cima della montagna; massa d’aria, in meteorologia, porzione d’aria, generalmente abbastanza estesa, che, per aver stazionato a lungo sopra una regione terrestre dai caratteri fisici e geografici uniformi (oceano, deserto, ecc.), acquista proprietà fisiche (temperatura e umidità) dipendenti dai caratteri della regione stessa, e che, spostandosi su altre regioni, ne influenza le condizioni meteorologiche. Generalmente il termine si riferisce a volumi e quantità grandi; ma può dirsi anche di volumi e quantità relativamente piccole, soprattutto quando se ne voglia porre in evidenza la compattezza: il liquido si coagula in masse (o masserelle) più dense. In anatomia: m. cerebrale, l’insieme dei tessuti nervosi contenuti nella scatola cranica; m. sanguigna, la quantità totale di sangue di un organismo; m. comune, altra denominazione del muscolo sacrospinale (in quanto formato dalle porzioni distali di due muscoli, quello sacrolombare o ileocostale e quello lunghissimo del dorso, che, dapprima ben distinti, si riuniscono poi, a livello della parte inferiore della regione lombare, in un’unica formazione muscolo-tendinea). In botanica, m. pollinica, agglomerato di granuli pollinici (v. anche pollinio). b. Con sign. più vicino a quello etimologico, in geologia, m. fondamentale, con due diverse accezioni: nei carboni fossili, massa amorfa, omogenea, formatasi per coagulazione di sostanze vegetali decomposte in acqua, inglobante frammenti vegetali e anche minerali; nelle rocce effusive e ipoabissali, l’insieme (cristallino o vetroso) dei componenti che rappresentano generazioni tardive rispetto ai fenocristalli. c. Denominazione di un materiale ottenuto dai residui di lavorazione del minerale noto come schiuma di mare o sepiolite, macinati finemente con acqua e cotti con aggiunta di olî e allume, usato nella fabbricazione delle pipe come sostituto della schiuma naturale. d. Rarissimo, anche nell’uso letter., col sign. originario di pasta per fare il pane: la massaia ... impasta la m. con robuste braccia, E la pasta si fa tenera e fine (L. Bartolini). 2. Con sign. più generico, grande quantità: ha portato con sé una m. di vestiti, di cianfrusaglie; anche fig.: ha fatto una m. di errori, di spropositi; c’è una m. di lavoro che mi attende. 3. Riferito a persone (cfr. l’uso metaforico indicato all’inizio di questa voce), con varî sign.: a. Moltitudine in genere, quantità di gente non differenziata, folla, popolo: rido della felicità delle «masse», perché il mio piccolo cervello non concepisce una «massa» felice composta d’individui non felici (Leopardi); c’era nella piazza una m. di gente; fare m. davanti, intorno a qualche cosa, affollarsi; come locuz. avv., in massa, in folla, in blocco, indiscriminatamente: furono condannati in m.; esecuzioni in m.; leva in m., leva generale. In frasi di tono spreg., masnada, accozzaglia e sim.: sono una m. di birbanti, di sfruttatori, di mascalzoni. b. Moltitudine qualificata di persone che costituiscono un insieme più o meno organico. Nel medioevo, altra denominazione delle corporazioni d’arti o mestieri. Nell’uso mod. masse di soldati, di fanteria (ma anche di carri armati), soprattutto in relazione all’uso dinamico che di esse si fa nel combattimento. In cinematografia, l’insieme delle persone che, con il nome di comparse o figuranti, sono usate per rappresentare una collettività (come, per es., le truppe di un esercito, una folla, ecc.) senza che venga individualmente affidata a ciascuna di loro un’azione specifica: un film ricco di scene di massa. Nel teatro, l’insieme di quelle persone che, pur formando parte integrante della messinscena di uno spettacolo, non sostengono in questo una parte individuale o di solista (m. corale, m. orchestrale, m. delle comparse). c. Nelle scienze sociali, a partire dal primitivo significato di proletariato industriale concentrato nelle città (che nella letteratura socialista veniva indicato come il soggetto attivo del mutamento rivoluzionario della società), il termine, verso la metà dell’Ottocento, soprattutto nell’uso di autori critici dello sviluppo della società industriale, assume il sign. di moltitudine sociale, priva di marcate caratteristiche