SVIZZERA

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

SVIZZERA.

Marco Maggioli
Ilenia Rossini
Paola Gregory
Carlo Chatrian

– Condizioni economiche. La gestione svedese dell’immigrazione. Storia. Architettura. Cinema. Bibliografia

Svizzera

Demografia e geografia economica di Marco Maggioli. – Stato dell’Europa centrale. La dinamica demografica (8.157.896 ab. nel 2014, secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs; +1,3% rispetto al 2012) si caratterizza per una sia pur minima crescita annua (0,7% nel periodo 2005-10, 1,0% nel periodo 2010-15), dovuta non tanto all’incremento naturale (nel 2013 la natalità e la mortalità sono state rispettivamente del 10,2 e dell’8‰) quanto al contributo dell’immigrazione (10,8‰ il saldo migratorio): nel 2013 gli stranieri residenti erano saliti a 1.937.447 unità, pari al 24% della popolazione complessiva, in crescita del 10,5% sull’anno precedente. In aumento, anche se su dimensioni più contenute, le emigrazioni (103.200, +2,2% sul 2012), che avevano come destinazioni prevalenti Francia (13,8%), Germania (9,1%) e Stati Uniti (6,9%). In crescita anche gli svizzeri residenti all’estero (oltre 732.183 nello stesso anno). La popolazione residente permanente è aumentata in tutti i Cantoni: 8 su 26 hanno registrato una crescita della popolazione superiore o uguale a quella della media nazionale (+1,3%). Gli incrementi più marcati si sono osservati nei Cantoni di Friburgo (+2,1%), Vaud (+2,0%), Vallese e Turgovia (entrambi +1,6%), Argovia, Ticino e Ginevra (+1,4%) e Zurigo (+1,3%), mentre quelli meno marcati nei Cantoni dei Grigioni, Uri, Appenzello Esterno (+0,5%) e Appenzello Interno (+0,4%). I fattori che hanno influito sull’evoluzione demografica nei Cantoni sono stati fondamentalmente tre: l’incremento naturale, il saldo migratorio internazionale e il saldo migratorio intercantonale.

Condizioni economiche. – Dal punto di vista economico la S. fa parte delle nazioni medio-forti e rimane uno dei Paesi più competitivi del mondo. Il PIL (679,0 miliardi di $ nel 2014) ha registrato rispetto all’anno precedente una crescita dell’1,3% e il PIL pro capite a parità di potere d’acquisto (PPA) di 55.237 $ la proietta tra i Paesi più ricchi del mondo. Nel raffronto internazionale, il tasso di disoccupazione rimane molto contenuto (3,4% nel 2014) e il tasso d’attività netto (popolazione dai 15 ai 64 anni) piuttosto elevato, pari a 83,5% nel 2013. Dopo la recessione del 2009 e la ripresa sostenuta del 2010, il tasso di crescita, costantemente superiore ai valori medi europei, è progressivamente calato nel 2011-12, per tornare poi a salire nel 2013-14. Tra il 2007 e il 2011, il numero di aziende è aumentato da 499.000 a 648.000, uno dei tassi più alti nell’area OCSE: +149.000 unità, pari a un tasso di crescita medio annuo del 6,8%

L’economia possiede un settore dei servizi altamente sviluppato, che contribuisce al 71% del PIL e dove è occupato il 76,3% della forza lavoro. Si tratta del settore di punta del Paese, soprattutto grazie ai servizi finanziari e bancari, in cui operano oltre 300 banche e istituzioni finanziarie (le due maggiori sono Credit Suisse e UBS). L’industria manifatturiera, prevalentemente di piccole dimensioni, conta il 26,8% del PIL (20,8% della forza lavoro) ed è specializzata in prodotti ad alta tecnologia. Nel 2012 il settore primario, che raccoglieva il 3,5% della forza lavoro nazionale, contribuiva infine al valore aggiunto dell’economia svizzera in percentuale pari solo allo 0,7%.

