WASHINGTON

Enciclopedia Italiana (1937)

WASHINGTON (A. T., 127-128)

Piero LANDINI
Delphine FITZ DARBY
Salvatore ROSATI
Henry FURST

Capitale federale degli Stati Uniti, i cui limiti amministrativi coincidono con quelli del Distretto di Columbia, originariamente con una superficie di 250 kmq., staccati dagli stati del Maryland e della Virginia, ridotti nel 1846 a soli 181, per la cessione alla Virginia del territorio a sud del fiume Potomac. Sorge la città sulla sponda sinistra del fiume predetto, presso la influenza in questo dell'Anacostia River, a m. 27 s. m., a circa 160 km. dall'Oceano Atlantico, a 38° 53′ di lat. N. e a 76° 58′ di long. E. Il territorio della metropoli è costituito da rocce di diversa origine (cristalline, cretaciche, terziarie) con terrazzamenti distinti, andandosi da oltre 100 m. nella sezione nord-occidentale a meno di 31 nella parte centro-meridionale.

Per la sua posizione Washington gode di un clima temperato: 12°,6 di temperatura media annua (0°,7 in gennaio; 24°,6 in luglio), con una escursione di 23°,9 e con minimi e massimi assoluti accentuati (-15°,8; 36°,4). L'umidità relativa dell'aria alle 8 a. m. è in media pari al 77%; predominano venti di NO., salvo che nell'estate, in cui spirano venti prevalenti di S.; scarse le giornate con densa nebbia, pari a 10,9 in media all'anno, con i massimi durante il periodo invernale; notevole il periodo delle ore di sole con un valore relativo medio annuo pari al 57% del totale possibile, con minimi invernali (51%) e massimi estivi (64%). Le precipitazioni sono abbondanti, pari a 1072 mm., distribuite in ogni mese dell'anno, con leggiera prevalenza del periodo estivo (in luglio 118 mm.); non molto accentuata la nevosità con uno spessore medio annuo di 562 mm., che cadono in media in 12,4 giorni all'anno, col valore massimo in gennaio (3,9).

Per l'edificazione della città fu adoperato il piano regolatore romano, con strade rettilinee tagliantisi ad angolo retto; ma a differenza della topografia di tante altre grandi città americane, fu prevista la costruzione di grandi arterie diagonali (avenues), ciascuna portante il nome di uno degli stati dell'Unione, irraggiantisi dai due centri fondamentali, costituiti dalla White House (Casa Bianca), residenza del presidente, e dal Capitol, sede del Congresso. Si stabilì di denominare le strade con direzione nord-sud mediante numeri arabi, progressivi a partire dal Capitol, e con lettere dell'alfabeto quelle con direzione ovest-est: rispetto alla posizione del Capitol; esse aggiungono alla precedente denominazione le sigle NW, SW, NE, SE. Le avenues sono amplissime, andandosi da minimi di 36 a massimi di 48 m. di larghezza; anche le strade ordinarie sono molto spaziose (da 24 a 36 m.). Le principali strade residenziali sono le avenues Massachusetts, soprattutto nel tratto compreso fra i Dupont e Sheridan Circles, New Hampshire, Connecticut, Vermont e la 16ª Strada NW, tutte situate nella sezione nord-occidentale della metropoli, mentre la Pennsylvania Avenue, le strade 7ª, 9ª,14ª, F., G., sono le arterie degli affari e del traffico più intenso. Nel 1901 una commissione di esperti veniva nominata dal governo degli Stati Uniti per l'abbellimento della città: la maggiore attenzione fu posta per la sistemazione definitiva della Mall Avenue, che oggi si estende dal Capitol al fiume Potomac, immensa striscia armoniosamente alberata, sui lati della quale sorgono alcuni tra i più importanti edifici, quali il National Museum a nord, la Smithsonian Institution, l'Army Medical Museum, il Department of Agriculture a sud: a breve distanza dal Tidal Basin si erge il monumento a Giorgio Washington: il monumento domina la città e verso nord la White House, che si affaccia su una vasta distesa di verde e di alberi, ai cui lati, come per la Mall Avenue, si ergono altri importantissimi edifici tra cui quelli della Treasury, dello State War and Navy Building, rispettivamente a est e a ovest della Casa Bianca; gl'imponenti edifici del Department of Commerce, della Corcoran Gallery, ecc. A breve distanza dal fiume Potomac, sorpassato in quel punto dall'Arlington Memorial Bridge, sulla sponda sinistra è il Lincoln Memorial, mentre al di là del fiume (Virginia) si estende l'Arlington National Cemetery, vasto 1,6 kmq., ove sono sepolti 21.106 soldati caduti nella guerra civile e in quella combattuta contro la Spagna; inoltre 5140 di quelli morti nella guerra mondiale.

La città è ricca di parchi e giardini: sul Rock Creek, nella sezione nord-occidentale, si estende il National Zoological Park, sotto il controllo della Smithsonian Institution, vasto 0, 28 kmq.; a nord di questo, presso i confini del distretto, si trova il Rock Creek Park, con una superficie di 6,5 kmq. Parchi minori e giardini sono diffusi in tutte le parti della metropoli, e un'oasi di verde si estende poi lungo il fiume (Potomac Park, vasto circa 2,9 kmq.). Alla cura dei parchi è proposta sin dal 1924 una speciale commissione.

La popolazione della città, che non ha poteri politici e amministrativi, ma che è interamente soggetta al presidente della Repubblica, ha avuto un aumento molto notevole: contava 14.093 ab. nel 1800, saliti a 51.687 nel 1850, a 177.624 nel 1880, a 278.718 nel 1900; si balza a 437.571 nel 1920, per toccare i 486.869 ab. nel 1930. In quell'anno la popolazione era composta per il 72,7% di Bianchi, per il 27,3% di, Negri e altre razze. Dei Bianchi il 6, 1% risultava nato all'estero, con 29.932 persone in complesso, costituiti in prevalenza da Russi (4914), Italiani (4336), Tedeschi (3411), Irlandesi dello Stato Libero (3026), Inglesi (2835), Polacchi (1562). Un potente impulso all'aumento demografico fu dato dalla partecipazione degli Stati Uniti alla guerra mondiale. Date le sue caratteristiche eminenti di città capitale, Washington ha una sua fisionomia tutta particolare. Non è la metropoli dalle innumeri energie, ma la città degli uffici, delle grandi organizzazioni scientifiche. Il numero degli operai è modesto, se messo in rapporto con la popolazione complessiva: erano essi 6155 nel 1899, salgono a 10.482 nel 1919, per scendere a 9752 nel 1929.

Emerge l'industria tipografica editoriale con 2559 operai, cui si devono aggiungere 2878 impiegati. Ingente è la massa delle pubblicazioni stampate dai numerosissimi surveys, bureaus, departments (Geological Survey, Coast and Geodetic Survey, Hydrographic Office, Naval Observatory, Bureau of the Census, Department of Agriculture, Bureau of Foreign and Domestic Commerce).

