Indonesia, storia della

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Indonesia, storia della

Francesco Tuccari

Vivacità economica e instabilità politica di un'antica colonia

L'Indonesia fu condizionata per molto tempo dalla duplice influenza dell'India e della Cina. Divenne un paese prevalentemente musulmano tra il 14° e il 16° secolo d.C. Decisivo fu l'arrivo degli europei nel 16° secolo: dopo di allora l'Indonesia rimase per circa 350 anni una colonia olandese. L'epoca coloniale ebbe termine nel 1945, quando il paese ottenne l'indipendenza

Le origini e l'arrivo degli europei

Popolato sin da epoche assai remote, il territorio dell'attuale Indonesia entrò nell'orbita della civiltà indiana agli inizi dell'era cristiana. Nei secoli successivi, quando furono anche avviati i primi contatti con la Cina, sorse nel paese ‒ soprattutto a Giava e a Sumatra ‒ una serie di regni buddisti e induisti. Tra questi acquisirono una particolare importanza a Sumatra, dal 7° secolo, il regno di Srivijaya e a Giava, nel 14° e 15° secolo, il regno di Majapahit.

Una svolta cruciale nella storia dell'Indonesia si produsse con l'arrivo dei mercanti arabi nel 14° secolo. Essi diedero vita a una serie di sultanati diffondendo l'Islam, che alla fine del 16° secolo era ormai diventato la religione dominante del paese. Profondamente divisa al suo interno in piccole e deboli formazioni politiche, l'Indonesia fu raggiunta dagli europei al principio del 16° secolo: dapprima dai Portoghesi, già insediati a Molacca, conquistata nel 1511 e poi, verso la fine del Cinquecento, dagli Olandesi e dagli Inglesi, tutti interessati al commercio delle spezie.

L'Indonesia olandese

Furono gli Olandesi, attraverso la Compagnia delle Indie Orientali (Indie, Compagnie delle), a imporre il proprio controllo sull'arcipelago indonesiano nel corso del 17° secolo. Ciò portò alla cacciata dei Portoghesi, a gravi tensioni con gli Inglesi e al progressivo declino dei regni locali. Alla fine del Settecento l'Olanda assunse il dominio diretto del paese, inasprendo nel secolo successivo il suo regime coloniale, sempre più basato sulle coltivazioni forzate e sull'economia di piantagione.

Le prime significative agitazioni in favore dell'indipendenza ebbero inizio al principio del 20° secolo, con la nascita di diverse organizzazioni nazionaliste. Esse fecero un ulteriore salto di qualità negli anni Venti, quando sorsero il Partito comunista e soprattutto il Partito nazionalista indonesiano, fondato da Akmed Sukarno. Fu tuttavia l'occupazione giapponese delle isole indonesiane durante la Seconda guerra mondiale a dare l'impulso finale alla lotta nazionale. Il leader di questo processo fu Sukarno. Egli proclamò l'indipendenza del paese nel 1945, poco dopo la resa del Giappone. Ma ci vollero ancora quattro anni di duri conflitti perché l'Olanda riconoscesse, nel 1949, la sovranità della repubblica indonesiana. Essa rimase dapprima unita all'Olanda come repubblica confederale. In seguito, dal 1956, si staccò del tutto dalla ex madrepatria.

Uno Stato indipendente

Fu Sukarno il primo presidente dell'Indonesia indipendente. Egli, con il sostegno dei comunisti, avviò la riforma agraria e una politica di ampie nazionalizzazioni, schierandosi in politica estera con i paesi neutralisti e non allineati a nessuno dei due blocchi (Stati Uniti e Unione Sovietica). Di fronte alle crescenti opposizioni interne, tuttavia, Sukarno assunse gradualmente poteri dittatoriali e, dopo aver istituito la repubblica presidenziale nel 1959, nel 1963 si proclamò presidente a vita, stringendo rapporti sempre più stretti con la Cina comunista. Un fallito tentativo di colpo di Stato nel 1965 da parte dei comunisti offrì ai militari l'occasione per prendere il potere, porre fuori legge i comunisti e scatenare una sanguinosa repressione. Sukarno fu destituito e divenne capo del governo il generale Suharto, il quale fu poi più volte eletto presidente della repubblica dal 1968 in avanti.

Suharto diede vita a un regime almeno relativamente dinamico dal punto di vista economico, ma al tempo stesso fortemente autoritario e corrotto, destinato a durare sin quasi alla fine degli anni Novanta. Sempre più in crisi all'interno e criticato dalla comunità internazionale ‒ anche in relazione alle violenze esplose a Timor Est ‒ nel 1998 Suharto lasciò il potere. Ebbe così inizio una nuova fase della storia indonesiana, caratterizzata da una forte instabilità politica.

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