Dal 1995 l’economia svizzera sta attraversando un cambiamento di struttura. Soprattutto alcuni rami del settore secondario, come le costruzioni, l’industria tessile e del cuoio, l’industria della carta, l’editoria e la stampa, nonché la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, hanno subito un considerevole calo dell’impiego. Viceversa, attività del settore terziario, come i servizi alle imprese, le attività IT (Information Technology), la ricerca e lo sviluppo, nonché la sanità e i servizi sociali, hanno avuto una forte espansione. Più del 99% di tutte le imprese della S. sono piccole e medie imprese con meno di 250 addetti (calcolati in equivalenti a tempo pieno); circa il 92% sono microimprese, ovvero con meno di 10 addetti. Nel 2011 in S. sono state censite circa 564.000 imprese, 6900 in più rispetto al 2008 e 33.600 in più rispetto al 2005. Dal 2005 il numero delle imprese del settore industriale è cresciuto di 7600 unità e di quasi 41.000 nel settore dei servizi. In sei anni, la quota delle imprese del terziario è aumentata dell’11%.

Indicatori economico-sociali

Storia di Ilenia Rossini. – Negli anni a cavallo del primo decennio del 21° sec., il dibattito politico della S. continuò a essere influenzato dalle polemiche euroscettiche e ostili all’immigrazione, di cui si fece portavoce soprattutto il principale partito svizzero, la conservatrice Schweizerische volkspartei/Union démocratique du centre (Partito popolare svizzero/Unione democratica di centro, SVP/UDC).

Alle elezioni dell’ottobre 2007 la SVP/UDC, con il 29% dei voti (62 seggi), ottenne il miglior risultato di sempre per un partito elvetico, seguita dal Partito socialista (Sozialdemokratische partei der Schweiz/Parti socialiste suisse, SP/PS: 19,5%, 43 seggi), dal Partito liberale democratico (Freisinnig-Demokratische partei der Schweiz/Parti radical-démocratique suisse, FDP/PRD: 15,8%, 31 seggi), dal Partito popolare cristiano-democratico (Christlichdemokratische volkspartei/Parti démocrate-chrétien suisse, CVP/PDC: 14,5%, 31 seggi) e dai Verdi (Grüne partei der Schweiz, GPS: 9,6%, 20 seggi). La campagna elettorale della SVP/UDC aveva avuto dei toni molto duri e discriminatori contro gli immigrati (soprattutto musulmani) e, per questo, il Parlamento rifiutò di eleggere il suo leader Christoph Blocher come membro del Consiglio federale e gli preferì l’allora compagna di partito, più moderata, Eveline Widmer-Schlumpf: la SVP/UDC si ritirò così dal governo e Widmer-Schlumpf e altri esponenti dell’UDC formarono un nuovo partito, il Partito borghese democratico (BDP, Bürgerlich-Demokratische Partei). La SVP/UDC – primo partito all’opposizione dopo cinquant’anni – tornò poi al governo nel dicembre 2008, quando il Parlamento scelse il suo esponente Ueli Maurer per sostituire il dimissionario Samuel Schmid (BDP) nel Consiglio federale.

Negli anni successivi, la SVP/UDC propose alcuni referendum per leggi di iniziativa popolare contro gli immigrati, come quello del 2009 per vietare la costruzione di nuovi minareti (57,5% di sì) e quello del 2010 per l’espulsione automatica dalla S. degli stranieri che commettevano reati (52,9% di sì).

Colpita dalla crisi economica globale in misura inferiore rispetto ad altri Paesi europei, la S. già nel 2010 tornò a crescere, nonostante che la sopravvalutazione del franco svizzero a causa del deprezzamento dell’euro avesse penalizzato le esportazioni e il turismo. Nel 2011 la Banca nazionale svizzera introdusse quindi una soglia minima di cambio (1,20 franchi per un euro) tra le due monete, ma questa misura fu abolita all’inizio del 2015.

