VICHINGHI

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

VICHINGHI

K. Bornholdt

Popolazioni danesi, svedesi e norvegesi che nell'Alto Medioevo abitavano l'Europa settentrionale, note anche come Normanni (v.); il termine V. veniva utilizzato per definire i predoni scandinavi, soprattutto norvegesi.

Il concetto di 'età vichinga' venne introdotto nel tardo sec. 19°, ma la scienza moderna circoscrive i limiti cronologici in maniera leggermente differente a seconda della specifica disciplina. Sulla base delle fonti scritte, gli storici normalmente assumono il 793 (anno dell'incursione contro il monastero inglese di Lindisfarne) come l'inizio e il 1066 (battaglie di Stamford Bridge e Hastings e successiva conquista normanna) come la fine del periodo vichingo. Gli archeologi e gli storici dell'arte accettano queste date storiche, ma fanno rilevare l'esistenza di una continuità nella cultura materiale vichinga dal 750/775 fino al 950/975 e da questi anni fin dentro il 12° secolo. Nella storia dell'arte e in archeologia l'epoca viene normalmente trattata secondo un modello tripartito: i periodi protovichingo (750/775-875), mediovichingo (ca. 875-975) e tardovichingo (975-1100/1125).

Le prime scorrerie dei V. seguirono probabilmente le principali rotte commerciali. I reperti archeologici in Scandinavia, nel Baltico orientale e nell'Europa continentale provano che il flusso commerciale non era mai stato interrotto durante i secoli bui e, nel sec. 8°, sembra fosse particolarmente florido. In Scandinavia vennero fondati, durante il sec. 8° e all'inizio del 9°, importanti centri commerciali: Ribe e Hedeby (Haithabu) nello Jutland (Danimarca), Birka sul lago Mälaren (Svezia) e Kaupang nel Vestfold (Norvegia).La tecnologia nel campo della costruzione delle navi era molto sviluppata presso i V. ben prima che iniziassero le loro incursioni, com'è attestato sia dalle stesse scorrerie sia dal ritrovamento della nave di Oseberg (Oslo, Vikingskipshuset Mus.), datata all'820 in base all'analisi dendrocronologica. Nella prima metà del sec. 9° le incursioni sembra venissero condotte da un numero ridotto di imbarcazioni, con azioni di disturbo, ma la prima, diretta contro il monastero di Lindisfarne, sulla costa della Northumbria, è ricordata nel 793 e fu seguita, l'anno successivo, da una scorreria ai danni di un altro monastero, probabilmente Jarrow o Wearmouth; successivamente l'Inghilterra sembra essere stata trascurata fino agli anni trenta del 9° secolo. Le aggressioni ai monasteri irlandesi cominciarono nel 795 e ne sono ricordate altre otto o dieci prima che gli Scandinavi svernassero per la prima volta nell'840 e che, l'anno seguente, costruissero il loro primo insediamento. Le incursioni sul territorio dell'impero carolingio, documentate a partire dal 799, si concentrarono sulla costa della Frisia e sembra avessero come principale obiettivo le città mercantili di Dorestad e Quentovic.

Nel periodo mediovichingo, a partire dalla metà del sec. 9°, sembra che le scorrerie avessero cambiato caratteristiche: i V. cominciarono a trascorrere gli inverni in Irlanda e nel territorio franco negli anni quaranta e in Inghilterra negli anni cinquanta del sec. 9°; da allora in poi flotte meglio organizzate di navi, con contingenti armati guidati dai loro capi, risalivano i fiumi saccheggiando le campagne ed estorcendo a città e monasteri considerevoli quote di riscatto, mentre risalgono soprattutto alla seconda metà del sec. 9° le caratteristiche devastazioni operate dai V. su larga scala e i primi insediamenti in Europa occidentale. In Inghilterra la 'grande armata' (micel here) arrivò nell'866 dalla Francia, conquistando nel corso della decade successiva gran parte dell'area settentrionale della regione; l'accordo di pace stipulato nell'866 tra il re del Wessex Alfredo il Grande (871-899) e il capo vichingo Guthrum I (m. nell'890) istituiva un'area scandinava di insediamento (Danelaw) comprendente l'Anglia orientale e parti della Mercia. La dominazione, comunque, fu breve e negli anni compresi tra il 902 e il 937 la maggior parte dell'Inghilterra venne riconquistata sotto il comando del re del Wessex, sebbene York sia rimasta agli Scandinavi fino al 954. Nel 911, al condottiero Rollone (m. nel 931 ca.) e ai suoi uomini venne data una parte dell'od. Normandia, territorio che i suoi successori gradualmente ampliarono fino a costituire il ducato dal quale, nel sec. 11°, sarebbero state conquistate l'Inghilterra e l'Italia meridionale. Sembra che, nelle zone dell'Europa occidentale nelle quali si stabilirono, gli Scandinavi divenissero cristiani, integrandosi in modo relativamente rapido nella società locale.Nel periodo mediovichingo vennero anche colonizzate nuove terre: le isole Faer Öer e l'Islanda (870-930), principalmente dalla Norvegia, ma numerosi coloni conosciuti provenivano dalla Svezia, dall'Irlanda e forse anche dalle Shetland. Dall'Islanda prese avvio, dal 985, la colonizzazione della Groenlandia, che, a sua volta, colonizzò per breve tempo l'isola di Terranova all'incirca dall'anno Mille.

Entro la metà del sec. 10° i paesi dell'Europa occidentale riuscirono ad arginare gli attacchi dei V., che ripresero però nel 980, diretti quasi esclusivamente contro l'Inghilterra e condotti tramite grandi flotte sotto il comando di re scandinavi o di capi che rivendicavano il titolo regio. Lo scopo principale sembra essere stato all'inizio l'estorsione del danegeld, probabilmente in parte derivato dalla necessità da parte dei V. di trovare una fonte alternativa per l'argento, dopo che era cessata l'importazione dalle miniere arabe intorno al 975.

Dal 1009 il re danese Sven Tveskæg (986-1014) portò una serie di attacchi consecutivi all'Inghilterra, conquistandola nel 1013; alla sua morte, il figlio Canuto il Grande (m. nel 1035) continuò la politica del padre e riuscì a confermarsi re degli Inglesi nel 1016, acquisendo anche la corona danese nel 1018-1019. Egli intendeva probabilmente estendere il proprio dominio su tutti i paesi scandinavi: nel 1028 venne infatti proclamato re di parte della Norvegia ed era probabilmente riconosciuto come sovrano anche in parte della Svezia. Questo vasto dominio non poteva tuttavia rimanere integro e si smembrò nel 1034, prima della morte di Canuto, ma tale regno inglese aveva preparato il terreno per le rivendicazioni che nel 1066 condussero alle battaglie di Stamford Bridge e di Hastings e alla conquista normanna.L'impatto degli Scandinavi nell'Europa occidentale mostra marcate differenze geografiche. A parte i toponimi e alcune sepolture isolate, non vi sono reperti del periodo vichingo né risulta alcun influsso dell'arte vichinga in Normandia o in Bretagna, né in altre zone della Francia; le sepolture scandinave non sono numerose neppure in Inghilterra, dove appartengono per la maggior parte al sec. 9°, attestando che la popolazione si era rapidamente integrata. Se durante gli anni delle scorrerie e della guerra la produzione artistica scomparve sia nel Nord sia nel Sud dell'Inghilterra, con l'inizio del sec. 10° si sviluppò una nuova arte anglo-scandinava nel Nord, caratterizzata peraltro dall'adozione di motivi e temi iconografici sconosciuti in precedenza a entrambe le culture. Sulle isole occidentali e sull'isola di Man gli elementi scandinavi del primo sec. 10° vennero assorbiti, entro la fine del secolo, in una cultura mista scandinavo-celtica. Le città vichinghe della costa irlandese mostrano ugualmente - a giudicare dagli annali e dai manufatti rinvenuti in scavi a Dublino - una cultura a doppia radice entro la fine del 10° secolo. Nel tardo sec. 11° il tipo scandinavo di ornamentazione svolse un certo ruolo nella fase di rinascita dell'arte irlandese, fenomeno che tuttavia non appare possibile ricollegare a nuclei di popolazione di origine scandinava.

