Di1

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di1


di1 prep. [lat. de]. – Si accoppia con l’articolo, formando le preposizioni articolate del, dello, della, dei, degli, delle, che sono talora adoperate come articoli partitivi (per l’uso di questi, v. preposizione). 1. Serve innanzitutto ad esprimere le molte relazioni comprese nel compl. di specificazione, col quale si determina la caratteristica particolare di persona o cosa indicata in modo generico: un rumore di passi, il suono delle campane, la cinghia dei pantaloni, le avventure di Pinocchio, il re d’Inghilterra, in tempi di carestia, e più in partic. le relazioni di parentela (la zia di Carlo, il figlio del barbiere), di affetto (un amico di papà), di ufficio (il direttore dell’azienda), di dipendenza (il garzone del fornaio), di proprietà e possesso (la dote di mia madre) e quindi anche l’autore di un’opera (un affresco di Masaccio), di contenuto (un bicchiere di latte), ecc. Nell’uso ant., dopo casa, quando era indicata la persona che vi abitava, la prep. si ometteva: per entrare in casa Calandrino ... là chetamente n’andarono (Boccaccio); abbatte’mi [= mi abbattei, mi capitò di entrare] ... in casa questo valente religioso (Sacchetti); in casa la Narducci (Leopardi). In dipendenza da sostantivi di significato verbale, indica ora il soggetto di un’azione o di un sentimento: la partenza del treno, l’intervento del medico, l’affetto di una madre, ora l’oggetto di essi (rispettivam. genitivo soggettivo e oggettivo): l’acquisto di un terreno, la speranza di vincere, un gran desiderio di pace. 2. Altri rapporti (che sono esclusivi della prep. di o che essa esprime in comune con altre preposizioni). Partizione: alcuni di essi, molti di voi, una dozzina di uova (dopo un superlativo relativo: il più furbo degli animali; e in altre espressioni superlative: il Santo dei Santi, il Cantico dei Cantici). Nascita e residenza: era di Milano; un tale di Peretola. Discendenza: persona di umili natali; Luigi di Antonio; Cola di Rienzo (di qui molti cognomi: Di Stefano, Di Vittorio, ecc.). Denominazione: la città di Pisa, la repubblica di Francia. Materia: una statua di bronzo, anelli d’oro, recipienti di plastica; anticam. con l’articolo: la corona del ferro, pane dell’orzo, i drappi del lino, ecc.: appicarvi imagini della cera (Boccaccio); E l’aquila de l’or con le due teste (Ariosto). Qualità: un ragazzo di buon cuore; metallo di pregio; e quindi anche età, peso, misura, prezzo: un ragazzo di 9 anni, un tacchino di 12 chili, un fiasco di 2 litri, un oggetto di valore; raro, come compl. di qualità, con prep. articolata (in casi in cui nell’uso com. si ha la prep. da articolata): col suo pugnale del manico bello (Manzoni). Argomento: parlare di sport, discutere di politica, dire male di tutti (anche in titoli di opere: Del principe e delle lettere; Dei sepolcri). Paragone: più veloce della luce; quattro occhi vedono meglio di due. Abbondanza: una botte piena di vino, un articolo ricco di idee. Privazione o difetto: derubato del portafogli, paese povero d’acqua. Strumento e mezzo: lavorare di martello, spalmare di burro, vivere di soli legumi, incoronato di spine. Modo e maniera: andare di buon passo, alzarsi di cattivo umore, venire di corsa, ridere di gusto, vestire di nero. Causa: morire d’inedia, piangere di gioia, gridare di dolore. Scopo: muro di cinta, teatro di prosa, truppe di riserva. Tempo e durata: di mattina, di sera, d’autunno, di febbraio; la guerra dei trent’anni. Colpa: accusare di truffa, colpevole di spionaggio. Limitazione: superiore di numero, largo di manica, pronto d’ingegno, fratelli di latte. Equivale in qualche caso alla prep. da per indicare provenienza: uscire di casa, venire di lontano; e passaggio da uno stato all’altro: di scolaro divenne maestro; andare di male in peggio. Particolari accezioni assume in dipendenza da locuzioni formate dal verbo fare più compl. oggetto: voleva fare strage di noi; disse che avrebbe fatto di me un grande pianista: esempio, quest’ultimo, in cui di me compie la funzione logica di un compl. oggetto e grande pianista quella di un predicativo dell’oggetto, così come in altri casi in cui il verbo acquista il sign. di «servirsi (di qualche cosa come ...)»: De l’un de’ lati fanno a l’altro schermo (Dante). 3. Dinanzi a un infinito e in dipendenza da verbo o locuz. di sign. verbale, introduce proposizioni soggettive (gli sembrava di aver capito), oggettive (ho il dubbio di avere sbagliato), o finali (ti prego di lasciarmi in pace). Quando il verbo funge da soggetto, in alcuni casi la prep. si può anche omettere: è vietato (di) fumare; è permesso (di) entrare?; non gli fu facile (di) liberarsene. 4. Talora crea un rapporto di dipendenza non dissimile dall’apposizione: quel monello di Pierino, quella bestia di mio cugino, quell’imbroglione di un oste; poiché lo spensierato d’Attilio aveva fatto quella gran chiamata (Manzoni). In espressioni di ammirazione o di sprezzo: che splendore di donna!, che razza d’imbecille! 5. Ha funzione quasi pleonastica, pur esprimendo un rapporto molto vicino a quello del di partitivo, nelle espressioni: dire di sì, dir di no; non c’è nulla di vero; non chiedo niente di meglio; che c’è di nuovo?; ne va della vita, del mio onore; e con valore enfatico: tra buoni amici, con due parole s’accomodano di gran cose (Manzoni); tosc. ne so di molto io! E similmente in frasi esclamative: farmi di queste cose!; di quelle parole, a me! 6. a. Serve spesso a legare una preposizione col sostantivo o pronome dipendente, formando locuzioni prepositive che indicano rapporti di tempo, o posizione, movimento (anche fig.): prima di cena, fuori di casa, sopra di me, sotto di lui, dopo di voi, verso o contro di loro, ecc. b. In altri casi precede avverbî o preposizioni: andare di sopra, cadere di sotto, la casa di contro, lèvati di tra i piedi, guàrdati d’intorno e sim.; levare lo drappo di su l’altare (Dante); D’in su la vetta della torre antica (Leopardi); era gente scappata d’in Francia (I. Calvino). c. Entra infine come elemento formativo in numerose altre locuz. prepositive più complesse (in luogo di, per mezzo di, a guisa di, invece di, al pari di, e analogam. a dispetto di, a paragone di; di qua da, di là da, ecc.), in qualche locuz. congiuntiva (di modo che), e in parecchie locuz. avverbiali o aggettivali (di nuovo, di già; di gran lunga; di grazia, di nascosto, di sfuggita; di norma, di rigore, di prammatica, di stretta misura, ecc.).