Stoss, Veit

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Scultore, pittore e incisore (n. Horb forse 1438-47 - m. Norimberga 1533). Attivo con certezza a partire dal 1477, lavorò soprattutto a Norimberga e a Cracovia, dove tra l’altro realizzò l'altare ligneo per la chiesa di S. Maria (1477-89), che, insieme con quello, contemporaneo, di M. Pacher a St. Wolfgang am See, è considerato la più importante opera dell'ultima maniera gotica, e il monumento funebre di Casimiro Iagellone nella cattedrale (1492), nel quale S. raggiunge una intensità eccezionale, anche per il particolare marmo rosso con venature più chiare utilizzato.

Vita. Le vicende della sua vita sono ricostruite a partire dal 1477, quando, lasciata Norimberga, si recò a Cracovia dove soggiornò per circa un ventennio e dove ricevette numerose commissioni. Ottenute così fama e ricchezza, S. fece ritorno a Norimberga nel 1496. Questo periodo felice fu interrotto bruscamente in seguito a una lite con un mercante di cui aveva falsificato la firma; riconosciuto colpevole S. fu bollato dal boia sulle guance con un marchio rovente. Nonostante l'intervento dell'imperatore Massimiliano in suo favore, la vergogna subita influì per molti anni sulle condizioni psichiche ed economiche dell'artista. Allontanatosi da Norimberga nel 1503, S. si rifugiò a Münnerstadt dove rimase fino al 1505. Tornato a Norimberga, S. trovò la sua bottega chiusa e dispersi i suoi aiuti, ma nonostante questo continuò la sua intensa attività artistica almeno fino al 1523, quando realizzò l’altare ora nella cattedrale di Bamberga.

Opere. Al periodo polacco, oltre alle opere citate, su cui spicca l'immenso altare ligneo (alto 13 m) per la chiesa di S. Maria di Cracovia, con scene della vita della Vergine e della passione di Cristo, il cui stile rivela, negli atteggiamenti delle figure e nella patetica espressione di alcune teste, l'influsso di N. Gerhaert, ma nel quale nuova e piena di suggestione è la funzione affidata al gesto e al movimento, appartengono un rilievo con Cristo sul monte degli Ulivi per il cimitero di S. Maria (ora al Museo Nazionale) e un crocifisso per la stessa chiesa; le tombe dell'arcivescovo Zbigniew Oleśnicki nella cattedrale di Gniezno e del vescovo Pietro di Bnin nella cattedrale di Włocławek (1493); le dieci incisioni di rimasteci, eseguite (dal 1480) in uno stile fine e nervoso. Al primo periodo di attività di S. a Norimberga si ascrivono i tre grandi rilievi in arenaria per il coro di S. Sebaldo (Ultima cena, Cristo sul monte degli Ulivi, Il bacio di Giuda) sovrastati dalle due statue lignee del Christus patiens e della Mater dolorosa (già terminati nel 1499), mentre dei primi anni del Cinquecento sono la Madonna che S. scolpì per la sua casa (ora a Norimberga, Germanisches Nationalmuseum) e il S. Rocco (Firenze, chiesa della Annunziata) che Vasari definì "miracolo di legno". A Münnerstadt S. dipinse figure e rilievi dell'altare eseguito nel 1492 da T. Riemenschneider, al quale aggiunse quattro ali dipinte con scene della vita di s. Kilian. Nel difficile periodo seguito al suo ritorno a Norimberga, caratterizzato da una ricerca di maggiore severità nelle forme, eseguì il S. Andrea per il coro di S. Sebaldo, i Crocifissi di S. Lorenzo, dell'Ospedale di S. Spirito, ora al Germanisches Nationalmuseum, e quello di S. Sebaldo. Infine al suo ultimo periodo, in cui i mezzi espressivi sono ancora più controllati, appartengono il gruppo di Tobiolo e l'arcangelo Raffaele (1516), commissionato dal fiorentino R. Torrigiani, l'Annunciazione (1517-18), racchiusa in una cornice a forma di rosario, sospesa libera nello spazio del coro di S. Lorenzo, e infine l'altare destinato al monastero dei carmelitani (1520-23), rifiutato per l'intervento dei seguaci della Riforma, collocato in seguito nella cattedrale di Bamberga. Quest'ultima opera, come già il S. Andrea o il gruppo di Tobiolo, si presenta volutamente allo stato naturale, senza aggiunta di colore, quasi a voler mettere ancor più in risalto la potenza espressiva della forma nella sua essenzialità.

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