TOMMASO della Bordella

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TOMMASO della Bordella

Stefania Zucchini

TOMMASO della Bordella (Thomas de Bordella). – Nacque presumibilmente nell’ultimo quarto del XIV secolo; era figlio di Pietruccio (alias Pieruccio o Perruccio) della Bordella e nipote di Zelotto di Zetto, capitano del Popolo di Firenze nel 1392 e nel 1406; non si hanno invece informazioni sulla madre né sul luogo di nascita.

La famiglia, di origine imolese, era stata insignita del titolo comitale da Innocenzo VI nel 1354, con la conferma del castello di Mordano (presso Imola) elevato a contea. Nel 1404 Zelotto di Zetto e Francesco di Bartolomeo ottennero il rinnovo dell’investitura dal legato pontificio, il cardinale Baldassarre Costa (poi Giovanni XXIII). Il casato ebbe un certo rilievo nella storia politica di Imola nel corso del tardo medioevo e della prima età moderna.

Non si hanno notizie relative alla sua formazione: di certo compì studi universitari addottorandosi in diritto canonico; non è possibile però stabilire né dove né quando. Nell’aprile del 1413, nel burrascoso clima preconciliare, compare al fianco di Giovanni XXIII, all’epoca in aperto contrasto con Gregorio XII e i suoi seguaci, nelle vesti di apostolice camere debitorum collector (Valeri, 1934, p. 482): scrivendo a lui, l’antipapa (in procinto di trasferirsi a Firenze, giugno-settembre 1413), si lamentava dei costi imposti dalla necessità di difendere lo Stato pontificio, insidiato da Carlo Malatesta, aperto sostenitore di Gregorio XII.

Da data imprecisata Tommaso fu archipresbyter perusinus; successivamente (1416-22), vicario generale del vescovo di Arezzo Francesco Piendibeni, e forse anche dei vescovi di Perugia e Fiesole. Certamente dal 1423 al 1448 fu vicario generale dell’arcidiocesi fiorentina.

Rimangono tracce di questa lunghissima attività per gli episcopati di Amerigo Corsini, Giovanni Maria Vitelleschi, Ludovico Scarampi e Antonino Pierozzi; le fonti tacciono invece per l’epoca di Bartolomeo Zabarella (1440-45).

Nel periodo fiorentino, al ruolo di vicario generale della diocesi Tommaso affiancò la docenza di diritto canonico nello Studio cittadino, incarico che rivestì per la prima volta nell’anno accademico 1422-23 con un salario di 40 fiorini. Fra il 1422 e il 1448 Tommaso insegnò per ben diciassette anni (anni accademici 1422-23, 1424-26, 1429-33, 1436-37, 1438-46, 1447-48) sui ventidue attestati dalle fonti (non figura negli anni accademici 1423-24, 1426-27, 1428-29, 1433-36, 1437-38), addetto quasi sempre alla lettura del Decretum. Nel 1451 gli fu pagato un arretrato di stipendio di 11 lire, ma in assenza di altre informazioni non è possibile sapere se a questa data fosse ancora in attività come lettore; da fonti relative agli incarichi ecclesiastici si può ragionevolmente supporre che il 1448 sia stato l’ultimo anno di insegnamento. Nel corso del tempo, il suo compenso non subì variazioni significative.

Considerando tutti gli anni accademici documentati, la media è infatti di 39 fiorini e mezzo, con un massimo di 50 fiorini nel quadriennio 1429-33 e un minimo di 20 fiorini negli anni accademici 1424-25 e 1440-41. Si trattava di uno stipendio piuttosto modesto, spesso il più basso fra quello dei docenti di diritto canonico; gli stessi picchi positivi e negativi non dipesero dalla carriera personale del docente, bensì da variabili esterne. Nei quattro anni in cui Tommaso giunse a guadagnare 50 fiorini, infatti, tutti i giuristi e più in generale tutti i lettori dello Studio ricevettero un sostanzioso aumento di stipendio; di conseguenza, l’aumento di stipendio di Tommaso, piuttosto contenuto, non dimostra una particolare considerazione nei suoi confronti.

