Simbolismo

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

simbolismo

Eugenia Querci

L’immaginazione e il sogno al servizio dell’arte

Il termine simbolismo indica in primo luogo un movimento letterario e artistico sviluppatosi in Francia e in Europa verso la fine dell’Ottocento. Ma quando si parla in generale di simbolismo – o meglio di simbolicità di un’immagine o di una parola – ci si può riferire a epoche e a luoghi diversi. La nascita ufficiale del simbolismo coincide con il Manifesto della letteratura simbolista del 1886: tuttavia già alcuni anni prima le opere di taluni artisti – come il francese Gustave Moreau – anticipano tratti che saranno propri del movimento. Scenari fantastici come quelli visti nei sogni, creature strane e mostruose, figure mitologiche, donne bellissime e tentatrici, la morte e la vita ultraterrena: questi sono alcuni dei temi tipici dell’arte simbolista

Simbolo e simbolismo

In base alla cultura e al contesto storico di riferimento, simbolo può essere un’immagine, una parola, una figura o un oggetto che evoca o rappresenta qualcosa d’altro: un concetto, una virtù, una qualità morale, uno stato d’animo, una condizione psicologica o emotiva, un valore religioso o nazionale, un’idea filosofica. Facciamo qualche esempio: nella religione cristiana la croce è il simbolo della passione di Cristo; nella dottrina buddista, in Estremo Oriente, la ruota è il simbolo dell’inevitabile ciclicità della vita (nascita, morte, reincarnazione); nella scultura funeraria del Quattrocento italiano un cane vicino al defunto è simbolo di fedeltà e vigilanza. In tutti questi casi, si tratta di simboli diretti, cioè chiaramente interpretabili per chi ne conosce il significato che è stato fissato dalla tradizione, così come si conoscono le parole di un dizionario (iconografia).

Quando però ci riferiamo al simbolismo come movimento artistico e letterario sviluppatosi in Europa alla fine dell’Ottocento le cose sono più complesse. L’artista e il poeta, infatti, non sempre – o non solo – si servono di simboli immediatamente comprensibili, ma puntano a comunicare idee, stati d’animo, convinzioni filosofiche e religiose attraverso un linguaggio allusivo ed evocativo.

In un dipinto simbolista ogni singolo elemento contribuisce a definire il significato dell’immagine e la sua carica simbolica: la posa e lo sguardo dei soggetti, l’ambientazione, il loro aspetto irrealistico o misterioso, la scelta di colori fortemente espressivi e inusuali, l’uso di una pittura o di un disegno sfumati, il tutto affiancato o meno a simboli espliciti.

Il simbolo nell’arte antica

L’uso di simboli nell’arte non è proprio soltanto della cultura occidentale, ma è un’esigenza di tutte le civiltà. È una forma di linguaggio utile a esprimere in maniera sintetica e riconoscibile alcuni concetti, talvolta astratti o molto complessi, spesso connessi ai temi della religione, della morte e dell’aldilà.

L’arte antica dell’India, per esempio, è ricchissima di simboli. Con la loro struttura architettonica, alcuni grandi monumenti buddisti – gli stupa – evocano simbolicamente la persona del Buddha e, attraverso elaborate decorazioni, ne riassumono la dottrina e l’insegnamento. Presso gli antichi Greci, invece, spesso veniva raffigurata sugli scudi dei guerrieri la testa mostruosa della Gorgone circondata da serpenti, dando vita a opere d’arte raffinatissime cui però si attribuiva contemporaneamente, per il valore simbolico di quell’immagine, una capacità magica, come fossero amuleti contro la cattiva sorte.

Tra Medioevo e Rinascimento: i simboli diventano misteriosi

Il simbolismo nel Medioevo. Dunque, in tutte le civiltà i simboli ricorrenti nelle arti figurative sono per lo più legati all’espressione di contenuti religiosi o filosofici, che è necessario suggerire perché non si possono rappresentare esplicitamente. In epoche fortemente impregnate di religiosità, come il Medioevo in Occidente, l’arte e il simbolismo religioso viaggiano quasi sempre di pari passo.

