TARANTO

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

TARANTO (XXXIII, p. 256; App. I, p. 1044)

Umberto TOSCHI

Anche negli ultimi anni l'incremento della popolazione è stato costante; essa ammontava (nel comune) a 139.720 ab. alla fine del 1940, a 146.100 alla fine del 1943 e a 164.956 alla fine del 1947. Specialmente nell'estate 1943 la città subì numerose incursioni aeree, con gravi danni: nelle case d'abitazione 888 vani distrutti e 1697 danneggiati; inoltre 25 edifici pubblici e scolastici colpiti, 4 edifici industriali distrutti e 16 danneggiati. Dopo lo sbarco degli Alleati fu iniziata l'opera di ricostruzione, specialmente nel porto e nell'arsenale. La ripresa economica non è tardata, ma l'attività industriale è stata colpita da nuova crisi con la fine della guerra. Sta per essere completato un altro grande bacino di carenaggio. La popolazione residente della provincia, calcolata al 31 dicembre 1947, era di 410.958 abitanti, con l'aumento demografico più forte (27,6%), tra le provincie italiane, rispetto al 1936.

Alle ore 18 dell'11 novembre 1940 la portaerei inglese Illustrious, con un incrociatore e 4 cacciatorpediniere, lasciò la flotta dell'amm. A. Cunningham e alle 20 si trovò a 170 miglia da Taranto, posizione scelta per il lancio della prima ondata di 12 apparecchi, di cui 6 con siluri, 4 con bombe e 2 con bombe ed illuminanti. Gli aerei siluranti erano preceduti dagli altri 6: alle 23 furono lanciati i primi bengala nella zona un po' a levante dell'ancoraggio della Tarantola, mentre i bombardieri lanciavano le prime bombe contro le navi in Mar Piccolo onde far credere che l'attacco fosse solo di bombardieri: contemporaneamente, e poco rilevati, i primi tre siluranti sorpassavano l'isola di S. Pietro alla periferia del Mar Grande e si portavano all'attacco delle navi alla Tarantola e precisamente del Cavour e del Littorio, che furono colpiti da siluro. Il capo gruppo non arrivò al lancio e deve essere stato abbattuto dalla reazione antiaerea. Il secondo gruppo di 3 lanciò i siluri contro le corazzate colpendo il Littorio. Sul Trento e sul caccia Libeccio caddero due bombe da 50 chili senza esplodere. La seconda ondata partì dall'Illustrious alle 21 e 30 e, poco prima di mezzanotte, attraversò per parallelo il Mar Piccolo sorvolando gli incrociatori Bolzano e Trieste e, dal Porto mercantile, si abbassò a pochi metri dal mare dirigendo, per il passo lasciato dalle ostruzioni retali, verso il canale navigabile e lanciò i siluri contro il Littorio e il Duilio, colpendoli entrambi. In complesso il Littorio fu colpito da 3 siluri, e uno ciascuno ne ebbero il Duilio e il Cavour che, in serio pericolo di affondare fu portato ad incagliare presso la costa. L'operazione, che mise fuori servizio metà delle corazzate della flotta italiana, dimostrò ancora una volta l'utilità delle navi portaerei. Il 9 settembre 1943, cioè dopo la comunicazione dell'armistizio con gli Alleati, la seconda squadra, al comando dell'amm. Da Zara, formata dalle corazzate rimodernate, tranne il Cavour ancora in riparazione a Trieste, e da naviglio minore si trasferì a Malta, ove incontrò già giunta la prima squadra: contemporaneamente entrava a Taranto una divisione navale britannica e navi e truppe alleate. A Taranto, il 23 settembre 1943, fu firmato l'accordo, fra l'amm. Andrew Cunningham e l'amm. Raffaele de Courten, ministro della Marina, che stabiliva le norme per la collaborazione fra la squadra italiana e l'alleata.

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