ALBINONI, Tomaso

Enciclopedia Italiana (1929)

ALBINONI, Tomaso

Fausto Torrefranca

Nato a Venezia nel 1674 e ivi morto nel 1745, fu "musico di violino, dilettante veneto", come egli stesso si chiama. Sta tra il Corelli e il Vivaldi, quale compositore di transizione pieno di aspirazioni nuove e suscitatore di nuove energie; e occupa un posto a sé nella storia della musica strumentale e più specialmente in quella della sonata a tre (due violini e basso) e del concerto. Le sue 12 sonate a tre, op. 1 (1694), ispirarono a G. S. Bach tre delle sue più belle fughe (Spitta, Bach, VI, p. 427). Le sue opere migliori sono l'op. 8: Balletti e sonate a tre e l'op. 2: Sinfonie e Concerti a cinque (circa 1700), nella quale, forse per la prima volta, è nettamente distinto il tipo della sinfonia di stile severo e a quattro tempi, da quello del concerto di stile concertante e a tre tempi: l'una scritta a cinque voci reali, l'altro di carattere omofonico con incisivi motivi iniziali.

Nelle opere 7 e 9, accanto al violino solista, l'A. mette in valore un oboe solista, e anzi nell'op. 7 due oboi prendono il posto del secondo violino e della seconda viola: cosa inconsueta nella storia del concerto italiano, nel quale i legni hanno, in generale, parte secondaria. Si suppone che questa singolarità sia dovuta ai contatti avuti dall'A. con gli abili oboisti di Monaco, nel 1722, quando, per la prima rappresentazione della sua opera Li veri amici, egli stesso suonò il violino in orchestra.

I primi tempi dei suoi concerti offrono tre "assoli" (v.) alternanti con quattro "tutti" (formula: T-S- T-S- T-S- T), mentre il Torelli ne ha rispettivamente due e tre (formula: T-S-T-S-T). All'ampliarsi dell'architettura corrisponde una maggiore plasticità e un più forte rilievo dei motivi. Le magistrali fughe a cinque voci dei concerti op. 5 e le fughe e i canoni dell'op. 8, già citata, spiegano la predilezione che G. S. Bach nutrì, per un certo tempo, per l'Albinoni, il quale divide quest'onore col Vivaldi. Egli è, insomma, l'autore che, certamente prima del Vivaldi, seppe dare forma propria al concerto solista (esposizione, svolgimento, riepilogo e talvolta coda), pur avendo poi sentito l'influenza del Vivaldi, di lui più geniale, più ardito, più elegante. Compose anche musica sacra, cantate e molte opere teatrali, se pure non 42, quante ne segnala il Fétis, e tanto meno 51, quante ne indica il Riemann.

Due concerti dell'Albinoni, trascritti per organo da J. G. Walter (1684-1748), sono raccolti in Denkmäler deutscher Tonkunst, XXVI-XXVII.

Bibl.: A. Schering, Gesch. d. Instrumentalkonzert bis auf d. Gegenwart, Lipsia 1927, pp. 73-77; L. Torchi, La musica istrumentale in Italia nei secoli XVI, XVII e XVIII, Torino 1901, p. 159.

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