Débito²

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debito2


débito2 s. m. [dal lat. debĭtus, neutro sostantivato del part. pass. di debere «dovere»; propr. «ciò che è dovuto»]. – 1. Il dovere, spec. in quanto imposto da una legge morale: è d. dei genitori educare i figli; è d. dei cittadini rispettare le leggi; assolvere il proprio d. verso la patria, verso la società; per d. di coscienza. Con senso più generico, essere, sentirsi in d. verso qualcuno, essere o sentirsi impegnati verso di lui: non mi sento in d. di aiutarti, di risponderti, ecc.; d. coniugale, gli obblighi reciproci che i due coniugi si assumono con il matrimonio. 2. a. Obbligo del debitore di adempiere una determinata prestazione a vantaggio del creditore, consistente di solito nel dare o restituire qualcosa, soprattutto denaro (anche la prestazione stessa, considerata dal punto di vista del soggetto tenuto ad adempiere). Locuzioni: fare, contrarre un d.; addossarsi, accollarsi un d.; pagare, estinguere, sciogliere un d.; rimettere il d. (spesso al plur., fare debiti, riempirsi di debiti, essere pieno di debiti, avere un mucchio di debiti, affogare nei d., essere nei d. fino agli occhi, fino ai capelli); essere, rimanere in d. verso qualcuno; il d. ammonta ad alcune migliaia di euro; prendere, comprare, vendere a debito (più com. a credito); fig.: essere in d. di una lettera, di una risposta, ecc. In partic.: d. d’onore, il debito di gioco, così detto perché l’adempimento dell’obbligazione è rimesso all’onore dell’obbligato, contro il quale il creditore non ha azione; d. ereditarî, quelli che gravano sull’asse ereditario e dei quali l’erede, che abbia accettato l’eredità, risponde illimitatamente; debito di valore, debito di valuta, quello che ha per oggetto una prestazione da effettuarsi, rispettivamente, con moneta considerata nel suo valore intrinseco e non secondo il suo valore nominale, e con moneta avente corso legale nello stato, al tempo del pagamento. Nella contabilità nazionale, d. pubblico, l’insieme dei debiti accumulati dallo stato nel corso di diversi esercizî finanziarî, comprendente il d. fluttuante (o d. di amministrazione), costituito dall’insieme dei debiti contratti per far fronte a disavanzi di cassa che si sperano momentanei, e il d. consolidato (o d. iscritto), contratto per far fronte a necessità che superano le ordinarie possibilità di bilancio, e quindi a lunga scadenza, suddiviso a sua volta in d. redimibile e d. irredimibile (v. i due agg.); Gran libro del d. pubblico, l’insieme dei registri in cui l’amministrazione del debito pubblico, presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, iscrive i debiti consolidati dallo stato, irredimibili e redimibili. Inoltre: debito di guerra, somma di denaro che lo stato sconfitto deve versare a quello vincitore a titolo di risarcimento dei danni patrimoniali causati dalla guerra; d. vitalizio, l’impegno dello stato per pensioni vitalizie ordinarie e di guerra; d. mondiale (o anche, semplicem., debito), il debito contratto spec. dai paesi in via di sviluppo nei confronti di quelli più ricchi: chiedere la riduzione, l’azzeramento del d. dei paesi africani. b. Nel linguaggio della nuova riforma scolastica, il deficit di competenza (noto anche, più esattamente, come d. formativo) che lo studente deve colmare, in una o più materie di studio, per poter proseguire regolarmente il corso di studî: recuperare i d. in matematica e fisica. 3. In fisiologia, d. d’ossigeno, espressione con la quale (per calco dell’ingl. oxygen debt) si indica la quantità di ossigeno di cui l’organismo ha bisogno alla fine di un intenso lavoro muscolare (anaerobico), determinata dall’insufficiente apporto di ossigeno respiratorio rispetto al fabbisogno, e che dev’essere reintegrata con il riposo o con l’attenuazione dello sforzo.  Dim. debitùccio (venivo a saldar quel debituccio che sapete, Manzoni); raro debitùcolo; accr., non com., debitóne; pegg. debitàccio.