YEMEN

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

YEMEN

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Guido Valabrega
Alessandro de Maigret

(v. yemen, XXXV, p. 834; App. II, II, p. 1135; III, II, p. 1142; IV, III, p. 860; yemen, Repubblica Democratica Popolare, App. IV, III, p. 861)

Stato dell'Asia sud-occidentale, situato nel settore di sud-ovest della penisola arabica, costituitosi il 22 maggio 1990 dall'unificazione tra lo Y. del Nord (Repubblica Araba dello Yemen), già parte dell'Impero Ottomano, indipendente dal 1918, e lo Y. del Sud (Repubblica Democratica Popolare dello Yemen), colonia britannica dal 19° secolo, indipendente dal 1967. La superficie del paese è di 555.000 km2. La popolazione, raccolta per lo più nelle alteterre al di sopra dei 1700 m e lungo la fascia costiera, a una stima del 1993 è risultata pari a circa 13 milioni di abitanti, con una densità di 21 ab./km2. Capitale e principale città è Ṣan῾ā' (500.000 ab. nel 1990). Amministrativamente lo Y. ha mantenuto la divisione in 17 governatorati (oltre alla città capitale) corrispondenti alle province dei due stati prima dell'unificazione.

Le condizioni del paese sono alquanto arretrate e gran parte degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà. I recenti mutamenti istituzionali hanno avuto pesanti ripercussioni sul piano politico ed economico, la tensione militare è alta e più volte si sono verificati episodi di sollevazione armata e scontri. La crisi politica è resa più grave dalle difficoltà economiche in cui si dibatte il paese, che ha conosciuto negli ultimi anni una cospicua riduzione degli aiuti da parte della comunità internazionale e in particolare degli Stati Uniti, in seguito alla posizione a favore dell'῾Irāq assunta dallo Y. in occasione della Guerra del Golfo. Secondo la Banca mondiale, l'attività economica del paese ha subito una contrazione del 10% in tre anni. Il debito estero è aumentato in modo consistente (circa 7 miliardi di dollari nel 1994), come pure l'inflazione (50% nel 1993) e la disoccupazione. In campo petrolifero, la messa in produzione, nel settembre 1993, di un nuovo giacimento nell'Ḥaḍramawt ha aumentato la quantità totale di greggio estratta annualmente (106 milioni di t nel 1992). Nonostante la predominanza del settore minerario, buona parte dell'economia (22% del prodotto nazionale lordo) si basa ancora sull'agricoltura e sull'allevamento. Si coltivano cereali, legumi, patate e alberi da frutta; il patrimonio zootecnico è costituito da 3,8 milioni di ovini, 3,5 di caprini e 1,2 di bovini. Limitate, invece, le attività manifatturiere, rappresentate da piccole aziende che lavorano i prodotti agricoli e zootecnici e da impianti tessili.

Bibl.: A. Chenal, H. Arfaoui, Yémen, in Relations internationales et stratégiques, 1 (1991); Yémen: passé et présent de l'unité, in Revue d'études du monde musulman et méditerranéen, 67 (1993).

Storia. - Repubblica Araba dello Yemen (Yemen del Nord). −Sotto la presidenza di ῾Alī ῾Abdallāh Sāliḥ, eletto nel luglio 1978, lo Y. del Nord si destreggiò a lungo tra le sollecitazioni per l'unificazione avanzate dallo Y. del Sud e, all'interno del paese, dalle sinistre del Fronte nazionale democratico, che condusse pure un'azione di guerriglia, e la volontà dell'Arabia Saudita e delle forze conservatrici locali d'impedire ogni evoluzione in senso progressista. L'interferenza dell'Arabia Saudita, di conserva con una parallela iniziativa degli Stati Uniti, giunse nel 1980 al blocco dell'assistenza finanziaria. A ciò rispose la decisione di Ṣan῾ā' − dopo la rielezione di Sāliḥ alla presidenza della Repubblica il 22 maggio 1983 − di rivolgersi per aiuti all'URSS sino a stipulare con Mosca nell'ottobre 1984 un trattato di amicizia e cooperazione. In conseguenza di ciò, nonostante la tragedia della guerra civile che agitò lo Y. del Sud nel gennaio-febbraio 1986 (l'ex presidente ῾Alī al-Nāṣir Muḥammad si rifugiò nello Y. del Nord con numerosi seguaci), l'ipotesi d'un collegamento tra i due Y. non tramontò del tutto, tanto che il 1° luglio, auspice M. Gheddafi, il presidente Sāliḥ s'incontrò a Tripoli con il suo omologo del Sud, Ḥaydar Abu Bakr al-῾Attās. Altra iniziativa diplomatica di rilievo fu la missione compiuta a Ṣan῾ā' e ad Aden dal ministro degli Esteri del Kuwait, Sa῾ūd Muḥammad al-Usaymī, incaricato di agevolare il miglioramento delle relazioni tra i due paesi.

