Destra, sinistra e centro

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

destra, sinistra e centro

Giovanni Borgognone

I punti cardinali della politica

Fu la Rivoluzione francese a introdurre la distinzione tra quelli che sono diventati i tre punti di riferimento convenzionali dei sistemi politici contemporanei: destra, sinistra e centro. Nel maggio 1789, riunitisi gli Stati generali, i membri del Terzo stato si divisero nell'emiciclo: i conservatori si accomodarono a destra, i radicali e i rivoluzionari a sinistra. Il centro dell'emiciclo fu invece connotato polemicamente come 'palude', in quanto spazio indistinto e senza identità

L'Ottocento

Nell'Assemblea nazionale della Francia rivoluzionaria si consolidò la sistemazione dell'emiciclo con i difensori dell'antico regime a destra e coloro che erano favorevoli allo sviluppo della rivoluzione a sinistra. Nella Francia della Restaurazione, poi, la Camera risultò composta dalla destra degli ultras monarchici, dal centro dei costituzionali e dalla sinistra, che auspicava il recupero dei valori democratici dell'epoca rivoluzionaria. In Inghilterra invece si preferiva ancora la distinzione tra tories (conservatori), whigs (liberali) e radicals. Nel frattempo la triade francese si arricchì di ulteriori articolazioni, come centrodestra, centrosinistra, estrema destra ed estrema sinistra.

Dopo l'istituzione del suffragio universale, nel 1848, il linguaggio popolare sostituì destra e sinistra con altre antitesi, come quella tra reazionari e socialisti democratici, o tra bianchi e rossi. Alla caduta dell'Impero di Napoleone III, tuttavia, ricomparve la vecchia terminologia.

In Italia, nel Parlamento postunitario venne definita Destra storica la parte politica erede di Cavour (Rattazzi, Ricasoli, Minghetti), che governò il giovane Stato dalla sua nascita nel 1861 fino al 1876, quando le succedette la cosiddetta Sinistra giovane di Agostino Depretis, nata dall'unione di mazziniani, garibaldini e democratici con la precedente sinistra moderata piemontese.

L'esplosione di nomi nel Novecento

Con la comparsa dei partiti socialisti, e successivamente con quella dei movimenti nazionalisti, fascisti e razzisti, la connotazione di destra e sinistra si complicò ulteriormente. In Inghilterra il termine sinistra (Left) indicò i laburisti, ma venne riferito, talvolta, anche ai liberali progressisti. Nella Germania del primo dopoguerra il corrispondente Linke indicava socialdemocratici e comunisti. In America Left era adoperato per la sinistra socialista.

Anche il quadro della destra divenne sempre più articolato. Già nella Francia ottocentesca ne erano emersi tre tipi: quella legittimista borbonica (favorevole al latifondo e al tradizionalismo cattolico), quella orleanista (ispirata cioè al moderatismo del re di Francia Luigi Filippo d'Orléans) e quella bonapartista (il cesarismo plebiscitario, una forma di dittatura fondata da un lato sul militarismo e sulla repressione, dall'altro sull'appello populistico alle masse).

All'inizio del 20° secolo sorse poi la destra nazionalista antidemocratica, antisemita e caratterizzata altresì da istanze sociali. Nella storia francese del Novecento un ruolo importante è stato svolto inoltre dal gollismo, movimento politico inaugurato dal generale Charles de Gaulle e imperniato sulla priorità degli interessi nazionali, sull'importanza della leadership presidenziale e su quella dell'ordine pubblico. Nell'Italia repubblicana la destra, dopo essere stata monopolizzata dal fascismo e dai monarchici, è tornata a fare parte del dibattito democratico grazie al sistema politico bipolare realizzatosi nella prima metà degli anni Novanta.

In tutte queste vicende il centro ha avuto indubbiamente una minore forza simbolica rispetto alla coppia dicotomica destra-sinistra. Tuttavia, con l'affermarsi di partiti moderati di ispirazione cristiana nella seconda metà del Novecento, si è rivelato spesso fondamentale nel determinare le politiche nazionali, per il suo valore di mediazione ed equilibrio.

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