TRIESTE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

Vedi TRIESTE dell'anno: 1966 - 1997

TRIESTE (v. vol. VII, p. 982)

F. Maselli Scotti

VII, p. Nuovi scavi e scoperte non hanno documentato la preesistenza di un castelliere, che si può tuttavia supporre in un'area di insediamenti d'altura risalenti fino all'Età del Bronzo Medio, alcuni dei quali (Elleri, Cattinara) non distanti dal mare, e in relazione all'origine preromana (venetica) del toponimo. Precedette forse la fondazione della colonia ai tempi di Cesare o di Ottaviano un municipium; ma la questione è tuttora aperta, anche in relazione a due iscrizioni rinvenute nel 1951 e 1986 sul monte Castellier degli Elleri.

Recenti scavi nell'area urbana hanno portato nuova luce solo sul versante nord-orientale del colle di S. Giusto, alle cui pendici è stata rinvenuta la banchina portuale con i magazzini retrostanti, databili tra la fine del I e il V sec. d.C. A monte del teatro e allineato all'attuale Via Donota si è rinvenuto un recinto sepolcrale (inizî del II-IV sec.), preceduto da un edificio del I secolo. Ciò assicura l'antichità del percorso che, segnato da altre necropoli (palazzo della RAS, Piazza Oberdan, Via Udine), si ricollegava alla strada per Aquileia. Allo sbocco di Via Rota si è probabilmente individuato un tratto delle mura più antiche, erette o restaurate da Ottaviano nel 33-32 a.C. (CIL, V, 525; II, X, pp. 8-10, n. 20), e del percorso intramuraneo che si raccordava all'attuale Via Donota. Tale localizzazione confermerebbe il tracciato delle mura supposto sulla base di precedenti rinvenimenti e dell'Arco di Riccardo, ritenuto porta urbica e ancorato cronologicamente alla datazione delle mura, sebbene il capitello di lesena meglio conservato sia inquadrabile cronologicamente dal primo quarto del I sec. d.C. all'età flavia.

All'interno di tale tracciato, che racchiude un'area ristretta intorno alla sommità del colle, si è tentata una lettura del contesto urbano rigorosamente ortogonale, in base all'individuazione di due presunti assi generatori corrispondenti a Via del Seminario-Via delle Monache (cardo maximus) e Via dell'Ospitale (decumanus maximus). L'impossibilità di raccordare tale tipo di viabilità urbana al sistema delle divisioni agrarie fa preferire un modello imperniato su una serie di terrazzamenti per settori, come starebbe a dimostrare il presumibile andamento del percorso pertinente all'Arco di Riccardo, non allineato con il sistema Via delle Monache-Via dell'Ospitale. Indubbia appare, tuttavia, la funzione di asse principale svolta dal percorso ascensionale Via del Seminario-Via delle Monache, che da un lato si raccorda alla viabilità extraurbana per Aquileia, dall'altro si porta fin sotto il foro, indipendentemente dalla viabilità principale. Lungo quest'asse l'unica insula individuata con una certa probabilità è quella corrispondente a Via del Castello-Via delle Monache-Via dell'Ospitale-antica strada entro il distretto militare (c.a m 50 X 70).

Una rilettura degli edifici forensi avvalora l'ipotesi che il sistema costituito da foro, basilica e propileo rappresenti un complesso unitario sorto alla metà del I secolo. Nulla si può dire dell'edificio retrostante al propileo, già supposto Capitolium: l'architrave di P. Palpellius Clodius Quirinalis, precedentemente attribuito a tale edificio, potrebbe appartenere alla basilica forense, la cui costruzione sarebbe anteriore al 56 d.C., anno in cui morì il dedicante. La revisione cronologica della carriera di Q. Baienus Blassianus porta a riferire il suo intervento, anziché alla costruzione, a una ristrutturazione della basilica nella seconda metà del II secolo. Il teatro, datato comunemente alla fine del I sec. in base a un'iscrizione menzionante Q. Petronius Modestus, sembra invece databile, come primo impianto, all'età augustea.

Il rinvenimento, a monte, di un recinto funerario mostra come il teatro fosse esterno all'area urbana, sul principale asse di uscita dalla città. Il fervore edilizio che caratterizza il periodo che va dalla metà del I sec. d.C. agli inizî del II trova riscontro in un fiorire di traffici marittimi con l'Oriente mediterraneo, documentato dall'abbondanza di terra sigillata orientale rinvenuta negli scarichi urbani presenti nei terrazzamenti. Quanto agli edifici più tardi, oltre alle due basiliche paleocristiane (quella cimiteriale è ora visibile sotto una soletta di cemento), si conosce un sepolcreto che riutilizza, dalla metà del IV al V-VI sec. d.C., l'area del recinto più antico lungo l'attuale Via Donota. Le anfore utilizzate per inumazioni infantili sono riconducibili ai tipi diffusi nel Mediterraneo dal IV al VI sec. e testimoniano relazioni con l'area africana, palestinese e iberica.

Antiquarium di Via Donota. - Istituito nel 1985, custodisce sotto una struttura di cemento e vetri il recinto funerario e i resti della necropoli tarda, mentre nell'attigua torre medioevale di Doriota, restaurata, sono visibili alcuni degli oggetti ritrovati negli scavi della zona.

Antiquarium dell'acquedotto della Val Rosandra. - Istituito nel 1986, custodisce sotto un edificio moderno un breve tratto dell'acquedotto proveniente dalla vai Rosandra, con un pozzetto di ispezione.

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