THAILANDIA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

THAILANDIA

Peris Persi
Martina Teodoli
Irma Piovano
Roberto Ciarla
Stefania Parigi

(App. III, II, p. 952; IV, III, p. 640)

Ha una popolazione di 59.095.419 ab. (stima 1994), con un incremento medio ancora alto nonostante gli sforzi di pianificazione demografica (1,9% nel periodo 1987-92), ma in corso di ulteriore contrazione. La natalità è scesa al 16,8ı e la mortalità al 4,8ı. Particolarmente significativa delle migliorate condizioni socio-sanitarie è la riduzione della mortalità infantile (8,3ı). Contrariamente a quasi tutti i paesi del Sud-Est asiatico, la popolazione è assai omogenea: è formata per oltre il 98% da Thai e da un'esigua minoranza cinese; il buddhismo è dominante (95%) rispetto ad altre religioni (islamismo: 3,8%; cristianesimo: 0,5%). La densità media, di 115 ab./km2, viene abbondantemente superata nell'area centro meridionale, mentre si riduce nei territori marginali: sulle montagne settentrionali e lungo l'istmo di Kra.

La capitale, Bangkok, posta sulle rive del Chao Phraya, ha conosciuto un esplosivo sviluppo negli ultimi due decenni, sia come numero di abitanti (nel 1993 5.572.712), sia come organizzazione sociale e produttiva. Meta turistica internazionale e sede di un aeroporto di grande centralità geografica (Don Muang), possiede una moderna struttura alberghiera e buoni collegamenti stradali e ferroviari (la Chiang Mai-Singapore). Nonostante ciò risente dei mali provocati dalla congestione demografica e dalle baraccopoli periferiche nelle quali si rifugiano gli emigrati e i diseredati, talora ai limiti della dignità umana, che quotidianamente si rovesciano sulla città in cerca di lavoro. Gli altri centri, capoluoghi di provincia, hanno una popolazione nettamente inferiore. Superano le 100.000 unità solamente Nonthaburi (259.028 ab.), Nakhon Ratchasima (190.730 ab.), Chiang Mai (170.269 ab.), Hat Yai (138.046 ab.) e Khon Kaen (120.090 ab.).

Sebbene il 57% della popolazione attiva si dedichi all'agricoltura e solamente il 17,5% sia impiegato nell'industria, l'economia della T. mostra favorevoli prospettive, che una certa stabilità politica (nonostante i numerosi colpi di mano delle forze armate), una certa stabilità monetaria (inflazione tra le più basse dell'ASEAN, Association of South-East Asian Nations), nonché investimenti esteri sembrano garantire. L'arativo rappresenta il 39% della superficie, il 6,1% è formato da prati e pascoli, il 27,3% da foreste e boschi, mentre il rimanente è considerato incolto e improduttivo. Domina la produzione di riso (190 milioni di q), seguito da manioca, mais, sorgo, patata dolce, canna da zucchero e da numerosi altri prodotti (ananas, banane, papaia, agrumi, noci di cocco). Dalla foresta provengono vari tipi di legname pregiato (teak, yang, sandalo ed ebano) per una produzione complessiva di 37,6 milioni di m3, e il caucciù (1,4 milioni di t), di cui la T. è il primo produttore mondiale. I bovini sono oltre 7 milioni, e numerosi anche i bufali (4.747.000 capi). Anche a causa del regime alimentare buddhista, assume grande significato la pesca, sia quella marina che quella fluviale o di acquacoltura: globalmente il pescato sfiora i 3 milioni di t all'anno. L'agricoltura e la pesca sono in fase di continuo ammodernamento e alimentano una buona corrente di esportazione (fortissima nel caso del riso): il settore contribuisce con circa il 10% alla formazione del prodotto interno lordo. Ma molto maggiore, sotto questo profilo, è l'importanza dell'industria da cui proviene il 39% del reddito nazionale grazie alla consistente esportazione di prodotti.