La città ha anche grande importanza dal punto di vista delle comunicazioni, servita dalle linee di numerose società (Pennsylania; Baltimora and Ohio; Southern; Chesapeake and Ohio; Washington, Baltimore and Annapolis; Richmond, Fredericksburg and Potomac). È dotata di una grandiosa stazione (Union Station), la cui elegante facciata dà sulla piazza dove sorge il Columbus Memorial, dalla quale si irraggiano numerose avenues (Massachusetts, Louisiana, Delaware). Servizî di navigazione sono effettuati sul fiume Potomac, che a circa 20 km. a monte della città forma le celebri Great Falls, dichiarate dalla Fine Arts Commission intangibili per la loro bellezza. Il fiume attraverso la città è sorpassato da numerosi ponti: (Key Bridge; Arlington Memorial Bridge; Highway Bridge). Chiuso tra la città a oriente e l'isola artificiale del Potomac Park a occidente, comunicante a nord con il Tidal Basin, mediante strozzatura sorpassata da un ponte ferroviario e stradale, è il Washington Channel, con numerosi moli (dei quali quelli nella parte nord-orientale appartenenti al municipio), la sezione fluviale di maggior traffico, costellata di numerosissime imbarcazioni. La capitale è inoltre servita da linee aeree (Pennsylvania Airlines).

Bibl.: W. H. Taft, Washington, its beginning, its growth, its future, in The National geographic magazine, marzo 1915, pp. 221-295; Ch. Moore, The transformation of Washington, ibid., giugno 1923, pp. 569-95; J. R. Hildebrand, The sources of Washington's charm, ibid., giugno 1923, pp. 639-80; G. Grosvenor, The Great Falls of Potomac, ibid., marzo 1928, pp. 385-400; id., Washington through the years, ibid., novembre 1931, pp. 517-619; F. G. Vostburgh, Wonders of the New Washington, ibid., aprile 1935, pp. 457-88.

Arte. - La struttura della città è un concreto simbolo dello sviluppo dell'idea nazionale negli Stati Uniti; tale struttura non ha nessun rapporto con la precedente tradizione urbanistica. Il disegno, riconosciuto come il più artistico piano di città che sia stato attuato, è opera dell'ingegnere francese Pierre-Charles L'Enfant (1791) sotto la sorveglianza di George Washington e di Andrew Ellicott.

Il L'Enfant guardò alla pianta di Versailles: il Campidoglio corrisponde al Palazzo, l'Executive Mansion al Trianon e il Mall al Parco. Il Campidoglio e il Mansion sono i principali centri da cui irradiano le avenues che hanno i nomi dei varî stati. L'idea del L'Enfant è stata sostanzialmente attuata non solo dentro i vecchi limiti urbani, ma anche, ogni qualvolta possibile, nei nuovi sobborghi. Washington risentì la generale decadenza del gusto nel secolo XIX; ma nel 1901 la Park Commission intraprese un ripristino della bellezza della città. A questa commissione è dovuto lo sviluppo del Mall progettato dal L'Enfant e i progetti per il monumento a Lincoln.

Il carattere architettonico di Washington è dominato dallo spirito neoclassico delle rinascite greca e romana.

Principali monumenti statali. - L'edificio più importante della città è il Campidoglio degli Stati Uniti, dominante il fiume Potomac e il paesaggio circostante. Primo architetto del Campidoglio fu William Thornton (1762-1828) e il suo concetto, che mirava a un edificio di puro tipo classico nel corpo centrale, sebbene modificato nei particolari, sopravvive. Il Thornton è autore anche dell'Octagon House (circa 1797), edificio classico nello stile di Robert Adam, oggi adibito a sede centrale dell'Istituto americano degli architetti. Ma il Campidoglio odierno risulta dall'opera di molti artisti.

A B. H. Latrobe appartengono i disegni per l'interno. Ch. Bulfinch ricostruì l'edificio dopo il saccheggio inglese del 1814 e introdusse miglioramenti nel collegamento delle due ali (1815-27). Al tempo del Bulfinch, l'edificio comprendeva la parte centrale del Campidoglio odierno. Formava alla collina un coronamento migliore di quanto non formi dopo l'aggiunta delle ali destinate al Senato e alla Camera e costruite con marmo del Massachusetts. Gli ampliamenti furono disegnati da Thomas U. Walter (1851-1859) che disegnò anche l'imponente cupola di ferro, terminata nel 1865. Questa cupola è sormontata dalla statua di bronzo della Libertà armata, alta 6 metri, disegnata da Th. Crawford. Il portico della Rotonda ha un gruppo allegorico di Luigi Persico, eseguito su disegno di John Quincy Adams, rappresentante il Genio dell'America. Vi sono anche due gruppi colossali di marmo: La scoperta dell'America del Persico; e La colonizzazione dell'America di Horatio Greenough. Le figure marmoree di Marte e Cerere sono opera del Persico. Le porte di bronzo a rilievi che illustrano scene della vita di Colombo, furono modellate a Roma da Randolph Rogers (1858). Il rilievo al di sopra della porta è di Antonio Capellano. La decorazione del portico orientale della Camera fu affidata a Paul W. Bartlett. Le porte di bronzo, con scene della guerra d'indipendenza, furono modellate da W. H. Rinehart su disegni di Th. Crawford. Il timpano sul portico del Senato fu eseguito dal Crawford.

Dal portico principale si entra nella Rotonda, immensa sala circolare, con le pareti adorne di otto grandi pitture ad olio di J. Vanderly, di A. J. E. Powell, di C. Th. Chapman, di R. W. Weir e di J. Trumbull; più in alto è il fregio incompiuto che rappresenta la Storia del continente, affresco monocromo di C. Brumidi e F. Costaggini; al sommo il colossale affresco allegorico del Brumidi rappresentante l'Apoteosi di Washington. Tra le sculture della rotonda v'è la testa marmorea colossale di Lincoln di Gutzon Borglum, e il busto di bronzo di Washington del d'Angers.

Il National Statuary Hall, disegnato dal Latrobe secondo la pianta d'un teatro greco, fu originariamente la Camera dei deputati. Sopra alla porta settentrionale è l'orologio storico del Franzoni; sopra a quella meridionale La Libertà che proclama la pace di E. Causici. Nel 1864 la sala ebbe la destinazione attuale e ogni stato fu invitato a fornire le statue di due suoi figli illustri. Tra le statue più notevoli sono: il Washington, di J.-A. Houdon (replica); Junípero Serra, di Ettore Cadorin.

