Laterìzio

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laterizio


laterìzio agg. e s. m. [dal lat. latericius, agg., der. di later -ĕris «mattone»]. – 1. agg. a. Di terracotta, di mattoni: materiale l.; opera l.; strutture l., ecc.; industria l., che riguarda la fabbricazione dei laterizî. Bolli l., marchi di fabbrica, recanti spesso le date consolari, con cui nell’antica Roma si bollavano i mattoni e le tegole. b. Per estens., in medicina, sedimento l., sedimento urinario, di colore rosso mattone, dovuto a precipitazione di urati amorfi, osservabile spec. nelle urine di malati febbrili. 2. s. m. Denominazione generica di materiali artificiali da costruzione, per lo più di colore vivo e grana compatta, formati da argilla contenente quantità variabili di sabbia, ossido di ferro e carbonato di calcio che, purgata, macerata e impastata, da sola o mescolata a sostanze smagranti (sabbia, scorie), viene foggiata in pezzi di forma e dimensioni prestabilite, cotti, dopo asciugamento, in apposite fornaci: l. pieni (detti comunem. mattoni), a forma di parallelepipedo, usati per murature portanti, pareti perimetrali, ecc.; l. da paramento, di prima scelta, usati per opere in vista; l. forati (o, assol., forati), muniti di fori che li attraversano longitudinalmente, usati per solai, tramezzi, soffitti, tamponature (mattoni forati, tavelloni, tavelle, volterrane, pignatte, copriferri), o perpendicolarmente alla massima superficie, per pareti portanti leggere (cosiddetti mattoni alleggeriti); l. speciali, che comprendono blocchi alveolati ad alta coibenza e blocchi per muratura armata: questi ultimi muniti di fori che formano in opera cavità atte a contenere barre d’acciaio verticali da cementare con un getto di calcestruzzo.

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