Nell’ottobre 2011 si svolsero le nuove elezioni federali, vinte dalla SVP/UDC con il 26,6% dei voti (54 seggi), seguita dalla SP/PS (18,7%, 46 seggi), dalla FDP/PRD (15,1%, 30 seggi), dalla CVP/PDC (12,3%, 28 seggi), dai Verdi (8,4%, 15 seggi), dai Verdi liberali (5,4%, 12 seggi) e dal BDP (5,4%, 9 seggi). I risultati di neonati piccoli partiti mise in discussione la tradizionale spartizione dei setti posti nel Consiglio federale tra le formazioni maggiori. Negli anni successivi il ricorso ai referendum divenne molto più frequente. In campo economico e sociale, furono bocciati tanto il referendum del novembre 2013 per fissare un limite alle retribuzioni dei dirigenti d’azienda (65,3% di no), tanto quello del maggio 2014 per istituire un salario minimo di 4000 franchi (circa 3250 euro) al mese per una settimana lavorativa di 42 ore (76,3% di no). Sul fronte dell’immigrazione, invece, nel febbraio 2014 fu approvato (50,3% di sì) quello che istituiva delle quote per l’ingresso degli immigrati (anche europei) nel Paese. Quest’ultimo mise in discussione il trattato di Schengen, in cui la S. era entrata nel dicembre 2008, e provocò le critiche dell’UE. Ciò sospese il percorso di avvicinamento della S. alla UE, che si era sviluppato attraverso accordi bilaterali e aveva portato all’integrazione nel quadro giuridico elvetico di gran parte della legislazione europea. A dimostrazione di un atteggiamento ondivago dell’elettorato nei confronti delle politiche migratorie, nel novembre 2014, tuttavia, con il 74,1% di no fu bocciato il referendum che chiedeva che la popolazione residente permanente non potesse crescere per via dell’immigrazione di oltre lo 0,2% annuo nell’arco di tre anni. Sul fronte delle politiche fiscali, nel febbraio 2015 la S. firmò con il governo italiano un protocollo che prevedeva lo scambio di informazioni su richiesta ai fini fiscali secondo lo standard OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico): esso poneva così termine al segreto bancario sui conti elvetici, al fine di contrastare i fenomeni dell’evasione e dell’infedeltà fiscale.

Bibliografia: «i Quaderni speciali di Limes», 2011, 3, nr. mono grafico: L’importanza di essere Svizzera.

Architettura di Paola Gregory. – Semplificazione, astrazione geometrica, materialità, tèchne, pertinenza dell’opera ai contesti paesaggistico-ambientali e socioeconomici di riferimento, sono le principali caratteristiche che connotano l’architettura elvetica, la cui primaria attenzione alle ragioni del costruire, in una rielaborata continuità con i temi del moderno, permane quale necessaria e adeguata risposta alla crisi dell’epoca attuale.

Centrale, in quest’ambito, resta la figura di Peter Zumthor (n. 1943), Ptritzker prize 2009 e RIBA (Royal Institute of British Architects) Royal gold medal 2013, la cui ricerca poetica da sempre legata alla concisione espressiva e all’essenzialità materica del manufatto, radicato nel contesto di appartenenza, si sviluppa nella creazione di ‘atmosfere’ in cui riassumere l’esperienza fenomenologica dello spazio, come nel Kolumba Museum (2007) a Colonia e nella Cappella di San Nicola de Flue a Hof Scheidtweiler (2007) a Mechernich in Germania, nello Steilneset Memorial (2011, con Louise Bourgeois) a Vardø, in Norvegia, e nel progetto per il LACMA (Los Angeles County Museum of Art), la cui apertura è programmata nel 2022.