Al di sotto della Rotonda si trovano una sala a colonnato dorico e la cripta destinata come tomba di Washington, ma non mai usata a questo scopo. Il Campidoglio è collegato mediante vie sotterranee agli edifici di marmo contenenti gli uffici del Senato e della Camera (1908), il primo dei quali è di J. M. Carrère e Th. Hastings, il secondo di Ch. F. McKim, W. R. Meade e White.

A circa due chilometri dal Campidoglio, si trova l'Executive Mansion. Questo edificio, comunemente chiamato White House, "Casa bianca", eretto nel 1792-99, fu il primo fabbricato della città ad essere terminato. Il concorso per la sua costruzione fu proposto da Th. Jefferson che formulò i requisiti richiesti e presentò egli stesso un modello. Vincitore del concorso fu James Hoban (nato in Irlanda circa nel 1775, morto nel 1817).

Il disegno era basato sopra una delle incisioni di James Gibbs (1682-1754) con reminiscenze della dimora dei duchi di Leinster, presso Dubl; no. La Casa bianca è a due piani coronati da una balaustrata ornamentale. Dal lato nord vi è un portico ionico e il Latrobe aggiunse un balcone a colonne sul lato meridionale. L'edificio è costruito con pietra da taglio della Virginia. Dopo l'attacco inglese del 1814 rimasero in piedi soltanto le mura che, dipinte in bianco, diedero all'Executive Mansion il suo nome non ufficiale. Il palazzo venne restaurato nel 1902-03 e nel 1927 fu fatta una nuova copertura. Le sale di ricevimento, che sono dette Sala orientale, Sala azzurra, Sala verde e Sala da pranzo di stato, sono in bello stile neoclassico e contengono varî notevoli doni.

I dintorni della Casa bianca sono degni di nota. Verso nord si trova la bella piazza Lafayette, con la statua del titolare eseguita da J.-A.-J. Falguière e A. Mercié e con le statue del maresciallo J.-B.-D. de Rochambeau (del Hamar), di F. W. von Steuben (di A. Jaegers), di T. Kosciuszko (del Popiel). Verso est sta il palazzo di granito del Ministero del tesoro, opera di Robert Mills (1845), e verso ovest il Ministero degl'interni (il quale ospitava in passato anche il Ministero della guerra e quello della marina), un edificio senza ispirazione, in stile del Secondo Impero, del Mullet. I President's Grounds si estendono verso sud fino al Potomac. All'incrocio di questi col Mall si trova il monumento a Washington, obelisco rivestito di marmo bianco del Maryland, alto circa 170 metri, e pertanto la più alta opera di muratura che esista al mondo. La pietra angolare ne fu posta nel 1848; il monumento fu inaugurato nel 1885.

Il Lincoln Memorial, nel Potomac Park, si trova sul medesimo asse del monumento a Washington e del Campidoglio, e consiste in un tempio dorico di dimensioni imponenti disegnato da Henry Bacon. La statua colossale di Lincoln è opera di D. Ch. French.

A sud-ovest del monumento sta l'Arlington Memorial Bridge, opera degli architetti Ch. F. McKim, W. R. Meade e S. White, che attraversa il Potomac e congiunge Washington col Cimitero nazionale di Arlington. Quivi si trova anche l'Anfiteatro commemorativo, la tomba del Milite ignoto di T. H. Jones e Lorimer Rich, e il Custis-Lee Mansion di G. Hadfield (1802), già dimora del nipote di Martha Washington. A nord-ovest del Memorial Bridge è l'Isola Theodore Roosevelt, dove si ha intenzione di far sorgere il monumento a Roosevelt, per il quale ha ottenuto la commissione J. R. Pope.

Il più recente edificio governativo degli Stati Uniti - che cominciò a servire verso la fine del 1935 - è il Supreme Court Building, in forma di tempio corinzio di marmo bianco, disegnato da Cass Gilbert.

Nel timpano del portico occidentale Robert Aitken ha rappresentato i rapporti tra Libertà, Ordine e Autorità. Le porte di bronzo sono di John Donnelly jr. Il timpano del portico orientale è opera di Hermon A. MacNeil; James Earle Fraser disegnò le figure che simboleggiano Il guardiano della legge e La contemplazione della Giustizia nei supporti della gradinata, Adolph A. Weiman disegnò i pannelli sulla parete rialzata in cui s'aprono le finestre nella sala principale.

La Library of Congress, a oriente del Campidoglio, nello stile del Rinascimento italiano, su progetti di Smithmeyer e P. J. Pelz, poi modificati da Edward Pearce Casey, fu ultimata nel 1897.

La fontana di bronzo di Hinton Perry rappresenta la Corte di Nettuno. Le sculture sopra all'ingresso sono opera di Bela Pratt e simboleggiano la Letteratura, la Scienza e l'Arte. Vi sono tre porte di bronzo: una dedicata alla Stampa, di F. W. MacMonnies, le altre due dedicate rispettivamente all'Arte dello scrivere e alla Tradizione, di Olin Warner. La Library of Congress fu il primo edificio americano moderno che ricevette all'interno una sistemazione adeguata. Le sculture del padiglione d'ingresso, rappresentanti Minerva della guerra difensiva e Minerva della saggezza e delle arti liberali, sono opera di Herbert Adams. Le figure che ornano il grande scalone doppio furono disegnate da Ph. Martiny. Le pitture murali della biblioteca vennero eseguite da J. Wh. Alexander, G. R. Barse jr., F. W. Benson, E. H. Blashfield, K. Cox, W. De L. Dodge, E. E. Garnsey, R. F. Maynard, W. McEwen, G. Melchers, Ch. S. Pearce, R. Reid, W. Shirlaw, E. E. Simmons, W. B. Van Ingen, E. Vedder e O. H. Walker; i musaici da E. Vedder e dal Dielman; le sculture da P. W. Bartlett, Baur, G. E. Bissell, J. J. Boyle, C. E. Dallin, J. Donoghue Dozzi, J. Flanagan, D. Ch. French, Ch. H. Niehaus, R. H. Perry, Polter, B. L. Pratt, F. W. Ruckstuhl e A. Saint-Gaudens. I padiglioni e le gallerie del secondo piano sono adibiti a esposizioni d'incisioni, libri rari e altri oggetti d'interesse storico e artistico.

A oriente della Library of Congress si trova la Henry Clay Folger Library che accoglie la più grande collezione del mondo di opere riguardanti Shakespeare. Nell'edificio è incorporato un piccolo teatro bellissimo. Sono notevoli i rilievi della facciata, di John Gregory, e la graziosissima statua di Puck, di Brenda Putnam.

