Squilibrio globale (ingl. global imbalance)

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

squilibrio globale (ingl. global imbalance)


squilibrio globale (ingl. global imbalance) Fenomeno che consiste in sbilanci ampi e crescenti, di segno opposto, nelle partite correnti delle bilance dei pagamenti (➔ bilancia dei pagamenti) fra le grandi aree del mondo, principalmente gli Stati Uniti, le economie emergenti dell’Asia (soprattutto Cina e India) e i Paesi produttori di petrolio. Il fenomeno ha iniziato a manifestarsi alla fine degli anni 1990, quando all’aumento del disavanzo verso l’estero degli Stati Uniti, in forte crescita sotto l’impulso della rivoluzione informatica, ha fatto riscontro un incrememento dell’avanzo del Giappone e della Cina e, in Europa, della Germania. Verso la metà del decennio seguente gli s. sono cresciuti ulteriormente, con andamento divergente soprattutto fra gli Stati Uniti (in crescente disavanzo) e la Cina (in crescente avanzo), per ridursi dopo la crisi finanziaria e la conseguente recessione internazionale (2007 e anni seguenti). ● Un acceso dibattito si è sviluppato negli anni 2000 sulle cause e le conseguenze di tali s. g., con particolare riferimento alla crisi finanziaria. Secondo alcuni autori (fra cui l’ex presidente della Federal Reserve, A. Greenspan), essi sono una manifestazione naturale dell’integrazione internazionale, la quale implica che i Paesi possano finanziare, per periodi anche prolungati, sbilanci fra risparmio e investimenti, con flussi di capitale dall’estero. Secondo altri (per es., l’economista P.B. Kenen), questi s. hanno invece assunto, in alcune fasi, dimensioni tali da destabilizzare l’economia e la finanza globale. In base alla tesi avanzata da M.P. Dooley, D. Folkerts-Landau e P. Garber, infine, gli s. sarebbero dovuti al ricrearsi, nei primi anni 2000, di un sistema monetario internazionale simile a quello di Bretton Woods (➔): gli Stati Uniti e la Cina, infatti, avrebbero avuto un interesse comune a perpetuare il reciproco s., favorendo una sopravvalutazione del cambio della valuta cinese, i primi per finanziare una domanda interna strutturalmente in eccesso, la seconda per convogliare verso l’estero il suo eccesso produttivo e per accrescere le riserve di dollari.

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