L'insediamento dei V. in Russia, legato soprattutto agli Svedesi e finalizzato, sembra, principalmente al commercio, condusse a risultati decisamente diversi rispetto all'Europa occidentale. I più antichi resti di una cultura mista scandinavoslava sono stati rinvenuti negli strati archeologici di sec. 8° degli scavi condotti a Staraja Ladoga, situata nel punto di accesso ai corsi d'acqua russi provenendo dal Baltico; altri insediamenti scandinavi vennero fondati durante il sec. 9°: in particolare Novgorod sul Volkhov e Kiev sul Dnepr, in direzione del mar Nero e di Bisanzio. Le principali città erano governate da personaggi di discendenza scandinava oppure mista scandinavo-slava; il graduale passaggio dal predominio etnico scandinavo a quello slavo è rivelato però dal cambiamento di nome dei principi di Kiev, intorno alla metà del 10° secolo. Quando il principe Vladimiro I (980-1015) si convertì al cristianesimo nel 988 divenne dominante l'influenza di Bisanzio, che sul piano culturale si sostituì gradualmente all'elemento scandinavo. L'insediamento e il commercio dei V. in Russia sembra che si siano svolti per lo più pacificamente. L'emergere di uno Stato russo nel sec. 11°, sotto l'egemonia di Kiev, appare come il diretto risultato della commistione di elementi slavi, scandinavi e bizantineggianti. Nel periodo tardovichingo, un certo numero di mercenari scandinavi servì nell'esercito imperiale bizantino come parte della c.d. guardia dei Variaghi, cioè il corpo di guardia dell'imperatore bizantino. Il più noto dei suoi comandanti fu Aroldo Haardraade, in seguito re di Norvegia (1047-1066), che trascorse a Bisanzio gli anni compresi fra il 1034 e il 1043. Nonostante i molti legami con Costantinopoli e con le aree della Russia soggette all'influsso bizantino, non vi sono indicazioni che l'arte bizantina o la cristianità ortodossa abbiano avuto un qualche riflesso nella Scandinavia del sec. 11°, così come non è possibile identificare un influsso artistico slavo.A parte l'intervallo anglo-danese, lo sviluppo politico in Scandinavia procedette in sincronia con quello dell'Europa occidentale: nei secc. 8°-9°, il governo fu esercitato probabilmente da capi che lasciavano che le regioni venissero dominate dai clan locali, mentre nel 10° i sovrani ricondussero sotto il proprio potere più vasti territori; entro il 1066 risultano grosso modo definiti i confini degli od. stati scandinavi.Probabilmente, la più importante innovazione nella società scandinava è costituita dalla fondazione di mercati e di città. Dall'età delle Migrazioni fino al periodo vichingo, Helgö, sul lago Mälar, nella Svezia centrale, aveva mantenuto contatti commerciali con località a grande distanza ed era stato un centro di mestieri specializzati, compresa la lavorazione del metallo. Centri di commercio stabile vennero creati - probabilmente su iniziativa reale - con il mercato di Ribe sulla costa occidentale dello Jutland, all'inizio del sec. 8°, seguita da Hedeby, sul mar Baltico, nello Jutland meridionale, da Birka, sul lago Mälar, e da Kaupang, sul fiordo di Oslo, intorno all'800. Queste città vennero trasferite in nuovi siti intorno agli anni 975-1000, e gli scavi condotti nei siti originari hanno portato a nuove ed estese conoscenze su economia, commercio, alimentazione, salute, prassi costruttive e mestieri. Sceattas frisoni negli strati archeologici più antichi, a Ribe, dimostrano che esse venivano usate in quella città dai commercianti; all'inizio del sec. 9° le monete di Dorestad nei Paesi Bassi vennero copiate da Hedeby nel primo conio scandinavo. La prima monetazione scandinava - che non divenne stabile fino al sec. 11°, al tempo di Canuto il Grande, Aroldo Haardraade di Norvegia e Olaf Eriksson Skötkonung (980-1021/1022) di Svezia - fu esemplata sul modello anglosassone. Su iniziativa regia vennero fondate, intorno all'anno Mille, nuove città: per es. Sigtuna in Svezia, Trondheim e Oslo in Norvegia. Aarhus, Odense, Ribe e Lund in Danimarca vennero tutte fondate ben prima del 948.La costruzione di navi era il mestiere principale nel periodo vichingo. Per le navi da guerra e da carico, la capacità di tenere il mare era alla base sia delle scorrerie sia dei commerci e delle scoperte. Uno stadio precoce delle navi costruite a fasciame sovrapposto, che potevano soltanto essere condotte a remi, è rappresentato dalla nave di Nydam (Schleswig, Archäologisches Landesmus.), del periodo delle Migrazioni. Sia le c.d. pietre istoriate (800 ca.), dell'isola di Gotland, sia la nave di Oseberg mostrano che la combinazione di navigazione a vela e a remi era stata istituita ben prima dell'800. La nave di Gokstad (Oslo, Vikingskipshuset Mus.), costruita nel 905 ca., come ha dimostrato l'analisi dendrocronologica, non presenta decorazione intagliata ma le sue forme costruttive sono esteticamente eccezionali; la diffusione di questo tipo di imbarcazione ne dimostra inoltre le sue qualità tecniche.Lo sviluppo delle arti decorative nei paesi nordici (v. Animalistici, Stili) aiuta a particolareggiare il disegno storico di base. Molte innovazioni possono essere connesse alle rotte commerciali, agli insediamenti e, ovviamente, alla conversione al cristianesimo. La decorazione costituisce l'asse portante della cronologia, le cui linee principali hanno recentemente ricevuto una sostanziale conferma dalla dendrocronologia. Con alcune importanti eccezioni, lo sviluppo stilistico sembra essere il frutto di tradizioni indigene e innovazioni formali. Gli unici due motivi iconografici che contavano su una tradizione ininterrotta erano l'animale nastriforme - creato in Scandinavia intorno al 500 e in uso fino al 1100 ca. - e la maschera, che dominò l'arte vichinga tra 800 e Mille. La maggior parte degli altri motivi, di valore innovativo, venne introdotta sulla base di modelli dell'Europa occidentale e risulta diffusa soltanto in determinati periodi.

La decorazione protovichinga iniziò con un certo numero di innovazioni nell'ultima generazione dell'8° secolo. L'elemento indigeno consiste di motivi zoomorfi dello stile animalistico III E. Gli animali sono tipicamente modellati a nastro, con corpi che si gonfiano e si assottigliano, frequentemente tagliati da ampie aperture e con una marcata contrazione che separa i due fianchi rigonfi. Le stesse botteghe adoperarono animali e volatili seminaturalistici copiati probabilmente da modelli franchi. Nella maggior parte dei casi essi erano stilizzati con linee rigonfie, corpi disarticolati ed elementi intrecciati del III stile. Il c.d. animale a zampe prensili (Greiftier) venne introdotto in questa fase: derivato probabilmente dall'animale, simile allo scoiattolo, che abitava le volute anglosassoni del sec. 8°, esso presenta sempre una faccia frontale e il suo corpo è reso come un'entità solida, in contrasto con la maniera aperta dello stile animalistico III E, con cui sono rappresentati gli altri animali. Le splendide guarnizioni di briglia dorate (Stoccolma, Statens historiska mus.), provenienti da una sepoltura del 775-800 a Broa, nell'isola di Gotland, esemplificano l'uso da parte di un maestro di tutti e tre i tipi di motivi e maniere.Le sculture lignee di Oseberg costituiscono un altro esempio notevole, prodotto in questo caso da diverse mani, e alcune fibule a disco dell'isola di Gotland similmente combinano il III stile e l'animale prensile; sotto l'aspetto tipologico la forma più antica di fibula ovale è decorata con animali incisi dello stile animalistico III E.