di classe o di ceto, dai ristretti orizzonti culturali, e contrapposta all’élite; successivamente, si è consolidato il sign., specificamente sociologico, di insieme delle persone politicamente passive e dipendenti nei confronti delle istituzioni politiche, economiche e militari che sono le strutture portanti della società di massa. Il termine acquista spesso particolari connotazioni psicologiche soprattutto con riferimento a fenomeni collettivi (detti appunto fenomeni di massa), nei quali una moltitudine radunatasi per spinte di varia natura (motivi politici, religiosi, sportivi o culturali in senso lato) dà vita a comportamenti fortemente emotivi o addirittura irrazionali, considerati in genere tipici delle folle; con l’espressione psicologia della m. o delle m. (o anche delle folle, da La psychologie des foules, titolo di un’opera scritta dallo psicologo fr. G. Le Bon nel 1895) si indica l’analisi di tali comportamenti collettivi, spiegati per lo più sulla base di una sorta di contagio emotivo e talvolta posti in relazione con i vantaggi che il potere politico (o un particolare regime) può trarne. Con accezione più generica, e con valutazione ora positiva ora negativa, il termine è correntemente usato, nel linguaggio politico e giornalistico (spec. nella locuz. di massa), per indicare una intera popolazione intesa come insieme indifferenziato, o comunque un gran numero di persone che presentano, o sono spinte ad assumere, comportamenti simili: turismo di m., movimenti di m., e sim.; in partic., partiti di massa, dopo l’avvento del suffragio universale, quelli che, anziché rivolgersi a una classe o a un ceto particolare, mirano a ottenere il consenso generale su programmi elettorali di volta in volta proposti come vantaggiosi per tutti; per i mezzi di comunicazione di m., v. comunicazione, n. 3 a; per la cultura di m., v. cultura, n. 1 b. 4. a. In fisica, con sign. approssimativo, m. di un corpo, la quantità di materia di cui il corpo può macroscopicamente considerarsi costituito; più precisamente, m. inerziale, la grandezza, misurata in grammi o in chilogrammi, che esprime il rapporto, costante per ogni determinato corpo, tra la risultante delle forze applicate al corpo e l’accelerazione che ne consegue (seconda legge della dinamica): tale grandezza coincide, come dimostra l’esperienza, con la m. gravitazionale, la quale determina l’intensità della forza gravitazionale che si esercita sul corpo da parte di un altro corpo, soprattutto da parte della Terra (secondo la legge della gravitazione universale); in partic., centro di m., lo stesso che baricentro; m. specifica o volumica, il rapporto tra la massa e il volume di un corpo, lo stesso, quindi, che densità (talora specificata in densità assoluta); m. molecolare, v. molecolare, n. 1. Nella meccanica relativistica, m. relativistica, la massa di un corpo in moto, la quale coincide con la massa dello stesso corpo in quiete (m. di quiete o di riposo) solo se la velocità è piccola rispetto a quella della luce; si distinguono inoltre una m. trasversale e una m. longitudinale, che esprimono il rapporto tra la forza agente su un corpo e le accelerazioni normale e, rispettivam., tangenziale alla sua traiettoria (la massa trasversale risulta coincidere con la massa relativistica); per un sistema a più corpi, m. invariante, quella che corrisponde, in base al principio di equivalenza tra massa ed energia, all’energia totale del sistema nel riferimento di quiete del suo baricentro. Nella fisica delle particelle, m. efficace, quella (che può anche risultare negativa) che va sostituita alla pura massa materiale o, in altri casi, che va aggiunta a questa per esprimere compiutamente lo stato dinamico di una particella che sia soggetta ad altre interazioni oltre a quelle inerziali e gravitazionali; in partic., m. efficace reticolare, quella da considerare per una particella in moto in un reticolo cristallino (per es., un elettrone di conduzione), che è soggetta a interazioni di vario tipo con il reticolo; analogamente, m. efficace elettromagnetica, quella da considerare per una particella elettricamente carica che si muova in un campo elettromagnetico perché si mantenga valida