UTRECHT

Enciclopedia Italiana (1937)

UTRECHT (A. T., 44)

Adriano H. LUIJDJENS
Carlo MORANDI

Città olandese, capoluogo della provincia omonima, sul Kromme Rin, che entro la città si divide in Oude Rijn, Waartsche Rijn e Vecht. Poco fuori della città passa l'importante Merwede Kanaal che congiunge il Lek (Reno) con Amsterdam. La popolazione al 1° gennaio 1935 era di 160.808 ab. (36% di cattolici, 56% protestanti, i rimanenti senza confessione). La città è sede dell'arcivescovo cattolico, la più alta autorità cattolica dell'Olanda, e dell'arcivescovo dei vecchi cattolici.

La pianta di Utrecht ha una forma assai irregolare per il fatto che la città non si può stendere verso l'est e verso il sud, dove si trovano le fortificazioni e gl'impianti d'inondazione della "sbarra d'acqua" che forma la protezione delle provincie occidentali. Tutti i quartieri recenti si trovano dunque verso ovest e sud-ovest. Il vecchio centro, con strade irregolari, offre tuttora grandi difficoltà al traffico, per quanto negli ultimi decennî varî sventramenti abbiano migliorato queste condizioni, distruggendo purtroppo gran parte del fascino della città. Sulla Piazza del Duomo si affacciano il duomo, il famoso campanile, la sede dell'università, il Palazzo di giustizia. Vi sono varie altre belle piazze, tra le quali l'importante Piazza Vreeburg. Passeggiata preferita è il viale Maliebaan, fiancheggiato da sei file di secolari tigli. Due canali, Oude Gracht e Nieuwe Gracht traversano tutta la città; essi presentano la particolarità di trovarsi a un livello assai più basso di quello stradale; le strade che li costeggiano riposano su potenti archivolte e sotto di queste si trovano delle vecchie abitazioni, che ormai servono quasi soltanto da magazzini. La Piazza Vreeburg, sul posto della rocca di quel nome, è il centro del traffico; fino al 1928 era sede del mercato; ora vi si trovano le grandi costruzioni della fiera campionaria olandese che vi si tiene due volte all'anno e alla quale partecipa anche l'Italia.

Verso ovest e nord si stendono i quartieri industriali col porto. Tra le industrie primeggia la metallurgia, che produce macchinarî di ogni genere, fra l'altro gran parte delle locomotive e delle carrozze ferroviarie per le ferrovie olandesi; poi macchine di precisione per peso e taglio, articoli di rame, bronzo, zinco, piombo e stagno; famosa la lavorazione dei metalli nobili.

Altre industrie sono quelle dei mattoni, delle tegole, dell'asfalto, del cemento, del tabacco, dei sigari, dei prodotti chimici, dei mobili e l'industria tipografica. La vecchia industria dei velluti di Utrecht (trijp) è quasi scomparsa. Utrecht è anche sede della zecca olandese e della direzione generale delle ferrovie. Utrecht è il punto di convergenza di tutte le più importanti linee dell'Olanda: vi si incrociano le linee da Arnhem (Germania) ad Amsterdam, a L'Aia e a Rotterdam con quella da Rotterdam alle provincie nord-orientali e con quella da Amsterdam alle provincie sud-orientali. Anche la navigazione interna vi è assai sviluppata. Utrecht ha un importante mercato di bestiame (quello dei cavalli ha fama europea), di formaggio, di frutta, di verdura (oltre 2 milioni di fiorini all'anno) e di fiori. I dintorni della città sono quanto mai varî e ameni e sono la residenza di molte famiglie agiate, di modo che vi abbondano le ville.

L'università, fondata nel 1636, ha tutte le facoltà, conta circa 3000 iscritti ed è frequentata specialmente da studenti di medicina. Tra i varî istituti sono famosi quello sierologico e specialmente quello oculistico, al quale è legato il nome di F. C. Donders (v.). La biblioteca universitaria conta 300.000 volumi, oltre agli opuscoli e 1500 manoscritti, tra cui il celebre Psalterio di Utrecht con mirabili miniature del sec. IX. Nel paese De Bilt a pochi chilometri, ha sede l'Istituto meteorologico centrale dell'Olanda.

Monumenti. - Utrecht, che nel Medioevo fu il centro culturale dei Paesi Bassi settentrionali e sede vescovile, è ricca di chiese e di monumenti, sebbene non dia quell'impressione organica di bellezza pittoresca che tanto distingue le altre città olandesi. Le brutte costruzioni speculative degli ultimi decenni del sec. XIX hanno distrutto l'insieme e molto è pure stato sacrificato a esigenze, giuste o supposte, del traffico.

Il duomo, già di San Martino, ora chiesa protestante, rinnovato più volte dopo la prima fondazione (circa 720), nella sua ricostruzione ultima fu cominciato nel 1254.