Nel corso del Medioevo l’uso di simboli è molto sviluppato, anche perché i dipinti e le sculture che adornano le chiese hanno lo scopo di illustrare e insegnare la storia cristiana. La simbologia di animali, piante e fiori, già utilizzata nell’arte romana, subisce modifiche e adattamenti ai nuovi contenuti: la palma, per esempio, che presso i Romani era simbolo della vittoria militare, nell’arte cristiana viene impiegata per alludere alla vittoria sulla morte da parte dei martiri. Si crea rapidamente un preciso vocabolario simbolico, in cui a ogni forma corrisponde un chiaro significato.

Il simbolismo nel Rinascimento. Tuttavia con il Rinascimento la riconoscibilità immediata dei significati allusi dai simboli inizia a vacillare. L’arte non è più solo una manifestazione della religione e uno strumento didattico, ma diventa mezzo per la conoscenza della realtà e della natura, al centro delle quali c’è l’uomo con le sue facoltà intellettive. Soprattutto grazie a uno studio più sistematico della filosofia antica, in particolare di quella di Platone (neoplatonismo), delle fonti mitologiche e letterarie antiche, si avvia la rievocazione e la celebrazione dell’arte classica, con il suo ideale di bellezza che tuttavia si carica di complessi contenuti morali. Il significato di un dipinto e dei suoi simboli non è più inequivocabile, perché esso dipende dalle idee filosofiche del committente, dalla raffinatezza intellettuale dell’artista e dalla conoscenza – da parte dello spettatore – soprattutto della dottrina neoplatonica. Alcuni quadri, come la celebre Primavera di Sandro Botticelli, si trasformano in enigmi raffinati che solo lo spettatore colto è in grado di decifrare.

In generale, l’ambiguità di interpretazione e la misteriosa allusività di certe opere rinascimentali – come Tempesta di Giorgione o la Melanconia di Albrecht Dürer – avranno molta importanza nell’Ottocento per la poetica simbolista.

L’immaginazione dei romantici apre la strada al simbolismo

Nuove tematiche. Il movimento romantico si diffonde a livello europeo – in letteratura e nelle arti – nel corso del primo trentennio dell’Ottocento. Il nuovo pensiero attribuisce un’importanza primaria alla fantasia, all’immaginazione, all’irrazionalità, elementi che nel Settecento erano presentati come opposti ai valori positivi della razionalità: la fantasia, in realtà, non era del tutto trascurata ma, anche nelle arti, doveva essere sempre affiancata, guidata e disciplinata dalla ragione. Se il Settecento aveva preso come modello ideale di perfezione e bellezza l’arte classica (neoclassicismo), il romanticismo riscopre invece gli aspetti più reconditi della civiltà medievale, la sua forte carica mistica e religiosa, la paura del male, la prevalenza di temi spirituali. La cattedrale gotica, con la slanciata altezza delle sue navate, con i particolari ornamentali pieni di creature mostruose e irreali, diviene un modello architettonico e decorativo.

Si comincia ad apprezzare anche ciò che spaventa o addirittura terrorizza, come gli incubi notturni o un paesaggio grandioso dominato da un crepaccio oscuro e senza fondo: è il concetto del sublime, qualcosa che sfugge al nostro controllo tanto è sconfinato ma che – proprio perché così immenso e indomabile per l’uomo – costituisce, nel contemplarlo, una fonte di piacere e, soprattutto, di emozione. Il romanticismo apre così la strada alla futura poetica simbolista.

L’arte romantica. Il concetto del sublime, rappresentato da artisti come il tedesco Caspar David Friedrich (paesaggio), sarà fondamentale nella poetica simbolista. Ci sono poi i temi della visione fantastica, della notte, degli episodi biblici, del sogno, interpretati tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento da artisti che poi i simbolisti terranno in gran conto, come Johann Heinrich Füssli, di origine svizzera, e l’inglese William Blake. Sarà in particolare Blake, poeta, illustratore e pittore dall’inesauribile fantasia visionaria, a creare un repertorio di immagini inquietanti e spettacolari cui molti pittori simbolisti attingeranno esplicitamente.

