URBANO IV papa

Enciclopedia Italiana (1937)

URBANO IV papa


Jacques Pantaléon, nacque a Troyes negli ultimi anni del sec. XII. Figlio di un ciabattino, entrò nella carriera ecclesiastica e fu successivamente canonico a Laon e arcidiacono a Liegi. Al concilio di Lione (1245) attirò l'attenzione di Innocenzo IV che lo inviò (1247) in missione in Slesia, Polonia, Prussia e Pomerania. Arcidiacono di Laon (1249), di nuovo inviato (1251) in Germania per reclutare aderenti alla causa di Guglielmo d'Olanda, candidato papale all'Impero, nel 1253 fu consacrato vescovo di Verdun. Aveva dato prova di energia e di abilità diplomatica: Alessandro IV, di fronte alle difficoltà in cui si dibattevano i dominî cristiani in Terrasanta, lo scelse quale patriarca di Gerusalemme (1255). Alla morte di Alessandro (25 maggio 1261) il conclave di Viterbo - dopo tre mesi di riunioni inconcludenti per le discordie che dividevano il sacro Collegio - lo elesse papa il 29 agosto 1261. Il suo breve pontificato (morì a Perugia il 2 ottobre 1264) è strettamente legato soprattutto a un avvenimento di grande importanza nella storia italiana: il definitivo tramonto della potenza sveva in Italia con la sconfitta di Manfredi e la chiamata di Carlo d'Angiò sul trono di Sicilia (v. anche carlo i d'Angiò; manfredi).

Triste la situazione della Chiesa alla morte di Alessandro: dissestate pericolosamente le finanze, perduto del tutto il regno di Sicilia, profondamente scossa la posizione del papato negli stessi dominî diretti della Chiesa. La vittoria di Montaperti (4 settembre 1260), con la sconfitta dei guelfi di Toscana, aveva dato a Manfredi il senso di poter agire da signore in tutta la penisola e come tale egli sembrava spesso atteggiarsi inviando vicarî un po' in ogni parte d'Italia. Ma lo stesso Manfredi sembrò comprendere subito che di fronte all'energia di U. egli non avrebbe potuto comportarsi così come aveva fatto di fronte al debole e incerto Alessandro: e accennò ad una politica più conciliante, nel desiderio di ottenere per il suo dominio, attraverso il riconoscimento pontificio, quel carattere di legittimità che solo avrebbe potuto garantirne la stabilità.

Sennonché U., che aveva, appena eletto, provveduto a salvare la situazione interna restaurando le finanze mediante accordi con banchieri di Siena, nominando rettori energici e capaci nelle provincie dello Stato della Chiesa, non sembrava disposto a transazioni. La scomunica (gennaio 1262) ai Senesi e la proibizione ai debitori di pagare i loro debiti ai mercanti fiorentini colpiti dalla scomunica papale, diedero nuova forza al partito guelfo. La nomina di 14 nuovi cardinali (24 dicembre 1261), dei quali sei francesi, rese più saldo il sacro Collegio.

Soprattutto la chiamata al cardinalato di tre consiglieri del re Luigi IX indicò chiaramente l'intenzione di U. di abbandonare l'alleanza inglese e la speranza di risolvere la questione di Sicilia con l'aiuto della monarchia francese. Ai primi del 1262 un inviato del papa, Alberto di Parma, si recò presso il re di Francia per offrire a Carlo d'Angiò, fratello del re, la corona di Sicilia. Quasi contemporaneamente Manfredi fece proposte concrete (300.000 once d'oro) per giungere ad un accordo ed ottenere l'investitura del regno di Sicilia. Ma U. rifiutò decisamente. Le difficoltà in cui si dibattevano i dominî cristiani d'Oriente sembrarono per un momento agire a favore di Manfredi, ritenuto dallo spodestato Baldovino II il più efficace aiuto per la riconquista dell'impero latino contro Michele Paleologo. Ma né le pressioni di Baldovino per un accordo fra U. e Manfredi, né le stesse incertezze di Luigi IX ebbero ragione della tenacia di U. che del resto non si mostrò alieno da accordi con lo stesso Paleologo. Nuove trattative intavolate da U. con Manfredi (novembre 1262) di fronte alle incertezze di Luigi IX, fallirono definitivamente per la questione delle restituzioni dei beni ai baroni siciliani esuli. Nel marzo 1263 Manfredi tentò inutilmente di tornare alla carica. Nel maggio Luigi accolse il punto di vista del pontefice: essere l'impresa di Sicilia il primo atto necessario alla riconquista dei luoghi santi, e diede il suo assenso affinché Carlo divenisse contro Manfredi il campione della Chiesa. Il 17 giugno il legato papale Alberto sottoponeva a Carlo le proposte del papa. Per quanto le pretese papali fossero di molto ridotte nel controprogetto presentato da Carlo (che nell'agosto veniva anche eletto senatore di Roma) il 15 agosto si giunse alla stipulazione del trattato di cui il papa ebbe notizia pochi giorni prima di morire. U. legò, fra l'altro, il suo nome all'istituzione della festa del Corpus Domini.

Bibl.: Oltre a quella citata da A. Hauck, in Realencycklopädie für protestantische Theologie und Kirche, XX, pp. 322-23 (e in particolare Les registres d'Urbain IV, a cura di J. Guiraud, Parigi 1901 segg. e K. Hampe, U. IV. und Manfred, Heidelberg 1905), v. Jordan, Les origines de la domination angevine en Italie, Parigi 1906; K. Wenk, Die römische Kurie in der Schilderung eines Würzburger Stiftherrn aus den Jahren 1263-64, in Hist. Zeitschrift, 1921, 3 F., XXVIII, pp. 448-65; F. Schneider, Untersuchungen z. italienischen Verfassungsgeschichte, II: Staufisches aus der Formelsammlung des Petrus de Boateriis, in Quellen u. Forsch. aus ital. Archiven u. Biblioth., XVIII (1926), pp. 191-273; J. Gay, Notes sur le second royaume français en Sicile et la papauté d'Urbain IV à Boniface VIII, in Mélanges Jorga, Parigi 1933, pp. 309-20; R. Morghen, Il tramonto della potenza sveva in Italia 1250-1266, Milano 1936, pp. 21o-33.

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