Dopo un lungo periodo di lavori, il suo esterno fu finito nel 1492, ma l'opera di completamento nel 1517 venne interrotta. Grandiosa, ma incompiuta, la chiesa passò al culto protestante. Nel 1674 fu danneggiata in modo irreparabile da un uragano: non ne rimane che il coro con cappelle a raggiera, il transetto, due campate dell'estrema navata sud e due cappelle annesse; ma questo frammento è il più bel monumento di architettura gotica che si trova in Olanda. L'interno, dalle vòlte alte 33 metri, è di effetto slanciato, solenne e molto castigato, un gotico primitivo della massima purezza che ricorda il duomo di Soissons. Vi sopravvivono alla furia iconoclasta del 1566: il Santo Sepolcro, bell'opera del 1501, probabilmente di Gerrit Splinters, mancante però di molte sculture, un intero altare scolpito in pietra arenaria della Madonna con Sant'Anna contornate da sei santi ritrovato nel 1919, opera di grande importanza per l'arte del basso Reno. Una cappella è decorata di fini sculture di Jacob van der Borch (1477). Fra le tombe meritano menzione quelle di Guy d'Avesnes (1317), Giorgio van Egmont (1549) e dell'ammiraglio Van Ghent, buona opera barocca di Rombout Verhulst (1676). Il campanile, alto 110 metri, il più alto dell'Olanda, fu cominciato nel 1321 da Jan ten Doem, e finito nel 1382. Recenti restauri lo hanno liberato da arbitrarie modifiche ottocentesche: esso fu modello per numerosi campanili in Olanda e nella Germania settentrionale: ha uno dei più riusciti carillons dei fratelli Hemony. Il chiostro, con decorazione sculturale, unisce il duomo con l'antica casa capitolare, ora aula magna dell'università, la sala nella quale fu firmata l'Unione di Utrecht.

Nel centro di Utrecht, formante intorno al duomo quasi una immensa croce, si trovano altre quattro grandi chiese: San Pietro (ora chiesa vallone), imponente basilica romanica inaugurata nel 1045; transetto e coro sono rinnovati in stile gotico; San Giovanni, romanica (1048-1054), assai restaurata, con coro gotico (1539) e facciata barocca (1682); la Buurkerk, ricostruita nei secoli XIV-XV in stile gotico con ben sette navate di eguale altezza, e con il campanile del sec. XV; Santa Caterina, costruita come chiesa conventuale da Carlo V nel 1524-37 in stile gotico seriore, è ora la cattedrale cattolica, completata nel 1900 con facciata su progetto cinquecentesco. Ricordiamo anche la chiesa di San Nicola, modificata e restaurata, con innegabili influssi lombardi; San Giacomo; la chiesa gotica di Santa Gertrude, ora cattedrale dei "vecchi cattolici". Di Santa Maria, una volta tra le cinque chiese capitolari, non rimane che il bel chiostro romanico; questa chiesa, demolita nel 1813, datava dal 1081 ed era un capolavoro di architettura romanico-lombarda. Le altre chiese presentano minore interesse.

I numerosi conventi sono ora in gran parte adibiti a sede di istituti civili.

Fra gli edifici civili primeggia "Paushuizen", la casa del papa, cioè la bella dimora che il prevosto di San Salvatore, Adriaen Florisz, più tardi papa Adriano VI, si fece costruire nel 1517. La casa Oudaen, costruzione gotica già nominata nel 1333, dall'aspetto di fortezza, ha un portale del 1680; dal 1759 è ospizio dei vecchi. Dello stesso tipo la casa-fortezza Soudenbalck. Caratteristiche e di buona architettura le fondazioni di beneficenza Maria van Pallaes (1651) e Van Renswoude (1757). L'università risiede nella casa capitolare del duomo, ingrandita nel 1892 con un palazzo nello stile Rinascimento olandese. Tra le architetture moderne è assai pregevole, e al suo tempo è stato quasi una rivelazione, il palazzo delle poste del 1912. Alquanto pesante e più affine alla moderna architettura tedesca che non a quella olandese, è il grandissimo palazzo della direzione generale delle ferrovie del 1918 (architetto G. W. van Heukelom).

Il Museo centrale, nella ex-chiesa di S. Agnese (1512-16) e nel convento attiguo ingrandito poi con varie aggiunte, contiene tre sezioni distinte: il museo arcivescovile, quello comunale e la collezione di antichità romane e germaniche della Società provinciale delle scienze. Nessun altro museo possiede tante opere dei primitivi delle scuole dei Paesi Bassi settentrionali, mentre pure i maestri del sec. XVII vi sono ben rappresentati. Vi si ammirano anche in gran numero le opere della fiorente arte dei miniatori di Utrecht: Vi è una ricca collezione di sculture di legno della scuola locale. Degli oggetti del tesoro del duomo ivi esposti, meritano menzione tre evangeliarî con ricchissime legature bizantine ornate di avorî, cammei e gemme. Varie sale sono fedele ricostruzione di antichi interni olandesi. La sezione romana contiene tra altro una barca batava proveniente dal Reno e i bellissimi vetri romani trovati negli scavi nella Piazza del Duomo.

Bibl.: B. J. L. De Geer van Jutfaas, De Dom van Utrecht, UTrecht 1861; S. Muller, De Dom van Utrecht, ivi 1906; G. Dehio e G. v. Bezold, Die kirchliche Baukunst des Abendlandes, Stoccarda 1901, II, passim; A. W. Weissmann, Geschiedenis der Nederlandsche bouwkunst, Amsterdam 1914; C. H. De Jonge, Der utrechter Dom, Vienna 1920; F. A. J. Vermeulen, Geschiedenis der Nederlandsche bouwkunst, L'Aia 1928, passim.