Musei. - I musei e le società culturali hanno la loro zona intorno alla Smithsonian Institution, fondata dal Congresso nel 1846 mediante la generosità dell'inglese James Smithson che a tale scopo legò tutta la propria fortuna agli Stati Uniti. L'edificio, d'arenaria rossiccia, in stile romanico e con un pittoresco gruppo di torri, fu disegnato da James Renwick. L'istituto contiene famose collezioni di zoologia, archeologia e antropologia. Il National Museum, diretto dalla Smithsonian Institution, occupa un edificio a essa vicino: è un deposito di oggetti di storia naturale e di campioni di storia naturale, di botanica, geologia e mineralogia. L'Old Museum Building, terminato nel 1891, è adibito a esposizione di arti e industrie. Il New Museum Building, situato a nord dello Smithsonian Building, sul lato opposto del Mall, è una massiccia costruzione in stile neoclassico e fu destinato a ospitare le collezioni e i laboratorî di storia naturale. Attualmente esso ospita anche pitture, sculture e mobili appartenenti alla National Gallery of Art, che sarà trasferita in un edificio proprio. A titolo di esperimento si è scelto un punto del Mall, proprio a ovest del New National Museum, per la costruzione di questa galleria, della quale è stato, sempre in via di prova, nominato architetto John Russel Pope; Andrew Mellon, ex-ministro del Tesoro, ha dato per la fondazione della galleria 10 milioni di dollari. Si prevede che l'edificio sarà ultimato nel 1939. Esso ospiterà i lasciti Harriet Lane Johnston, William T. Evans e John Gellatly nonché la grande collezione del Mellon stesso. Con l'attuazione di questo progetto, Washington sarà uno dei più grandi centri d'arte del mondo. La Freer Gallery of Art, offerta alla Smithsonian Institution come parte della National Gallery da Charles Lang Freer di Detroit, contiene opere - tra le quali 1200 dipinti - d'arte cinese dalla dinastia Chou alla dinastia Ch'ing. Vi sono anche 800 pitture giapponesi e un buon numero di notevoli opere di pittura americana di G. De F. Brush, Th. W. Dewing, Ch. Hassam, W. Homer, G. Melchers, J. F. Murphy, Ch. A. Platt, A. P. Ryder, J. S. Sargent, A. H. Thayer, J. H. Twachtman, D. W. Tryon e specialmente di J. A. McNeill Whistler.La Sala del pavone, decorata dal Whistler per F. R. Levland di Londra, è stata trasportata alla Freer Gallery. Tutte le opere sono esposte in modo ammirevole. L'edificio, disegnato da Charles Adams Platt (1918) è un vero gioiello.

In disparte dal gruppo smithsoniano, sul lato occidentale dei prati della Casa bianca, si trova la Corcoran Gallery of Art. Essa fu dotata da William W. Corcoran nel 1869 "per l'istituzione perpetua e l'incoraggiamento delle belle arti". L'edificio fu disegnato da Ernest Flagg. Le raccolte originali, che comprendevano opere di pittura americana e calchi delle più famose sculture del mondo, si è di recente arricchita enormemente, col lascito di W. A. Clark (1925). Questa collezione comprende pitture, disegni di maestri antichi, sculture, ricami, tappezzerie, coperte, vasellame, mobili e vetrate dipinte da finestre.

La Phillips Memorial Gallery, eccellente raccolta privata che contiene dipinti di Goya, E. Delacroix, C. Corot, H. Daumier, P.-A. Renoir e P. Cézanne, è stata aperta al pubblico dall'attuale proprietario.

Il Dumbarton House, a Georgetown, costruito nel 1751 e più tardi modificato, ha subito restauri sotto la direzione di Fiske Kimball ed è mantenuto dalle Dame coloniali d'America come museo della vita domestica nei primi anni d'esistenza degli Stati Uniti.

Il Ford's Theatre, dove nel 1865 fu assassinato A. Lincoln, è stato trasformato in un museo che contiene la Oldroyd Memorial Collection di cimelî lincolniani. Interessanti sono anche l'Army Medical Museum e la National Academy of Sciences, la quale ultima possiede una mostra destinata a illustrare i comuni fenomeni naturali e il progresso delle ricerche scientifiche.

Chiese e monumenti varî. - Le chiese d'interesse storico hanno conservato ben poco del loro carattere originario. La chiesa di S. Giovanni a Georgetown, per esempio, disegnata da B. H. Latrobe (1794) con pianta a croce greca, è stata modificata da aggiunte posteriori. La All Souls' Church, di Ch. A. Coolidge e Shattuck, somiglia a St Martin's in the Fields di Londra. La National Cathedral dedicata ai Ss. Pietro e Paolo, occupa una posizione dominante sul Mount Albans; fu disegnata da Henry Vaughan di Boston e da G. F. Bodley di Londra: è in stile inglese ornato ma con facciata e abside più propriamente in stile francese; è da ultimare nel transetto e nelle campate occidentali della navata. Il santuario dell'Immacolata Concezione, anch'esso ancora incompiuto, riuscirà una costruzione in stile bizantino di vaste proporzioni. Il convento francescano, situato in bella posizione, ha un pregevole giardino nel quale si trovano riproduzioni di santuari famosi, tra i quali la grotta di Lourdes e la cappella della Porziuncola ad Assisi.

Tra gli altri edifici è da menzionare la Union Station, disegnata da D. H. Burnham (1911) e ispirata all'architettura di Roma antica. Presso la stazione, il Palazzo delle Poste, di D. H. Burnham e E. R. Graham (1916) è un bell'edificio di marmo bianco d'ordine corinzio. La sede della Croce Rossa Americana fu disegnata da A. B. Trowbridge e G. Livingstone (1917): vi si notano tre vetrate dipinte di L. C. Tiffany. Il Memorial Continental Hall, fu disegnato da E. P. Casy (1910), e il palazzo della Panamerican Union, da A. Kelsey e da P.-Ph. Cret (1910). Quest'ultimo edificio ha sculture di Isidore Konti, Gutzon Borglum e Solon Borglum.

Il triangolo limitato dalla Constitution Avenue, dalla Pennsylvania Avenue e dalla 15ª strada, comprende i palazzi del Ministero del lavoro, della Commissione per il commercio interstatale, dell'Ufficio del reddito interno e il palazzo degli archivî, di J. R. Pope (1935) dove la "Dichiarazione d'indipendenza" sarà sistemata in un apposito sacrario per il quale Barry Faulkner eseguirà le pitture murali. Vi sono inoltre: il palazzo del Ministero della giustizia, di C. C. Zantziger e A. Borie, e il nuovo palazzo del Ministero delle poste, di W. A. Delano e D. T. Aldrich. L'elenco degli artisti occupati a decorare questi ultimi due edifici comprende: i pittori L. Kroll, Th. H. Benton, E. F. Savage, R. Kent, F. D. Marsh, F. L. Robinson, M. Sterne, H. V. Poor, G. Biddle e J. S. Curry, e gli scultori: W. Zorach, P. Manship e Alice Decker.

