Vicenza

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Comune del Veneto (80,5 km2 con 109.855 ab. nel 2020, detti Vicentini), capoluogo di provincia. La città è situata nella pianura veneta, allo sbocco del corridoio alluvionale interposto tra i Monti Berici e i Lessini e alla confluenza del Retrone con il Bacchiglione.

L’abitato di origine preromana, localizzato nell’area di confluenza tra Bacchiglione e Retrone, presenta una pianta di forma circolare risalente ai primi secoli del Medioevo, circondata da una prima cinta muraria. In età comunale e sotto il dominio degli Scaligeri si svilupparono i primi sobborghi, successivamente inclusi in una seconda cinta muraria; nel 16° sec., a una nuova fase di espansione edilizia si accompagnò una profonda trasformazione dell’assetto architettonico della città, a opera soprattutto dell’architetto vicentino A. Palladio, il quale abbellì V. e dintorni di chiese, palazzi e ville. Solo negli anni precedenti il Primo conflitto mondiale e nel secondo dopoguerra, V. ha però registrato un notevole sviluppo demografico e urbanistico: i nuovi quartieri sono sorti inizialmente in direzione O ed E, lungo le direttrici per Verona e Padova, successivamente verso N, nella zona compresa tra il Bacchiglione e la strada statale per Treviso, e a sud.

La popolazione, dopo avere raggiunto il valore massimo al censimento del 1971 (116.620 ab.), è diminuita, ai censimenti del 1981 e del 1991, rispettivamente dell’1,7 e del 6,2%. Successivamente la tendenza si è invertita e si è registrato un discreto incremento (+6,1% tra il 1991 e il 2008), dovuto ai flussi d’immigrazione e alle positive condizioni di sviluppo delle funzioni urbane locali. V. è città dalla forte vocazione industriale, con un apparato produttivo articolato su un’ampia gamma di settori merceologici: oreficeria, tessile-abbigliamento, meccanica, metallurgia, chimica, farmaceutica, pelli, ceramica, carta. Accanto all’industria, a partire dagli anni 1970, hanno assunto crescente importanza le attività terziarie, in particolare i servizi privati alle famiglie e i servizi pubblici. V. è anche città d’arte e nodo ferroviario e stradale sulla direttrice Milano-Venezia.

Storia

L’antica Vicetia fu città dei Veneti; nel 49 a.C. con la cittadinanza romana ebbe ordinamento municipale. Caduti l’Impero romano e i regni barbarici di Odoacre e dei Goti, divenne sede di un ducato longobardo, poi di un comitato franco e dal 10° sec. fece parte della marca di Verona. Nella lotta fra Comuni e Impero formò con Verona e Padova nel 1164 la lega della Marca Veronese, che nel 1167 si fuse con quella lombarda. Dal 1175 il regime podestarile si alternò con quello consolare, mentre divampavano le lotte delle fazioni, finché emersero i da Romano. Dal 1210 Ezzelino II tenne per tre anni la carica di podestà; dopo ulteriori lotte Ezzelino III prese V. con l’aiuto di Federico II e la tenne dal 1236 al 1259. Dal 1266 V. passò sotto il dominio di Padova. Conquistata da Cangrande della Scala nel 1311, rimase agli Scaligeri sino al 1387, passando poi con Verona sotto Gian Galeazzo Visconti. Datasi a Venezia nel 1404, rimase sotto la Repubblica sino al 1797 salvo il periodo della Lega di Cambrai, quando fu occupata dagli imperiali (1509-15). Il 16° sec. fu il più prospero per la città, che si abbellì di ville e palazzi magnifici. Ceduta all’Austria da N. Bonaparte nel 1797, riunita al Regno italico nel 1805, tornò all’Austria dal 1814 al 1866, quando entrò a far parte, col Veneto, del Regno d’Italia. Nella Seconda guerra mondiale subì numerosi danni a causa dei bombardamenti aerei.