Storia. - Utrecht (Traiectum, Ultraiectum [ad Rhenum]) è la città storicamente più interessante dell'Olanda. Fondata dai Romani è nominata nell'Itinerario di Antonino.

I Romani dopo la metà del sec. III abbandonarono definitivamente la regione. Il nome Traiectum rimaneva in uso presso i Latini, ma la città aveva pure nome di Wiltaburg e infatti fino al sec. XII talvolta si trova menzionata con questo nome, per quanto non è assolutamente certo che i due nomi indichino lo stesso centro. Nel sec. VI i Franchi costruirono sul posto del distrutto castrum romano una fortezza a protezione del traghetto sul Reno e ivi fu fondata dal re Dagoberto I nel 636 una cappella, la prima chiesa cristiana a nord dei grandi fiumi. Essa fu distrutta dai Frisoni verso la fine del secolo. La vera importanza di Utrecht però data dalla nomina di S. Willibrord ad arcivescovo dei Frisoni (695), il quale ne fece la sua residenza. Egli fondò fuori del castello il convento di San Salvatore, destinato a divenire un faro di cultura nei secoli seguenti (demolito nel 1587). Nel 722 Carlo Martello donò al convento il castello di Traiectum. A sinistra del Reno si formò su terreno del re il villaggio di Springwijk, a destra, su terre del convento, il paese di Stathe. Alla fine del sec. XI Traiectum, Springwijk e Stathe furono uniti entro mura urbane. Dopo la distruzione di Dorestad da parte dei Normanni (863), Utrecht era divenuto il principale centro commerciale dei Paesi Bassi settentrionali. Nei secoli XI e XII nella florida città furono costruite numerose chiese, tra cui il duomo. Nella città aveva sede un conte; ma nel sec. XI si hanno pure notizie di un castellano che esercitava pure esso la giustizia nella città. Il vescovo Godebald (1122-27) diede ai cittadini i primi privilegi confermati dall'imperatore Enrico V Nel 1220 l'ultimo conte vendette i suoi diritti al vescovo e Utrecht entrò a far parte dello stato vescovile. Se così il governo cittadino fu unificato nelle mani del vescovo, si fece tuttavia sentire l'influenza della cittadinanza sul governo. Vi era oramai un consiglio, composto però esclusivamente di cittadini della regione di Stathe, la cosiddetta civitas, cosa che indispettì gli abitanti di Springwijk (suburbs). Per questa e altre ragioni si svilupparono lotte interne che per oltre un secolo riempirono la storia della città e del vescovato. In quello stesso tempo il commercio della città declinava rapidamente, anche per il fatto che il braccio principale del Reno si era scavato un letto nuovo e non passava più a Utrecht; varie domande della città di essere ammessa tra le città anseatiche non furono accolte. Tuttavia, come sede del vescovo, Utrecht rimaneva il centro culturale e artistico dell'Olanda, della Frisia e della Gheldria. Durante il movimentato periodo delle lotte interne un nuovo elemento s'impose, le "gilde", che già nel 1267 ottennero anche esse diritti di carattere pubblico: nel 1304 sono esse che con il "Ghildebrief" dànno una nuova costituzione alla città. Il consiglio del comune non fu più di nomina vescovile, ma fu eletto dai maggiorenti delle gilde. Le nuove libertà rendevano tesi i rapporti tra la città e il suo sovrano ecclesiastico e le eterne divergenze raggiunsero il loro culmine sotto il vescovo Davide di Burgundia (1456-96), imposto con la forza ai capitoli delle chiese capitolari, ma non riconosciuto dalla città. Aiutati da ribelli olandesi i cittadini si difesero contro la crescente potenza dei duchi di Borgogna, ma nel 1484 l'arciduca Massimiliano occupò Utrecht e il vescovo vi fece il suo ingresso. L'ultimo vescovo sovrano Enrico di Baviera (1524-27) impegnò i suoi stati a Carlo V in cambio dell'aiuto da prestargli contro Carlo di Gheldria, il quale aveva occupato Utrecht città. Nel 1528 per sorpresa la città cadde in mano di Carlo V, il quale vi fece costruire l'imponente fortezza di Vredeburgh (distrutta dal popolo nel 1576). Le idee protestanti si diffusero in Utrecht assai presto e nel 1566 il movimento iconoclasta vi recò danni immensi, distruggendo i tesori d'arte accumulati nelle numerose chiese. Nel 1576, per effetto della pacificazione di Gand, la guarnigione spagnola lasciò la città e tre anni dopo con l'Unione di Utrecht ivi furono poste le fondamenta della repubblica e delle Provincie Unite. La città tuttavia era un membro assai riottoso della repubblica; insofferente della supremazia degli Olandesi essa appoggiò Leicester che vi fissò la sua residenza. Continuarono ancora per molti anni le lotte interne tra l'aristocrazia e le gilde e solo nel 1618 Maurizio di Nassau vi stabilì l'ordine, nel corso del grande conflitto tra lo statolder da un lato e gli stati di Olanda e di Utrecht dall'altro, conflitto nel quale questa città ha avuto la parte principale. Delle antiche istituzioni democratiche non rimase che il nome. Nel 1672 Utrecht fu occupata e saccheggiata dai Francesi. Liberata nel 1673, essa fu colpita un anno dopo da una terribile calamità nella forma di un uragano che distrusse gran numero di edifici, e tra l'altro le navate del duomo. Fino al 1750 Utrecht conobbe un benessere invidiabile, seguito poi da una decadenza durata fino alla fine del secolo XIX. In quest'epoca, anche per le migliorate comunicazioni, si iniziava un periodo di rapido progresso che in breve fece di Utrecht una delle città più floride del paese.