La fibula ovale è un tipo di gioiello specifico dell'abbigliamento femminile dei periodi protovichingo e mediovichingo. I primi esempi con i motivi dell'animale prensile sono stati rinvenuti negli strati del sec. 8° a Ribe, dove si è individuata la bottega stagionale di un artigiano che produceva gioielli di diversi tipi, attraverso il procedimento per fusione, con motivi decorativi un tempo ascritti all'influenza dell'arte classicheggiante carolingia degli inizi del 9° secolo. Con le datazioni di Ribe, basate sulle monete frisie e sui risultati dell'analisi dendrocronologica, l'introduzione dell'animale prensile può essere solidamente collocata nella seconda metà del sec. 8°, cioè ben prima sia delle più antiche scorrerie vichinghe sia del classicismo dell'epoca di Carlo Magno. Non vi è traccia di uno sviluppo vichingo che possa spiegare il motivo dell'animale prensile come un'innovazione indigena; l'Inghilterra del sec. 8° è l'unica area che può fornire buoni paralleli sia per il motivo di per sé sia per la sua resa divertente, con l'animale simile a uno scoiattolo scolpito sulle croci litiche classicheggianti anglosassoni del sec. 8° e con gli spiritosi animali somiglianti a gatti dipinti in uno dei pochi manoscritti rimasti, databile intorno all'800 (Londra, BL, Cott. Tib. C.II, c. 5v; Haseloff, 1951b).La seconda metà del sec. 8° spicca, dunque, come il principale periodo di innovazione nella decorazione protovichinga. L'adattamento di motivi dell'Europa occidentale a tipologie di oggetti di produzione indigena si combinava con innovazioni stilistiche e tecniche ben prima che cominciassero le scorrerie vichinghe. Tale adattamento, quindi, getta luce su una società florida che aveva buoni contatti commerciali. Ritrovamenti di questo periodo a Ribe e, dell'800 ca., a Hedeby e a Birka consentono inoltre di ritenere che queste prime città giocassero un ruolo centrale in tali precoci sviluppi.Contrariamente a quanto si è spesso creduto, non sussistono tracce evidenti di influssi stranieri dovuti alle prime scorrerie vichinghe, come mostrano le importantissime opere in legno intagliato rinvenute nella nave-sepoltura di Oseberg (v.) nel Vestfold. In seguito allo scavo (1904) della tomba di Oseberg, lo studio dell'arte vichinga subì una svolta sensazionale. La dendrocronologia ha recentemente fornito datazioni precise: la quercia utilizzata per realizzare la nave venne tagliata nell'820 e ciò consente di datare con certezza le sculture; la camera sepolcrale venne costruita con quercia tagliata invece nell'834, anno che costituisce quindi un termine ante quem per la datazione di tutti i manufatti che erano contenuti nella tomba. Tale cronologia coincide peraltro pienamente con la tradizionale datazione delle sculture ipotizzata sulla base dell'analisi stilistica. La defunta doveva essere probabilmente una regina, che venne sepolta con accanto una schiava; il suo corredo funerario prevedeva una serie completa di oggetti per una famiglia reale, compresi gli animali domestici, ma essendo stata depredata non si sono conservati gioielli. Tale perdita è compensata, tuttavia, da alcune eccezionali sculture in legno: tra gli oggetti riccamente scolpiti vi sono un carretto, tre slitte, una stanga da slitta di ricambio, cinque montanti con protomi animali (probabilmente terminali per mobili), pali per due tende e quattro letti. Gli intagli mostrano diversi stili personali, che vanno dalla resa meticolosa e delicata nello stile animalistico III E di Salin della testa zoomorfa, opera del Maestro Accademico, al rilievo massiccio e ai motivi sbozzati nello stile di Oseberg, opera del Maestro Impressionista; se questi artefici rappresentino stadi diversi all'interno di uno sviluppo cronologico o se le loro opere siano grosso modo contemporanee rimane una questione aperta.La nave è abbastanza larga, a fondo piuttosto piatto, forse perché si trattava dell'equivalente di una barca vera, progettata per viaggi lungo la costa; la prua termina a spirale, con un testa di serpente, e la poppa termina a coda. Il serpente dal corpo spiraliforme doveva diventare motivo iconografico comune nei gioielli pendenti del periodo mediovichingo: per di più, alcuni testi del sec. 13° fanno riferimento a navi da guerra definendole 'dragoni' o 'serpenti'. Lungo la prua della nave di Oseberg sono intrecciati animali in stile animalistico III E, intagliati a bassorilievo, perfettamente disegnati a seguire il profilo del pannello; lo stesso artista scolpì presumibilmente i grassi e divertenti animali prensili posti sul tingl, cioè il pannello di separazione della prua all'interno dell'imbarcazione. Nel combinare motivi e nel differenziare il bassorilievo bidimensionale per gli animali del III stile rispetto al rilievo graduato per gli animali prensili, il Maestro della Nave, dell'820, rientrava pienamente nella tradizione del tardo 8° secolo. Le innovazioni dello stile di Oseberg propriamente detto sono dimostrate dalle sculture attribuite al Maestro Barocco, che sviluppò motivi derivanti dalle forme evolute dei tipi di animali prensili seminaturalistici introdotti nello stile animalistico III E, mentre gli animali nastriformi svolgevano un ruolo secondario. Le innovazioni erano soprattutto formali. Le composizioni presentano motivi di uguali dimensioni e di valore compositivo equivalente, disposti in modo da creare un disegno in rapporto infinito. Si preferivano animali di tipo tozzo, e la plasticità del rilievo graduato contribuiva a realizzare un nuovo gioco di chiaroscuro.