Arte

Monumento principale della città romana è il teatro di Berga (prima metà del 1° sec. d.C.); il Foro era forse nel luogo delle piazze dei Signori e delle Erbe. Pochi resti dell’acquedotto (Lobia). Delle ‘cento torri’ (11°-13° sec.) rimangono quelle di S. Felice, del Girone, delle Prigioni Vecchie e la parte inferiore della torre dei Bissari, poi torre di Piazza (14°-15° sec.). Romanica, ma di origine più antica è SS. Felice e Fortunato (mosaici e un martyrion dei sec. 4°-5°). Del 13° sec. sono S. Lorenzo e S. Corona in stile ogivale veneziano. Il duomo (13°-16° sec.) ha facciata tardo-gotica e abside della fine del 15° secolo. Nel periodo scaligero (14° sec.) fu rinnovato il castello, di cui resta il superbo torrione. Splendidi esempi di stile gotico rinascimentale sono, tra gli altri, i Palazzi Da Schio, Thiene Cavallari, Eegau, Colleoni-Porto, e quello della Ragione (Domenico da Venezia, 1449-77), nucleo della basilica palladiana. A Lorenzo da Bologna è attribuito (1468) Palazzo Thiene, poi della Banca Popolare, con facciata orientale di Palladio, il quale, con i suoi seguaci, conferì a V. il suo tipico aspetto architettonico. Capolavoro di Palladio è la basilica, ristrutturazione del Palazzo della Ragione; suoi anche i Palazzi Chiericati (1550-57, sede del Museo Civico), Porto-Barbarano (1571), Valmarana Praga (1556; incendiato durante la guerra ma restaurato); la loggia (1570) e la geniale concezione del Teatro Olimpico (1581-84), ultimato da V. Scamozzi. D’ispirazione palladiana, i Palazzi Civena (poi Trissino), Caldogno, Bonin, Porto-Breganze già Biblioteca del Seminario ecc. Nello scorcio del 16° sec. a V. operò V. Scamozzi (palazzo del Comune, già Trissino); del periodo sono il Palazzetto De Monte e il Palazzo Valmarana Negri; del 1649 è la loggia di B. Longhena nel giardino Salvi. Alla fine del 17° sec., di C. Borella sono i palazzi Barbieri poi Piovene e Leoni-Montanari, la chiesa dell’Aracoeli. Dalla seconda metà del 18° sec. in architettura si assiste a una decisa ripresa palladiana, soprattutto per influsso degli studi di F. Muttoni e O. Bertotti-Scamozzi (autore tra l’altro dei Palazzi Pagello poi Beltrame e Franceschini a S. Marco) per giungere alla fedele imitazione palladiana di O. Calderari (palazzi Cordellina e Zileri dal Verme). Nei pressi della città sono il santuario di Monte Berico (1428, ampliato da Palladio, 1578, ricostruito da C. Borella, 1688-1703); la Villa Valmarana, «dei nani»; la Rotonda (iniziata nel 1550 da Palladio, ultimata nel 1606 da V. Scamozzi), modello di numerose ville in Italia ma anche in Gran Bretagna e Francia.

Provincia di V. (2722 km2 con 855.297 ab. nel 2020, ripartiti in 119 Comuni). Il territorio si estende per la maggior parte nella fascia prealpina (40,2%) e collinare (29,9%): la prima include la sezione orientale dei Monti Lessini, i contrafforti del Pasubio, l’Altopiano di Asiago e il versante occidentale del Grappa; la seconda il gruppo isolato dei Monti Berici, a S della città di V.; la parte restante è costituita dalla pianura, la quale circonda da tutti i lati i Berici.

Il dato demografico provinciale rileva un incremento ben più sensibile rispetto al capoluogo (+13,9% tra il 1991 e il 2008), per effetto soprattutto della crescita di comuni di piccole dimensioni localizzati nella cintura di V. e di Bassano del Grappa. Settore economico trainante è quello industriale (V. è una delle province più industrializzate d’Italia), sebbene in termini occupazionali il peso dell’industria sia diminuito rispetto agli anni 1960 e 1970. Tra le aree industriali più importanti si ricordano la Valle del Chiampo per la concia delle pelli, Montecchio Maggiore per l’elettromeccanica, l’alto Vicentino per il tessile-abbigliamento. L’area di Bassano del Grappa è invece caratterizzata da una spiccata diversificazione produttiva (ceramica, mobili, abbigliamento, biciclette, concia, oreficeria). Discreto peso economico hanno il turismo montano, soprattutto sull’Altopiano di Asiago, e quello termale, a Recoaro Terme. La rete delle comunicazioni poggia sull’autostrada e sulla ferrovia Milano-Venezia e su una serie di assi minori che collegano i centri pedemontani con la pianura.

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