Bibl.: A. Buchelius, De Episcopis Ultrajectensibus, Utrecht 1643; J. van De Water, Placeatboek der Stad Utrecht, voll. 3, ivi 1729; J. J. De Geer van Oudegein, Bijdragen tot de Geschiedenis en Oudheidkunde der Provincie Utrecht, ivi 1861; id., Het Oude Trecht, Amsterdam 1875; W. Junghans, Utrecht im Mittelalter (in Forschungen zur deutschen Geschichte, IX, pp. 513-26); V. T. Blondeel, Beschrijving der Stad Utrecht, Utrecht 1757; S. Muller, Oud Utrechtsche vertellingen, ivi 1904; id., De oude huizen van Utrecht, ivi 1911.

La provincia di Utrecht.

Ha una superficie di 1390 kmq. e una popolazione di 44.198 abitanti (10 gennaio 1935), in fortissimo aumento. La provincia ha terreni assai varî (polders e terreni torbosi nella parte ovest; fertilissime argille fluviali lungo il Reno e il Lek; colline sabbiose coperte di boschi, lande sabbiose con ghiaia, brughiere e dune mobili nel nord e nell'est), di modo che presenta in un territorio ristrettissimo una grande varietà di paesaggi.

Lungo il Reno e il Lek, che formano il confine meridionale, si trovano potenti dighe, come pure lungo l'IJssel Meer (già Zuiderzee) e dighe minori lungo i varî fiumi canalizzati: Vecht, Oude Rijn, Kromme Rijn, ecc.

In questa provincia i terreni coltivabili sono aumentati di 7000 ettari dal 1880 in poi, e ora solo il 4% del territorio della provincia è incolto; il bosco, in leggiero aumento, copre il 14%, i seminativi e gli orti, in diminuzione, solo il 12% (30% nel 1880); sono invece in continuo aumento i prati artificiali (58,%). L'allevamento è dunque predominante nell'economia rurale della provincia; burro e formaggio ne sono i prodotti principali. La sola produzione del formaggio supera i 150.000 quintali all'anno. I mercati di questi prodotti sono Utrecht città e Breukelen. Il numero dei caprini e ovini, una volta ingente, è ormai esiguo. La parte orientale della provincia è un centro di allevamento del pollame. Veenendaal è pure un mercato di primo ordine per le api. I seminativi si trovano nella parte est della provincia e lungo il Kromme Rijn. Si producono segale, patate e avena. La parte sabbiosa della provincia è nota per l'amenità del paesaggio e vi si trovano varî villaggi di residenza per benestanti e pensionati, quali Baaern, Soest, Bilthoven, Doorn, Zeist. Lungo il Vecht sono numerose le antiche case di campagna del patriziato di Amsterdam. L'industria è concentrata nei centri maggiori: Utrecht, Amersfoort, Veenendaal, Maarssen, Zeist.

Storia. - Utrecht, nel Medioevo noto coi nomi di Sticht e Nedersticht, fece parte del vescovado di Utrecht (v.), che nel 1528 fu secolarizzato. Da quell'anno formò la regione di Utrecht, governata dagli Stati che erano composti di tre membri: il primo formato da otto rappresentanti i capitoli delle cinque chiese capitolari del capoluogo; il secondo di sette nobili che rappresentarono oltre alla nobiltà anche la campagna; il terzo da rappresentanti le città di Utrecht, Amersfoort, Rhenen, Wijk-bij-Duurstede e Montfoort. Filippo II nominò statolder anche di questa provincia Guglielmo, principe di Orange, il quale nel 1567 per salvare la vita dovette lasciare i Paesi Bassi. Alba nominò statolder il conte de Bossu, il quale nel 1573 nella battaglia navale sul Zuiderzee cadde in mano degli insorti. Nel 1376 con la pacificazione di Gand la provincia fu liberata dalla soldatesca spagnola e dopo l'Unione di Utrecht riconobbe statolder Guglielmo I di Orange. Anche nella repubblica gli stati di Utrecht erano composti dagli stessi tre membri con la sola differenza che il primo membro rappresentava ormai i possidenti e amministratori dei beni ecclesiastici, ben presto tutti protestanti. Dal 1580 la storia della provincia non ha che valore locale; essa segue la sorte della repubblica delle Provincie Unite (v. olanda, XXV, p. 226 segg.).

Il vescovado di Utrecht.