Lo stile di Oseberg venne adoperato per una larga varietà di lavori in metallo e dovette raggiungere una grande popolarità. In particolare, alcune delle fibbie ovali e delle originali fibbie a bracci uguali riflettono la maniera personale dei loro iniziatori, sebbene la maggior parte degli esemplari superstiti sia attribuibile a esecutori che copiavano. La città di Birka poté essere centro di produzione di alcune delle fibbie ovali più originali, e certamente alcune delle due più diffuse serie prodotte su larga scala vennero fuse anche in questa città. Per lo stile di Oseberg propriamente detto, elementi di influenza straniera non possono per ora essere identificati, ed esso sembra il risultato di uno sviluppo locale basato sulle innovazioni del tardo 8° secolo.Il concetto di stile di Borre deriva da una serie di finimenti scoperti per caso negli anni cinquanta del sec. 19°, in seguito al livellamento di uno dei grandi tumuli di Borre nel fiordo di Oslo. Lo stile di Borre registrò per primo innovazioni artistiche risultanti dai saccheggi e dai commerci dei Vichinghi. Un impressionante numero di copie e di adattamenti da opere in metallo provenienti dal continente venne prodotto nei decenni intorno al 900. Gli artigiani realizzarono un nuovo stile trasformando in maniera innovativa l'intreccio a nastro - probabilmente di origine tardocarolingia - nei geometrizzati intrecci a nodi, catene a cerchi e nodi a pretzel. L'animale prensile venne ridotto a una forma geometrica, ma mantenne le sue principali caratteristiche, mentre i nuovi animali seminaturalistici riflettono probabilmente modelli europei. I medesimi artigiani copiarono opere in metallo occidentali decorate con motivi vegetali; particolarmente interessanti sono le fibule trilobate con acanto e tralci di vite. Nel regno franco queste guarniture erano adoperate per fissare il cuoio dei baltei, ma in Scandinavia esse vennero sia riusate sia imitate come fibbie femminili. La magnifica guarnizione in oro (Oslo, Univ. Oldsaksamling) proveniente dal tesoro di Hoen, nella Norvegia centromeridionale, deposto nell'875 ca., è un precoce esempio di riuso come spilla. La fibula trilobata divenne immensamente popolare e le versioni scandinave furono prodotte in tutte le misure e con un'ornamentazione che varia dalla copia fedele, derivata dai modelli franchi, agli animali prensili dello stile di Borre, fino - nell'ultima fase - agli animali nastriformi dello stile di Mammen.Le copie derivate da modelli anglosassoni non sono altrettanto numerose, ma alcune di esse appaiono estremamente fedeli e di buona fattura. Spicca la mancanza di imitazioni delle numerose guarniture irlandesi e della Northumbria, rinvenute soprattutto in tombe della costa occidentale della Norvegia (Wamers, 1985). La maggior parte di questi pezzi insulari è decorata con un intreccio intagliato a Kerbschnitt, in uno stile derivato direttamente dal II stile di Salin; non soltanto essi non vennero imitati in Scandinavia, ma non vi è nemmeno alcuna indicazione che la loro decorazione abbia mai influenzato l'ornamentazione vichinga: ciò induce a ritenere che il tipo di intreccio del II stile in Scandinavia era considerato sorpassato e che i pezzi insulari dovevano costituire oggetto di curiosità, ma non venivano prodotti dall'arte orafa contemporanea.Alcuni ritrovamenti prestigiosi permettono di definire quali innovazioni venissero apportate nel campo della metallistica presso le corti dei sovrani o dei capi. Di grande interesse è il citato tesoro aureo di Hoen, rinvenuto nel 1834, che, con i suoi cinquantadue pezzi (per un totale di kg 2,5 d'oro), è uno dei più ricchi in Europa. Esso consiste soprattutto di oreficeria carolingia e scandinava, di fattura estremamente raffinata, e include la famosa fibula trilobata decorata con motivo ad acanto, probabilmente eseguita a Reims; venti monete datano il deposito all'875 circa. Gli oggetti franchi erano chiaramente parte di un riscatto esatto nella Francia settentrionale, riadattati però e portati insieme con i pezzi scandinavi. La filigrana d'oro scandinava a Hoen è della stessa squisita qualità della filigrana carolingia e mostra numerosi elementi di novità che successivamente sarebbero divenuti usuali nello stile di Borre. Esempi ne sono un grande pendente circolare decorato con maschere e anche il modo in cui atipici animali prensili venivano disposti all'interno di placche arcuate.Il superbo sperone e le placche in oro provenienti da Voerne (Oslo, Univ. Kulturhistoriske Mus.), nella Norvegia sudorientale, costituiscono un esempio leggermente più tardo dell'arte orafa in ambiente principesco: la tecnica è ammirevole, benché priva della notevole minuzia esecutiva dei pezzi di Hoen, e la combinazione delle teste degli animali prensili con quadretti e nodi a pretzel è tipica dello stile di Borre nella sua fase matura, intorno al 900, ma la decorazione non ha alcun equivalente preciso nei manufatti in metallo realizzati in serie.Lo stile di Jelling comprende un gruppo di animali nastriformi e a forma di S; il nome deriva dalla coppa in argento inciso (Copenaghen, Nationalmus.) ritrovata nella tomba del re Gorm il Vecchio a Jelling, nello Jutland. Il legno utilizzato per la camera funeraria venne tagliato nel 958-959, in base all'analisi dendrocronologica. Gli animali dello stile di Jelling - usato in parte contemporaneamente allo stile di Borre - sembra siano entrati in uso poco dopo il 900, creati probabilmente in ambiente misto anglo-scandinavo dell'Inghilterra settentrionale, oppure danese con stretti legami con l'Inghilterra. I due stili erano normalmente mischiati, cosicché ai motivi dello stile di Borre veniva data una forma più aperta e meno geometrica, mentre gli animali dello stile di Jelling potevano essere disegnati con un nodo a pretzel dello stile di Borre; entrambi compaiono insieme nelle fibbie e nei pendenti in filigrana d'argento prodotti in serie. Una borsa contenente tali pezzi di filigrana, ritrovata nel porto di Hedeby (Schleswig, Wikinger Mus. Haithabu), esemplifica la varietà di modelli a disposizione di un artigiano itinerante.Insieme, gli stili di Borre e di Jelling coprono il periodo mediovichingo, e la grande quantità di ornamenti in metallo prodotti in serie all'incirca dall'875 al 975 è decorata in questi stili e in stili da loro derivati. Quello di Borre fu anche il primo stile ornamentale scandinavo usato negli insediamenti vichinghi al di fuori della regione d'origine, ma si deve sottolineare che l'influenza dell'ornamentazione del periodo mediovichingo in aree esterne alla Scandinavia rimase limitata all'Inghilterra settentrionale, all'isola di Man, alle isole occidentali dell'Atlantico e alla Russia, mentre appare vistosamente assente in Normandia e in altre parti del regno franco e si trova soltanto assai raramente in Irlanda.La creazione di un'ornamentazione originale nel periodo tardovichingo sembra essere intimamente connessa con la conversione al cristianesimo e con la fondazione della Chiesa scandinava. Con lo stile di Mammen vennero introdotti un nuovo modo di composizione additiva - una maniera specificamente scandinava di rendere i motivi vegetali, trasformandoli e non semplicemente copiandoli - e un repertorio completamente nuovo di motivi: leoni, volatili, serpenti, lotte tra un animale (spesso identificabile come leone) e il serpente, tutti originari dell'Europa occidentale, probabilmente ottoniana. Il nome Mammen si riferisce alla ricca camera funeraria di un capo (Copenaghen, Nationalmus.; Mammen, 1991), costruita negli anni 970-971 nello Jutland, dove fu ritrovata una lama d'ascia con tipici motivi vegetali e aviformi intarsiati in argento. Lo stile di Mammen si sviluppò apparentemente alla corte di re Aroldo Blaatand Gormsson di Danimarca (m. nel 987 ca.), in seguito alla sua conversione al cristianesimo alla metà degli anni sessanta del sec. 10°: i suoi monumenti a Jelling costituiscono un impressionante simbolo dell'incontro tra la Scandinavia pagana e quella cristiana. Lo stile potrebbe essere stato creato per l'uso della Chiesa nascente; un reliquiario in osso di balena (León, Mus.-Bibl. de la Real Colegiata de San Isidro), molto raffinato e lavorato a giorno, ne testimonia l'utilizzo negli arredi delle chiese e induce a considerare la possibilità che i superbi cofanetti di Bamberga (Monaco, Bayer. Nationalmus.) e di Cammin (perduto nella seconda guerra mondiale) potessero avere anch'essi una funzione originaria come reliquiari: probabilmente realizzati alla corte danese, tali manufatti dovettero poi essere inviati come doni regi ed episcopali.Parallelamente al suo impiego ecclesiastico, lo stile di Mammen si trova anche come normale stile di ornamentazione su armi e gioielli; dalla seconda metà del sec. 10° i ritrovamenti sono però molto scarsi e pressoché nulla è la presenza di oggetti in questo stile negli insediamenti scandinavi all'estero. Del resto, in Inghilterra il contatto con la Scandinavia raggiunse il punto più basso dopo la caduta di York, nel 954; nella Scandinavia stessa cambiarono inoltre gli usi funerari e, all'incirca dopo il 950-975, scomparvero le tombe contenenti ornamenti personali prodotti in serie, che costituiscono la maggior fonte di informazione per il periodo mediovichingo. Tale fenomeno poté essere dovuto in parte all'influenza cristiana, ma probabilmente furono più importanti altri fattori, quali un'evoluzione nella foggia dell'abbigliamento, che comportò la sostituzione della coppia di spille ovali femminili con una singola spilla in filigrana d'argento, metallo che non veniva seppellito con la defunta ma conservato e tesaurizzato. In secondo luogo, sembra che l'eccedenza economica sia venuta meno, come risultato della fine delle incursioni vichinghe in Occidente e dell'importazione dell'argento proveniente dall'Oriente. Sebbene gli Scandinavi del periodo tardovichingo continuassero ovviamente a usare ornamenti e armi decorate, il gruppo dominante della società generalmente non seppelliva le proprie ricchezze con il defunto e per ostentare il proprio status preferiva in particolare erigere chiese e monumenti commemorativi decorati, come documentato per la prima volta negli esempi di Jelling.Jelling è situata nell'entroterra di Vejle, presso l'importante strada vichinga che conduceva da N a S attraverso lo Jutland. Non molto si conosce relativamente alla sua storia, ma essa fu la sede del re Gorm (m. nel 958/959) e probabilmente di suo figlio Aroldo, ma quest'ultimo - o suo figlio Sven Tveskæg - spostò la sede e la chiesa funeraria regie a Roskilde sul Sjœlland. A Jelling, i monumenti costituiscono un impressionante documento del cambiamento di religione in Danimarca e sono manifestazioni di potere e di innovazione artistica (Krogh, 1982). Essi consistono in due enormi tumuli: il tumulo nord, costruito nel 958/959, che in origine conteneva la sepoltura di re Gorm ma che venne in seguito svuotato, e il tumulo sud, eretto in diverse fasi negli anni settanta dello stesso secolo, che era vuoto. I tumuli fiancheggiano una chiesa, il cui edificio originale ligneo, innalzato da re Aroldo, fu sostituito da altri due in legno prima che, intorno al 1100, venisse costruito l'attuale in pietra. Immediatamente a S della chiesa vi sono due pietre runiche; la più piccola fu eretta (ante 958) dal re Gorm in memoria della sua sposa Thyre: reca un'iscrizione posta in colonne verticali - come di norma per le iscrizioni runiche - e la sua sola decorazione è costituita da una testa di serpente e da due paia di spirali alla fine del testo. L'altro monumento commemorativo runico è un grande masso di gneis che re Aroldo fece innalzare e decorare probabilmente negli anni sessanta del 10° secolo. La lunga iscrizione è sistemata orizzontalmente - cosa del tutto insolita e che rifletterebbe modelli manoscritti - e il testo è tripartito: la sua porzione iniziale e principale, sulla faccia A, incorniciata dalle spire di un serpente, commemora i parenti di Aroldo e implicitamente la sua discendenza reale e le sue rivendicazioni sulla Danimarca per eredità; il testo continua sulla faccia B, al di sotto dell'emblematico leone che lotta con un serpente, ed enfatizza le conquiste di Aroldo, terminando sulla faccia C con la proclamazione della conversione dei Danesi al di sotto di una Crocifissione. Testo e decorazioni sembrano essere connessi (Fuglesang, 1986a): il serpente sulla faccia A poteva avere sfumature ctonie, il leone che combatte il serpente sulla faccia B può essere un riferimento al leone di Giuda - ma è basato, più probabilmente, sui contemporanei stendardi da battaglia e su insignia dei regnanti d'Europa -, mentre la Crocifissione aveva presumibilmente un modello carolingio su fondo a tralci di vite intrecciati.I monumenti di Jelling vanno considerati di enorme importanza per la storia dell'arte della Scandinavia; inoltre, come documento storico, essi non hanno eguali nell'Europa del tempo. I tumuli, espressione di un potere ancestrale e della religione pagana, affiancano l'edificio ecclesistico e la pietra runica di re Aroldo, i quali manifestano invece, per iscritto, la conversione al cristianesimo. È anche notevole il fatto che, secondo le attuali datazioni, il tumulo sud sarebbe stato eretto dopo la costruzione della chiesa e della pietra del re. Ne consegue la possibilità di ipotizzare che i tumuli non fossero necessariamente monumenti pagani, ma che potessero essere usati come simboli visivi per denotare la magnificenza regia e il potere ancestrale. L'innalzamento del tumulo sud creò un impianto assiale e simmetrico che appare conforme all'estetica che sembra aver guidato i costruttori al servizio di questo re.Le fortezze del tipo di Trelleborg, dal rigido impianto difensivo circolare che circonda piazze quadrate con 'case lunghe' disposte simmetricamente, costituiscono un altro importante tipo di costruzione che la dendrocronologia ora data con certezza al regno di Aroldo. La funzione e l'origine delle fortezze sono state a lungo materia di discussione; l'opinione corrente che si trattasse di roccheforti regie usate durante le agitazioni interne poggia su solide basi, mentre la supposizione che il loro impianto geometricamente regolare fosse un'innovazione locale è ipotetica, anche se appare sostenuta dall'evidenza della rigida regolarità che caratterizza tutte le opere che la dendrocronologia data al regno di Aroldo.Lo stile di Ringerike non ha preso il nome da un importante ritrovamento ma da una formazione geologica: l'arenaria della regione di Ringerike in Norvegia. Questo materiale venne adoperato per due spettacolari pietre istoriate (Oslo, Univ. Kulturhistoriske Mus.), provenienti da Alstad e Dynna nella Norvegia meridionale. Lo stile di Ringerike fiorì nel 1000-1050 e venne gradualmente sostituito dallo stile di Urnes, nel terzo quarto del secolo. I suoi motivi animalistici si svilupparono da quelli introdotti con lo stile di Mammen e le innovazioni riguardano soprattutto i tipi e le composizioni dei motivi vegetali: i caratteristici e asimmetrici gruppi di viticci sembra siano stati desunti dall'ornamentazione dei manoscritti ottoniani, mentre la composizione alternata a viticci e lobi è basata sull'arte anglosassone. Quello di Ringerike è il più antico degli stili vichinghi usato in Norvegia e Svezia per i monumenti commemorativi runici cristiani; in Islanda, fu impiegato sui pannelli lignei di Flatatunga (Reykjavik, Thjódminjasafn Íslands), che sono i più antichi frammenti superstiti di decorazione chiesastica scandinava. Lo stile è anche ben documentato in splendidi lavori eseguiti in metallo, che comprendono armi e monili, così come oggetti di uso quotidiano provenienti dagli strati archeologici più antichi nelle città norvegesi. Lo stile di Ringerike, inoltre, fu influente in Inghilterra, al tempo del re Canuto, dov'è testimoniato anche nel Sud del paese e dove ricorre in particolare nella decorazione di due manoscritti anglosassoni (Cambridge, Univ. Lib., Ff. 1-23; Roma, BAV, Reg. lat. 12); ciò a differenza dell'ornamentazione del periodo mediovichingo, concentrata in aree di insediamento dei coloni scandinavi, e dello stile di Mammen, che invece nell'isola non venne adottato. Lo stile di Ringerike e il successivo stile di Urnes non ebbero grande impatto in Russia, attestando così che l'influenza scandinava in quel paese era ormai in declino.Lo stile di Urnes è anch'esso strettamente connesso con la Chiesa nascente. La prima fase si colloca nel secondo quarto del sec. 11° ma rimase popolare per tutto il secolo, fino a che non si fuse gradualmente allo stile romanico per poi esserne superato nel primo quarto del 12° secolo. Lo stile di Urnes fu un'innovazione scandinava, poiché i motivi di animali e serpenti sono costruiti su quelli degli stili di Mammen e di Ringerike, ma le forme sinuose e la composizione asimmetrica di lacci aperti circolari creano un insieme stilistico del tutto nuovo; l'esempio più notevole è dato dalla chiesa di Urnes nel Sogn, in Norvegia, che ha dato il nome allo stile. Un portale, due tavole, un palo e due frontoni della chiesa della metà del sec. 11° sono stati riutilizzati nell'od. stavkirke romanica, eretta nel 1130-1131 (v. Urnes). In contrasto con il sistema compositivo per giustapposizione e addizione di motivi disparati, caratteristico dell'arte scandinava più antica, la chiesa di Urnes fu decorata in maniera omogenea dal principio alla fine, con identici motivi, composizione e forma. L'uso di motivi animalistici per la decorazione di una chiesa è un fenomeno interessante; in particolare, la lotta tra il leone (o quadrupede) e il serpente (o i serpenti) è spesso considerata come un tema iconografico di tradizione pagana, ma esso non compare nell'arte scandinava prima della conversione al cristianesimo; vi sono dunque ragioni di credere che sia stato introdotto per la prima volta alla corte di Aroldo negli anni sessanta del sec. 10°, con la pietra di Jelling come il più antico esemplare conservato. In un contesto cristiano il motivo potrebbe avere valenza apotropaica oppure simboleggiare il leone di Giuda che sconfigge il dragone satanico, ma venne adoperato anche su oggetti profani, quali armi, fibule, cucchiai in legno e così via, e di conseguenza la sua valenza cristiana non deve essere considerata assoluta.Le pietre commemorative runiche svedesi formano l'altro grande gruppo di monumenti cristiani nello stile di Urnes. L'usanza di decorare le pietre runiche ebbe inizio in Danimarca con lo stile di Mammen, probabilmente a partire dalla pietra memoriale di re Aroldo a Jelling (Wilson, Klindt-Jensen, 1966), ma né in Danimarca né in Norvegia venne mai eretto più che un piccolo numero di queste pietre. Le pietre danesi, databili al tardo sec. 10°, sono tutte nello stile di Mammen, mentre gli esemplari in Norvegia appartengono allo stile di Ringerike e datano all'inizio del secolo seguente. È in Svezia che tale tipo di monumento divenne un simbolo importante, andando a costituire, sembra, anche un nuovo campo di attività per alcuni eccellenti artigiani. Sopravvivono in Svezia ca. duemila di queste opere, più di millecento delle quali nella sola regione dell'Uppland; esse appartengono pienamente all'era cristiana, decorate per il 65% da una croce e per il 25% da un'invocazione cristiana. I motivi iconografici comprendono soprattutto animali - in prevalenza nastriformi, oltre a quadrupedi e serpenti - nello stile di Urnes, dei quali si è ipotizzato talora che avessero significato pagano o cripto-pagano e che fossero il risultato di una reazione pagana in Uppland; in ogni caso, la combinazione di leone e serpente apparve per la prima volta in Scandinavia soltanto con la conversione di Aroldo e la successiva introduzione del tema in Norvegia e in Svezia coincise con l'adozione del cristianesimo in questi paesi.

