SIMIONATO, Giulia, detta Giulietta

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SIMIONATO, Giulia detta Giulietta

Giancarlo Landini

– Nacque a Forlì il 12 maggio 1910 (e non il 15 dicembre, come talvolta si legge), da Felice, funzionario governativo nativo di Mirano, e da Giovanna Maria Truddaiu Barrocu di Bortigiadas, in Gallura, terza figlia dopo Regina e Carlo, ambedue nati a Tempio Pausania. Seguendo la famiglia, trascorse i primissimi anni in Sardegna, poi nel 1918 a Rovigo, dove le insegnanti del Collegio delle Suore di Maria Bambina ne intuirono il talento e la indirizzarono al maestro Guido M. Cremesi, direttore del Liceo musicale “Francesco Venezze”. La prospettiva che la ragazza studiasse canto, fieramente avversata dalla madre, poté venir riconsiderata dopo la morte di costei, il 31 maggio 1925: nel 1927 il padre le permise di partecipare alle recite amatoriali di Nina, no far la stupida di Arturo Rossato e Ostrega, che sbrego! di Arnaldo Fraccaroli, organizzate dal locale Dopolavoro. Il generale apprezzamento e le valutazioni positive degli amatori spinsero il padre a farle seguire le lezioni del maestro Ettore Lucatello, direttore della banda, indi di Guido Palumbo.

Nel 1932 Simionato debuttò al teatro Verdi di Padova, Maddalena nel Rigoletto, e subito dopo Lola in Cavalleria rusticana al teatro di Montagnana. Nel 1933 partecipò, vincendolo, al Concorso indetto dal teatro Comunale di Firenze (della giuria, presieduta da Umberto Giordano, fecero parte musicisti come Tullio Serafin, Vito Frazzi, Salomea Krusceniski, Rosina Storchio, Alessandro Bonci, Amedeo Bassi). Una prima audizione alla Scala, sollecitata da Serafin, non diede l’effetto desiderato. Nei due anni successivi, dopo Cavalleria rusticana (Lola) al Comunale di Treviso, e un acerbo Trovatore al politeama Rossetti di Trieste, lavorò al Royal Opera House di Malta e poi al Théâtre municipal di Tunisi. Al rientro in Italia fu Cate nell’Orsèolo di Pizzetti al Comunale di Firenze e di nuovo Azucena al Vittorio Emanuele di Torino. Nel 1935 una seconda audizione alla Scala le valse un contratto come cantante di rimpiazzo e per eventuali parti di fianco. Ebbe così inizio quella che in numerose interviste la cantante – relegata in piccoli ruoli, nonostante meriti vocali e musicali sempre più evidenti – ha poi definito la sua gavetta, protrattasi per dodici anni. Tale situazione fu determinata anche dalla presenza sulle scene nazionali di mezzosoprani di prima grandezza come Ebe Stignani, Gianna Pederzini, Cloe Elmo nonché la giovanissima ma già affermata Fedora Barbieri. Tuttavia, se alla Scala la Simionato sostenne piccole parti nei titoli più disparati (Suor Angelica, Rigoletto, Parsifal, 1936; Mignon, Hänsel e Gretel, Maria Egiziaca, Lucrezia, La morte di Frine,1937; Madama Butterfly, Sadko, Le Jongleur de Notre-Dame, I quattro rusteghi, Marcella, 1938; Fedra, Maria d’Alessandria, 1939; Manon, 1940; Boris Godunov, Manon Lescaut, Salomé, L’amico Fritz, Fra Gherardo, Mefistofele, 1941; Il barbiere di Siviglia, Gianni Schicchi, Otello, Lodoletta, Thaïs, Francesca da Rimini, Il Re, Anfione, La donna serpente, 1942; Elettra, Il ritorno di Ulisse in patria, Carmen, L’oro del Reno, Il crepuscolo degli dei, 1943; Falstaff, Le nozze di Figaro, 1944), poté comunque presentarsi su altre ribalte italiane: il Comunale di Bologna, il politeama Garibaldi di Palermo, il Comunale di Firenze, il Verdi e il Rossetti di Trieste, il Sociale di Como; fu chiamata più volte a partecipare ad esecuzioni radiofoniche presso l’EIAR di Torino.