Nel luglio 1988 si svolsero le elezioni per il rinnovo del Consiglio del popolo (portato a 159 membri, 31 dei quali nominati dal Capo dello stato), che nello stesso mese rielesse per la terza volta Sāliḥ alla presidenza della Repubblica. ῾Abd al-῾Azīz ῾Abd al-Ġanī fu confermato primo ministro. Orientandosi tra i diversi raggruppamenti di stati arabi, fu lo stesso Sāliḥ a firmare il 16 febbraio 1989 a Baghdād l'adesione al Consiglio di cooperazione araba.

Repubblica Democratica Popolare dello Yemen (Yemen del Sud). −Con la nomina a Capo di stato − dopo l'eliminazione fisica del suo predecessore Sālim Rubayyi῾ "Alī − di ῾Abd al-Fattāh Ismā῾īl, segretario generale del Partito socialista yemenita, il 27 dicembre 1978, il problema dell'instabilità dello Y. del Sud non era risolto. Impostata una politica rigorosamente filosovietica con la firma a Mosca d'un accordo ventennale di cooperazione e amicizia (25 ottobre 1979), Ismā῾īl non esitò infatti a sviluppare una polemica con l'῾Irāq, sino ad allora fermo sostenitore dello Y. del Sud, per la svolta anticomunista colà avvenuta. Queste scelte furono forse alla radice della sua sostituzione, il 21 aprile 1980, a opera del primo ministro ῾Alī al-Nāṣir Muḥammad il quale, pur salvaguardando i rapporti con Mosca, quale nuovo presidente avviò un orientamento di maggiore disponibilità verso i paesi arabi moderati, che culminò alla fine del 1982 nel ristabilimento delle relazioni diplomatiche con l'῾Omān. Muḥammad, per altro, non riuscì a consolidare il proprio potere, e nel gennaio 1986 si aprì ad Aden un'altra e più drammatica crisi.

Il 3 gennaio furono improvvisamente giustiziati ῾Abd al-Fattāh Ismā῾īl e altri esponenti politici con l'accusa di aver ordito un colpo di stato; dieci giorni dopo, però, mentre nella capitale si susseguivano violenti scontri, il Comitato centrale del partito destituì Muḥammad (che riparò con numerosi seguaci nello Y. del Nord) e nominò nuovo Capo dello stato il primo ministro Ḥaydar Abu Bakr al-῾Attās, che in quel momento si trovava a Mosca: il Consiglio supremo del popolo, l'8 febbraio, confermò al-῾Attās nella carica e designò primo ministro Yāsīn Sa῾īd Nu῾mān. I mesi successivi furono resi difficili dall'esigenza di ristabilire l'ordine, anche se già nel marzo fu proclamata un'amnistia che permise il rientro di parecchi esuli. Poco dopo, ripristinati i collegamenti terrestri e aerei tra Aden e Ṣan῾ā', al-῾Attās incontrò a Tripoli il presidente dello Y. settentrionale, Sāliḥ (1° luglio).

Il 28-30 ottobre si tennero le elezioni per il rinnovo del Consiglio supremo del popolo: 71 seggi andarono al Partito socialista yemenita, 40 agli indipendenti. Il Consiglio nominò il 6 novembre i 15 componenti del presidium e al-῾Attās, eletto presidente, fu ufficialmente confermato Capo dello stato. Una delle ultime conseguenze degli sconvolgimenti del 1986 fu la conclusione il 12 dicembre 1987, dopo un anno di dibattimenti, del processo contro Muḥammad e altri 141 coimputati: delle 35 sentenze di morte, 24 furono commutate con 15 anni di prigione, 5 furono eseguite; tra queste, quelle contro A.H. Mūsā, già capo dell'aviazione, e M.S. Aḥmad, già comandante della Guardia presidenziale. Muḥammad e altri restarono contumaci.

Si profilò quindi una fase di normalizzazione, contrassegnata dalla ripresa diplomatica con l'῾Omān e dal ristabilimento delle relazioni con l'Egitto (febbraio 1988). Venne inoltre approvato il piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale 1986-90, e in virtù d'un accordo con l'URSS fu possibile iniziare la costruzione di un oleodotto della lunghezza di 230 km da Šabwa alla costa.