Lo stile di Urnes venne utilizzato in Inghilterra anche dopo la conquista normanna, ma fu in Irlanda, a partire dal tardo sec. 11°, che venne combinato con la tradizionale decorazione zoomorfa irlandese e con nuovi elementi continentali, nell'ambito di un processo di rinnovamento che interessò specialmente l'arte ecclesiastica.Sebbene idoli pagani siano menzionati nelle saghe del sec. 13°, essi non appaiono nei primi testi della legislazione cristiana e sono in realtà assai rari nelle contemporanee testimonianze vichinghe. Nel 922 il viaggiatore arabo Ibn Fadlān (Kitāb; Canard, 1958) incontrò commercianti vichinghi (Rus) sul Volga e annotò alcune delle loro usanze, descrivendo come un mercante erigesse un palo a rappresentare un dio, circondato da pali più piccoli che ne simboleggiavano la famiglia: il mercante fece un sacrificio con il cibo al dio principale, chiedendo il suo aiuto per concludere un buon affare il giorno successivo; successivamente, se l'affare non fosse stato di sua soddisfazione, egli avrebbe sacrificato anche alla 'famiglia', con la medesima invocazione. La descrizione di Ibn Fadlān indica una considerevole libertà nel modo di rappresentare la divinità e un uso schiettamente utilitaristico. L'unica scultura certamente raffigurante una divinità vichinga è la statuina itifallica (Stoccolma, Statens historiska mus.), proveniente da Rällinge nel Södermanland, in Svezia, la quale, a giudicare da una decorazione incisa sul retro, risalirebbe al primo sec. 11°, una data sorprendentemente avanzata. Adamo di Brema nei Gesta Hammaburgensis Ecclesiae pontificum, degli anni settanta del sec. 11°, descrive il tempio pagano di Uppsala in Svezia, i sacrifici di sangue e gli idoli di Odino, Thor e Freyr; poiché il testo di Adamo di Brema è tuttavia pieno di errori riguardo le condizioni di Svezia e Norvegia, esso non viene più considerato degno di fede (Uppsalakulten, 1997) e la sua descrizione del tempio e degli idoli può riflettere piuttosto modelli letterari derivati da fonti romane o dalle vite dei missionari, anche se comunque rimane degno di nota il fatto che la statuetta di Rällinge corrisponda a quanto Adamo di Brema riferisce dell'idolo di Freyr a Uppsala.Immagini narrative si sono conservate su pietre commemorative del Gotland, risalenti all'800 ca., su pochi monumenti cristiani vichinghi a Gosforth, in Cumbria, della metà del sec. 10°, su croci dell'isola di Man, nel sec. 10° e all'inizio dell'11°, e su un piccolo numero di pietre commemorative scandinave del periodo tardovichingo; a questi si aggiungono frammenti di tessuti (Oseberg, Tune) e sculture lignee (Oseberg) provenienti dalla Norvegia. Tre canti scaldici, dei secc. 9°-10°, descrivono immagini, così come forse anche alcuni altri brani poetici frammentari.Le pietre commemorative del Gotland, dei secc. 8°-9°, costituiscono l'unico gruppo omogeneo di monumenti di questo tipo. I motivi ricorrenti con più frequenza e resi in maggiori dimensioni sono la barca a vela con equipaggio e un cavaliere; essi potrebbero nel loro insieme raffigurare il viaggio del defunto verso il Walhalla o indicarne il livello sociale di appartenenza oppure ancora riflettere credenze connesse ai riti funebri, come le sepolture a nave con sacrifici di cavalli a Oseberg e a Gokstad. Queste interpretazioni andrebbero probabilmente considerate come complementari, piuttosto che tali da escludersi reciprocamente. Sulla maggior parte delle pietre del Gotland compaiono scene supplementari più piccole, con temi derivati da miti e saghe. Abbastanza consolidata è l'identificazione della storia pangermanica di Völund il fabbro, raffigurata anche sul Franks Casket (Londra, British Mus.), del sec. 8°, di fattura anglosassone. Grazie al contemporaneo canto scaldico di Bragi Boddason, che descrive alcune immagini dipinte su uno scudo, gli studiosi hanno identificato una delle scene del Gotland come la favola scandinava della strega Hilde - che indusse suo padre e suo marito a una battaglia e a un massacro eterni (la battaglia degli Haddings) -, mentre di altre si ritiene, con minor certezza, che rappresentino il mito scandinavo di Thor che pesca il serpente del Midgard e la saga eroica che racconta l'uccisione di Ermanarico. Altre immagini di questo periodo compaiono sulla pietra commemorativa di Sparlösa nel Västergötland, in Svezia (cavaliere con spada e animali, nave, volatile, edificio: forse una caccia mitica o forse il viaggio al Walhalla), e su frammenti tessili provenienti da Tune in Östfold, nella Norvegia meridionale (nave e figure; Oslo, Vikingskipshuset Mus.) e da Oseberg. Il tessuto di Oseberg, molto danneggiato, consiste di diversi frammenti ed è di difficoltosa decifrazione: una porzione mostra una processione di carri carichi, cavalieri, guerrieri e donne a piedi o su carri, che potrebbe rappresentare una processione religiosa ma è probabilmente un racconto, forse tratto da una favola dell'epoca delle Migrazioni; un'altra parte raffigura un albero, probabilmente con uomini appesi, mentre una terza scena mostra un'immagine forse di battaglia di uomini con scudi, lance e un carro. Non è chiaro se i diversi frammenti del tessuto di Oseberg formassero una narrazione continua o se rappresentino scene derivate da differenti racconti.Mancano testimonianze pittoriche in Scandinavia tra la metà del 9° e la metà del 10° secolo. Questa lacuna può in qualche modo essere colmata dai canti scaldici che descrivono scene istoriate su scudi e pareti: due di essi raccontano la scena di Thor che pesca il serpente del Midgard; ma è solo con i rilievi in pietra di Hördum, in Danimarca, e con la pietra commemorativa presso la chiesa di Altuna, nell'Uppland, entrambi datati al sec. 11°, che un'iconografia corrispondente sopravvive in Scandinavia. La pietra di Altuna è interessante anche perché possiede la sola scena esplicitamente pagana tra tutti i monumenti dell'Uppland.L'ambiente angloscandinavo del sec. 10° in Inghilterra settentrionale creò nuovi tipi iconografici, che furono tuttavia d'importanza solo locale. Sulla grande croce litica di Gosforth, in Cumbria, una Crocifissione venne associata a una scena di caccia. Un'altra rappresentazione, peraltro sconosciuta in altri monumenti, è letta come l'interpretatio christiana dello scandinavo Ragnarök, vale a dire il crepuscolo degli dei. Croci in pietra dell'isola di Man raffigurano due nuovi tipi di scene destinate a essere riprese nella madrepatria scandinava nel sec. 11°: la caccia e la saga di Sigurd. Si tratta, in entrambi i casi, di temi onorifici piuttosto che mitologici, la cui adozione in Scandinavia subito dopo la conversione al cristianesimo indicherebbe l'intenzione di evitare temi pagani.