Casa della musica, archivio e biblioteca

Attenti all’economia espressiva, nella condivisa inclinazione razionale e nella correttezza esecutiva, continuano a lavorare fra gli altri: Luigi Snozzi (n. 1932), autore, con Sa-brina Snozzi Groisman e Gustavo Groisman (in sodalizio dal 1992), dello stabile amministrativo 3 del dipartimento del territorio a Bellinzona (2013) e della casa Guidotti (2011) a Monte Carasso, di cui ha elaborato dal 1978 il piano strategico del centro urbano, articolato da interventi di natura e consistenza diversi, tutti caratterizzati da un linguaggio laconico e castigato; Theo Hotz Partner (n. 1948), firmatario della stazione principale di Vienna (2014) e, a Zurigo, del progetto Sihlcity (2007) per la rivitalizzazione di un’area industriale, della stazione di Aarau (2014), dello Skykey (2014) e del Police and Justice centre (2019); Diener & Diener (1980), attivo a Basilea con studi a Berlino e a Malmö, premiato nel 2011 con la Heinrich Tessenow medal e autore, in S., dell’edificio per uffici Forum 3 (2005, con l’artista Helmut Federle) al Campus Novartis di Basilea, della Casa della musica, archivio e biblioteca (2010) al Monastero benedettino di Einsiedeln, della Mobimo Tower (2011) a Zurigo e della Markthalle Tower (2012) a Basilea, nonché, all’estero, dell’ampliamento del Museo delle scienze naturali (2010) a Berlino e del Memoriale della Shoah (2012) a Drancy; Bearth & Deplazes (1988, sodalizio condiviso dal 1995 con Daniel Ladner), firmatario del nuovo rifugio del Monte Rosa (2009) a Zermatt e, con lo studio Durish+Nolli (1993), del Tribunale penale federale (2013) di Bellinzona, che ha visto partecipe, nel disegno delle volte in calcestruzzo delle aule processuali, lo studio Gramazio Kohler (1999), già firmatario con Bearth & Deplazes della Cantina Gantenbein (2007) a Fläsch e generalmente informato a un sentire digitale e parametrico mai dissociato, però, dal sistema costruttivo; Valerio Olgiati (n. 1958), progettista capace di trarre la sua carica espressiva da un’idea semplice e primordiale, come si evince dall’atelier Bardill (2007) a Scharans (2007), dal Centro visitatori (2008) al Parco nazionale svizzero di Zernez, dal Plantahof Auditorium (2010) a Landquart; Christian Kerez (n. 1962), autore incline a una chiara espressione strutturale, come nell’edificio scolastico (2009) a Leutschenbach (Zurigo) e nel progetto (non realizzato) per il Museo di arte moderna a Varsavia, vincitore del concorso internazionale nel 2006.

Caratterizzata da un’attenzione particolare agli involucri, alle textures, alla manipolazione e sperimentazione dei materiali, è tutta l’opera di Herzog & de Meuron, Premio pritzker 2001, il cui sodalizio professionale iniziato nel 1978 ha prodotto alcuni degli edifici icona più apprezzati e premiati nel panorama internazionale. Fra gli ultimi a Basilea, l’edificio commerciale Elsässertor II (2005), la St. Jakob Tower (2008), il Museum der Kulturen (2010), l’edificio Roche 97 (2011), il Centro Messe Basel (2013), oltreché il padiglione temporaneo Schaulager Satellite (2012), ai quali si affiancano i numerosi interventi realizzati all’estero, fra i più importanti: il Michael H. de Young Memorial museum (2005) a San Francisco, l’ampliamento del Walker art center (2005) a Minneapolis, l’Allianz Arena (2005) a Monaco di Baviera, il Caixa Forum (2007) a Madrid, la biblioteca di Cottbus (2008), lo stadio nazionale di Pechino (2008), l’edificio Prada (2008) a Tōkyō, il Vitra-Haus (2009) a Weil am Rhein, il Parrish art museum (2012) a Long Island (New York), il Pèrez art museum (2013) a Miami, la ‘Arena do Morro’ (2014) a Mãe Luiza (Natal) in Brasile, il padiglione di Slow food all’Expo di Mila no 2015, il nuovo stadio di Bordeaux (2015), la Fondazione Feltrinelli a Milano e l’Elbphilhar monie ad Hafen-City (Amburgo), i cui rispettivi completamenti sono previsti nel 2016.