Il 3 maggio 1940 sposò Renato Carenzio, violista, conosciuto alla Scala, con il quale inizialmente visse in via Desiderio da Settignano 11.

Nel 1945 entrò nella compagnia di Marisa Morel, che le valse il debutto in Così fan tutte (Dorabella) al Grand Théâtre di Ginevra, dove l’anno dopo cantò anche Il matrimonio segreto (Fidalma), Falstaff (Quickly), mentre con l’opera di Mozart, diretta da Otto Ackermann, fu a Lione, al Comunale di Bologna, al Liceu di Barcellona, alla Gaîté di Parigi, con grande apprezzamento del pubblico. Nel 1949 a Ginevra riprese l’opera di Mozart diretta da Karl Böhm, in un cast di altissimo livello che comprendeva Suzanne Danco e Mariano Stabile. Nel 1946, anche grazie al marito, assunto per concorso come prima viola nella Radiorchestra di Lugano, lavorò per la Radio della Svizzera Italiana: il 14 febbraio, in un concerto pubblico, cantò arie barocche e, a partire dal 14 maggio, partecipò a un ciclo di trasmissioni sulla musica vocale italiana dal Cinquecento all’età contemporanea. La collaborazione con la RSI registrò altri due appuntamenti nel 1948, Rosina nel Barbiere di Siviglia e Hänsel nello Hänsel e Gretel di Humperdinck con Tatiana Menotti e Fernando Corena.

Nel 1947, col debutto nel ruolo eponimo della Mignon al Grattacielo di Genova (18 gennaio), direttore Gavazzeni, il trionfale ritorno al Liceu di Barcellona in Così fan tutte e soprattutto il grande successo nella Mignon alla Scala, il 2 ottobre, a fianco di Giuseppe Di Stefano, direttore Antonio Guarnieri, ebbe inizio la grande carriera della Simionato in Italia e all’estero.

Alla Scala, che per certi versi può essere considerato il suo teatro d’elezione, comparve nel 1948 (Il barbiere di Siviglia, Adriana Lecouvreur, Werther), 1949 (Hänsel e Gretel, La forza del destino), 1950 (Chovanščina), 1951 (Werther), 1952 (Il barbiere di Siviglia), 1954 (La Cenerentola, Arlecchino), 1955 (Carmen, Zanetto, Cavalleria rusticana, Norma a inaugurazione di stagione, con Maria Callas e Mario Del Monaco), 1956 (Sansone e Dalila, Aida a inaugurazione della stagione, Giulio Cesare di Händel), 1957 (Il matrimonio segreto, la storica ripresa dell’Anna Bolena con la Callas, La forza del destino, Un ballo in maschera a inaugurazione di stagione), 1958 (Adriana Lecouvreur, Mignon, ancora Anna Bolena, Nabucco, Mosè), 1959 (Il trovatore, Ifigenia in Aulide, Carmen), 1960 (Carmen, Aida, Un ballo in maschera, I troiani), 1961 (La forza del destino, Sansone e Dalila, Medea), 1962 (La favorita, Orfeo ed Euridice, Gli Ugonotti, Atlantida, Semiramide con Joan Sutherland), 1963 (Cavalleria rusticana a inaugurazione di stagione), 1964 (La Cenerentola, e tournée a Mosca), 1965 (Norma, La forza del destino); nel 1967 diede l’addio alle scene liriche nella Clemenza di Tito alla Piccola Scala, nella piccola parte di Servilia.