L'ultimo canto scaldico che descrive scene pagane, datato al 985 ca., riguarda raffigurazioni sulle pareti di una nuova aula in Islanda, includenti i funerali del dio Baldr alla presenza di tutti gli dei; una gigantessa, che li aveva aiutati a mettere in acqua la barca funebre, cavalcava un lupo con serpenti al posto delle briglie. Questa gigantessa è forse raffigurata su una pietra a Hunnestad, in Scania, località dove, su un'altra pietra dello stesso monumento familiare, compare incisa una croce; se l'interpretazione della figura a cavallo di Hunnestad è corretta, si tratterebbe dell'unico esempio in Scandinavia di scena pagana in un contesto cristiano.La più antica opera cristiana in Scandinavia è una croce filigranata della prima metà del sec. 10° (Stoccolma, Statens historiska mus.), proveniente da una sepoltura a Birka: la figura di Cristo su questa, e su più tarde croci pettorali, è stilizzata ma facilmente riconoscibile e non contaminata da elementi pagani. L'iconografia della Crocifissione in mezzo a tralci di vite intrecciati, sul monumento reale di Jelling, deriva - come la stragrande maggioranza delle crocifissioni - dall'Europa occidentale e, trapiantata in Scandinavia, subì modificazioni soltanto di stile. Tra le immagini narrative cristiane, poco numerose nel materiale superstite, la più importante è l'Adorazione dei Magi su una pietra memoriale della prima metà del sec. 11° (Oslo, Universitetets Kulturhistoriske Mus.), proveniente da Dynna, in Norvegia. Tali scene dipendevano probabilmente da prototipi continentali, ma le trasformazioni stilistiche ne influenzarono l'iconografia. Sui pannelli di Flatatunga, la zona superiore mostra una decorazione a foglie nello stile di Ringerike, mentre al di sotto compare una fila di santi che nel sec. 11° difficilmente potevano essere altro se non gli apostoli; questa originale rappresentazione era perciò probabilmente una Maiestas Domini, tema frequentemente utilizzato nell'Europa continentale sulla terminazione orientale del coro.Le pratiche della religione pagana sono difficili da accertare, poiché le fonti sono rare e tarde, ma se ne possono distinguere le linee principali, verificabili attraverso i versi scaldici. Vi erano sia riti privati, regolati dal capo di ciascuna famiglia, sia riti ufficiali presieduti da re o conti. Le maggiori divinità vichinghe (Asi) corrispondevano al consueto pantheon germanico: Odino (guerra, poesia), Thor (forza), Freyr (fertilità), Freya (amore, morte, battaglia), dei che sembra avessero soppiantato una serie di divinità che personificavano le forze della natura (Vani), il culto delle quali sembra tuttavia essere continuato in parallelo con quello degli Asi. Miti, spesso anche divertenti, relativi a tutti gli dei, si conoscono fino all'anno 1200, quando essi furono usati da Snorri Sturluson (1179-1241) nell'opera Gylfaginning ('La fascinazione di Gylfi'), sulla poesia e sui kenninger nordici.