Repubblica dello Yemen - Gli sviluppi distensivi tra i due Y., emersi alla fine degli anni Ottanta, ma specialmente l'evoluzione internazionale (la fine del sistema sovietico e il venir meno degli aiuti da parte dell'URSS imponevano un profondo ripensamento ai dirigenti dello Y. del Sud) determinarono un'accelerazione nel processo di avvicinamento tra i due stati yemeniti. Tale processo, dopo l'approvazione di una nuova Costituzione, fu consacrato il 22 maggio 1990 con la fusione dei due stati del Nord e del Sud nella Repubblica dello Yemen: in tal modo il Nord avrebbe visto, tra l'altro, aumentare la propria forza contrattuale nei confronti dell'Arabia Saudita, mentre il Sud pensava di poter salvaguardare l'essenziale delle specificità sociali del proprio assetto. Si calcolava, altresì, che una più vasta e forte realtà statuale avrebbe garantito un più sicuro sfruttamento delle risorse petrolifere che si stavano scoprendo. Ai vertici del potere furono designati quale presidente ῾Abdallāh Sāliḥ (già presidente del Nord), e quale vicepresidente il sudista ῾Alī Salām al-Biḍ.

La scelta unitaria permise pure di far fronte più adeguatamente ai problemi sollevati dall'invasione del Kuwait da parte dell''Irāq. Lo Y. assunse un atteggiamento contrario all'azione irachena, ma anche alla spedizione militare guidata dagli Stati Uniti contro l'῾Irāq. Nel biennio 1991-92 proseguì con discreti risultati l'impegno per sviluppare l'integrazione tra Ṣan῾ā' e Aden, quantunque le difficoltà, le incomprensioni e le rivalità riemergessero di continuo. I risultati delle elezioni generali svoltesi il 27 aprile 1993 resero esplicite le spinte divergenti: pur nel generale impegno unitario il principale partito si confermò il Congresso generale del popolo (nordista) con 121 seggi, ai quali si aggiungeva l'appoggio di 25 deputati eletti come indipendenti; a esso si contrapponeva il Partito socialista yemenita, radicato nel Sud, a cui andarono 56 deputati, cui si affiliavano 13 indipendenti. Emergeva poi, come ago della bilancia, l'Unione per la riforma (al-Iṣlāḥ), d'ispirazione integralista e guidata dallo sceicco ῾Abdallāh al-Aḥmar, a cui andarono 62 deputati. Il 15 maggio al-Aḥmar fu eletto presidente del Parlamento: una scelta che segnava, da un lato, il concretarsi dell'intesa tra Congresso generale del popolo e movimento integralista, dall'altro la divergenza con il Partito socialista. Così, per un verso, il vicepresidente della Repubblica, al-Biḍ, pur confermato, si trasferì permanentemente ad Aden (19 agosto), per un altro, l'ideologo dell'Iṣlāḥ, ῾Abd al-Maǧīd Zandanī, fu eletto dal Parlamento a far parte del Consiglio presidenziale di cinque membri (11 ottobre).

Si andavano quindi accentuando le diffidenze reciproche, gli assassini politici (specie di dirigenti del Partito socialista yemenita), l'ostilità tra i clan tribali, le polemiche sulla politica economica e sulla decentralizzazione amministrativa. Tale evoluzione negativa non poté essere arrestata neanche dall'opera d'una commissione di conciliazione composta da Congresso generale del popolo e Partito socialista: all'indomani della firma ad ῾Ammān, con la mediazione di re Ḥusayn di Giordania, d'un accordo solenne (20 febbraio 1994), si registrarono nuovi scontri che rapidamente s'inasprirono in un confronto armato tra Ṣan῾ā' e Aden. La guerra civile raggiunse l'acme nel maggio con un'avanzata nordista su Aden e la proclamazione nel Sud di un'effimera repubblica indipendente con al-Biḍ presidente e Abu Bakr al-῾Attās primo ministro (21 maggio). Dopo un assedio prolungato Aden cadde il 7 luglio nelle mani delle forze fedeli al presidente Sāliḥ; i dirigenti secessionisti fuggirono all'estero. Nel settembre 1994 Sāliḥ introdusse alcuni emendamenti alla Costituzione, in base ai quali fu abolito il Consiglio presidenziale e fu decisa l'elezione a suffragio universale del Presidente. La legge islamica (šarīa) avrebbe costituito la base della legislazione. Il 1° ottobre Sāliḥ fu rieletto presidente e nominò primo ministro ῾Abd al-῾Azīz ῾Abd al-Ġanī. Nel governo, su 27 dicasteri, 9 andarono all'Unione islamica.