La T. è anche ricca di stagno, per lo più estratto in mare, e inoltre di pietre preziose, tungsteno, minerali di ferro e lignite. Petrolio e gas naturale rappresentano per ora una modesta risorsa, per lo più impiegata nelle centrali termoelettriche. L'industria utilizza i prodotti dell'agricoltura (zuccherifici, distillerie, birrifici, industria conserviera, tabacchifici, cotonifici). Nelle industrie metallurgiche vengono lavorati stagno, ghisa e acciaio. In affermazione sono l'industria chimica, in particolare quella dei fertilizzanti, le raffinerie, il cementificio e, ultima in ordine di tempo, l'elettronica.

Crescente sviluppo distingue il turismo che ha ormai organizzato una rete di itinerari e di strutture alberghiere tra le più efficienti. La maggior parte dei visitatori (5.800.000 nel 1993) proviene da Giappone, Stati Uniti, Europa e Taiwan. La viabilità, non certo adeguata, è comunque tra le più sviluppate del Sud-Est asiatico con 3728 km di ferrovie e circa 46.000 km di strade, piuttosto moderne almeno quelle dei percorsi principali. Nonostante il continuo intervento dei militari nella politica del paese e nonostante l'alto numero di abitanti e di rifugiati dai paesi vicini, grazie all'elevata produzione agricola, alla cospicua omogeneità etnica e allo sviluppo dei servizi civili, nonché alla progressiva affermazione industriale, la T. consolida la sua posizione tra i paesi emergenti dell'ASEAN giocando un ruolo politico ed economico di crescente importanza internazionale.

Bibl.: J.-P. Laine, La politique de développement rural en Thaïlande, in Cahiers d'Outre-Mer, 1983, pp. 181-90; M. Bruneau, Agriculture et développement rural en Thaïlande, in Information Géographique, 1985, pp. 143-50; J.-P. Laine, L'évolution démographique en Thaïlande (1970-81) et ses conséquences, in Cahiers d'Outre-Mer, 1985, pp. 385-94; J. Chardonnet, La Thaïlande: un pays est-asiatique semi-industrialisé, in Géographie et Recherche, 1986, 58, pp. 3-52, e 59, pp. 3-64; S. Brunel, Le manioc: un atout pour le Nord-Est Thaïlandais, in Information Géographique, 1987, pp. 5-12; Les slums de Bangkok, dynamisme et precariété, in Cahiers de Sciences Humaines, 1987, pp. 15-34; P. Hirsch, Deforestation and development in Thailand, in Singapore Journal of Trop. Geogr., 1987, pp. 129-38; A. Turton, Thailand, in Asia and the Pacific, a cura di R. Taylor, i, New York-Oxford 1993; The Economist Intelligence Unit, Country Report - Thailand, Londra 1993.

Storia. - Dopo una breve fase di governo civile (1974-76), la fine degli anni Settanta registrò il ritorno al potere dei militari, gruppo tradizionalmente dominante nella vita politica thailandese. Il regime, guidato dal novembre 1977 dal gen. Kriangsak Chomanan e istituzionalizzato nel 1978 da una nuova Costituzione, dovette far fronte, dopo lo sviluppo degli anni Settanta, alle difficoltà economiche legate all'aumento del prezzo del petrolio. La rapida crescita dell'inflazione e il conseguente malcontento popolare spinsero Kriangsak alle dimissioni (febbraio 1980); egli fu sostituito dal comandante in capo delle forze armate, il gen. Prem Tinsulanond (già ministro della Difesa), che guidò nei successivi otto anni diversi governi di coalizione tra i principali partiti del paese: i moderati Partito di Azione Sociale (PAS) e Partito Democratico (PD) e il conservatore Nazione Thai (NT, che si collocò però all'opposizione fra il 1983 e il 1986). Il miglioramento verificatosi nella situazione economica assicurò una relativa stabilità al regime, che si avvantaggiò anche della crisi della guerriglia comunista; infatti quest'ultima, che aveva rappresentato fino al termine degli anni Settanta una delle principali minacce ai diversi regimi thailandesi, aveva subito in seguito un forte indebolimento, per lo più causato dai contrasti fra i vicini paesi socialisti.