la seconda legge della dinamica (la particella presenta infatti un’ulteriore resistenza all’accelerazione dovuta al fatto che essa emette radiazione elettromagnetica). b. In fisica atomica e nucleare, m. atomica di un elemento, la massa di riposo di un atomo di quell’elemento, la cui unità di misura, unità di m. atomica (simbolo: u), è definita come la dodicesima parte della massa del più abbondante isotopo naturale del carbonio (cioè il 12C); numero di m. di un nuclide, il numero intero che si avvicina di più alla sua massa atomica, e che coincide con il numero totale di nucleoni (protoni e neutroni) che costituiscono il nucleo; m. critica, nelle reazioni nucleari a catena, la quantità minima di materiale fissile che, per una data configurazione del sistema, fa sì che la reazione possa continuare fino all’esaurimento del combustibile. c. In astrofisica, m. mancante (ingl. missing mass), la porzione finora non osservata della massa totale dell’universo, detta anche materia oscura, la cui esistenza è ipotizzata sulla base della considerazione che in alcuni ammassi di galassie l’attrazione gravitazionale della massa visibile non è sufficiente a giustificare la stabilità dinamica. d. M. elettrica, altra denominazione, attualmente poco usata, della carica elettrica; m. magnetica, locuz. con cui nel passato si è usato indicare il polo magnetico. 5. In elettrotecnica, il termine è spesso sinon. di terra: eseguire il collegamento a massa, lo stesso che eseguire la messa a terra (v. terra, n. 4 c). Con sign. più specifico, soprattutto in elettronica, collegamento a m., collegamento di un conduttore a una massa metallica (alla carcassa di una macchina elettrica, al telaio di un apparecchio elettronico, ecc.), senza che necessariamente questa sia a sua volta collegata a terra; andare a m., detto di un elemento in tensione di un apparecchio elettrico che accidentalmente vada a fare contatto con il telaio metallico dell’apparecchio stesso. 6. a. In architettura, volume di una costruzione considerato dall’esterno nel suo effetto compositivo; in partic., masse di un edificio, i volumi dei corpi di fabbrica che compongono l’edificio stesso; architettura di masse, quella il cui valore espressivo consiste piuttosto nel rapporto fra i volumi dei suoi elementi che nelle soluzioni formali delle sue superfici esterne (facciate). b. Con sign. analogo, nella critica figurativa, la forma considerata nel suo insieme, senza tenere conto dei particolari: si parla allora di m. serrata, continua, organica, slegata, incoerente, ecc. 7. a. Nel linguaggio econ., il termine anticam. indicò il gettito di un singolo tributo o l’ammontare complessivo delle entrate tributarie. Nell’uso mod., m. circolante, l’insieme dei mezzi di pagamento in circolazione, monetarî e creditizî; m. monetaria, l’insieme delle attività liquide costituite dalla moneta e dai depositi a vista presso le banche; m. titoli, nel linguaggio banc., l’insieme dei titoli di credito posseduti da una banca pronti per eventuali richieste di acquisto da parte della clientela. b. Nel linguaggio giur., insieme di beni, crediti, debiti che, in determinate circostanze (per es., nel fallimento o nell’eredità), vengono considerati come un’unità: m. attiva, nel fallimento, l’insieme dei beni, somme liquide e crediti del fallito, e m. passiva, l’insieme dei debiti del fallito; m. ereditaria, il complesso dei beni del defunto. c. In statistica, in contrapp. a campione, l’insieme complessivo degli elementi che costituiscono un fenomeno; tale insieme è detto più spesso universo o popolazione, spec. quando è, o è supposto, infinito. d. Nel linguaggio milit., somma di denaro raccolta da un corpo militare per uno scopo determinato e amministrata da un consiglio di ufficiali: m. vestiario; m. rancio. 8. Nell’alto medioevo, grande possedimento terriero costituito da un insieme di fondi o poderi dato in affitto per un certo tempo a un conduttore il quale lo faceva coltivare da coloni e servi. 9. Nel gioco dei birilli, fare massa, abbattere tutti i birilli con un solo colpo di palla. ◆ Dim. massétta, e più com. masserèlla; pegg., raro, massàccia.

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