WESTMINSTER

Enciclopedia Italiana (1937)

WESTMINSTER (A. T., 45-46)

Clarice EMILIANI
Mario PRAZ
Luigi GIAMBENE
Carlo Morandi
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Già città della contea di Middlesex (Inghilterra), da secoli facente parte di Londra di cui costituisce uno dei quartieri centrali. Secondo i limiti amministrativi risulta compreso tra la riva sinistra del Tamigi e l'Oxford Street da un lato, Temple Bar e Chelsea dall'altro. Nella sua area sorgono alcuni degli edifici più notevoli della metropoli, tra i quali Buckingham Palace, St James's Palace, la Galleria Nazionale, Law Courts, ecc. Di solito il nome designa un'area più ristretta, circoscritta ai dintorni immediati della nota Abbazia, della Cattedrale cattolica dello stesso nome e del palazzo del Parlamento.

L'Abbazia di Westminster. - Sorse sul luogo (originariamente un'isoletta del Tamigi, Thorney) dove sarebbe esistito nei tempi romani un tempio d'Apollo, e dove Sebert, re dei Sassoni dell'Est, avrebbe dedicato una chiesa a S. Pietro, cui s'aggregò un monastero di benedettini. Re Edgar restaurò la chiesa dopo le invasioni danesi, e nel 1050 Edoardo il Confessore iniziò la costruzione d'un più imponente edifizio che fu consacrato il 28 dicembre 1065. Nella seconda metà del sec. XIII Enrico III e suo figlio Edoardo I sottoposero la chiesa a rifacimenti che le hanno dato in sostanza l'aspetto odierno; la cappella di Enrico VII, o Lady Chapel, fu aggiunta all'inizio del Cinquecento; le torri furono aggiunte da Wren e Hawkesmore nel 1722-40; la facciata del transetto settentrionale (Solomon's Porch) fu rifatta su disegni di G. G. Scott e J. L. Pierson alla fine dell'Ottocento. Con cappelle a raggera e un bene sviluppato sistema di contrafforti, l'Abbazia risente molto dell'architettura francese; l'interno ha in complesso un carattere gotico primitivo (Early English); la cappella di Enrico VII, col suo magnifico soffitto dalla decorazione a ventaglio (fan-tracery) è il più cospicuo monumento del suo periodo: i suoi stalli di quercia, le bandiere dell'Ordine del Bagno (qui si ordinarono i Cavalieri da quando l'ordine fu ricostituito nel 1725) contribuiscono a dare a questa cappella un aspetto indimenticabile. Ma la fama dell'Abbazia è soprattutto dovuta all'essere questo il tempio dove vengono incoronati i sovrani, e dove sono seppelliti i re e gl'illustri inglesi: tradizione che prese piede per la venerazione di cui era circondato il monumento di Edoardo il Confessore, sito dietro l'altar maggiore. Il trono usato per l'incoronazione data dal tempo di Edoardo I e contiene sotto il sedile la pietra di Scone, o pietra del destino, su cui erano incoronati i re celti. Ha origine scozzese, ma la tradizione la identifica col cuscino di Giacobbe a Betel. Delle tombe reali, le più magnifiche sono quelle d'Enrico VII e di Elisabetta di York, capolavori di Pietro Torrigiano (1518). Fra le tombe dei grandi inglesi, vanno ricordate quelle del Poets' Corner, dove riposano i più grandi letterati inglesi dal Chaucer in poi (non però Shakespeare).

La Westminster School (o St Peter's College) è una delle più antiche ed eminenti public schools inglesi; sorge a oriente degli edifici conventuali: nel pittoresco Dean's Yard s'allineano le case del direttore della scuola, dei canonici dell'Abbazia, ecc.

L'arcivescovato cattolico di Westminster. - Questa archidiocesi fu eretta da Pio IX il 29 settembre 1850 e abbraccia la parte di Londra a sinistra del Tamigi con le contee di Middlesex, Essex e Hertfordshire. La cattedrale fu consacrata nel 1910. Westminster nella fondazione fu fatta metropoli di tutta l'Inghilterra con 15 diocesi suffraganee, ma queste furono ridotte a 4 (Northampton, Nottingham, Portsmouth e Southwark) nel 1911, quando nel riordinamento della gerarchia cattolica si eressero i nuovi arcivescovati di Birmingham e di Liverpool.

All'arcivescovo di westminster rimane però il titolo di Primate d'Inghilterra e a lui compete la precedenza su tutti gli arcivescovi e vescovi inglesi, il diritto di chiamarli a conferenza, di usare trono, pallio e croce in tutta l'Inghilterra e di rappresentare l'intero episcopato inglese nelle relazioni col governo.

Sinodi di Westminster.

Tale nome hanno alcuni dei più importanti concilî ecclesiastici tenuti a Londra. La maggioranza dei sinodi medievali si riunirono nel capitolo di St Paul, o nell'antica cappella di St Catherine nel recinto dell'Abbazia dl Westminster o a Lambeth. Il primo importante concilio a St Paul fu quello del 1075 sotto la presidenza di Lanfranc; nel 1102 un sinodo nazionale a Westminster sotto Anselm prese provvedimenti contro la simonia, i matrimonî ecclesiastici e la schiavitù. I canoni del 1200 si basano in gran parte su raccomandazioni del Concilio Lateranense del 1179. A St Paul le costituzioni legatizie di Ottone furono pubblicate in un sinodo del 1237, quelle di Ottobono nel 1268: sono questi i due più importanti concilî nazionali tenuti dopo che York si fu reso indipendente.

