Tarquinia

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Tarquinia Comune della prov. di Viterbo (già Corneto Tarquinia; 279 km2 con 16.361 ab. nel 2008). La cittadina è situata a 133 m s.l.m., su un colle che si leva ripido sulla breve pianura costiera, a 4 km dal Tirreno e 21 km a N di Civitavecchia. Il vastissimo territorio comunale comprende aree coltivate (cereali, viti, ulivi, ortaggi), pascoli, macchie. Notevole importanza ha assunto il turismo per l’attrazione esercitata dai reperti etruschi. Sulla costa sorge il Lido di T., frequentata località di villeggiatura estiva. Presso il Porto Clementino, nell’ambito della riserva naturale di popolamento, si trovano le Saline, con il Borgo ottocentesco e l’impianto manifatturiero per la lavorazione del sale.

T. (etrusco Tarchuna, Tarchna; lat. Tarquinii) secondo la leggenda etrusca, sarebbe stata fondata dall’eroe Tarconte. Sin da epoca protovillanoviana, nell’area dell’odierno Piano della Civita si riscontrano tracce di una stabile occupazione del sito. Dalla metà dell’8° sec. a.C. si registra una decisa crescita demografica e culturale, protrattasi nel corso del 7° e del 6° sec., come attestano, fra l’altro, l’apertura a contatti e rapporti commerciali con il mondo greco e orientale (grazie al porto di Gravisca), la vivacità dell’artigianato locale, l’espansione territoriale verso l’interno. Inoltre, secondo la tradizione antica, T. dette a Roma la dinastia dei Tarquini. Dopo l’inizio del 5° sec. la sua potenza cominciò a declinare. Un momento di ripresa si ebbe comunque durante il 4° secolo. In questo periodo T. sostenne varie lotte contro Roma, soprattutto negli anni 358-51 a.C., e quindi, dopo una definitiva sconfitta nel 281 a.C., entrò nell’orbita di Roma, come stato federato. Dopo il 70 a.C. fu municipio, ed ebbe particolare splendore sotto gli Antonini. Sede vescovile già nel 4° sec., decadde rapidamente durante le invasioni barbariche; cosicché nel 6° sec. l’abitato e la diocesi furono trasferiti nel luogo del vicino castello di Corneto (Castrum Novum, Cornetum). Questo nel Medioevo fu centro agricolo e porto commerciale fiorentissimo; divenuto possesso feudale della contessa Matilde nella seconda metà dell’11° sec., si eresse presto a libero comune, in attiva relazione di commerci con Pisa (trattato del 1174), Genova e Venezia; circondato sin dal 9°-10° sec. di mura fortificate, sostenne vittoriosamente l’assedio di Federico II (1245), dei Romani (1283) e nel 14° sec. resistette a lungo al card. Albornoz e Gerardo Orsini, che se ne impadronirono nel 1355. Dopo di allora T. fu sottoposta all’autorità dei papi, che l’infeudarono dapprima ai Vitelleschi e nel 1500 l’incorporarono direttamente allo Stato. Nel 1435 Eugenio IV le aveva restituito la sede vescovile, unendola a quella di Montefiascone, conferendole anche il titolo di città; dal 1872 il centro ebbe nome Corneto Tarquinia e nel 1922 assunse la denominazione attuale.

La città etrusca era cinta di mura a blocchi squadrati di tufo, lunghe 8 km, del 5°-4° sec. a.C., con varie porte. Il tracciato delle vie interne sembra regolare; sull’altura orientale si trova la cosiddetta Ara della Regina, enorme basamento (77,15 m × 35,55 m) su cui sorgeva un tempio di tipo etrusco-italico (con pianta a cella unica con ali laterali), della cui decorazione architettonica si sono rinvenuti numerosi elementi (fra i quali il celebre altorilievo frontonale raffigurante due cavalli alati del secondo quarto del 4° sec. a.C.). Il tempio ebbe una fase più antica e durò fino a età romana. Da quest’area provengono anche gli elogia tarquinensia, celebranti i capostipiti della famiglia tarquiniese degli Spurinna. Entro la città sono ruderi di terme romane e di altri edifici (tra questi ultimi, alcuni presentano varie fasi costruttive, databili tra 7° e 2° sec. a.C.). Tutt’intorno alle mura si stendono le necropoli; quella più ricca (utilizzata sin dal 7° sec. a.C.) è sul Colle dei Monterozzi: vi si trovano numerose tombe a camera dipinte con scene di banchetti funebri, di giochi, di culto, di esposizione del defunto, del viaggio agli inferi e dell’oltretomba, che costituiscono la più ampia documentazione della pittura etrusca del 6°-2° sec. a.C.

T. conserva anche importanti monumenti medievali. Vicino al bastione circolare detto della contessa Matilde sorge la chiesa di S. Maria di Castello iniziata verso il 1121. Tra le chiese più antiche, tutte del 12°-13° sec., sono S. Martino, S. Pancrazio, Ss. Annunziata, S. Giovanni Battista, S. Francesco, S. Giacomo. Il Duomo, ricostruito a partire dal 1656 (terminato solo nel 1731), sorge sulle strutture del 12° secolo. Importanti e di grande suggestione gli edifici civili: le robuste mura, le numerose torri, le case con bifore, colonnine e profferli. Nel palazzo Vitelleschi (1436-39, completato nel 1460-90) ha sede il Museo nazionale etrusco, una delle più importanti raccolte di antichità etrusche.

Nel territorio di T. (a sud-est della città), sono compresi i resti di Leopoli (detta anche Cencelle) sorta nell’anno 854 come rifugio per la popolazione dell’antica Centumcellae romana (l’attuale Civitavecchia).

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