Il palazzo del Washington Star è decorato con pitture murali di Frederick Dielman che simboleggiano la composizione del giornale.

Sono da ricordare anche il palazzo della Carnegie Institution e il magnifico Tempio del rito scozzese, di J. L. Pope. Il McLean House, disegnato dal Pope come dimora privata, è ora destinato a sede di uffici amministrativi.

Dintorni. - Fuori dei limiti del Distretto federale si trova la città di Alexandria (Virginia), nella quale si trova la Christ's Church in cui Washington servì da vestryman, e il George Washington National Masonic Memorial. Poche miglia più lontano, a sud del Mount Vernon, si trova la dimora della famiglia Washington (1743), dove sono conservate molte preziose reliquie. Nel terreno della proprietà si trovano le tombe di Washington, di sua moglie e d'altri membri della famiglia. Il Mount Vernon è un sacrario di patriottismo conservato agli Americani dalla Mount Vernon Ladies' Association, la quale, sotto la reggenza di Anna Pamela Cunningham, chiese i fondi per l'acquisto e la conservazione della proprietà.

V. tavv. CXXVII-CXXX.

Bibl.: H. F. Cunningham ed altri, Measured Drawings of Georgian Architecture in the District of Columbia, New York 1914; L. Mumford, Sticks and Stones: a Study of American Architecture and Civilisation, ivi 1924; T. F. Hamlin, The American Spirit in Architecture, New Haven 1926; G. H. Edgell, American Architecture of Today, New York 1928; Ch. Moore, Washington, Past and Present, ivi 1929; F. Kimball, American Architecture, ivi 1928; H. P. Caemmerer, Washington the national Capital, Washington 1932; C. B. Reynolds, Washington: a Handbook for Visitors, New York 1935; M. Bucovich, Washington, D. C., City Beautiful, Filadelfia 1936.

Istituti culturali. - La città è centro importantissimo e ricchissimo di studî. Vi sono cinque università; tra queste la più antica è la Georgetown University, fondata nel 1789 dall'arcivescovo John Carroll di Baltimora (1735-1815) e sviluppatasi in seguito sotto la direzione dei gesuiti. Comprende scuole di arti e scienze, medicina, giurisprudenza, ecc. e possiede una ricca biblioteca. A questa segue, in ordine di data, la George Washington University, fondata nel 1821 come Columbian College dalla Chiesa battista. Riorganizzata più tardi su basi aconfessionali, funziona in modo da servire ai moltissimi studenti adulti che hanno già stabili occupazioni pratiche. Questa università, insieme con lo State College of Washington e tre scuole normali, rispettivamente situate a Bellingham, Ellensburg e Cheney, forma il complesso degl'istituti finanziati dallo stato. Essa comprende: il Junior College, il Columbian College, il Graduate Council e scuole di medicina, giurisprudenza, ingegneria, farmacia, pedagogia, scienze politiche, biblioteconomia, belle arti, una sezione di studenti esterni e corsi estivi. Possiede una biblioteca di 100 mila volumi e pubblica il University Bulletin (trimestrale) e The George Washington University Law Review. La Howard University fu fondata nel 1867, con legge del Congresso, per i Negri e contiene facoltà di arti liberali, pedagogia, scienza applicata, con scuole di musica, teologia, giurisprudenza, medicina (divisa nei rami di medicina, odontoiatria, farmacia). La biblioteca dell'università conta complessivamente circa 83.500 volumi. La Catholic University of America fu fondata nel 1885, sebbene praticamente sia stata istituita solo nel 1889. Essa ha scuole di scienze sacre, diritto canonico, filosofia scolastica, giurisprudenza, arti e scienze, ingegneria, attività sociale. La sua biblioteca contiene complessivamente circa 350 mila volumi. Infine la più recente American University, fondata per iniziativa e con l'appoggio della Chiesa metodista, comprende scuole di arti liberali, laboratorî di biologia, fisica, chimica, psicologia, pedagogia e possiede una biblioteca di 26 mila volumi. Nel campo dell'insegnamento è infine da ricordare il Collegio domenicano dell'Immacolata Concezione, per studî teologici, con una biblioteca di 25 mila volumi e l'archivio dell'ordine domenicano negli Stati Uniti.

Tra gl'istituti di cultura è da menzionare la Carnegie Institution of Washington, fondata nel 1902 con lo scopo di promuovere il lavoro scientifico, le ricerche, le scoperte, anche mediante collaborazione internazionale. Tra i molti importanti istituti scientifici cui questa grande istituzione dà vita, è anche l'osservatorio del Mount Wilson. Si ricordano inoltre: il Carnegie Endowment for International Peace, fondato nel 1910 per promuovere e aiutare ogni azione volta al conseguimento di una pace mondiale; la Smithsonian Institution, per la quale v. smithson, james; la National Academy of Sciences, fondata nel 1863; l'American Council of Learned Societies, fondato nel 1920; la Washington Academy of Sciences, fondata nel 1898 e formata dalla riunione di molte società scientifiche, all'infuori delle quali ne esistono nella città altre 60 circa.

La maggiore di gran lunga tra le biblioteche è la Library of Congress, fondata nel 1800 e ricca di 4 milioni e mezzo di volumi, 1.300.000 carte geografiche, oltre 1 milione e mezzo di pubblicazioni musicali e più di 520 mila tra fotografie, incisioni, ecc. A questa biblioteca è annesso l'ufficio della proprietà letteraria per gli Stati Uniti. Tra le altre biblioteche, assai numerose, sono da rammentare come principalissime: la Public Library of the District of Columbia, fondata nel 1898, con 420 mila volumi, e la biblioteca del Senato, fondata nel 1869, con circa 300 mila volumi.

Numerosi sono anche i musei industriali e scientifici, tra i quali un importante giardino botanico fondato nel 1820.

Storia. - Sino al 1783 la principale sede del Congresso Continentale era Filadelfia, e in seguito tutte le grandi città accamparono la pretesa di diventare la sede del governo. Fin dall'inizio gli Americani hanno avuto per principio quello di non scegliere per le capitali una grande città, al fine di rendere le deliberazioni governative indipendenti dalla pressione popolare. Così, seguendo un'indicazione dello statuto del 1787, gli stati di Virginia e Maryland cedettero un territorio sul Potomac, e nel luglio del 1790 il Congresso nominò una commissione che scelse il sito e nel settembre 1791 diede il nome alla nuova città, che non si trova dunque in nessuno degli stati federali ma in una regione a parte chiamata "distretto di Columbia", contermine con la città. Il maggiore P.-C. L'Enfant (1755-1825) ne disegnò la pianta, l'ingegnere Andrea Ellicott (1754-1820) la misurò. Quando il governo federale vi si trasferì nel 1800 (la prima sessione del Congresso vi fu tenuta nel novembre), era ancora più una palude che una città, e la distruzione per incendio da parte degl'Inglesi (1814) dei principali edifici, sembrava dar forza al movimento per trasferire la capitale altrove. Il territorio era stato di 100 miglia quadrate, ma nel 1846 lo stato di Virginia riebbe la parte (30 miglia quadrate) che aveva ceduto. Durante la guerra civile Washington divenne il vero centro militare del Nord, strenuamente difeso contro i ribelli, che lo minacciarono a varie riprese, segnatamente nel luglio 1864, sempre invano.