All’Opera di Roma si produsse nel 1949 (Didone ed Enea), 1952 (Aida, Il franco cacciatore), 1954, (La Cenerentola), 1955 (Zanetto, La Cenerentola, Il barbiere di Siviglia), 1957 (Aida, Carmen, ripresa nel 1959), 1963 (Sansone e Dalila, La Cenerentola, Cavalleria rusticana). Al San Carlo di Napoli fu presente nel 1951 (Ottaviano nel Cavaliere della rosa; e con i complessi del teatro partenopeo fu a Strasburgo con Il matrimonio segreto), nel 1952 (Il combattimento di Tancredi e Clorinda), nel 1955 (Carmen all’Arena Flegrea e La Cenerentola); vi tornò nel 1959, principessa di Bouillon nella storica Adriana Lecouvreur con Magda Olivero e Franco Corelli. Nel 1952, nel Maggio Musicale Fiorentino alla Pergola, fu Isoliero nel Conte Ory, Tancredi nell’omonima opera, Clarice nella Pietra del paragone; ritornò a Firenze nel 1953 al Comunale per Amahl e gli ospiti notturni enel 1955 con La dannazione di Faust. Cantò inoltre al Comunale di Bologna, al Massimo di Palermo, al Grande di Brescia, al Bellini di Catania, al Verdi di Trieste, al Carlo Felice di Genova, all’Arena di Verona, alle Terme di Caracalla e alla Fenice di Venezia. Proprio nel teatro veneziano, nel 1948, impegnata nella Carmen, Simionato conobbe la Callas, impegnata nella Walkiria e nei Puritani. Si ritrovarono spesso sulla scena, mentre nella vita nacque un’amicizia che, pur con fasi alterne – il legame della Callas con Onassis provocò un allentamento dei rapporti – durò fino alla morte del celebre soprano e del suo primo marito, Giovanni Battista Meneghini, sempre in ottimi rapporti con la Simionato.

All’estero vanno ricordate le sue presenza in America Latina, nelle favolose stagioni del Palacio de Bellas Artes di Città del Messico nel 1949 (Mignon, Il barbiere di Siviglia, La favorita, Werther con Di Stefano) e nel 1950 (Norma, Aida, Il trovatore con Callas, poi Cavalleria rusticana, Carmen, Fedora con Mario Filippeschi, e il Falstaff), a Rio de Janeiro nel 1952, nel 1954, nel 1956. Nel 1953 debuttò al Covent Garden in Aida, Norma e Il trovatore accanto a Callas. Fu al São Carlos di Lisbona nel 1953, 1954, 1956. Nel 1954 cantò anche al Coliseo Albia di Bilbao, dove ritornò nel 1955 e nel 1956. Nel 1956 fu a Tōkyō e Ōsaka con Aida e Le nozze di Figaro: vi tornò nel 1959 con Carmen, nel 1962 con Aida e Cavalleria rusticana, nel 1963 con Aida, Il trovatore, Il barbiere di Siviglia.

Nel 1950 fu presente al War Memorial House di San Francisco, allo Shrine Auditorium di Los Angeles, al Russ Auditorium di San Diego, nel 1956 comparve alla Lyric Opera di Chicago con La forza del destino e Il barbiere di Siviglia, vi tornò nel 1957, 1958, 1960. Al Metropolitan di New York comparve nel 1959, 1960, 1962 e 1965, con Il trovatore, Cavalleria rusticana, Aida, Il barbiere di Siviglia. Nel 1957 debuttò alla Staatsoper di Vienna nel 1957 (Quickly nel Falstaff, direttore Karajan); vi tornò con frequenza nel 1958 (Aida, Falstaff, Don Carlo, Un ballo in maschera), 1959 (Aida, Don Carlo, Cavalleria rusticana, Le nozze di Figaro), titoli che ripeté nel 1960 con Orfeo e Euridice, direttore Karajan, Un ballo in maschera, La forza del destino, poi nella stagioni seguenti, fino al 1965, quando diede l’addio alle scene in ottobre con La forza del destino (Preziosilla). Nell’estate 1962 e 1963 era stata Azucena nel Trovatore, direttore Karajan, al Festival di Salisburgo. Nel 1962 con Un ballo in maschera fu alla Deutsche Oper di Berlino, città dove tornò nel 1964 con la tournée del Concerto delle Nazioni che toccò Zurigo, Parigi, Vienna, Londra (Albert Hall), Amburgo, Oslo (Royal Opera), Stoccolma. Nel 1958 alla Carnegie Hall di New York fu Romeo nei Capuleti e i Montecchi, che riprese nel 1964. Con Sansone e Dalila ritornò nel 1964 a Budapest, dove nel 1962 aveva cantato Il trovatore. È curioso ricordare che se l’addio alle scene avvenne alla Piccola Scala nel 1967, l’ultima esibizione di Simionato risale al 1979 nel concerto di onore di Karl Böhm al Kleines Festspielhaus di Salisburgo, con Cappuccilli, Carreras, la Cotrubas, la Freni, la Gruberova, King, Prey, eccetera, diretti da Karajan, Bernstein e Levine.