La conversione al cristianesimo fu un processo che cominciò all'inizio del sec. 9°, quando Anscario venne inviato da Ludovico il Pio (813-840) e da Ebbone di Reims (m. dopo l'847) in Danimarca e Svezia, dove gli fu permesso di predicare alle popolazioni e, negli anni cinquanta, di erigere chiese a Hedeby, Ribe e Birka. Nel tardo sec. 9° sembra vi sia stata una reazione pagana e la conversione definitiva pare risalire agli anni sessanta del sec. 10° in Danimarca, agli anni novanta dello stesso secolo in Norvegia, al Mille ca. in Islanda, e al primo quarto del sec. 11° in Svezia.Basandosi da una parte sulla dubbia informazione di Adamo di Brema relativa al tempio pagano di Uppsala e alla sopravvivenza di tradizioni pagane in epoca cristiana e, dall'altra, su moderne idee di impronta romantica, alcuni tra i primi studiosi ritennero che la stavkirke romanica del sec. 12° si fosse sviluppata da una variante tipologica scandinava del tempio pagano. Questa teoria è stata definitivamente confutata (Olsen, 1966) e oggi si pensa che i riti pagani avessero luogo in sale appartenenti a capi e re, edifici che non erano qualificati come templi dal punto di vista architettonico: l'arte dell'architettura - in quanto struttura costruttiva in grado di soddisfare esigenze di carattere estetico, funzionale e simbolico - sembra essere stata introdotta nella regione con il cristianesimo. La chiesa di Aroldo a Jelling è, per ora, la più antica chiesa in Scandinavia documentata da scavi archeologici (Krogh, 1982). Essa presenta una tecnica edilizia primitiva: il tetto era sostenuto da pali in legno infissi nel terreno e le pareti consistevano di assi verticali collocate su soglie di fondazione in legno poggianti direttamente sul suolo. Si trattava però di un edificio di proporzioni impressionanti, che presentava la normale planimetria di una chiesa con navata rettangolare e coro quadrato; di fronte al coro era la sepoltura di un uomo che si ha ragione di ritenere possa essere identificato come il re Gorm; si è plausibilmente sostenuto che suo figlio ne avesse trasferito il corpo dall'originaria tomba pagana, nella camera sepolcrale del tumulo nord, in una sepoltura cristiana nella nuova chiesa. Jelling è di conseguenza la più antica chiesa funeraria regia in Scandinavia, a testimoniare che questa importante funzione dell'edificio religioso, immediatamente dopo la conversione, era già nota. Chiese a pianta rettangolare e costruite con pali sistemati nel terreno si trovano nella maggior parte delle regioni dell'Europa settentrionale (Frühe Holzkirchen, 1982), particolarmente nei secc. 7°-8°, e sembrano costituire la normale tipologia della semplice chiesa in legno. In Scandinavia, questo tipo di costruzione venne utilizzato per la maggior parte delle chiese dei secc. 10°-11°, delle quali sono state ritrovate le tracce al di sotto delle attuali chiese romaniche; le decorazioni conservate sono caratterizzate da motivi zoomorfici nello stile di Urnes oppure 'romanico-Urnes'. La chiesa del sec. 11° a Urnes mostra come la decorazione potesse rivestire anche membrature architettoniche, per es. frontoni e altre parti, che nelle chiese romaniche del sec. 12° non venivano normalmente decorate.Il passaggio dalla chiesa del periodo tardovichingo alla stavkirke romanica pienamente evoluta si ebbe nel sec. 12°, presumibilmente in Norvegia, dove sopravvivono gli unici esempi di tali chiese. Tecnicamente, le innovazioni principali consistettero semplicemente in una fondazione in pietra al di sotto di quattro grandi soglie di fondazione, finalizzata a impedire che marcisse l'intera struttura. La tipica stavkirke romanica presenta una navata coperta da un tetto a spiovente molto alto, che necessita di un complicato sistema di sostegni; l'elevata parte centrale della copertura domina l'esterno dell'edificio, arricchito inoltre dal portico che lo circonda, dall'ornamentazione scolpita - concentrata sui portali e sulla faccia esterna delle travi del tetto -, da dettagli quali colonnette e semicolonne riprese dall'architettura in pietra europea (Anker, 1997). L'esterno, che si articola secondo un criterio basato sull'addizione di elementi architettonici e che presenta tetti separati, innalzantisi l'uno sull'altro, è pienamente coerente con i principi della composizione architettonica dominante nell'architettura romanica del continente nel 12° secolo. La concezione formale che caratterizza la stavkirke romanica pienamente sviluppata potrebbe essere attribuita a uno o ad alcuni uomini di chiesa di spirito innovativo, con una solida conoscenza sia dell'architettura contemporanea al di fuori della Scandinavia sia delle tecniche costruttive in legno nel proprio paese.

Bibl.:

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Monetazione

La coniazione di monete su larga scala in Scandinavia prese avvio con l'emergere di un'autorità regia a partire dal sec. 11° e con il consolidarsi di un potere centralizzato. L'adozione di conî nazionali fu sporadica, non interessò tutto il mondo vichingo e si manifestò come processo graduale; va rilevato inoltre che, nel passaggio dall'uno all'altro dei contesti vichinghi, le monete cambiavano inevitabilmente significato, funzione e valore.Il commercio venne effettuato dapprima utilizzando bullions e oggetti interi che venivano spezzettati nel corso degli scambi oppure fusi e trasformati in lingotti in barre; pesi e bilance pieghevoli sono perciò ritrovamenti comuni in contesti vichinghi (Gustin, 1997). Nei mercati scandinavi oggetti d'argento e monete straniere venivano spesso 'beccate' con uno strumento affilato, per verificare la qualità dell'argento.In parallelo a questa vivace attività di scambi economici, locali e internazionali, basata sul bullion, venivano anche coniate monete, che circolavano in alcune località. I conî della Ribe previchinga (inizio sec. 8°) e di Hedeby (secc. 9°-10°) sono due esempi molto precoci; esistevano dunque piccole isole di economia monetaria (Malmer, 1990, p. 158), attive durante tutto il periodo e che anticiparono il più ampio movimento del sec. 11° verso i conî nazionali. Nel mondo vichingo coesistevano dunque sia la moneta sia il bullion, spesso nella medesima borsa, e questo si riflette in alcuni dei più importanti tesori misti dei secc. 10° e 11°, come mostrano il ricco tesoro inglese di Cuerdale, nel Lancashire (disperso), datato al 905 ca., e il tesoro 1972-1975 di Kirk Michael, nel mus. dell'isola di Man, deposto nel 1065 circa.La conversione al cristianesimo è riflessa nell'iconografia delle monete vichinghe, sulle quali la figura umana e le immagini di animali e divinità pagane vennero associate alla croce e ai tradizionali simboli della Chiesa, che successivamente prevalsero. Una croce appare, per es., sui mezzi bratteati, quasi sicuramente attribuibili ad Aroldo II Blaatand Gormsson di Danimarca, nel 975 ca., il quale - secondo quanto egli stesso orgogliosamente dichiarava su una pietra runica a Jelling - aveva reso cristiani i Danesi (Bendixon, 1967, pp. 16-17). L'iconografia cristiana divenne predominante nei conî scandinavi del sec. 11°, in combinazione con simboli di regalità altrettanto importanti.Sebbene l'iconografia non poté mai essere tanto esplicitamente carica di valenza ideologica come nelle monete imperiali romane (Casey, 1986), un'idea della società vichinga si può trarre dalle rappresentazioni che ne decoravano i conî. Nel tipo e nell'impostazione generale le emissioni vichinghe imitavano spesso conî contemporanei, nel tentativo forse di essere viste come legittime per il commercio o perché rispecchiavano i contatti e l'interazione con le popolazioni vicine; l'influsso dei modelli carolingi, anglosassoni e bizantini appare quindi pronunciato. Ne è risultato che i motivi e i tratti stilistici evocanti le credenze della cultura nordica e il mondo naturale, più particolari, sono stati in certa misura sottostimati dagli studi. A partire dal sec. 11° il ruolo delle monete come mezzo di comunicazione di massa era oramai effettivo (Tusind tallets, 1995, p. 11) ed esse dovevano essere viste, maneggiate e interpretate correttamente da tutti; la varietà delle monete vichinghe spazia da quelle sgrammaticate e rozzamente eseguite a opere d'arte insolite e sofisticate. A parte le sceattas con la maschera di Odino, coniate a Ribe al principio del sec. 8°, le prime monete dell'epoca vichinga propriamente detta vennero coniate a Hedeby negli anni 825-850. Si conosce poco a proposito di chi coniasse queste monete e perché; ciò che è evidente è che esse si ispirarono alle monete di Dorestad, una città frisia facente parte del regno franco, nella quale i Norvegesi commerciavano. Alcuni prototipi nominano CAROLVS, ossia l'imperatore Carlo Magno, sul dritto, e la città DOR/STAT sul rovescio, mentre un altro tipo di moneta, di Ludovico il Pio (m. nell'840), reca raffigurata una nave.