Il sobborgo di Georgetown, abitato sin dal 1695, città indipendente sino al 1871, fu aggregato a Washington nel 1878. Nel 1871-74 la forma di governo del distretto fu cambiata e cominciò allora il cosiddetto "Rinascimento" di Washington, che divenne gradualmente la più bella città degli Stati Uniti.

Bibl.: J. C. Proctor, Washington past and present, a history, New York 1930, voll. 4; F. H. Newell, Planning and building the city of Washington, s. l. (ma Washington), 1932; E. S. Kite, L'Enfant and Washington, 1791-92 (Institut français de Washington, Historical documents, cahier III), Baltimora 1929, contiene il progetto del L'Enfant; H. Nicolay, Our capital on the Potomac, New York 1924; A. R. Spofford, The foundation of Washington city, Baltimora 1881; W. Tindall, Origin and government of the District of Columbia, Washington 1903; id., Standard history of the city of Washington, Knoxville 1914; W. B. Bryan, History of the national capital, I, New York 1914; U. S. Grant III, Washington as engineer and city builder, Washington 1931; id., Territorial government of Washington, ivi 1929; H. P. Caemmerer, Washington the national capital, ivi 1932 (71st Cong., 3d sess., Senate Doc. 332), con bibliografia, pp. 721-22; M. M. Kochka, Washington, its early days and early ways, New York 1930; C. Moore, Washington past and present, ivi 1929; E. Early, And this is Washington!, Boston 1934; T. D. Gatchel, Rambling through Washington, Washington 1932; F. M. Fox, Washington D. C. the nation's capital, New York 1929; J. B. Varnum, The seat of government of the United States, a review of the discussions on the site and plans of the federal city, Washington 1854; C. B. Todd, Story of Washington, New York 1889; H. W. Crew, Centennial history of the city of Washington, Washington 1892; Columbia Historical Society, Records, 1894 e segg., ivi; W. B. Bryan, Bibliography of the District of Columbia (56 st Cong., senate Doc. 61), ivi 1900; Glenn Brown, History of the United States Capitol, voll. 2, 1900-03; W. F. Dodd, The government of the District of Columbia, Washington 1909; Taft e Bryce, Washington, the Nation's capital, ivi 1915 (pubbl. dalla National Geographic Society).

Gli accordi di Washington. - Nel luglio 1921 il presidente degli Stati Uniti, Harding, si rivolse in via ufficiosa ai governi della Gran Bretagna, Giappone, Francia, Italia invitandoli a partecipare a una conferenza che avrebbe dovuto avere come oggetto la riduzione degli armamenti navali e contemporaneamente avrebbe dovuto prendere in esame la situazione in Estremo Oriente e la questione del Pacifico. L'11 agosto l'invito fu ripetuto formalmente agli stati già ricordati, più alla Cina. Successivamente furono invitati a Washington - che avrebbe dovuto essere sede della Conferenza - anche il Belgio, il Portogallo e l'Olanda. Gli stati invitati accettarono, sia pure con qualche incertezza, grave soprattutto da parte dell'Inghilterra legata dal patto anglo-giapponese, non ostante l'attitudine ostile verso questo manifestata dai Dominions (Conferenza imperiale del 20 giugno-5 agosto 1921). L'ordine del giorno fu così determinato: I. Limitazione degli armamenti: 1. limitazione degli armamenti navali; 2. regole per il controllo dei nuovi strumenti di guerra; 3. limitazioni degli armamenti terrestri. II. Questione del Pacifico e dell'Estremo Oriente: 1 questioni relative alla Cina; 2. Siberia; 3. isole del Pacifico sotto mandato.

La conferenza si aprì il 12 novembre. Fra i delegati delle principali potenze ricordiamo: Ch. Evans Hugues (Stati Uniti), Arthur James Balfour (Inghilterra), Aristide Briand, René Viviani (Francia), Carlo Schanzer (Italia). Presidente della Conferenza fu eletto Hugues, segretario americano per gli Affari esteri.

Il 14 novembre si riunirono le due commissioni per la limitazione degli armamenti e per le questioni orientali: fu proposta la costituzione di speciali commissioni e sottocommissioni. Proposta approvata nella seconda seduta plenaria (15 novembre). La terza seduta plenaria (21 novembre) va ricordata perché venne posta la questione della limitazione degli armamenti terrestri. La questione, posta da Hugues e caldamente appoggiata dal delegato italiano on. Schanzer, trovò irriducibili ostilità da parte della Francia, tanto che si dovette rinunciare a giungere a un accordo su questo argomento. Mentre si rinvia alle voci disarmo; cina; pacifico per un inquadramento delle decisioni di Washington nel complesso quadro storico delle singole questioni, daremo qui di seguito un sunto delle più importanti decisioni in merito ai singoli argomenti.

Riduzione degli armamenti navali. - L'accordo fu sottoscritto nella seduta del 6 febbraio 1922 dagli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia e Giappone.

Nel progetto da essi elaborato gli Stati Uniti proponevano: a) di limitare i loro armamenti radiando le navi di linea in costruzione e le navi da battaglia antiquate, impegnandosi, nei riguardi delle costruzioni di tali unità maggiori, a prendere e a rispettare una "vacanza navale" (naval holiday) della durata di un decennio; b) di autorizzare, trascorso questo periodo, la sostituzione delle sole navi di linea di più di vent'anni di vita, con unità di dislocamento non superiore alle 35.000 tonnellate e fino a un massimo di tonnellaggio globale per ciascuna marina nella proporzione di 5 all'Impero Britannico, 5 agli Stati Uniti d'America e 3 al Giappone. Per l'Italia e la Francia - che fin dal 1915 avevano sospeso la costruzione delle grandi navi uscendo dalla gara degli armamenti - il progetto americano non fissava alcuna cifra: si affermava che le condizioni nelle quali si trovavano le due marine in conseguenza della guerra, consigliavano a rimandare al seguito della Conferenza la discussione del tonnellaggio da assegnare alle stesse. Il progetto americano proponeva inoltre come tonnellaggio globale degl'incrociatori e delle siluranti il 90% del tonnellaggio globale delle navi di linea; per i sommergibili il 18%; per le navi porta-aerei il 16%. Non era prevista "vacanza" per queste unità minori.

