Spagna

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Spagna

Katia Di Tommaso

Terre alte e regioni antiche

La Spagna è uno dei grandi paesi che hanno fatto la storia del mondo. Oggi, dopo un lungo isolamento, si ripresenta sulla scena internazionale, più ricca ed equilibrata, attraente e ordinata, membro autorevole e importante dell’Unione europea, in rapida crescita economica. Un paese bellissimo, ricco della cultura e delle tradizioni che un popolo variegato ha saputo stratificare nei secoli e dei patrimoni artistici che il potere imperiale ha accumulato nelle sue splendide e accoglienti città. E, nello stesso tempo, un laboratorio per nuove soluzioni di cooperazione, basate sulle diversità regionali e sull’unità di obiettivi – senza perdere l’allegria e la voglia di vivere

Un grande altopiano

Una gran parte della Penisola Iberica è occupata da un ampio altopiano di antica formazione, la Meseta, circondato e diviso da catene montuose. Il territorio della Spagna quasi coincide con queste alte terre, incise da grandi valli fluviali.

I bordi esterni dell’altopiano sono formati, innanzitutto, dai Pirenei, sull’istmo che unisce la Penisola Iberica all’Europa. A sud dei Pirenei si apre la valle dell’Ebro – 910 km, il maggiore fiume interamente spagnolo –, delimitata sull’altro versante dai monti del Sistema Iberico (2.313 m): tra le due catene si estendono La Rioja, Navarra, Aragona e Catalogna; circa al centro della valle e dell’Aragona è Saragozza (614.900 abitanti); sul mare, la capitale catalana, Barcellona (1.504.000).

L’Ebro nasce dalla Cordigliera Cantabrica (2.648 m), disposta lungo la riva atlantica e corrispondente a Galizia, Asturie, Cantabria e Province Basche.

A sud, la Meseta settentrionale, attraversata dal sistema del Duero (780 km), comprende León e Vecchia Castiglia (con Valladolid, 316.600 abitanti), orlata dalle sierras di Gredos (2.592 m) e di Guadarrama che formano il Sistema Centrale.

La Meseta meridionale si apre a sud del Sistema Centrale e comprende la conca di Madrid, l’Estremadura, la Vecchia Castiglia e La Mancia; qui scorrono il Tago (1.007 km) e la Guadiana.

L’altopiano scende a est sul Mediterraneo, nel Levante, con le regioni di Valencia (738.400 abitanti) e di Murcia (370.700 abitanti). La Sierra Morena limita la Meseta a sud; oltre, si apre l’Andalusia: la vasta piana del Guadalquivir, con Siviglia (684.600 abitanti), a ovest dello Stretto di Gibilterra; e il Sistema Betico, lungo la costa mediterranea, con la Sierra Nevada (3.478 m) e Malaga (524.400 abitanti). Nel Mediterraneo, sono spagnole le Isole Baleari (Palma di Maiorca, 333.800 abitanti), area turistica di grande fama; e nell’Atlantico le Canarie (Las Palmas, 354.900 abitanti).

Un paese di antiche frammentazioni

In parte per la struttura del territorio, in parte per una storia molto articolata, quello che oggi è il territorio del Regno di Spagna è la somma di una quantità di regioni che hanno conosciuto vicende distinte e che ancora oggi mantengono e difendono caratteri culturali propri.

Se la lingua nazionale è il castigliano (o spagnolo), il galiziano è più simile al portoghese, l’andaluso conserva elementi arabi e zigani, il basco è del tutto indipendente, il catalano ha una letteratura antica ed è parlato da sette milioni di persone. E se esiste una grande capitale, voluta e fondata per essere capitale unitaria, pochi altri paesi europei sono disseminati di altrettante città grandi e medie: solo l’Italia e la Germania, paesi che, anch’essi, hanno conosciuto una frammentazione molto forte.

Questa frammentazione in passato ha avuto effetti spesso tragici. Alla fine del 20° secolo si è deciso invece di riconoscere l’esistenza di 17 comunità autonome, corrispondenti a regioni geografiche o storiche e dotate di ampi poteri. L’entrata della Spagna nell’Unione europea, che favorisce le regioni, ha rafforzato il processo.