Alla fine degli Quaranta il matrimonio con Carenzio entrò in crisi, anche per via della sua relazione con il basso Mario Petri, conosciuto nel 1949 a Catania, durante le recite di Mignon. Nel 1954, consultandolo per le sue forti emicranie, aveva conosciuto il professor Cesare Frugoni, stimatissimo clinico, che sposò a Roma, il 18 novembre 1965 in S. Maria della Pace. Il matrimonio contribuì alla decisione di ritirarsi dalle scene per condurre una vita agiata e brillante. Alla morte del marito, il 5 gennaio 1978, Simionato ritornò a Milano, ospite di sue nipoti. Intanto era andata maturando la relazione sentimentale con l’industriale farmaceutico Florio De Angeli, che sposò nella chiesa di S. Francesco di Paola all’angolo di via Montenapoleone; vissero nella splendida abitazione di via Del Gesù. De Angeli morì nel 1993; la vedova continuò a condurre una vita brillante, ospite dei teatri, madrina di concorsi, dando lezioni di canto, frequentando la buona società milanese.

Nel 2003, la sempre attiva e vitale novantatreenne trovò amicizia, comprensione e accoglienza presso la famiglia dell’avvocato Pierluigi De Nardis e di Marcello De Nardis, giovane tenore che all’anziana cantante ha dedicato attenzioni e cure; furono fatti oggetto di malevoli pettegolezzi che Simionato ha stigmatizzato con la schiettezza che l’ha sempre caratterizzata. Lasciò allora le nipoti e l’ambiente milanese, per stabilirsi a Roma.

Morì a Roma il 5 maggio 2010.

Accanto alla carriera teatrale, Simionato svolse una brillante attività discografica. Dopo le prime registrazioni Cetra, realizzate all’inizio degli anni Cinquanta (Il matrimonio segreto, Cavalleria rusticana, Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, Aida), dal 1954 fu scritturata dalla Decca, in una fortunata serie di incisioni con artisti quali Renata Tebaldi e Mario Del Monaco, che le assicurarono fama e popolarità: Rigoletto (1954), La favorita e La forza del destino (1955), Il barbiere di Siviglia e Il trovatore (1956), La Gioconda (1957), Aida (1958), direttore Karajan, Cavalleria rusticana (1960), Adriana Lecouvreur (1961,) Suor Angelica (1962), La Cenerentola (1963). Nel 1940 era stata Mamma Lucia nella Cavalleria rusticana diretta da Mascagni, e nel 1941 la Contessa di Coigny nell’Andrea Chénier, pubblicate ambedue per His Master’s Voice. Nel 1964 aveva inciso un secondo Trovatore per EMI, diretto da Schippers, mentre nello stesso anno per RCA fu Quickly nel Falstaff diretto Solti. Nel 1954 per EMI aveva registrato L’italiana in Algeri.

Tra i molti premi vinti si ricordano il Viotti d’oro (1958), con Mario Del Monaco, la Maschera d’argento (1959), tributatale dal Sindacato cronisti romani con Magda Olivero, il Leopardo d’oro (1960), il Golden Order of Merit (1961) da parte dell’imperatore del Giappone, il Premio nazionale Fabriano (1962), il Premio internazionale Luigi Illica (1963), la Maschera d’argento (1965), il premio Le Muse (1965), il Minatore d’argento, il Premio Quadrivio, il Premio Toti Dal Monte (1981).