La resistenza opposta dai settori più oltranzisti delle forze armate al progressivo ridimensionamento dei poteri e del ruolo dei militari, previsto dalla stessa Costituzione del 1978, rappresentò tuttavia una grave fonte di tensione, e due tentativi di colpo di stato vennero sventati nel 1981 e nel 1985. In seguito all'affermazione del NT nelle elezioni anticipate del 1988, il leader del partito, Chatichai Choonhavan, assunse la guida del governo. La politica economica di Chatichai, orientata a un incremento delle esportazioni, garantì al paese un periodo di forte crescita economica, accompagnata tuttavia dal permanere di squilibri nella distribuzione della ricchezza e di sacche di povertà molto elevata, soprattutto nelle campagne. A partire dal 1990 le accuse di corruzione, il malcontento popolare e i contrasti all'interno della maggioranza indebolirono la posizione del governo, che fu rovesciato nel febbraio 1991 da un nuovo colpo di stato militare. Il potere venne assunto da un Consiglio Nazionale di Pacificazione (CNP), guidato dal comandante supremo delle forze armate, il gen. Sunthorn Kongsompong, ma di fatto dominato dal gen. Suchinda Kraprayoon (che in agosto assunse il comando delle forze armate). Fu dichiarata la legge marziale (abrogata in maggio), sospesa la Costituzione e sciolta l'Assemblea nazionale. Il presidente degli industriali, Anand Panyarachun, venne nominato primo ministro e convocò un'Assemblea legislativa provvisoria (composta in maggioranza da militari), che nel dicembre varò una nuova Costituzione. Alla Camera elettiva di 360 membri era affiancato un Senato di 270 membri, nominati dal CNP secondo una clausola provvisoria che attribuiva alla giunta anche la scelta del primo ministro.

Dopo le elezioni legislative (marzo 1992), vinte dal partito Giustizia e Unità (GU), espressione del CNP, quest'ultimo venne sciolto, e Suchinda assunse in aprile la guida del governo. La nomina alla carica di primo ministro di una personalità esterna al Parlamento fu fortemente contestata, e ampie dimostrazioni si susseguirono nelle settimane successive; il regime tentò di reprimere violentemente la protesta, ma l'aggravarsi della tensione (100 morti fra il 17 e il 20 maggio) portò a un intervento del re, Bhumibol Adulyadej, che spinse Suchinda alle dimissioni (24 maggio). Alla guida dell'esecutivo venne richiamato Anand, mentre importanti emendamenti costituzionali, approvati dalla Camera, riducevano i poteri del Senato e introducevano l'obbligo per il primo ministro di essere un membro eletto del Parlamento. Le successive elezioni, svoltesi in settembre, registrarono un'affermazione del PD, il cui leader, Chuan Leekpai, divenne primo ministro di un governo di coalizione comprendente le principali forze che insieme al PD si erano opposte al regime di Suchinda: il Fronte della Dirittura Spirituale (FDS; formazione progressista guidata da Chamlong Srinuang, ex governatore di Bangkok), il piccolo gruppo Solidarietà e il conservatore Partito della Nuova Aspirazione (PNA), che uscì dal governo nel dicembre 1994; per alcuni mesi fece parte della coalizione anche il PAS, nonostante la sua precedente partecipazione al governo guidato da Suchinda. L'azione governativa, tendente a una democratizzazione della vita politica del paese, si scontrò con l'opposizione filo-militare presente nella Camera, appoggiata dai membri (in maggioranza militari) del Senato. Nonostante le difficoltà registrate nel corso del 1994, nel gennaio 1995 il governo ha ottenuto un successo con l'approvazione, da parte del Parlamento, di un emendamento costituzionale che riduce il numero dei senatori a un terzo dei membri della Camera.