Un sinodo di Lambeth, del 1281, promulgò canoni, tra cui un particolareggiato progetto per l'istruzione religiosa dei fedeli, che non riuscirono accetti a Edoardo I. Durante i due secoli seguenti i sinodi si occuparono molto di eresia; otto proposizioni circa il corpo di Cristo dopo la sua morte furono respinte a St Mary-le-Bow nel 1286; un sinodo legatizio di Westminster del 1291 sanzionò l'espulsione degli Ebrei dall'Inghilterra; dieci tesi di Wycliffe furono condannate al convento domenicano nel 1382, e diciotto articoli dedotti dal suo Trialogus furono egualmente condannati a St Paul nel 1396; costì fu deciso il fato di sir John Oldcastle nel 1413. I sinodi trecenteschi di St Paul s'occuparono soprattutto delle condizioni economiche e morali del clero. Dal tempo di Edoardo VI in poi i più notevoli mutamenti nella disciplina ecclesiastica furono approvati in concilî a St Paul o all'Abbazia di Westminster, specialmente alle date 1547, 1552, 1554, 1562, 1571, 1604, 1605, 1640 e 1661: trattare minutamente di questi concilî varrebbe tracciare la storia ecclesiastica d'Inghilterra in questo periodo.

Bibl.: E. Cardwell, Synodalia, Oxford 1842, volumi 2; T. Lathbury, A History of the Convocation of the Church of England, Londra 1853.

Il trattato di Westminster.

Fu concluso il 9 febbraio 1674 e pose fine alla guerra anglo-olandese cominciata il 17 marzo 1672 in seguito al patto segreto d'alleanza di Dover (22 maggio 1670) tra Luigi XIV e Carlo II d'Inghilterra. La pace fu dovuta, in parte, all'atteggiamento dell'opinione pubblica inglese favorevole all'indipendenza dell'Olanda e quindi contraria al prolungarsi di una guerra che aiutava, invece di contenere, la minacciosa espansione francese; ma, in parte, fu anche conseguenza dell'alleanza de L'Aia (30 agosto 1673) costituitasi tra l'Olanda, la Spagna e l'imperatore. Quando Carlo II chiese sussidî al Parlamento per continuare la guerra, e il Parlamento li rifiutò, l'alleanza francese venne abbandonata e s'iniziarono trattative di pace con l'Olanda. Fu stabilito: che le due parti si sarebbero restituite tutte le conquiste fatte durante la guerra (art. 6); che fosse obbligatorio il saluto delle navi olandesi a ogni nave britannica recante la bandiera del re (art. 4); che una conferenza, da tenersi a Londra, dovesse definire i contrasti circa le Indie Orientali, e che - nell'eventualità che non si raggiungesse un accordo - la regina reggente di Spagna avrebbe creato una commissione arbitrale. Il trattato di Westminster, in quanto segna la defezione inglese dal gruppo di potenze guidato dalla Francia, altera profondamente il rapporto tra le forze europee in contrasto. Infatti l'esempio di Carlo II fu poi seguito da altri (il vescovo di Münster, l'Elettore di Colonia) e mentre la Francia perdeva tutti questi suoi alleati, rimanendo con la sola Svezia, la lega de L'Aia si ampliava acquistando nuovi aderenti. Inoltre il trattato di Westminster prelude al futuro fronte unico anglo-olandese contro Luigi XIV.

Bibl.: Il testo del trattato in: J. Dumont, Corps universel diplomatique du droit des gens, Amsterdam 1726-1731; VII, parte 1ª, p. 253 segg.; [Yves de Saint-Prest], Histoire des traités de paix au XVIIe siècle, depuis la paix de Vervins jusqu'à la paix de Nimègue, voll. 2, Amsterdam 1725; H. Siccama, Sir Gabriel de Sylvius, in Revue d'histoire diplomatique, XV (1901), p. 113 segg.

Marchesi e duchi di Westminster.

Il titolo di marchese di Westminster fu conferito nel 1831 a Robert Grosvenor, secondo conte Grosvenor (1767-1845); il titolo di duca nel 1874 al nipote di costui, Hugh Lupus Grosvenor (1825-99). Il nome di quest'ultimo richiama quello di Hugh Lupus, conte di Chester, da cui una leggenda voleva far discendere l'antica famiglia dei Grosvenor (il nome Le Grosvenor si trova in atti del Cheshire del sec. XII; è però leggendario che essi fossero i "grandi cacciatori" - gros veneurs - dei duchi di Normandia). I Grosvenor di Eaton, presso Chester, antenati dei duchi di Westminster, rappresentavano il ramo cadetto della famiglia, e per via di fortunati matrimonî salirono ad alto rango: nel 1622 ebbero il titolo di baronetto. Il nome di Grosvenor che si trova in strade e in una piazza (sede dell'ambasciata d'Italia) nel quartiere elegante di Londra proviene dall'essere i Grosvenor venuti in possesso di quelle terre (allora situate alle porte di Londra) grazie al matrimonio di sir Thomas Grosvenor con Mary, figlia di Alexander Davies, nel 1676. Sir Richard Grosvenor (1731-1802), creato conte nel 1784, era un grande allevatore di cavalli da corsa: suo figlio Robert, il primo marchese, fu un eminente uomo politico al seguito di Pitt; sedettero nel parlamento ed ebbero importanti cariche anche Richard suo figlio (1795-1869), e Hugh Lupus suo nipote, che abbandonò il partito liberale per la questione del Home Rule irlandese. La sua ricchezza ne fece un mecenate e un benefattore. Uno dei figli minori del primo marchese, lord Robert Grosvenor (1801-93) fu creato barone Ebury: uomo politico e filantropo anch'egli, fu un energico oppositore del ritualismo nella Chiesa anglicana; lord Richard Grosvenor, figlio del secondo marchese, fu creato barone Stalbridge nel 1886; dal 1880 al 1885 come chief whip, aveva avuto, nelle sue mani l'organizzazione del partito liberale.