Simionato possedeva una schietta voce di mezzosoprano, non potente ma singolare per timbro e colori. Sicura nel centro, la voce presentava un registro acuto facile ed esteso, un grave non particolarmente pronunciato. La tecnica eccellente e la musicalità attenta e sorvegliata le permisero d’incarnare appieno quell’evoluzione del gusto che investì il teatro d’opera nell’immediato dopoguerra, quel desiderio di affrancarsi dal realismo verista che aveva dominato dall’inizio del secolo, specie nell’intervallo tra le due guerre. Del melodramma verdiano offrì interpretazioni intense ma sobrie, Azucena nel Trovatore, Eboli nel Don Carlo, e soprattutto una Amneris (Aida) che andrà considerata tra le migliori dell’intero secolo. Cantò con eccellenti risultati Mignon, si distinse nella Carmen, cantata sia in italiano, come allora usava, sia in francese, tra l’altro sotto la direzione di Karajan nella prima esecuzione in lingua originale ascoltata alla Scala nel 1965. In Cavalleria rusticana fu una Santuzza vibrante ma scevra da eccessi, un’ottima Laura nella Gioconda, un’impetuosa Principessa nell’ Adriana Lecouvreur. Pur senza possedere le competenze tecnico-stilistiche di specialiste quali Marilyn Horne, seppe accogliere le richieste della nascente Rossini-Renaissance: il suo Tancredi, come l’Arsace della Semiramide, assume un importante valore storico; col Romeo dei Capuleti e i Montecchi contribuì ad abituare il pubblico ad accettare il mezzosoprano en travesti, allora limitato all’Orfeo gluckiano o alle parti di giovane innamorato o di paggio della produzione tardo-ottocentesca. In Rosina e in Angelina, concepite da Rossini per un autentico mezzosoprano come Geltrude Righetti Giorgi, più ancora che nell’Isabella dell’Italiana in Algeri, creata sulla vocalità di un contralto quale Marietta Marcolini, Simionato raggiunse risultati di rilievo: vi contribuirono la linea melodica sorvegliata ed elegante, la scioltezza delle agilità, il fraseggio piccante e incisivo, l’aureo rapporto tra canto e recitazione. Simionato contribuì così a rivendicare questi personaggi alla giusta corda del mezzosoprano, sottraendole ai soprano lirico-leggeri che se ne erano impossessati. I suoi meriti di interprete del melodramma di primo Ottocento sono documentati nell’Adalgisa della Norma e nella Giovanna Seymour dell’Anna Bolena. Tra i risultati di maggior spicco non va dimenticata la Valentina della storica ripresa milanese degli Ugonotti (per certi versi inarrivabile nel cosiddetto “duettone” del quart’atto con Raoul, interpretato da Franco Corelli, che ai due artisti valse ovazioni interminabili entrate nella storia della Scala, circondate da un alone leggendario), dove Simionato si dimostrò capace di abbracciare una tessitura acuta, tipica dei soprani Falcon (dal nome di Cornélie Falcon, storica cantante dell’Opéra di Parigi). Né vanno dimenticati, nel genere buffo, il valido Cherubino delle Nozze di Figaro, l’elegante Dorabella di Così fan tutte, e Fidalmanel Matrimonio segreto. Anche grazie alla verve, al temperamento e alla vivace personalità, Simionato si è inserita a pieno titolo tra i grandi interpreti del suo tempo ed è divenuta una delle cantanti più popolari e benvolute dal pubblico internazionale.

Fonti e bibl.: M. Morini, La storia di G. S. assomiglia a quella di Cenerentola, in Libertà, 14 dicembre 1955; M. Morini, G. S., artista di classe e autentico fenomeno vocale, in Musica e dischi, luglio 1958; I. Kolodin, Great artists of our time: G. S., in HiFi, XI (1959), p. 37; R. Celletti, sub voce, in Le grandi voci, Roma 1964, pp. 775 s.; G. Tintori, Oggi G. S. dà il suo addio alle scene, in Gazzetta del popolo, 1° febbraio 1966; J.-J. Hanine Vallaut, G. S.: come Cenerentola divenne regina, Parma 1987; M. Selvini, G. Landini, G. S., in Grandi voci alla Scala, Milano 1995, pp. 1-12; J. Kesting, Die großen Sänger, III, Kassel 2010, pp. 1567-1570; C. Piccardi, Voci e suoni attraverso la frontiera. Musica e scena tra Italia e Svizzera, in Aspetti dei rapporti tra Svizzera e Italia, a cura di M. Viganò, Castagnola 2013, p. 77.

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