Se in ambito accademico la posizione del canonista sembra dunque marginale, assai diverso è il discorso relativo agli incarichi ecclesiastici. Vicario generale dell’arcidiocesi fiorentina dal 1423, insieme ai procuratori del clero diocesano convocò un sinodo diocesano per il 15 novembre 1424, chiara dimostrazione della volontà dell’arcivescovo Corsini e del suo entourage di collaborare con l’universitas del clero fiorentino. Sempre in veste di vicarius generalis in spiritualibus, il 14 febbraio 1425 confermò la badessa del monastero di S. Maria sul Prato (Richa, 1754-1762, p. 244), mentre nel 1427, dietro richiesta degli interessati, approvò gli statuti della Compagnia di S. Giovanni Evangelista, confraternita fondata nel medesimo anno nella chiesa di S. Trinita dei Gesuati.

Nel 1428 entrò nel capitolo della cattedrale e fu uno «de’ primi Canonici del Magistrato della Lana» (Salvini, 1782, p. 38); il suo nome figura tra quelli degli undici canonici della cattedrale che il 2 dicembre 1429 sottoscrissero una delibera emanata dai consoli dell’arte della lana e dagli addetti alla fabbrica di S. Maria del Fiore. A partire dal marzo del 1434 partecipò al Concilio di Basilea (indetto da Martino V, ma convocato dal suo successore, Eugenio IV, nel 1431).

I rapporti tra Eugenio IV e il vicario generale fiorentino sono attestati sin dal 1432; il pontefice incaricò Tommaso di interessarsi della Badia a Settimo e dei suoi beni, avendo molti sospetti sulla condotta dell’abate Giovanni Lapini. Non è inoltre da escludere che la presenza di Tommaso a Basilea nel marzo del 1434 sia da porre in relazione con il trasferimento del pontefice a Firenze, avvenuto nel maggio dello stesso anno, ma in realtà già pianificato dal mese di febbraio.

Tornato a Firenze, fu vicario generale di Giovanni Vitelleschi, arcivescovo e patriarca alessandrino; come tale, nominò il nuovo rettore della chiesa dei Ss. Vito e Modesto a Bellosguardo (gennaio del 1435) e, dietro incarico di Eugenio IV, concesse alle monache di S. Agata di via S. Gallo di vendere un palazzetto per costruire nuovi dormitori (1438). Tommaso rimase un punto di riferimento per il pontefice anche al tempo del vescovato di Bartolomeo Zabarella, come dimostra una bolla dell’8 marzo 1445 con la quale il papa lo incaricò insieme al vicario dell’arcivescovo (carica che evidentemente in questo periodo egli non ricopriva), di accertarsi che fossero restituiti al monastero del Paradiso tutti i beni indebitamente alienati dai precedenti abati dell’abbazia di S. Michele fuori delle mura di Poggibonsi, a esso congiunta.

Di nuovo chiamato alla carica di vicario generale in spiritualibus ac temporalibus dal successore di Zabarella, Antonino Pierozzi, diede le dimissioni il 12 gennaio 1448, passando l’incarico a Lazzaro Nardi di Arezzo. Allo stesso anno, come visto, risalgono le ultime attestazioni come lettore dello Studio. Abbandonate le attività pubbliche più impegnative, Tommaso continuò comunque a rivestire un ruolo di un certo rilievo tra i canonici della cattedrale, come dimostra la sua presenza in qualità di testimone alla nomina (da parte di Pierozzi) del nuovo priore dei canonici di S. Lorenzo (28 ottobre 1449). Stando a Salvino Salvini (1782, p. 38), che però non adduce fonti, morì il 15 aprile 1452.

Non rimane quasi nulla della sua produzione, che al momento si compone di due soli testi legati alla pratica del diritto: una brevissima quaestio de decimis, tradita in un codice della Biblioteca del Collegio di Spagna di Bologna, contenente opere bartoliane (n. 83, c. 410v), e la sottoscrizione insieme ad altri cinque giuristi di un consilium dato da Michele degli Accolti da Pontenano di Arezzo, più volte lettore civilista dello Studio fiorentino dall’anno accademico 1415-16, in merito alla permuta di un palazzo fatta dall’abate di Manzano con alcuni membri della famiglia Arcipreti di Perugia (Biblioteca comunale Augusta di Perugia, ms. 1007, c. 127v).