Nel corso dell’Ottocento il pensiero romantico subisce delle mutazioni e i suoi contenuti vengono diversamente elaborati in base al paese in cui si diffonde, incrociandosi poi con la poetica verista.

I preraffaelliti

Sebbene il simbolismo come movimento nasca attorno al 1880, alcune correnti artistiche che lo precedono ne contengono già molte caratteristiche. Un esempio sono i preraffaelliti inglesi, una confraternita di artisti formatasi in clima ancora romantico – nel 1848, anche se molte loro opere saranno poi contemporanee al simbolismo –, gruppo che si proponeva di ispirarsi ai contenuti e alle forme dell’arte prima di Raffaello, dunque al tardo Medioevo.

Nei dipinti di alcuni artisti del gruppo, come Dante Gabriele Rossetti ed Edward Burne-Jones, è centrale la figura femminile, utilizzata soprattutto per rappresentare i temi complessi dell’amore o concetti spirituali misteriosi e profondi. La donna sarà un pilastro anche della poetica simbolista ma con un’accentuazione spesso negativa: essa diverrà di volta in volta maga dai poteri crudeli, fonte di rovina per l’uomo e tentatrice terribile grazie al potere dell’erotismo e al fascino della sua bellezza.

1886: il manifesto di un’arte che già esiste

La letteratura. Ufficialmente il simbolismo nasce prima come fenomeno letterario, poi come movimento artistico. Nel 1886, infatti, il poeta francese Jean Moréas pubblica sul giornale parigino Figaro un Manifesto del simbolismo, con il quale annuncia l’esaurimento della letteratura d’ispirazione romantica, naturalista e, in particolare, di quella parnassiana (dal nome del monte Parnaso, sacro alla poesia nella mitologia greca), basata sulla perfezione dello stile. La nuova poetica simbolista, invece, è fondata sulla creatività, sull’accostamento libero e originale di parole, aggettivi e verbi, con il fine di evocare più che di descrivere.

Per sciogliere il mistero che si nasconde nella natura e nella realtà – piene di simboli che solo il poeta può cogliere e svelare – i simbolisti puntano alla musicalità delle parole, cioè al suono singolare o suggestivo che certe frasi producono quando sono pronunciate nella lettura. I poeti Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine e Arthur Rimbaud sono i massimi rappresentanti di questo movimento letterario. In Italia, invece, rientrano nel filone simbolista – sebbene con caratteristiche diverse rispetto ai Francesi – i componimenti di Gabriele D’Annunzio e Giovanni Pascoli.

L’arte. Come lo stesso Moréas afferma, la letteratura simbolista nasce già prima del suo manifesto, perché altri scrittori, come il poeta francese Charles Baudelaire, avevano gettato le basi del movimento. Lo stesso si può dire del simbolismo nelle arti figurative. Abbiamo già visto, infatti, come molte creazioni artistiche concepite in clima romantico, da Füssli a Blake ai primi preraffaelliti, contenessero spunti poi ripresi dai simbolisti. Anche i dipinti del francese Gustave Moreau ideati tra il 1860 e il 1870 emanano atmosfere già simboliste, con le loro montagne spoglie e altissime, i cieli tempestosi, le creature mitiche e misteriose come la sfinge, idoli dallo sguardo ipnotico, serpenti. Sono immagini incredibilmente fantasiose accompagnate dalla raffigurazione di stoffe, pietre preziose e ori, con un disegno fittissimo, alla maniera bizantina, tipico del gusto legato alla letteratura decadentista. Anticipatori del simbolismo sono anche lo svizzero Arnold Böcklin, i francesi Pierre Puvis de Chavannes e Gustave Doré. Molti di questi artisti continueranno a dipingere negli anni Ottanta e Novanta del 19° secolo, ormai in pieno clima simbolista: sono dunque non solo precursori, ma anche protagonisti del movimento.