Bibl.: F. Halliday, Arabia without Sultans, Londra 1974; R. Bidwell, The two Yemens, ivi 1983; L. Deonna, Yémen, Parigi 1983; J. Couland, Une économie qui se cherche: la vie nationale démocratique. La perspective socialiste au Sud, in L'Arabie du Sud. Histoire et civilisation, t. ii, ivi 1984; M. Lenci, Yemen del nord: uno sviluppo a due facce, in Politica internazionale, 2 (febbraio 1985); K.H. Al-Naqeeb, Society and state in the Gulf of Arab Peninsula, Londra 1990; O. Bisera, Intervista con Ali' Abdudllah Saleh, in Medio Oriente una pace amara, Milano 1994.

Archeologia. - Sino alla metà degli anni Settanta le iniziative di scavo in territorio yemenita sono state estremamente sporadiche. Le disavventure che occorsero all'ultima di queste rare imprese, quella americana guidata negli anni Cinquanta da W. Phillips e W.F. Albright, che poté iniziare (ma non terminare) un programma di scavi in alcuni siti qatabaniti del Wādī Bayḥān e nel tempio di Awwām di Ma'rib (antica capitale di Saba), esemplificano l'entità degli ostacoli che l'archeologia si trovò ad affrontare nello Y. e spiegano le ragioni della scarsità di indagini in quella regione. Dopo la metà degli anni Settanta, le ricerche sono potute andare avanti in modo più o meno costante. Una missione francese ha così avviato, sin dal 1975, una serie di esplorazioni nel Ḥaḍramawt e nel Wādī Ǧawf (Ch. Robin, J.-F. Breton), che hanno portato alla scelta di Šabwa, la capitale hadramita, e di al-Sawdā, l'antica città minea di Našān, come siti sui quali procedere con regolari campagne di scavo (rispettivamente dal 1976 e dal 1988). Nel 1977 il Deutsches Archäologisches Institut ha avuto in concessione la zona di Ma'rib e ha subito avviato una serie di campagne prospettive multidisciplinari per lo studio dell'area anticamente irrigata dalla famosa grande diga (J. Schmidt). L'istituto berlinese ha iniziato nel 1989 lo scavo del tempio Baran, che si trova all'esterno delle mura della città. Una missione italiana ha intrapreso nello Y. le sue ricerche nel 1980 (A. de Maigret), studiando i resti preistorici e protostorici nella regione del Ḫawlān al-Ṭiyāl, nell'area cioè compresa tra Ṣan῾ā' e Ma'rib. La spedizione, patrocinata in seguito dall'IsMEO di Roma (1983), ha potuto ricostruire quali furono le locali culture (dal Paleolitico all'età del Bronzo) dalle quali si svilupparono le grandi civiltà statali del 1° millennio a.C. (Sabei, Minei, Qatabaniti, Hadramiti, Awsaniti, Himyariti). Lo studio della preistoria è stato esteso anche alla piana costiera da un lato (Tihāma) e al deserto dall'altro (Ramlat Sab῾atayn). Una fiorente cultura del Bronzo è stata identificata e studiata negli altipiani orientali del paese. Una sezione della stessa missione ha compiuto, inoltre, una catalogazione completa di tutti i monumenti religiosi d'epoca islamica dello Y. del Nord.