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Raccolta Ceramelli Papiani, f. 888, Famiglia della Bordella; Bologna, Biblioteca del Collegio di Spagna, ms. 83, c. 410v; Perugia, Biblioteca comunale Augusta, ms. 1007 (già M. 30), c. 127v; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri, IV, 2, Del quartiere di Santa Maria Novella, Firenze 1456, p. 244, V, 1, Del quartiere di San Giovanni, 1457, p. 272; H. Aliotti Epistolae et opuscula, Arezzo 1769, p. 380; S. Salvini, Catalogo cronologico de’ canonici della Chiesa metropolitana fiorentina, Firenze 1782, pp. 37 s.; D. Moreni, Mores et consuetudines ecclesiae Florentinae. Codex manuscriptus ex archivo aedilium S. Mariae Floridae, Firenze 1794, pp. 84 s.; D. Moreni, Continuazione delle memorie istoriche dell’ambrosiana imperial basilica di S. Lorenzo di Firenze, I, Firenze 1816, p. 49; G.S. Cerchiari, Ristretto storico della città d’Imola, Bologna 1848, p. 172; A. Gherardi, Statuti dell’Università e Studio fiorentino dell’anno 1378, seguiti da un’appendice di documenti dal 1320 al 1472, Firenze 1881, pp. 405, 413, 424, 443, 461, 552.

D. Moreni, Notizie istoriche dei contorni di Firenze, V, Dalla Porta a S. Niccolò fino alla Pieve di S. Piero a Ripoli, Firenze 1794, p. 156; G. Cechini, Bordella (della), in Enciclopedia storico-nobiliare italiana, a cura di V. Spreti, II, Milano 1929, pp. 127 s.; N. Valeri, L’insegnamento di Giangaleazzo Visconti e i consigli al principe di Carlo Malatesta, in Bullettino storico-bibliografico subalpino, XXXVI (1934), p. 482; S. Orlandi, I primi cinque anni di episcopato di S. Antonino, in Memorie domenicane, n.s., LXXVI (1959), 35, p. 126; C.C. Calzolai, Frate Antonino Pierozzi dei Domenicani, arcivescovo di Firenze, Firenze 1960, pp. 91, 115, 119, 123; S. Orlandi, S. Antonino. Studi bibliografici, II, Firenze 1960, p. 211; Id., Gli ultimi otto anni di episcopato di S. Antonino, in Memorie domenicane, n.s., LXXVII (1960), 36, p. 199; C.C. Calzolai, La Chiesa fiorentina, Firenze 1970, p. 139; Rocche e castelli di Romagna, I, a cura di D. Berardi, Bologna 1970, pp. 269 s.; C.C. Calzolai, La storia della Badia a Settimo, Firenze 1976, p. 110; K. Park, The readers at the Florentine Studio according to communal fiscal records (1357-1380, 1413-1446), in Rinascimento, XX (1980), pp. 280, 282, 285, 287-289, 293, 295, 297-303, 308; R. Ristori, Corsini, Amerigo, in Dizionario biografico degli Italiani, XXIX, Roma 1983, pp. 592-594; R. Bizzocchi, Chiesa e aristocrazia nella Firenze del Quattrocento, in Archivio storico italiano, CXLII (1984), p. 257; D.S. Peterson, Florence’s universitas cleri in the early fifteenth century, in Renaissance Studies, II (1988), 2, p. 189; E. Cappelletti, Alcuni statuti di Disciplinati (confraternita dei SS. Simone e Taddeo di Firenze e di S. Croce di Borgo San Sepolcro), in Italianistica. Rivista di letteratura italiana, XXI (1992), 2-3, p. 446; K. Eisenbichler, The boys of the Archangel Raphael. A youth confraternity in Florence, 1411-1785, Toronto 1998, p. 26; F. D’Accone, Music in Renaissance Florence. Studies and documents, Aldershot-Burlington 2006, pp. 122 s.; E. Plebani, Una fuga programmata. Eugenio IV e Firenze (1433-1434), in Archivio storico italiano, CLXX, (2012), pp. 302, 305 s.

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