Durante le discussioni il Giappone fece una vivace opposizione al progetto poiché riteneva insufficiente la quota del 60% a lui assegnata nei confronti del tonnellaggio americano e inglese: fatto che - oltre al resto - avrebbe significato per il Giappone il sacrificio della sua nave da battaglia Mutsu di recente costruzione. Anche la Francia fece serie difficoltà per accettare la parità navale con l'Italia.

Il trattato sottoscritto ripete nelle sue grandi linee il progetto americano con questo che non fu possibile raggiungere un accordo sulle cifre del tonnellaggio del naviglio leggiero e dei sommergibili.

Il trattato si compone di 24 articoli raggruppati in tre parti. Per quanto riguarda le navi di linea (ritenendosi tale agli effetti del trattato ogni nave da guerra, che non sia nave porta-aerei, di dislocamento superiore alle 10.000 tonnellate e armata con cannoni di calibro superiore ai 203 mm.) il trattato fissava come segue il numero e il tonnellaggio delle navi già esistenti e che potevano essere conservate:

Nei riguardi della Francia e dell'Italia queste cifre comprendono anche le antiquate "pre-dreadnoughts"; per l'Italia anche la Leonardo da Vinci. Il trattato fissa poi le norme per la radiazione di tutte le altre navi maggiori, sia in servizio, sia in costruzione. Ciò importava la radiazione delle seguenti grandi unità:

Il trattato non impone all'Italia e alla Francia di demolire alcuna nave, giacché ciascuna di queste potenze da tempo aveva provveduto alla radiazione di quattro navi di linea in costruzione.

Le potenze si impegnavano ad abbandonare i loro programmi di costruzione e a non costruire in avvenire navi di linea se non in sostituzione di quelle che avrebbero raggiunto il convenuto limite di età (20 anni dalla data di entrata in servizio). Il trattato concedeva agli Stati Uniti d'America di completare due navi di linea allora in costruzione, ma era fatto obbligo, all'entrata in servizio delle medesime, di radiare due delle unità che gli Stati Uniti erano autorizzati a conservare. Similmente era concesso all'Impero Britannico di costruire due nuove navi di linea, con impegno di radiarne quattro delle esistenti allorché quelle fossero state ultimate.

Salvo queste eccezioni l'America, l'Impero Britannico e il Giappone non potevano impostare navi di linea, prima del 1931, mentre l'Italia e la Francia erano autorizzate a riprendere la costruzione di navi maggiori fin dal 1922 e a modificare, se lo desiderassero, l'armamento principale e il sistema protettivo delle unità che allora possedevano. Per evitare la possibilità che una nave radiata potesse venire riutilizzata a scopi bellici, il trattato stabiliva come doveva operarsi la radiazione.

Il trattato stabiliva che in futuro il tonnellaggio globale delle navi di linea avrebbe dovuto limitarsi a 525.000 tonn. inglesi per l'Impero Britannico e per gli Stati Uniti d'America rispettivamente, a 315.000 tonn. per il Giappone e a 175.000 rispettivamente per la Francia e per l'Italia: vale a dire era stabilita la parità tra le flotte inglese e americana e tra l'italiana e la francese, e il rapporto di un terzo tra queste e quelle. Le potenze contraenti si impegnavano a non acquistare né costruire entro i limiti della loro giurisdizione navi di linea di dislocamento standard superiore a 35.000 tonn. inglesi, ossia a 35.560 tonn. metriche, né ad armare le navi stesse con cannoni di calibro superiore ai 406 mm.

Circa le navi porta aerei il trattato determinava il tonnellaggio globale: di 135.000 tonnellate inglesi rispettivamente per l'Impero Britannico e per l'America, di 81.000 tonn. per il Giappone e di 60.000 tonn. rispettivamente per la Francia e per l'Italia. Il dislocamento standard limite per le unità di questa classe era fissato a 27.000 tonn. inglesi.

Disposizioni speciali del trattato si riferiscono al naviglio minore. Come s'è già accennato, le proposte fatte dal governo americano per la limitazione del tonnellaggio globale di queste classi di navi e per la durata della loro vita non furono accettate; ma fu tuttavia convenuto che, eccezione fatta per le navi di linea e per le navi porta aerei, nessuna nave da guerra potesse essere acquistata dalle potenze contraenti né costruita entro le rispettive giurisdizioni con un dislocamento standard superiore alle 10.000 tonn. inglesi. Questa limitazione non doveva applicarsi alle navi ausiliarie non combattenti adibite in tempo di pace a servizî navali o al trasporto di truppe.

Nei riguardi dei terzi il trattato stabilisce che nessuna nave da guerra costruita entro la giurisdizione delle potenze contraenti per una potenza non contraente possa oltrepassare i limiti di dislocamento e di armamento prescritti per navi similari delle potenze contraenti.

Nell'eventualità di guerra è vietato alle potenze contraenti di adoperare a scopo bellico le navi da guerra in corso di costruzione entro la loro giurisdizione per una qualsiasi altra potenza. È vietato alle potenze di cedere, vendere o altrimenti trasferire una qualsiasi nave da guerra in maniera che essa possa divenire nave da guerra nella marina di una potenza estera.

Il capitolo terzo contiene disposizioni diverse circa l'entrata in vigore, la durata e l'eventuale sospensione o denuncia del trattato. Il trattato doveva rimanere in vigore fino a tutto il 1936. In mancanza di denuncia, due anni prima di questa data, da parte di una delle potenze contraenti, il trattato avrebbe dovuto rimanere in vigore fino allo spirare del biennio successivo alla denuncia presentata da una delle potenze.

Impiego dei sottomarini e dei gas asfissianti durante la guerra. - L'accordo fu sottoscritto dalle 5 nazioni il 6 febbraio 1922. Durante le discussioni fu avanzata da Balfour, delegato inglese, la proposta della completa abolizione dei sottomarini. Hugues (Stati Uniti) propose anche per questi una riduzione. L'opposizione dei delegati italiano e francese fece naufragare ogni proposta in questo senso. Ma il 26 dicembre 1922, la delegazione americana presentava un progetto di convenzione regolante l'uso dei sottomarini in caso di guerra, progetto che, con radicali emendamenti, divenne il testo del trattato sottoscritto.

Il trattato conferma, primieramente (articolo 1), il diritto del belligerante di visitare, catturare e distruggere una nave mercantile, sottoponendo l'esercizio di esso alle sole condizioni: a) di non catturare senza aver prima ingiunto alla nave di sottoporsi alla visita e alla perquisizione a bordo; b) di non procedere all'attacco, se non nel caso in cui la nave si rifiuti di subire la visita o di seguire la rotta indicatale; c) di non procedere alla distruzione della nave, senza prima porre in salvo l'equipaggio e i passeggeri. Le potenze firmatarie riconoscono inoltre (art. 4) che è praticamente impossibile l'uso dei sottomarini per la distruzione del commercio senza violare i principî universalmente accolti dalle nazioni civili per la protezione della vita dei neutrali e dei non combattenti; e affinché sia universalmente riconosciuto, come facente parte del diritto delle genti, il divieto di adoperare i sottomarini per la distruzione del commercio, conv engono di considerarsi legate tra loro da questo divieto e invitano tutte le altre nazioni ad aderire all'accordo. Il trattato contiene inoltre (art. 5) una sanzione contro l'uso, in guerra, dei gas asfissianti o tossici, e di materie simili.