L'origine del vescovado di Utrecht, che nel Medioevo fu il centro politico-culturale dei Paesi Bassi settentrionali, si può individuare nel desiderio dei re merovingi e carolingi di proteggere il loro stato contro i pagani Frisoni. Willibrord, consacrato nel 695 arcivescovo dei Frisoni, fissò la sua residenza nel castello di Traiectum, egli costruì sul posto della distrutta cappella di Dagoberto I la chiesa di S. Martino e, fuori del castrum la chiesa e convento di S. Salvatore, alla quale Carlo Martello nel 722 donò i castelli di Trect (Traiectum) e di Vechten (Fectio). La diocesi di questi vescovi era estesissima e comprendeva all'incirca tutti i Paesi Bassi a nord dei grandi fiumi, dal Zwin al Lauwers. Col tempo poi essi ebbero il potere temporale su un territorio vastissimo. I primordî però furono poco fortunati: nel sec. IX il vescovo dovette lasciare la sua sede per l'invasione dei Normanni e si stabilì a Deventer. Solo Balderik (918-976) tornò in città; egli riuscì a riavere anche gli antichi possessi territoriali. Gl'imperatori, per procurarsi un appoggio contro la potenza crescente dei varî conti e duchi della Bassa Lorena, diedero il loro appoggio ai vescovi, e così Ottone I nel 944 diede in proprietà a Balderik terreni nel pago di Lak et Isla (tra Lek e IJssel). Il vescovo Ansfried (995-1010) ottenne da Ottone III Bommel e sotto di lui cominciò a formarsi un vero potere temporale, del quale fecero parte anche territorî piuttosto lontani da Utrecht città. Più ancora dei re sassoni quelli franconi mostrarono la loro simpatia per il vescovado di Utrecht. Nel 1024 la contea di Drente venne al vescovo Adelbold, che nel 1027 ottenne pure la contea di Teisterbant. E ancora fu aumentato il territorio con la città di Groninga nel 1040, con il Twenthe e nel 1046 con Deventer. Ansfried, Adelbold e i loro successori furono tra gli ascoltati consiglieri degli imperatori, uomini di stato di grande influenza nel consiglio reale, saggi governatori nei sinodi del loro tempo. Il vescovo Guglielmo, influentissimo presso Enrico IV, durante la dieta di Worms fu il vescovo che prese l'iniziativa per non far riconoscere papa Gregorio VII. Nella pasqua del 1076 lo stesso Guglielmo, in una vibrante predicazione alla presenza di Enrico IV, sostenne a Utrecht l'invalidità della scomunica papale, che aveva colpito l'imperatore.

Si era intanto formata le contea di Olanda, destinata a essere per secoli l'acerrima nemica di Utrecht, e di Gheldria, destinata pure essa a ingrandirsi a danno dei vescovi. Finché durò il dissidio tra papato e impero i vescovi, sicuri dell'aiuto imperiale, non ebbero molto da temere; anzi Guglielmo riuscì perfino a occupare quasi l'intera Olanda che gli fu data in feudo da Enrico lV (1064). Ma dopo il concordato di Worms (1122) l'imperatore, che perdeva sempre più la sua influenza nelle elezioni dei vescovi, non aveva più lo stesso interesse a sostenere questi ultimi contro le contee di Olanda e Gheldria. Lentamente i vescovi perdettero l'alta potenza di una volta: essi perdettero non solo territorî, ma per l'influenza crescente, nelle elezioni, dei conti vicini, assai spesso vennero eletti dei vescovi che erano creature dei conti d'Olanda o di Gheldria.

Il vescovo Herberto (1139-50) assediato in Utrecht da Teodorico VI di Olanda seppe far ritirare il nemico uscendo dalla città a capo di una solenne processione e minacciando la scomunica; ma ben presto anche quelle armi spirituali poco valsero. Lo stesso Herberto commise l'errore di dare in feudo ai suoi fratelli Groninga e Koevorden; così in quelle lontane contrade del vescovado si formarono sotto dinastie frisoni (Herberto era di origine frisone) due staterelli ben presto in lotta con i vescovi. I secoli seguenti sono disastrosi per il vescovado. I vescovi, se personaggi valenti e forti come Ottone II (1215-27), erano in continue guerre con l'Olanda, la Gheldria, Koevorden (Drenthe), Bentheim; se creature dei conti di Olanda, dovevano subire le invasioni del conte di Gheldria e viceversa. I commerci una volta fiorenti languirono e i territori ecclesiastici immiserirono sempre più. In una guerra contro Koevorden l'esercito di Ottone II fu distrutto, il vescovo stesso e molti nobili feudatarî furono trucidati dai contadini del Drenthe. Oramai la città di Groninga e la contrada di Drenthe erano indipendenti; la Veluwe fu occupata dai conti di Gheldria e nelle città del Overijssel (Oversticht) l'influenza del vescovo andava rapidamente scemando. Nel 1220 l'ultimo conte di Utrecht vendeva i suoi diritti al vescovo che così divenne pure il signore temporale della città; ma ben presto vi sorsero ribellioni e sommosse e la cittadinanza seppe strappare al vescovo delle libertà che nessun'altra città neerlandese in quell'epoca aveva. I vescovi poi, per le forti spese fatte per acquistarsi l'appoggio, specie del conte di Olanda, erano in pessime condizioni finanziarie e spesso dovettero impegnare parte del loro territorio. Frederik van Blankenheim (1393-1423), guerriero intrepido, riconquistò Drenthe (1402) e la città di Groninga (1419). Ma alla sua morte, per i contrasti fra i varî candidati fortemente appoggiati, cominciò il grande scisma di Utrecht (1425-50) che fu deplorevole causa di rovina e distruzione nel vescovado.