Del resto – anche dal punto di vista climatico, per esempio – le differenze tra regioni sono nette.

La Spagna è certamente un paese mediterraneo, almeno in parte: ma credere che abbia un clima mediterraneo è sbagliato. Il clima mediterraneo riguarda solo la fascia marittima orientale e meridionale (e quello dell’Andalusia è anche più arido); sull’Atlantico il clima è temperato umido (oceanico); nell’interno è decisamente continentale e piuttosto arido, tanto che vari acquedotti sono stati costruiti per trasferire l’acqua dei grandi fiumi a centinaia di chilometri di distanza.

Regioni economiche

Anche l’economia è differenziata secondo le regioni. La Meseta è regione di pastorizia, di cereali, olivi e vite, come anche l’Aragona. Catalogna, Levante e Andalusia hanno un’agricoltura irrigua e specializzata (frutta, vite, ortaggi). La fascia atlantica, di antiche tradizioni pescherecce e marinare, è anche da lungo tempo industrializzata grazie alla presenza di carbone e ferro (siderurgia, meccanica, cantieri navali, chimica). Anche la Catalogna conosce un’antica industrializzazione (tessile, chimica, meccanica), benché Barcellona sia soprattutto una città di servizi avanzati. La regione di Madrid è centrata sul polo industriale e terziario della capitale. Levante e Andalusia gravitano sulle rispettive città, relativamente industrializzate, molto turistiche e con un terziario assai sviluppato.

La popolazione si distribuisce in conseguenza. Dopo la forte emorragia prodotta dalla colonizzazione dell’America, la popolazione in Spagna riprese a crescere solo tra 18° e 19° secolo, accelerando nel Novecento, malgrado un’emigrazione sempre forte. Nella seconda metà del secolo si accentuarono piuttosto le migrazioni interne, che continuarono a svuotare le campagne dell’interno e a far crescere le tante, belle e ospitali città. Spazi enormi, nella Meseta, in Aragona, nelle aree montane, sono praticamente privi di popolazione, e tra un centro abitato e il successivo a volte corrono decine di chilometri.

Il litorale mediterraneo, invece, è urbanizzato in maniera quasi continua dai Pirenei al Golfo di Cadice, anche per effetto della grande attrazione turistica.

Un paese bello e vario

La varietà di paesaggi e di storie regionali, la bellezza delle città, l’ospitalità e la simpatia degli Spagnoli, la ricchezza del patrimonio artistico, la profondità della cultura, e anche, dal punto di vista dell’Italia, i tanti punti di contatto che fanno della Spagna il paese forse più simile al nostro: tutto questo ha reso la Spagna, negli ultimi decenni, uno dei paesi più attraenti al mondo. Non solo agli occhi dei turisti, che comunque vi trovano davvero di tutto, ma anche agli occhi delle imprese economiche internazionali, che spesso hanno preferito insediarsi in Spagna; come agli occhi degli immigrati, che hanno incluso il paese fra le loro mete, trasformandolo – come l’Italia – da terra di emigrazione in terra di accoglienza.

Questi fenomeni si sono intrecciati con il recente e rapido sviluppo sociale, politico ed economico, che è stato fra i più impressionanti nel mondo occidentale, anche perché in precedenza la Spagna aveva vissuto una lunga fase di ‘raccoglimento’ e di distacco. Ha rinsaldato i contatti, per esempio, con quella grande parte di mondo americano che parla spagnolo; ha rafforzato il suo ruolo internazionale; ha modernizzato il sistema delle comunicazioni interne; ha aumentato l’efficienza del sistema economico; ha innalzato il livello di vita della popolazione; ha recuperato un autorevole posto in Europa; ha rivitalizzato il suo sistema culturale; ha dato alle sue città visibilità internazionale; ha potenziato l’immagine del paese in tutti i sensi.

Malgrado i momenti meno brillanti e le tensioni che ogni tanto tornano ad acutizzarsi, la Spagna sembra essere riuscita nell’impresa di fare un gran balzo in avanti senza perdere l’equilibrio e senza rinnegare né le sue tradizioni né le sue specificità: cosa che suscita stima e ammirazione.

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