Sul piano internazionale, durante la prima metà degli anni Ottanta si registrarono scontri sia al confine con il Laos, sia con le forze vietnamite al confine con la Cambogia; il miglioramento delle relazioni con i paesi vicini, già avviato negli ultimi anni Ottanta da Chatichai, venne proseguito dai suoi successori. Nel 1991 un accordo con il governo cambogiano ha stabilito il reimpatrio dei profughi ancora presenti in T., ma le relazioni con Phnom Penh sono state in seguito ostacolate dalle accuse rivolte da più parti a Bangkok, di continuare nel suo tradizionale sostegno ai Khmer rossi.

Bibl.: D. Morell, Chai-Anan Samudvanij, Thailand: reform, reaction and revolution, Cambridge 1981; L. Hong, Thailand in the nineteenth century: evolution of the economy and society, Singapore 1984; K. Hewison, The development of capital and the role of the state in Thailand, New Haven 1988; Id., Power and politics in Thailand, Manila 1990; E. Kulick, D. Wilson, Thailand's turn: profile of a New Dragon, New York 1993.

Letteratura. - I sovrani thailandesi hanno avuto un'importanza determinante nella modernizzazione della letteratura. Verso la metà del 19° secolo, grazie al re Mongkut (Rāma iv, 1851-68), si rafforzarono i rapporti con i paesi occidentali: tali rapporti si tradussero in seguito, sotto il regno del figlio di lui, Chulalongkorn o Rāma v (1868-1910), in una notevole influenza del mondo e della cultura occidentale sulla vita letteraria locale. Lo stesso sovrano pubblicò alcuni resoconti di viaggi e un pregevole commentario storico delle feste e delle cerimonie ufficiali (Phra Rachaphithi Sip Song Duen, "Le cerimonie dei dodici mesi", 1888). Ma è sotto il regno di Vajravudh o Rāma vi (1910-25) che ebbe propriamente inizio la moderna letteratura thailandese. Si deve a questo sovrano − egli stesso poeta, prosatore, drammaturgo, filologo e artista, autore di un centinaio di opere, soprattutto di genere teatrale − l'introduzione in T. del teatro europeo e la nascita di una stampa di opinione.

Anche il principe Damrong (1862-1943), che fu ministro dell'Istruzione, si adoperò con innovativi interventi per ottenere una diffusione degli studi sempre più larga e segnata da nuove metodologie didattiche. Valendosi di studiosi particolarmente affermati, Damrong favorì infatti la ricerca e la valorizzazione delle fonti primigenie del patrimonio culturale letterario thailandese, programmando la raccolta sistematica di tutti i documenti antichi esistenti nel regno; le sue opere, soprattutto in prosa, riflettono i risultati delle sue ricerche sulla storia, sulla letteratura, sulla religione, sui costumi locali. Tra gli autori moderni di formazione classica che hanno conservato uno stile molto ricercato e poetico e che traggono ispirazione dalla letteratura indiana, sono da ricordare il poeta Nai Chit Burathat (1892-1942), scrittore fecondo la cui opera più rinomata è Sammakkhi Phét Khamchan ("L'unione troncata", 1914), poema che si distingue per l'eleganza dello stile e per la spontaneità e l'armonia del verso; il poeta Phraya Upakit Silpasan (1879-1941), delicato cantore delle bellezze della natura; il principe P'hitthayalongkorn (1876-1945), cui si debbono alcune vivaci composizioni caratterizzate da freschezza di immagini e da sottile e penetrante ironia; Riem E'ng (pseud. di Malai Jupinit, 1906-1963), autore di racconti che traggono spunto dalla vita dura e triste condotta dalla parte meno abbiente del popolo e il cui romanzo piú noto è Tung Mahārāt ("Il campo del Grande Re", 1864). La letteratura ''popolare'', in parte religiosa, in parte profana − che annovera composizioni di tipo poliziesco, feuilletons, racconti erotici o sentimentali, vivaci e avvincenti pagine di tono umoristico o di satira sociale − è rappresentata da una produzione ricca di titoli, allineata con i ritmi e le sollecitazioni di gusti che progressivamente si evolvono o mutano del tutto, anche quando i temi indulgono ancora alle suggestioni del soprannaturale, del misterioso, del fantastico. Le incalzanti trasformazioni del pensiero si traducono via via in corrispondenti mutamenti dei modi espressivi: il moderno, il vivace, l'immediato nelle immagini e nelle situazioni condizionano in modo marcato altrettante evoluzioni della stessa struttura morfologica del linguaggio, caratterizzato da frequenti neologismi e dalla cospicua presenza di termini mutuati da parlate straniere.