Ormai la temuta influenza della casa di Borgogna era in aumento; e nel 1456 Filippo il Buono impose con la forza ai capitoli delle cinque chiese di Utrecht il suo bastardo David (1456-96) come vescovo, contro il dotto Gijsbrecht van Brederode. Utrecht, Deventer e le altre città furono conquistate per David dall'esercito borgognone sotto il giovane Carlo il Temerario. Alla morte di Carlo il Temerario la città di Utrecht si ribellò contro David: solamente nel 1484 l'arciduca Massimiliano dopo un assedio di tre mesi riconquistò la città; e solamente nel 1492 ritornò l'ordine. Nel 1526 il governo municipale di Utrecht, per timore della casa d'Austria, chiamò a sua difesa Carlo di Gheldria e il vescovo Enrico di Baviera dovette fuggire a Wijk-bij-Duurstede. Per rientrare nei suoi diritti egli firmò un trattato con Carlo V, impegnando tutti i suoi dominî fino a che egli sarebbe stato in grado di restituire la somma da spendersi per la riconquista. Era la fine del potere temporale. Carlo V presto riuscì a conquistare Overijssel; Utrecht fu occupata per sorpresa il 21 ottobre 1528. Gli stati di Utrecht allora riconobbero Carlo V come loro sovrano. Nel 1559 su iniziativa di Filippo II si crearono nei Paesi Bassi 14 nuovi vescovati e il vescovo di Utrecht divenne arcivescovo con Haarlem, Groninga, Leeuwarden, Deventer e Middelburg come vescovadi suffraganei. Anche dopo la fondazione della repubblica delle Sette Provincie l'arcivescovo vivente rimase ancora al suo posto, ma alla sua morte egli fu sostituito da un vicario apostolico. Il vicario Codde, nominato nel 1688, fu accusato d'inclinaziohe verso il giansenismo e nel 1702 fu deposto. Nel vicariato vi era la tendenza a considerarsi ancora come capitolo con il diritto di eleggersi il proprio arcivescovo. Nacque una lunga divergenza nella quale Roma, rappresentata dal nunzio di Bruxelles, tentò di combattere il giansenismo, che fece progressi inquietanti. Si arrivò allo scisma. Nel 1721 il capitolo invocò da Innocenzo XIII il diritto di eleggersi un nuovo vescovo e quando tale domanda rimase senza risposta, il vicariato, considerandosi capitolo con il diritto inalienabile dell'elezione vescovile, elesse Cornelis Steenoven arcivescovo. Questi fece nota la sua nomina al papa, ma fu immediatamente scomunicato (1724). Accanto a lui e nominato dal nunzio vi era il vicario apostolico Johannes van Bijleveldt (1717-27), non riconosciuto dagli Stati di Olanda né dal vicariato sempre fedele a Codde e ai suoi amici giansenisti. Alla morte di Bijleveldt non fu più nominato un nuovo vicario apostolico e la missione in Utrecht rimase sotto il nunzio di Bruxelles con il titolo di vice-superiore della missione olandese. I Giansenisti invece continuarono e continuano tuttora ad avere un arcivescovo a Utrecht e vescovi ad Haarlem e Deventer. Nel 1853, d'accordo col governo olandese, Pio IX, col breve Ex qua die, ristabilì la gerarchia rifacendo di Utrecht la sede dell'arcivescovado.

Bibl.: R. R. Post, Geschiedenis van Nederland (edita sotto la direzione del prof. H. Brugmans), Amsterdam 1935-36; I, pp. 109-422; II; Eigenkerken en bisschoppelijk gezag in het diocees Utrecht, Utrecht 1928; id., Geschiedenis der Utrechtsche bisschopsverkiezingen tot 1535, ivi 1933; O. Oppermann, Untersuchungen zur nordniederländischen Geschichte des 10. bis 13. Jahrh., ivi 1921; id., Untersuchungen zur Geschichte von Stadt und Stift Utrecht, vornehmlich im 12. und 13. Jahrh., in Westdeutsche Zeitschrift für Geschichte und Kunst, Trier 1908; J. W. Berkelbach van der Sprenkel, Geschiedenis van het bisdom Utrecht 1281-1305, Utrecht 1923.

Le riviste storiche principali sono: Archief voor de geschiedenis van het aartsbisdom Utrecht, voll. 60 fino al 1936; Tijdschrift voor de geschiedenis van Utrecht, voll. 14, 1835-52.