Il 4 febbraio fu votata inoltre una risoluzione che stabilì la costituzione di una commissione fra le cinque grandi potenze per studiare se e quali nuove regole dovessero disciplinare l'uso dei nuovi mezzi di guerra introdotti dopo la conferenza dell'Aia del 1907.

Pacifico. - Il trattato del 13 dicembre 1921, con annessa una dichiarazione e un trattato supplementare, concerne gli stati aventi possessi insulari nell'Oceano Pacifico e cioè: gli Stati Uniti d'America, la Francia, il Giappone e la Gran Bretagna. Con la sua entrata in vigore doveva decadere l'accordo anglo-giapponese di Londra del 13 luglio 1911. La clausola fondamentale dell'accordo (art.1) stabilisce che: "le alte parti contraenti convengono, per ciò che le concerne, di rispettare i loro diritti relativi ai loro possessi insulari come anche i loro dominî insulari nella zona dell'Oceano Pacifico". Nei possessi (cfr. la Dichiarazione annessa al trattato) sono comprese anche le isole sottoposte a mandato. Per il Giappone (cfr. il Trattato supplementare) le espressioni "possessi insulari" e "dominî insulari" usate nel trattato si riferiscono esclusivamente alla parte sud dell'isola di Sachalin, a Formosa, alle isole Pescadores e alle isole sotto mandato giapponese.

Cina. - I desiderata cinesi furono presentati - formulati in 10 punti - dalla delegazione cinese il 16 novembre 1921. Per quanto l'ordine del giorno della Conferenza prevedesse una completa sistemazione di tutti i problemi cinesi, si stipularono solo due trattati (tutti e due firmati il 6 febbraio). Col primo - firmato da Stati Uniti, Belgio, Impero Britannico, Cina, Francia, Italia, Giappone, Olanda e Portogallo - le potenze firmatarie, esclusa la Cina, convengono: 1. di rispettare tanto la sovranità e l'indipendenza quanto l'integrità territoriale e amministrativa della Cina; 2. di offrire alla Cina la possibilità di assicurarsi il permanente vantaggio di un governo stabile e fattivo; 3. di far di tutto per stabilire e mantenere sul territorio cinese il principio della parità di favore per tutte le nazioni in ordine al commercio e all'industria; 4. di astenersi dal trarre vantaggio dalle condizioni in Cina per assicurarsi diritti o privilegi speciali suscettibili di ledere diritti di sudditi di stati amici, e di astenersi dal favorire qualsiasi azione che costituisca minaccia per la sicurezza dei detti stati amici. All'articolo secondo, le potenze convengono di non partecipare ad alcun trattato o accordo, sia fra di loro, sia separatamente o collettivamente fra la Cina e più potenze, che contraddica ai su esposti principî.

Col secondo trattato, firmato dagli stessi paesi, fu regolata la questione della revisione delle tariffe doganali cinesi in modo da creare delle entrate addizionali destinate a far fronte ai bisogni del governo cinese e in pari tempo a preparare la via all'attuazione del principio di uniformità dei diritti di dogana su tutte le frontiere terrestri e marittime della Cina.

Il 4 febbraio 1922 fu regolata, con un trattato fra la Cina e il Giappone, la questione dello Shan-tung, attribuito dal trattato di Versailles al Giappone e, in forza del trattato di Washington, retrocesso alla Cina.

Risoluzioni minori. - Oltre ai trattati principali, la Conferenza (sedute del 10 dicembre, 1 e 4 febbraio) adottò 13 "risoluzioni" delle quali due (I e II) - già ricordate - relative alla formazione di una commissione di giuristi per studiare le modificazioni da apportare alle leggi della guerra; una (III) concernente la vendita delle navi prima della ratifica del trattato limitante gli armamenti navali; dieci (IV-XIII) regolanti varie questioni relative alla Cina.

Ratifiche e denuncie. - Il trattato della limitazione degli armamenti fu perfezionato con la ratifica di tutte le potenze il 28 luglio 1923. Fu denunciato dal Giappone il 29 dicembre 1934. Il trattato sull'uso dei sottomarini e dei gas e quelli relativi alla Cina furono ratificati il 9 giugno 1923 da tutte le potenze meno la Francia. La Francia ratificò i trattati sulla Cina il 20 luglio 1925. La Norvegia aderì il 23 settembre 1925 al trattato sulle tariffe doganali cinesi e il 13 novembre 1925 al trattato sulla politica in Cina. La Danimarca e la Svezia aderirono agli stessi trattati il 27 agosto 1925 e l'11 settembre 1925.

Bibl.: Gli Atti della Conferenza sono stati pubblicati a cura del governo degli Stati Uniti, in due volumi, Conference on the limitation of armament - Conférence de la limitation des armements, Washington 1922. Nel primo volume sono compresi tutti gli atti, dalle lettere d'invito alle potenze ai protocolli e alle risoluzioni, eccetto i verbali delle sottocommissioni, che sono compresi nel secondo volume. Nello stesso anno il governo canadese pubblicò il rapporto del suo delegato (Conference on the limitation of armement, helt at Washington, ecc., Ottawa 1922). Nel 1923 il governo francese dedicò alla conferenza un libro giallo (Documents diplomatiques, Conférence de Washington, juillet 1921-fèvrier 1922, Parigi 1923). Vedi inoltre: R. L. Buell, The Washington Conference, Londra 1922; L. Archimbaud, La Conférence de Washington, Parigi 1923; F. Evoli, La Conferenza di Washington, in Vita italiana, 15 novembre 1921, pp. 303-99; K. K. Kawakami, Le problème du Pacifique et la politique japonaise, Parigi 1924; A. Révész, La Conferencia de Washington y el problema del Pacífico, 2ª ed., Madrid 1922; M. Sullivan, The great adventure at Washington. The story of the Conference, Londra 1922; L. Vitetti, La conferenza di Washington, Roma 1923; A. Giannini, Gli accordi di Washington, ivi 1924; H. Ichihashi, The Washington Conference, Stanford (Cal.) 1928; A. Jacquemart, La Conférence de W., Parigi 1922; inoltre gli articoli Chine. Désarmement naval e Pacifique del Dictionnaire diplomatique, pubblicato dall'Académie diplomatique internationale.