Senza dimenticare alcuni importanti architetti originari della S., ma attivi all’estero, come Max Dudler (n. 1949) – cui si devono a Zurigo la sede centrale europea IBM (2005) e la torre per uffici Aurora (2011) caratterizzati, come tutta la sua opera, da estrema chiarezza compositiva e figurazione elementare – e Bernard Tschumi (n. 1944) – autore in S. della sede centrale di Vacheron Constantin (2005) a Ginevra e della nuova Filarmonica di Rolle (2014), edifici entrambi connotati da forte iconicità – si ricordano ancora: lo studio Burckhardt+Partner (1951), autore degli edifici Flon-Pépinières (2014) a Losanna, della trasformazione del Terminale B (2011) e della nuova sistemazione dell’accesso all’aeroporto di Zurigo (la cui apertura è prevista nel 2016), nonché del Centro culturale e sportivo Wukesong di Bejing, per le Olimpiadi estive del 2008 a Pechino; Luscher Architectes (1970), firmatari della stazione RER di Prilly-Malley a Losanna (2012), della Torre Selve-Areal (2013) a Thoune e della sede mondiale della FIBA (Fédération Internationale de BAsketball, 2013) a Mies; lo studio Mieli & Peter (1987), autore dell’ampliamento dello Sprengel Museum (2015) di Hannover e, a Zurigo, dello stadio di calcio (2009), del nuovo complesso residenziale City West (2014) – con la Zölly Tower (Silver hare award 2014) – e della trasformazione a uso abitativo dell’ex magazzi no duty free di Albisrieden (il cui completamento è previsto nel 2016); gli studi Morger & Detti (2006) – autore dell’Hilti art foundation/Huber Uhren Schmuck (2015) a Vaduz e dell’Università di arte e design HGK (2014) a Basilea – e Degelo Architekten (2005) – firmatario dell’ampliamento del Davos congress centre (2010) e della ristrutturazione del St. Jakobshalle (il cui completamento è previsto nel 2017) di Basilea – sino al 2005 riuniti nel sodalizio Morger & Degelo.

Fra gli studi più giovani e innovativi: EM2N (1997), autore della stazione ferroviaria di Hardbrücke (2007), del Centro culturale (2011) di Thun, e, a Zurigo, del Teatro 11 (2006), dell’ampliamento della struttura di manutenzione dei treni di Herdern (2013) e del complesso residenziale Neufrankengasse (2013); Christ & Gantenbein (1998), firmatario degli ampliamenti del Museo d’arte di Basilea (2015) e del Museo nazionale svizzero di Zurigo (la cui apertura è programmata nel 2016); Camenzind Evolution (1998), autore, a Zurigo, dei complessi Seewürfel (2005) e K.I.S.S. (2012) e dell’edificio per uffici Cocoon (2007), nonché di edifici di servizio per la Google Company, come l’EMEA Engineering Hub (2008) di Zurigo, gli uffici di Mosca (2010) e Tel Aviv (2012), il campus di Dublino (2013); Group8 (2000), insignito nel 2010 della Distinction romande d’architecture, autore, tra gli altri, dell’edificio per uffici Avenue de France (2012), dell’immobile residenziale Coral House (2011) e del complesso logistico ICRC (International Committee of the Red Cross, 2011), tutti a Ginevra, e delle residenze (2012) a Crans-près-Céligny; Holzer Kobler Architekturen (2004), firmatari del complesso residenziale Wasserschloss (2012) a Gebenstorf, del nuovo shopping center Edelreich (la cui apertura è prevista nel 2016) a Wigoltingen, della conversione e ampliamento dell’edificio Cattaneo (2008) e del rinnovamento della torre RWD-Hochhaus (2007), entrambi a Dietikon (Zurigo).

Bibliografia: G. Gelmini, Architettura contemporanea:Svizzera, Milano 2009.

Cinema di Carlo Chatrian. – La pluralità linguistica, unita alla sua particolare posizione geografica e conformazione morfologica, ha segnato la storia del cinema in S. – e continua a farlo anche in un quadro segnato dall’abbandono del sistema analogico. Se lo switch-off delle sale ha uniformato l’offerta distributiva, da un punto di vista produttivo il Paese resta diviso nelle sue tre principali comunità linguistiche: mentre la componente italiana è di poca rilevanza sul mercato interno, la produzione francese riesce a competere con quella tedesca, che resta comunque maggioritaria, anche se orientata verso un cinema più commerciale.

In questo decennio di transizione il cinema svizzero ha visto aumentare la sua produzione, grazie anche a un efficace sistema di sostegno nazionale e all’intervento di alcune fondazioni e istituti. Se il numero di lungometraggi prodotti negli anni Settanta – che resta la migliore stagione del cinema svizzero – era pari a una trentina di lavori, nel 2010 gli stessi hanno toccato quota 100, per poi scendere leggermente. La quantità dei film prodotti rispecchia una realtà dinamica soprattutto grazie a una nuova generazione di produttori, capaci anche di trarre profitto dal sistema di coproduzioni. Per restare alla parte italiana, oltre ai casi di Silvio Soldini e Paolo Sorrentino, vanno ricordati i film di Leonardo Di Costanzo (L’intervallo, 2012), Michelangelo Frammartino (Le quattro volte, 2010), Alina Marazzi (Vogliamo anche le rose, 2007; Tutto parla di te, 2012) e Alice Rohrwacher (Corpo celeste, 2011; Le meraviglie, 2014), protagonisti della nuova stagione del cinema italiano.