Per i giansenisti e i vecchi cattolici, v.: H. Verloren van Themaat, Geschiedenis der vicariën in de provincia Utrecht na de Reformatie, Utrecht 1880; L. Mozzi, Storia della rivoluzione della chiesa di Utrecht, voll. 3, Venezia 1787; G. Du Pac De Bellegarde, Histoire abrégée de l'Église métropolitaine d'Utrecht, Utrecht 1852; R. Bennink Janssonius, Geschiedenis der Oud-Roomsche kerk in Nederland, L'Aia 1870; J. de Jong, Handboek der Kerkegeschiedenis, Utrecht, Nimega, Anversa 1932, III, pp. 43-53.

Unione di Utrecht.

L'unione di Utrecht è il patto col quale un certo gruppo di staterelli e città dei Paesi Bassi si unirono nel 1579 per formare come un territorio unito, pure conservando ognuno i proprî diritti e privilegi; e ciò allo scopo di difendersi contro ogni atto di arbitrio da parte del loro sovrano Filippo II di Spagna o dei suoi rappresentanti. Il trattato di Unione (v. olanda: Storia, XXV, p. 228) ha costituito fino al 1795 lo statuto della repubblica delle Sette Provincie Unite. Sul principio l'unione non ebbe un carattere anticattolico, né fu considerata dai firmatarî come fondazione di un nuovo stato; e tanto meno il trattato fu considerato come lo statuto di un tale stato. Solo lo sviluppo degli eventi ne ha mutato il carattere. Nel 1579 non si vedeva che uno scopo: difendersi contro gli Spagnoli, liberarsi dalle soldatesche straniere. La pacificazione di Gand (v. gand XVI, pp. 363-64) si era mostrata insufficiente a ciò e aveva perduto il suo valore dopo la nuova attività guerresca degli Spagnoli. Quando però la guerra si prolungò per decennî, l'Unione prese quasi il carattere di statuto ed è evidente che il testo, redatto in vista della situazione anormale della guerra, con il tempo fu inteso e spiegato in varî sensi, specialmente quando nel 1648 la guerra era finita e praticamente l'Unione avrebbe dovuto sciogliersi. Con tutte le sue manchevolezze, incompleta e talora confusa, l'Unione pure è stata la pietra angolare del grande edificio dello stato olandese; ma conservando tutti i privilegi e tutte le particolarità dei singoli staterelli, delle singole città, essa fu anche la causa degli eterni contrasti che più tardi minarono la forza della repubblica.

Trattato di Utrecht.

È il complesso delle stipulazioni di pace che posero fine (1713) alla guerra di Successione spagnola (v. successione, guerre di, XXXII, pagine 925-928), iniziata nel 1700.

Tentativi di pace separata o generale tra i belligeranti non erano mancati durante il conflitto, massime negli ultimi anni. Nel 1708 Vittorio Amedeo II di Savoia respinse un'offerta vantaggiosa di pace che gli venne proposta per il tramite della figlia Maria Luisa regina di Spagna. Nel 1709 all'Aia si intavolarono le prime vere trattative: Luigi XIV accettò la rinuncia alla monarchia spagnuola, consentì a riconoscere la regina Anna d'Inghilterra, a cedere alcune piazze all'Olanda, così da creare tra Olanda e Francia una barriera; ma respinse le richieste di abbandonare Strasburgo e di prestare aiuto agli alleati contro Filippo V. Falliti questi preliminari, vennero ripresi l'anno seguente (1710) a Gertruydenberg; ma alla Francia furono imposte condizioni ancora più gravi (tra l'altro la rinuncia all'Alsazia) e le proposte di pace vennero respinte.

La guerra riprese, ma in quegli anni si produssero alcuni fatti nuovi che modificarono profondamente la situazione politica e militare europea. Prima di tutto la caduta del partitio whig e l'avvento dei tories al governo inglese animati da una decisa volontà di pace - anche separata - la cui iniziativa fu presa dal Bolingbroke e dall'Oxford. Poi la morte dell'imperatore Giuseppe I (17 aprile 1711) e l'incoronazione di Carlo VI, già pretendente al trono di Spagna, così che sull'Europa tornò ad aleggiare il pericolo della monarchia universale di Carlo V. Infine, le vittorie ottenute nel 1710 da Filippo V e dal suo generale, il Vendôme, sugl'inglesi e sugl'imperiali in Spagna, e - nel 1712 - la brillante vittoria francese di Denain, dovuta al Villars, affrettarono la dissoluzione della Grande alleanza.

L'8 ottobre 1711 venne firmato un accordo separato tra Francia e Inghilterra e furono stabiliti dei preliminari che aprirono la via, nonostante l'ostilità olandese e imperiale, ai negoziati generali di Utrecht. L'apertura del Congresso ebbe luogo il 29 gennaio 1712.

Sulla procedura da seguire, se cioè si dovesse trattare unitamente la pace con la Francia o per mezzo di atti separati, si delineò il primo urto tra l'imperatore, favorevole alla prima tesi, e l'Inghilterra. Prevalse la proposta inglese e la Francia ne trasse vantaggio perché poté iniziare e condurre trattative particolari con i diversi stati.