Dopo un primo ciclo di attività dedicato alle ricognizioni, la missione italiana ha scelto due tra i più importanti siti di periodo classico, nei quali intraprendere una serie di scavi sistematici. Dal 1987 essa opera così nella città sabea arcaica di Yalā (antica Ḥafary), che fu scoperta nel 1985 dalla stessa missione, e dal 1989 nella grande città minea di Barāqiš (antica Yaṯil), che era per importanza commerciale la seconda città del regno di Ma῾īn. Lo scavo stratigrafico di Yalā ha restituito dati importantissimi per un chiarimento della tanto dibattuta cronologia sudarabica, e quello di Barāqiš un tempio, eccezionalmente conservato, dedicato al dio mineo Nakraḥ. Ricerche sulla pressoché sconosciuta preistoria yemenita sono state avviate anche, agli inizi degli anni Ottanta, da una missione sovietica (P. Gryaznevich, M. Piotrovsky, A.V. Sedov), che ha concentrato i propri lavori soprattutto nel Wādī Ḥaḍramawt e nei suoi adduttori meridionali. Dal 1987 la missione ha intrapreso anche due scavi nei siti classici di Raybūn (nel Wādī Du῾ān) e del porto di Qana (presso Bir ῾Alī), nel quale si concentrava anticamente la produzione dell'incenso raccolto nella vicina regione del Ẓufār. Nel 1982 la American Foundation for the study of man (la stessa della sfortunata spedizione di W. Phillips) ha potuto ricominciare una serie di ricognizioni e di sondaggi nel Wādī Ǧuba a sud di Ma'rib (J. Blackely, M. Toplyn). La regione, non molto estesa, è stata studiata secondo un approccio interdisciplinare, che ha dato importanti risultati, prontamente pubblicati.

Gli inconvenienti comportati dal ritardo nell'avvio delle ricerche archeologiche, che, rispetto agli altri paesi vicino-orientali, ha caratterizzato lo Y., sono stati in qualche modo compensati, tuttavia, dal vantaggio di veder partire tutte insieme iniziative assai evolute metodologicamente e ben mature dal punto di vista delle tematiche d'indagine. Questo, insieme all'encomiabile rapida pubblicazione dei rapporti preliminari, consente già oggi di aprire un dibattito scientifico piuttosto ampio e articolato sull'archeologia yemenita. Non va trascurato, infine, che la riunificazione dei due Y. in una sola repubblica, consentendo di ricondurre le testimonianze degli antichi stati sudarabici sotto un'unica egida politica, certamente agevolerà nel prossimo futuro l'approfondimento e il moltiplicarsi delle ricerche e potrà riportare le antichità del paese in primo piano nel panorama dell'archeologia del Vicino Oriente antico. Vedi tav. f.t.

Bibl.: Ch. Robin, Mission archéologique et épigraphique frana̧ise au Yémen du Nord en automne 1978, in Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, Comptes rendus des séances de l'année 1979, pp. 174-202; J.-F. Breton e al., Wādī Ḥaḍramawt: prospections 1978-1979, Aden 1980; Ch. Robin, J. Ryckmans, Les inscriptions de Al-Asāḥil, Ad-Durayb et Ḫirbat Saūd (Mission archéologique frana̧ise en République Arabe du Yémen: prospection des antiquités préislamiques, 1980), in Raydan, 3 (1980), pp. 113-81; A. de Maigret, Prospezione geoarcheologica nello Yemen del Nord. Notizia di una prima ricognizione (1980), in Oriens Antiquus, 19 (1980), pp. 307-13; J. Schmidt e al., Archäologische Berichte aus dem Yemen, voll. 1-4, Magonza 1982-88; AA.VV., The Wadi al-Jubah archaeological project, 4 voll., Washington 1984-88; P.A. Gryaznevich, History and culture of Hadramaut: Problems of study on the light of the discoveries of a Soviet-Yemeni expedition in the years 1983-1985. Paper presented at the 32nd International congress for Asian and North African Studies (Hamburg 1986), Mosca 1986, pp. 1-10; J.-F. Breton, Shabwa, capitale antique du Ḥaḍramawt, in Journal Asiatique, 275 (1987), pp. 13-34; G.M. Bulgarelli, Altsteinzeitliche Verkzeugfunde in Nord Jemen, in W. Daum, Jemen. 3000 Jahre Kunst und Kultur des glücklichen Arabien, Innsbruck 1987, pp. 33-34; F.G. Fedele, Die Jungsteinzeit im Nord Jemen, ibid., pp. 35-38; F. Di Mario, A new lithic inventory from Arabian Peninsula: the North Yemen industry in Bronze Age, in Oriens Antiquus, 26 (1987), pp. 89-107; The Sabaean archaeological complex in the Wādī Yalā (Eastern Ḫawlān aṭ-Ṭiyāl, Yemen Arab Republic), a cura di A. de Maigret, Roma 1988; A. de Maigret, Ch. Robin, Les fouilles italiennes de Yala (Yémen du Nord): nouvelles données sur la chronologie de l'Arabie du Sud préislamique, in Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, Comptes rendus des séances de l'année 1989, pp. 255-91; A. de Maigret, The Bronze Age culture of Ḫawlān aṭ-Ṭiyāl and Al-Ḥadā (Yemen Arab Republic): A first general report, Roma 1990.

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