Lo stesso fenomeno è riscontrabile anche per la parte francese e, in misura meno rilevante, per quella tedesca.

Da un punto di vista generale la caratteristica più importante resta la forte tradizione documentaria capace di rinnovarsi e di proporre film che toccano le corde del pubblico. Nel decennio in esame il film More than honey (2012;Un mondo in pericolo) di Markus Imhoof (n. 1941) ha superato le 250.000 entrate, mentre la trilogia dedicata da Fernand Melgar (n. 1961) ai cittadini invisibili (La forteresse, 2008; Vol spécial, 2011; L’abri, 2014) ha segnato il dibattito politico e civile. Di ugual impegno è l’opera di Jean-Stéphane Bron (n. 1969) che con L’expérience Blocher (2013) ha affrontato una delle figure più controverse della politica locale. Peter Liechti (1951-2014) ha lasciato una filmografia che merita di essere esplorata. Di uguale originalità è Peter Mettler (n. 1958) che alterna la sua attività tra Canada e Svizzera. Più legati a una concezione tradizionale ma altrettanto abili nel costruire efficaci dispositivi narrativi sono Christian Frei (n. 1959) e Sabine Gisiger (n. 1959). Capostipite del cinema documentario in Svizzera, Jacqueline Veuve (1930-2013) ha consegnato con La nébuleuse du coeur (2006) e C’était hier (2010) due toccanti capitoli della sua personale autobiografia. Meno originale, sebbene sempre rigorosa, è parsa l’evoluzione di Richard Dindo (n. 1944). Chiude la carrellata Tableau noir (2013), frutto di oltre dieci anni di lavorazione, realizzato da Yves Yersin (n. 1942), trentaquattro anni dopo il suo folgorante esordio.

Abrir puertas y ventanas

Seguendo le orme del veterano Fredi Murer (n. 1940), che nel 2007 con Vitus (2006) è stato candidato agli Oscar, alcuni registi sono arrivati alla finzione attraverso la pratica del cinema documentario: Lionel Baier (n. 1975), Thomas Imbach (n. 1962) e Samir (n. 1955) hanno dato forma a poetiche originali segnando con la loro attività il decennio. Caso quasi unico nel panorama mondiale, il cinema svizzero recente rivela una forte presenza femminile. Bettina Oberli (n. 1972), con il suo Herbstzeitslosen (2006) e le sue 595.000 entrate, vanta il maggior successo di pubblico del decennio. Sabine Boss (n. 1966) con Der Goalie bin ig (2014) si è laureata grande vincitrice dei Quarz, premio del cinema svizzero, succedendo a Ursula Meier (n. 1971), vera figura emergente. Con Home (2008; Home - Casa dolce casa?) e soprattutto Sister (2012; unico altro film svizzero candidato agli Oscar) Meier ha mostrato grande capacità non solo nella direzione degli attori, ma anche nella creazione di una drammaturgia efficace. Altrettanto originali sono i percorsi di Andrea Staka (n. 1975) e Milagros Mumenthaler (n. 1977), vincitrici del Pardo d’oro a Locarno con i loro film d’esordio (la prima nel 2006 con Das Fräulein, la seconda nel 2011 con Abrir puertas y ventanas). Proprio queste due figure – cui va aggiunto Basil da Cunha (n. 1985) – rappresentano un aspetto nuovo nel cinema svizzero e raccontano di una S. poliglotta, che va ben oltre le sue quattro lingue originarie.

Bibliografia: O. Moeschler, Cinéma suisse, Lausanne 2011. Si veda anche: http://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/fr/index/ themen/16/02/01.html (portale ricco di statistiche curato dall’Ufficio federale svizzero); www.cinesuisse.ch; www.swissfilms.ch; www.procinema.ch.

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