Di tutti i generi coltivati dalla letteratura thailandese il più rappresentativo, anche se di recente origine, è quello del romanzo, all'interno del quale s'individuano molte e varie categorie, quali il genere sentimentale, il religioso, il comico, il satirico, il politico, lo storico, il sociale, quello di cappa e spada, quello d'avventura. Fin dagli inizi del 19° secolo avevano avuto larga diffusione le traduzioni di romanzi stranieri, cinesi e soprattutto inglesi. Il primo romanzo thai autentico è Phrae Dam ("Seta Nera", 1922), storia di un ardimentoso agente segreto, opera di Luang Saranu Prabandh (1905-1933), che trasse ispirazione da A. Conan Doyle. Ma il primo vero grande romanzo è tuttavia Lakorn Hèng Chivit ("Il teatro della vita", 1929) del principe M.C. Akat Damkeung, che ebbe una ventina di ristampe.

A partire da questi anni in poi, i romanzi si susseguono con sempre maggior frequenza, ma rientrano essenzialmente in tre categorie principali: il romanzo popolare, gli adattamenti di opere straniere (soprattutto opere di spionaggio e di carattere erotico) e il romanzo inteso come opera letteraria. Ed è proprio a quest'ultimo genere che appartiene la migliore produzione thailandese, la quale si viene affermando sotto i regni di Rāma vi e di Rāma vii (1925-35). Tra i più significativi esponenti di questa nuova corrente, che ha per antesignano il già ricordato principe Akat Damkeung, si distinguono soprattutto alcune autrici: Dok Mai Sot (pseud. di M.L. Bupha Kuñjara, 1905-1963), soprannominata ''la romanziera dalla penna di diamante'', le cui opere simboleggiano, nello spirito thai, il romanzo allo stato puro: Phudi ("Un essere di qualità", 1929) è considerato il suo capolavoro, ma anche un'altra sua opera, Nilae Chivit ("Così è la vita", 1929) ha riscosso un grandissimo successo; Bunleua (pseud. di M.L. Bunleua Thepyasuwan, 1911-1982), autrice, tra l'altro, del romanzo Thutiya Wiset ("La Dama dalla onorificenza regale", 1968); K. Surang Khanang (pseud. di Kanha Kiengsiri, n. 1911) che si segnala per lo stile semplice e privo di preziosità e il cui romanzo più noto è Ying Kon Chua ("La prostituta"); Botan (pseud. di Supha Lusiri, n. 1945), di origine cinese, alla quale è stato conferito (1969) il premio SEATO (South East Asia Treaty Organization), ossia il premio letterario più prestigioso della T. per Chotmai Chak Muang Thai ("Lettere dalla Thailandia", 1970). Tra i contemporanei le cui opere hanno avuto grande notorietà, meritano di essere ricordati: Praja Punvivat (n. 1926), autore, tra l'altro, del romanzo Mahā Rāja Sond ("Il re solitario", 1971); il principe M.R. Kukrit Pramoj (n. 1911), autore di numerosi saggi e di una cronaca della vita di corte da Rāma iv (metà del 19° secolo) a Rāma vii − ultimo monarca assoluto − dal titolo Si Pendine ("I quattro regni", 1953), continuamente ripubblicata e considerata il suo capolavoro. L'altra sua importante opera Phai Daeng ("Bambù rosso", 1955), a sfondo politico, descrive invece i problemi sociali degli abitanti di un villaggio thailandese.