Le più antiche monete scandinave imitavano i modelli carolingi introducendo però nuovi simboli (triangoli, triscele, cerchi) e figure (galli, serpenti, uomini barbati, case; Bendixon, 1967, p. 12); motivi come quello della nave acquisirono un carattere puramente nordico: la raffigurazione di una nave e, sotto, di un pesce di enormi dimensioni celebrava l'importanza del mare per i V.; sul rovescio compare una storia oggi sconosciuta, con un grande cervo che affronta un serpente e una figura che osserva. Un particolare nodo a tre bracci (forse rappresentante foglie o scudi), detto triquetro e noto dalle prime monete merovinge e anglosassoni, appare anch'esso su queste monete e ricorre come primario elemento decorativo nei più tardi conî norvegesi (Skaare, 1976, pp. 68-70).In Inghilterra, nel sec. 9° i V. coniarono monete anche seguendo le consuetudini locali, come i sovrani che, dalla loro base a Dublino, rivendicavano il potere a York e nella Northumbria nel 10° secolo. Un esempio della serie anonima delle emissioni della cattedrale di St Peter a York, coniate negli anni 920-927, mostra sul dritto una grande spada, mentre il punto focale del rovescio è il martello di Thor; è paradossale che questi evidenti simboli del potere vichingo e del paganesimo siano presenti su una moneta che porta una dedicazione essenzialmente cristiana: la spada è stata interpretata come la 'spada di Carlo', un trofeo dei V. di Dublino (Grierson, Blackburn, 1986, p. 323), e ricorre nelle successive emissioni di York.Monete anglonorvegesi vennero coniate nell'Inghilterra settentrionale fino alla morte di Erik I (954), re di Norvegia e di Northumbria, quando ebbe termine il dominio vichingo di York. L'iconografia cristiana ricorre nell'emissione del tipo detto della 'mano di Dio', coniata sotto Ragnald (m. nel 920), re di York, forse nel 914 ca. e nel 919-920; il soggetto contava su una lunga tradizione nei prototipi romani, bizantini e anglosassoni (Tusind tallets, 1995, p. 56) e appare ancora nella serie danese di re Canuto II il Grande. La presenza di tale linguaggio figurato cristiano è tuttavia discontinua. Altri motivi iconografici, caricati di un tradizionale spirito norvegese, continuarono a comparire nelle più tarde serie di York, compreso il corvo sulle monete di Olaf Godfreyson (m. nel 941), re di Dublino, degli anni 939-941, e un simbolo di stendardo o bandiera adoperato da Olaf Sitricson (m. nel 981), re di Dublino e di Deira, e da Sitric nel 941-943/944. I corvi, uccelli del campo di battaglia (Ellis Davidson, 1969, p. 40), erano associati alla divinità norvegese Odino e la vista del corvo era di buon auspicio per i guerrieri vichinghi; lo stendardo ricorre nella tradizione vichinga, normalmente con un corvo su di esso, e si diceva che avesse il potere magico di condurre alla vittoria in battaglia (Ellis Davidson, 1969, p. 40).

Questi simboli pagani ricorrono su monete con il nodo triquetro e nel tipo della 'mano di Dio' di Canuto II il Grande, del sec. 11°; si tratta anche del principale simbolo utilizzato nelle più tarde emissioni di Aroldo III Haardraade. La monetazione testimonia dunque una mescolanza di simbolismo pagano e cristiano, che riflette probabilmente una situazione di fluidità nelle credenze personali della popolazione. Appare evidente un deciso attaccamento a simboli familiari e antichi, quale poteva essere il nodo triquetro, ma il significato del motivo è estremamente ambiguo (Skaare, 1976, p. 70; Tusind tallets, 1995, p. 60): esso poteva rappresentare il cuore di pietra a tre punte del mitico gigante Hrungnir, ucciso da Thor, oppure simboleggiare varie dinastie a significare l'unità e, in un altro senso ancora, potrebbe essere considerato come un'espressione della Trinità. Il suo successo come simbolo si dovette forse in parte al fatto che chiunque poteva trovarvi un qualche significato e, in ogni caso, la confusione di senso poteva anche comunicare a livello inconscio un messaggio criptico e pertanto ispirante timore da parte del re che coniava, contribuendo a mitizzarne la suprema autorità (Tusind tallets, 1995, p. 60).I ritratti del sovrano divennero usuali sulle monete anglosassoni dopo la riforma monetaria del re d'Inghilterra Edgardo il Pacifico (959-975), nel 973 ca.; il ritratto del sovrano costituì l'immagine più comunemente rappresentata sulle monete vichinghe dei secc. 10°-11°, che derivarono dai conî anglosassoni i loro principali modelli. A Dublino i V. cominciarono a coniare una propria moneta nel 997 ca. e ben presto seguirono numerosi cambiamenti di tipo nelle serie anglosassoni (Dolley, 1966). Negli anni venti del sec. 11°, il modello iberno-norvegese si fissò nel tipo diffuso detto della 'croce lunga', sul quale compariva un ritratto stilizzato di Sitric IV (m. nel 1042), re di Dublino, esemplato sui prototipi anglosassoni recanti l'immagine del re d'Inghilterra Etelredo II (978-1016). Similmente, il tipo detto Crux, completo di scettro, venne imitato nelle prime emissioni nazionali scandinave del 995 circa. Il tipo iberno-mannese, detto della 'croce lunga', fu emesso da uno o da più sovrani scandinavi nell'isola di Man, tra il 1025 ca. e, forse, il 1065, e reca anche un ritratto stilizzato; questo tipo di moneta venne prodotto dalla zecca di Dublino dopo il trasferimento di una serie di matrici di conî, sviluppando proprie caratteristiche particolari, come un singolo occhio a globetto e croci con globetti (piuttosto che con cunei) nella legenda del dritto (Dolley, 1976; Bornholdt, 1999).

Le monete runiche di Svend II Estridsön (1047-1074/1076) servono come esempio dei raffinati dettagli che adornavano molte emissioni vichinghe, evidenziando inoltre la capacità di espressione politica di un piccolo disco di metallo, tramite il quale si riaffermava l'autorità identificando in esso i simboli del passato (Bendixon, 1967, p. 26): l'alfabeto runico aveva una lunga storia e la sua conoscenza doveva essere relativamente diffusa nell'epoca vichinga, quando veniva utilizzato in particolare su monumenti in pietra destinati a commemorare persone ed eventi. È in qualche modo sorprendente che non fosse abitudine dei V. usare caratteri runici nelle legende delle monete, sulle quali apparivano di norma i caratteri dell'alfabeto latino, secondo i modelli anglosassoni.

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