Vassallaggio

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Nel mondo feudale, mutuo rapporto di fedeltà e protezione tra due persone, entrambe libere, l’una delle quali, il vassallo, si sottometteva all’autorità di un’altra, detta senior (fr. suzerain), promettendogli fedeltà e aiuto in campo militare e giudiziario (auxilium et consilium) in cambio di una protezione che aveva anche un preciso contenuto economico. Le origini del v., di cui si ritrovano tracce sia nelle istituzioni romane sia in quelle barbariche, si collocano nella zona d’ombra tra libertà e servitù, passando nel mondo dei liberi, e poi in una sfera sociale elevata, grazie alla caratterizzazione in senso militare. In tal modo il v. si distinse, nel contesto altomedievale di deboli istituzioni pubbliche, tra i legami di dipendenza tra uomini (le accomendationes del regno franco del 7° sec.). La fortuna del v. si lega all’ascesa dei vassalli, come si definirono le clientele armate soprattutto dell’Austrasia, regione da dove provenne la dinastia dei più forti maestri di palazzo, i Pipinidi-Arnolfingi (detti poi Carolingi). Giunti al potere, questi diffusero in tutto il ‘gran regno’ franco le istituzioni tipiche dell’aristocrazia fondiaria del Nord, e così il v. cominciò a uniformare a sé tutti i legami militari e clientelari tra uomini liberi, soppiantando quelli tipici dell’età merovingia (leudes, antrustiones ecc.) e assumendo progressivamente un connotato aristocratico più spiccato. La fondazione dell’Impero carolingio diffuse poi il v. in Italia, Germania, Spagna del Nord; le successive conquiste normanne lo fecero penetrare in Inghilterra e le crociate in Oriente. La cerimonia di entrata in v. comprendeva l’immixtio manuum, la «mescolanza delle mani» tra il vassallo e il signore per indicare la completa subordinazione del primo, assumendo nel corso del 9° sec. valori ispirati all’etica cristiana. Con i vassi dominici, ossia i vassalli del re (o imperatore), il legame di v. si caricò di una valenza politica, anche se non va confuso con cariche politiche o con quelle di duca, marchese e conte, con cui poteva coesistere nella stessa persona. La contropartita economica del rapporto di v. prese la forma del beneficio o feudo, spesso sotto forma di concessione fondiaria che, divenuta ereditaria (editto di Quierzy dell’887 ed Edictum de beneficiis di Corrado II del 1037), finì con l’assumere maggior rilievo del legame personale. Il massimo sviluppo del v. si ebbe all’interno delle nuove monarchie del Basso Medioevo che, sia nel corso del lento processo di ricomposizione dell’autorità pubblica (in Francia e, parzialmente, in Italia), sia in seguito agli sconvolgimenti dovuti alle conquiste militari (in Inghilterra, nel Regno di Gerusalemme, nell’impero latino d’Oriente, nell’Europa orientale di penetrazione tedesca), lo utilizzarono come raccordo tra i poteri locali (signorili) dell’aristocrazia e la gerarchia di poteri pubblici facente ormai capo saldamente al sovrano, re o imperatore.

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