Nel panorama culturale moderno della T. spiccano due figure particolari. Phraya Anuman Rajadhon (1888-1970), autodidatta, ha scritto, ma soprattutto tradotto, numerose opere e articoli su temi di religione, di linguistica, di letteratura, di storia, di cultura generale e anche racconti brevi; è stato capo del Dipartimento delle Belle Arti e il primo direttore della Reale Enciclopedia Thai, fondata dalla Regia Accademia Thailandese. Il principe Subhadradis Diskul (n. 1923), uno dei letterati thailandesi più insigni e più noti in campo internazionale, è autore di studi sull'arte, sull'archeologia, sulla filologia, sulla storia, che hanno avuto particolare significato nella restaurazione della cultura thailandese tradizionale.

Pur tenendo nel debito conto questo fervore creativo, c'è alla fin fine una considerazione da fare: anche se la T. possiede ormai i suoi romanzieri realisti, il suo teatro d'avanguardia, la sua stampa di opinione, i suoi circoli letterari, le sue esperienze poetiche, sussiste sempre la tendenza a non abbandonare completamente il filone della tradizione orale e gli autentici valori del patrimonio culturale autoctono connesso con l'antico fondo di racconti fantastici e con lo spirito delle farse e della saggezza popolare. Anzi, alcune associazioni letterarie (in particolare il Centro di Antropologia Sirindhorn) si adoperano non solo per rendere disponibile alle masse il meglio della tradizione thailandese, ma anche per tradurre le opere tradizionali più interessanti in francese e in inglese, e per conservare i tesori della letteratura orale utilizzando i moderni sistemi di registrazione.

Bibl.: S. Thierry, La letteratura siamese, in Storia delle letterature d'Oriente, a cura di O. Botto, 3, Milano 1969, pp. 705-35; J. de Fels, La littérature populaire (les éditions bon marché en Thaïlande), in Littératures Contemporaines de l'Asie du Sud-Est, Parigi 1974, pp. 57-72; M.-R. Anatole Peltier, Le roman contemporain thaïlandais, ibid., pp. 73-85; Jit-Kasen Sibunruang, Littérature Thaïlandaise. Les auteurs modernes et contemporains, in Histoire des littératures, i, Parigi 1977, pp. 1365-67; H.P. Phillips, Modern Thai literature, Honolulu 1987; M.M. Rutnin, Modern Thai literature. The process of modernization and the transformation of values, Bangkok 1988; M.L. Manich Jumsai, History of Thai literature, ivi 1992.

Archeologia. - La prima presenza umana in T. è attestata dai recenti scavi condotti nel riparo in roccia di Lang Rong Rien (provincia di Krabi, T. meridionale), dove alla base del deposito è stato messo in luce un livello (circa 37.000 anni fa), riferibile al Pleistocene Superiore, caratterizzato da industria su scheggia di piccole e medie dimensioni in precedenza conosciuta solo nell'Asia sud-orientale insulare. Un'industria su ciottolo a scheggiatura grossolana mono- e bifacciale del tardo Pleistocene, nota come industria hoabinhiana, che nelle sue più tarde fasi Oloceniche è associata a ceramica cordata, è diffusa in tutta la T. (tranne, forse, la regione centro-orientale) nell'ambito di economie di caccia e raccolta. Il problema, cronologico e culturale, della transizione a economie di produzione (agricoltura/allevamento) è in T. ancora irrisolto. Molti sono però i siti certamente non hoabinhiani e precedenti l'uso del bronzo convenzionalmente definiti neolitici, pur essendo gli strumenti in pietra levigata un fenomeno relativamente tardo e percentualmente meno significativo rispetto a una longeva e variegata industria in pietra scheggiata. La tipologia delle forme e delle decorazioni nelle ceramiche associate a tali industrie ''neolitiche'' è anch'essa relativamente diversificata, a sottolineare il carattere regionale delle culture, ancora per la maggior parte poco conosciute, che le produssero.