I Francesi fecero le loro offerte, nella riunione dell'11 febbraio 1712, sulla base degli accordi stipulati a Londra; gli Alleati replicarono il 5 marzo ponendo condizioni assai più gravi. Ma queste controproposte rivelarono le fratture e i contrasti ormai profondi tra i collegati; e la Francia poté giovarsi di quelle divergenze e modificare a proprio vantaggio il corso delle discussioni. Ottenuta la rinuncia di Filippo V al trono di Francia, regolata la successione madrilena, assegnata la Sicilia a Vittorio Amedeo II, le maggiori difficoltà parvero superate poiché le aspirazioni dei due più stretti e concordi alleati, Inghilterra e Savoia, erano ormai soddisfatte. Tuttavia l'imperatore, contrariato dal riconoscimento di Filippo V e dai cospicui vantaggi ottenuti dai Savoia, rifiutò di partecipare ai negoziati ulteriori e preferì continuare, in mezzo a crescenti difficoltà, la guerra, fino alla pace di Rastatt (7 marzo 1714; v. rastatt, La pace di Rastatt, XXVIII, p. 852).

Intanto a Utrecht l'11 aprile 1713 furono stipulati i trattati di pace della Francia con l'Inghilterra, l'Olanda, il Portogallo, la Prussia e il duca di Savoia. La Spagna concluse un trattato con l'Inghilterra il 13 luglio 1713, con Vittorio Amedeo II il 13 agosto 1713, con l'Olanda il 26 giugno 1714, e con il Portogallo solo il 6 febbraio 1715. Nei trattati venne stabilita la separazione perpetua delle due corone di Francia e Spagna, e - a questa condizione - Filippo V fu riconosciuto come re di Spagna. I principali spostamenti territoriali, a danno della Francia e della Spagna, sono i seguenti: i Paesi Bassi e il Napoletano (cui si aggiungerà, con il trattato di Rastatt, la Sardegna, assegnata - per ora - all'elettore di Baviera in cambio dei suoi stati) all'imperatore. L'Inghilterra acquista dalla Spagna Gibilterra e Minorca; dalla Francia la baia di Hudson, Terranova, L'Acadia; ottiene la distruzione delle fortificazioni di Dunkerque, il riconoscimento della nuova dinastia protestante, l'obbligo per la Francia di abbandonare il pretendente Giacomo III. Infine l'Inghilterra firma con la Francia un trattato di commercio. L'Olanda ottiene le piazzeforti di Menin, Tournai, Furnes, Loo, Dixmude, Ypres. Vittorio Amedeo II di Savoia ottiene la Sicilia con il titolo regio, le terre della Lombardia stabilite nel trattato del 25 ottobre 1703 e il Monferrato, i forti di Exilles e di Fenestrelles con le valli di Oulx e di Pragelato, e cede alla Francia la vallata di Barcellonette. Inoltre con il trattato particolare Spagna-Savoia si riconosce (art. 3) la successione al trono di Spagna al re di Sicilia in mancanza di discendenti di Filippo V. La Prussia riceve alcuni ingrandimenti tra cui l'alta Gheldria, e il riconoscimento del titolo regio (articolo separato) dai sovrani di Francia e di Spagna.

La pace di Utrecht ha una grande importanza storica, perché la Francia, pur serbando le sue frontiere e una forte posizione politica, perde il predominio in Europa, mentre si consolidano l'autorità continentale dell'Austria e l'egemonia marittima inglese. L'Austria invece troverà sul suo cammino due forze ostili: la Prussia da un lato ed il Piemonte dall'altro, i due stati destinati a esercitare una grande funzione europea. L'Olanda si consolida, momentaneamente, in Europa; ma passa in seconda linea, sui mari. La Spagna, pur avendo perduto tanti territorî, esce dal periodo di torpore degli ultimi Asburgo e riprende un programma di vita politica interna ed esterna più attiva.

Bibl.: Il testo dei trattati in: J. Dumont, Corps universel diplomatique du droit des gens, Amsterdam 1726-31, VII, i, p. 314 segg. Inoltre: Actes mémoires et autres pièces authentiques concernant la paix d'Utrecht, 2ª ed., Utrecht 1715; Freschot, Histoire du congrès et de la paix d'Utrecht comme aussi de celle de Rastadt et de Bade, ivi 1716. I principali studî d'insieme sono: C. Giraud, La paix d'Utrecht, Parigi 1846; O. Weber, Der Friede von Utrecht, Gotha 1891; H. Vast, Les grands traités du règne de Louis XIV, II, Parigi 1899; S. de Bourbon, Le traité d'Utrecht et les lois fondamentales du royaume, ivi 1914. Studî particolari: Bolingbrokes defense of the Treaty of Utrecht, a cura di G. M. Trevelyan, Cambridge 1932; G. N. Clark, Neutral commerce in the War of the Spanish Succession and the Treaty of Utrecht, Oxford 1928; A. Bozzola, Venezia e Savoia al congresso di Utrecht, in Boll. st. bibl. subalpino, 1933, nn. 3-4; M. Gasco, La politica sabauda ad Utrecht nella relazione Mellarede, in Riv. stor. ital., III-IV (1935); C. Morandi, La politica di Vittorio Amedeo II e le proposte francesi di pace, nel vol. Problemi storici italiani ed europei del secolo XVIII e XIX, Milano 1937.

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