Viterbo

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Comune del Lazio settentrionale (406,23 km2 con 65.911 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. La città è situata a 326 m s.l.m., su un piano ondulato dove vengono a contatto i prodotti vulcanici dei Monti Volsini e dei Monti Cimini. Il centro storico è compreso all’interno di una cinta muraria e, nonostante i gravissimi danni recati dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, ha mantenuto in varie parti un suggestivo aspetto medievale. L’espansione extra moenia, avviata già verso la fine degli anni 1920, quando V. divenne capoluogo di provincia, e inizialmente diretta quasi esclusivamente verso E, è avvenuta soprattutto dopo il 1950, in corrispondenza di un notevole incremento demografico; lo sviluppo ha interessato in particolare le direttrici dei principali assi stradali, e cioè le vie Cassia (sia verso N sia verso S), Cimina (a SE) e Ortana (a E). La tendenza demografica positiva si è confermata nei decenni successivi (+4,6% tra il 1991 e il 2008). Notevole il fenomeno del pendolarismo verso la capitale.

A lungo mercato agricolo e capoluogo di una provincia marcatamente rurale, a partire dagli anni 1960 V. si è venuta caratterizzando soprattutto come sede di attività terziarie (commerciali, creditizie, amministrative). Poco rilevanti le industrie (alimentari, dei laterizi, per lo più concentrate nella periferia settentrionale). Alla fine degli anni 1970 è stata istituita l’Università della Tuscia, che si distingue per la presenza di una facoltà di Conservazione dei beni culturali. Il patrimonio artistico della città, le terme solfuree e le attrattive paesaggistiche dei dintorni rendono V. una frequentata meta turistica.

La prima menzione di un Castrum Viterbii è della fine del 7° secolo. Il luogo acquistò importanza nell’11° sec.; nel 1167 V. ottenne molti privilegi da Federico Barbarossa. Nel 1207 Innocenzo III vi riunì un grande Parlamento; nel 1210 la città resistette a un assedio di Ottone IV. Approfittando delle lotte tra le famiglie dei Gatti, guelfi, e dei Tignosi, ghibellini, Federico II nel 1240 s’impadronì della città. Insorta nel 1243 contro il presidio imperiale, V. fu assediata senza successo; ma nel 1247 i ghibellini imposero alla città la dedizione all’imperatore. Morto Federico, V. tornò alla Chiesa. Nel 1257 vi si rifugiò Alessandro IV, in lotta con i Romani e con Manfredi, e da allora fino al 1281 i papi vi soggiornarono quasi sempre. Furono eletti a V. i pontefici da Urbano IV a Martino IV, tranne Innocenzo V. Fu quello il periodo di maggior floridezza della città, cui seguì una graduale decadenza. Nel 14° sec. V. fu disputata fra i Gatti e i Prefetti di Vico. Verso la metà del secolo Giovanni di Vico estese la sua signoria a quasi tutta la Tuscia romana, ma nel 1354 fu spodestato dal cardinale Albornoz. I Vico signoreggiarono ancora sulla città con Francesco (1375-87) e con Giovanni di Sciarra (1391-96), ma nel 1435 il cardinale Vitelleschi fece decapitare l’ultimo rappresentante della famiglia, Giacomo di Vico, e stabilì definitivamente a V. il governo della Chiesa. Clemente VII nel 1524 e Paolo IV nel 1536 ridussero l’autonomia comunale e pacificarono definitivamente la città. L’11 settembre 1860 V. insorse contro il governo pontificio; fu occupata dalle truppe italiane il 12 settembre 1870.

Dell’antica città sussistono solo pochi tratti di mura, forse etrusche. Nelle vicinanze vi sono cospicui resti di impianti termali romani. L’aspetto medievale di V. è dovuto agli edifici principali, alle fontane, ai chiostri e alla particolare orografia. Cinta di mura (13°-15° sec.), V. possiede alcune grandi chiese romaniche con schema basilicale e decorazioni architettoniche di tipo lombardo ma intensamente classicheggianti: S. Sisto (9°-13° sec.); S. Giovanni in Zoccoli (11° sec.); S. Maria Nuova (11° sec.); la Cattedrale (12° sec.). Tra le chiese del periodo gotico: S. Francesco (1236, rimaneggiata, con monumenti funebri di stile gotico); S. Maria della Verità (12° sec., rifatta nel 14°-15° sec.). Intensa l’architettura civile (13°-14° sec.); esempi originali: Palazzo Papale e l’attigua loggia (1267); Palazzo degli Alessandri e la Casa Poscia; la Fontana Grande (1279). Nel 15° sec. furono edificati il Palazzo Farnese e quello Chigi e nel 16° il Palazzo Comunale (cortile del 17° sec.). Il santuario di S. Rosa fu ricostruito nel 19°-20° secolo. Appena fuori delle mura è la chiesa di S. Maria in Gradi (13° sec., rifatta nel 18°, chiostro del 1268); nei dintorni il santuario di S. Maria della Quercia (1470-1525). Negli ambienti conventuali e nel chiostro gotico di S. Maria della Verità ha sede il Museo Civico; nella Rocca Albornoz (metà 14° sec., ristrutturata) è il Museo archeologico nazionale.

Conclave di V. Vi fu eletto papa Gregorio X (Tebaldo Visconti); durò 2 anni e 10 mesi e finì solamente nel 1271, quando Raniero Gatti, capitano del popolo, dopo aver rinchiuso i cardinali nel Palazzo Papale, su consiglio di s. Bonaventura, fece scoperchiare il tetto della sala di riunione e diminuire i viveri ai prigionieri.

Provincia di V. (3615 km2 con 309.795 ab. nel 2020, ripartiti in 60 Comuni) Il territorio comprende tutta la parte occidentale dell’Alto Lazio, fra il Tirreno e il Tevere. Procedendo verso l’interno vi si distinguono: il lembo meridionale della Maremma; un’ampia zona mediana caratterizzata dai Monti Volsini e Cimini e dalla sezione più settentrionale dei Sabatini; il versante destro della valle del Tevere. Il clima è di tipo mediterraneo, ma le temperature invernali si vanno progressivamente abbassando verso l’interno e parallelamente aumenta la piovosità. Gli elementi idrografici principali sono i laghi vulcanici di Bolsena e di Vico e il Tevere.

Anche l’andamento demografico della provincia si presenta costantemente positivo, con un incremento del 11,5% tra il 1991 e il 2008. La popolazione si concentra nel capoluogo e nei centri principali (Civita Castellana, Tarquinia, Montefiascone, Vetralla). L’agricoltura, che ha conservato un peso maggiore rispetto al resto del Lazio, si presenta varia, in alcuni casi con coltivazioni specializzate (notevole quella del nocciolo nell’area cimina), in altri con cerealicoltura estensiva. Molto modesta è l’attività manifatturiera, fondata essenzialmente su piccole industrie alimentari, ceramiche, dei laterizi, dei mobili; discretamente sviluppate sono invece le attività terziarie (commerciali, turistiche e impiegatizie, queste ultime esercitate spesso a Roma). In costante incremento l’attività turistica, soprattutto nel capoluogo, nelle zone dei laghi e sui Monti Cimini.

Viterbino Denaro di mistura coniato a V. nella seconda metà del 13° sec., quando la città era sede della curia pontificia.

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