La tecnologia della fusione di manufatti in rame/bronzo sembra aver fatto la sua comparsa in T. in luoghi e tempi diversi; la più antica attestazione di tale tecnologia è quella riscontrata in alcuni siti (Non Nok Tha e Ban Chiang) sull'Altopiano del Khorat (T. nord-orientale) e con una certa sicurezza datata intorno al 2000 a.C.; di poco posteriori sembrerebbero le attestazioni nella T. centrale (siti della Valle del Khao Wong Prachan); molto più tarda (1° millennio a.C.?) sarebbe l'apparizione del metallo nella T. meridionale, che sembra seguire gli sviluppi culturali delle regioni insulari. Vale la pena di notare che in T. la comparsa e diffusione del rame/bronzo non sembra legata a un cambiamento delle strutture sociali o economiche e che, in generale nell'Asia sud-orientale, la produzione in bronzo fu principalmente orientata verso l'utensileria e la gioielleria. Un drastico cambiamento culturale delle strutture sociali ed economiche si evidenzia invece con la comparsa e diffusione della metallurgia del ferro − spesso in sepolture a inumazione facenti parte di estese necropoli − nella prima metà del 1° millennio a.C., soprattutto nella T. centrale e nord-orientale. In codeste regioni si assiste, sul finire dello stesso millennio, alla comparsa di insediamenti circondati da fossato e terrapieno, alla diffusione di manufatti di produzione indiana e alla formazione di strutture sociali complesse. Sebbene il passaggio cronologico e culturale dalla tarda età preistorica alla Protostoria e lo stesso fenomeno della ''indianizzazione'' in T. siano ancora da definire nei dettagli (per es. per quanto riguarda il perdurare del rituale dell'inumazione in contesto indianizzato dove dovrebbe essere seguito il rituale della cremazione), appare chiaro che la fioritura nella T. centrale, intorno al 5° secolo d.C., dello stato indianizzato noto come Dvaravati e dell'arte religiosa a esso associata, ebbe una lunga incubazione a partire dagli ultimi secoli del millennio precedente.

Tra i molti aspetti della neonata archeologia protostorica della T., uno, quello concernente i circuiti di scambio su lunga distanza, sembra di particolare interesse. Nelle regioni costiere meridionali, dove peraltro la comparsa di una struttura statale è più tarda che nella T. centrale, sono state rinvenute numerose evidenze che testimoniano di tali circuiti di scambio. Nel sito di Khlong Thom, per es., insieme a gemme incise e sigilli in cornalina di fattura romano-ellenistica e a manufatti indiani è stato rinvenuto uno specchio cinese in bronzo di epoca Han (206 a.C.-220 d.C.).

Per quanto concerne l'archeologia di epoca storica, importanti indagini sono state condotte in diversi insediamenti con fossato e terrapieno di epoca Dvaravati; per es. nel sito di Si Thep, nella valle del fiume Pasak (T. centrale), le nuove indagini hanno permesso di datare ai secoli 7°-9°, anziché al 5°, la fioritura della locale arte figurativa in stucco di stile Dvaravati, mentre una stele con iscrizione bilingue in sanscrito e khmer rinvenuta nel villaggio di Sab Bak presso Nakhon Ratchasima (T. centro-orientale), databile al secolo 11°, ha fornito una preziosa testimonianza sulla presenza in T. del buddhismo Vajrayana o Tantrico. Altrettanto importanti sono le ricerche condotte nell'area di Sisatchanalai, sulle rive del fiume Yom (T. centro-settentrionale). Nel secolo 13°, sotto l'influenza culturale e, forse, politica khmer esercitata attraverso la città di Lopburi (T. centrale), furono fondate le due città di Chalieng (o Sisatchanalai) e Sukhotai, divenute già dal secolo 13° importanti centri di produzione ceramica: le principali fornaci dell'area, a nord di Chalieng sulla riva ovest del Yom, sono state messe in luce negli anni Ottanta e hanno permesso d'individuare almeno tre diverse generazioni di forni; quelli dell'ultima di esse potevano raggiungere la lunghezza di 9 m ed erano riservati alla cottura di ceramiche smaltate con decori sottocoperta sia per il mercato interno sia per l'esportazione. Nel parco archeologico di Ayutthaya − capitale del regno omonimo (anche noto come Siam) tra il 1351 e il 1767 − è stato recentemente indagato il quartiere degli Occidentali e portata alla luce la chiesa fondata dai domenicani Jeronimo da Cruz e Sebastiano da Couto nel 1555, 44 anni dopo la prima comparsa dei Portoghesi ad Ayutthaya.

Bibl.: The archaeology of Peninsular Siam, Collected articles from The Journal of the Siam Society 1905-83, Bangkok 1986; The Thai Antiquity Working Group, Prehistoric studies: the stone and metal ages in Thailand, a cura di P. Charoenwongsa e B. Bronson, i, ivi 1988; J. Guy, Ceramic traditions of South-East Asia, Singapore 1989, pp. 26-41; C. Higham, The archaeology of mainland Southeast Asia, Cambridge 1989.

Cinema. - Il primo film girato in T. fu negli anni Venti, per opera dello statunitense H. McRay, Nangsao Suwan ("La signorina Suwan", 1924), tratto da un'opera letteraria del sovrano regnante Rāma vi. La famiglia Wasuvati, che aveva partecipato all'impresa di McRay, fondò nel 1927 la società Sri Kung sotto il cui marchio furono prodotti Chok Song Chun ("La doppia fortuna", 1927), primo film interamente controllato da Thailandesi, e Long Thang ("La direzione perduta", 1931), primo film sonoro.

Interrotta durante la seconda guerra mondiale, la produzione riprese alla fine del conflitto caratterizzandosi per basso livello qualitativo e prevalente omologazione delle opere. Girate tutte in 16 mm, esse riproponevano, per la maggior parte, versioni cinematografiche di spettacoli teatrali e opere cantate, mentre il sonoro veniva aggiunto dal vivo, a ogni proiezione, da parte di doppiatori presenti in sala. Soltanto alla fine degli anni Sessanta il produttore D. Kanyamarn introdusse la pellicola di 35 mm con il sonoro incorporato e, contemporaneamente, avviò la moda del film musicale che percorse tutti gli anni Settanta. Dal 1973, una drastica riduzione delle tasse governative sulla pellicola di 35 mm segnò la scomparsa dei film a 16 mm, e la produzione venne incrementata. Nel 1976 lo stato aumentò le tasse d'importazione sui film stranieri allo scopo di ridurne la quantità e di proteggere l'industria nazionale, limitata al consumo interno.

Centrato sul divismo e giocato principalmente sui temi dell'amore e della violenza, il cinema thailandese presenta comunque qualche titolo e qualche nome sopra la media: Thon (1970) di Piak Poster; Thongpoon Kokpo (1978), libero adattamento dal film di De Sica Ladri di biciclette realizzato dal principe Chatri Chalerm Yukol, un regista che si è formato a Hollywood; Thepthida Bar 21 ("L'angelo del bar 21") di Yuthana Mukdovanit. Si ricordano inoltre le opere di S. Vuthivichai, K. Suwannasorn e S. Phatam (Khru Ban Nok, "Il maestro del villaggio", 1977), per la presenza di elementi realistici e di critica sociale del tutto mancanti nei generi di consumo correnti. Permpol Cheyaroon e Vichit Kounavudhi, i maggiori autori thailandesi, firmano rispettivamente Pai Daeng ("Bambù rosso", 1981) e Khoon phuu kaow ("Gente di montagna", 1979), due film capaci di coniugare riuscita artistica e successo di pubblico. Tra gli altri registi non omologabili nel basso filone commerciale emergono il giovane poeta ed etnologo Manop Udomdej, che nel 1981 gira Prachachon Nork ("Ai margini della società"); Cherd Songsri, autore di Puen-Paeng ("Puen e Paeng", 1983) e Ploy talay ("Perla del mare", 1987); Toranong Srichua, che provoca la reazione della censura con i suoi film erotici. Tra gli autori più popolari dei primi anni Novanta va segnalato Bandit Ritthikol, autore di commedie di successo.

Bibl.: Cinemasia, a cura di G. De Vincenti, Venezia 1983; Thai film festival. A perspective through the 1970s and 1980s, The Japan Foundation ASEAN Culture Center, 1990.

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