L’opera simbolista

Cosa permette di riconoscere un’opera d’arte simbolista? Innanzitutto la sensazione che si prova nell’osservarla: capiamo subito che non si tratta di una semplice rappresentazione della realtà, ma che in essa c’è qualcosa di misterioso, un significato da decifrare.

Prendiamo alcuni ritratti a pastello del belga Fernand Khnopff, per lo più primi piani e mezzi busti: non ci sono simboli espliciti, eppure il disegno sfumato, l’ambientazione indefinita, i colori tenui, gli sguardi magnetici evocano misteri e atmosfere da sogno.

Nelle opere dell’austriaco Gustav Klimt, invece, troviamo molti simboli, anche tratti dall’arte classica, come la testa di Gorgone dai magici poteri di cui si è detto. In più, ci sono gli stessi sguardi magnetici di Khnopff e gli ori e le decorazioni preziose che ricordano Gustave Moreau. Le opere simboliste di un artista tedesco come Max Klinger, e più tardi quelle dell’austriaco d’origine boema Alfred Kubin, trasmettono un’immediata sensazione di disagio; i temi trattati sono la morte, il dolore, l’allucinazione, il sogno e un erotismo aggressivo e angosciante.

Da questi esempi è già chiaro che non esiste un modo solo di creare un’opera simbolista. Tutti gli artisti, però, sono accomunati dall’interesse per gli aspetti più oscuri della realtà, i fenomeni inspiegabili, i segreti della mente e dei sogni, i turbamenti dell’emozione. I simbolisti di cultura tedesca, belga e olandese come Carlos Schwabe, Jan Toorop, Félicien Rops, Jean Delville, Franz von Stuck, Kubin e Klinger sono quelli che si distinguono per una maggiore tenebrosità e per il ricorrere di soggetti quali il vizio, la morte, il male. Anche il norvegese Edvard Munch manifesta inquietudini vicine a quelle dei simbolisti ma con stile e colori aggressivi, tipici dei più tardi espressionisti. Il belga James Ensor, un artista autonomo, utilizza un linguaggio simbolico: nell’autoritratto, per esempio, il suo volto è circondato da una folla di maschere inquietanti.

La realtà inquietante e misteriosa dei simbolisti

Proprio in quest’epoca si diffonde – non solo tra gli artisti ma in generale nella società – l’attrazione per i fenomeni dello spiritismo e per le cosiddette scienze occulte (apparizioni di fantasmi, evocazione e incarnazione di spiriti, comunicazione con l’aldilà, interpretazione simbolica di numeri e di fatti).

In particolare si afferma l’interesse per l’esoterismo, cioè per dottrine segrete dalle sfumature religiose, diffuse solo tra iniziati che affermano di custodire segreti antichissimi riguardanti il destino dell’uomo. In Francia ha particolare successo, a partire circa dal 1890, il gruppo esoterico dei rosacrociani, fondato da Joséphin Péladan, che trova molti adepti anche tra gli artisti. Questo gruppo si ricollega alla società segreta dei Rosacroce che nei primi decenni del Seicento aveva pubblicato opuscoli e manifesti in Germania e in Francia di argomento magico e mistico. A Parigi, presso il famoso gallerista Paul Durand-Ruel, vengono organizzate numerose esposizioni simboliste sotto il nome Salon Rose Croix: i temi prediletti sono quelli del mito, del sogno, delle leggende, del dogma cattolico, di alcune filosofie orientali. A queste esposizioni partecipano artisti della cosiddetta Scuola di Pont-Aven, riunita attorno a Paul Gauguin, pittori del gruppo dei Nabis («profeti»), il cui simbolismo si esprime soprattutto nei colori e nel disegno stilizzato, ma anche pittori stranieri come Schwabe e Delville.

In Francia il simbolismo non si esaurisce con i rosacrociani. Odilon Redon, per esempio, è un pittore autonomo dalla straordinaria fantasia, che unisce spirito romantico e inquietudini simboliste: inventa creature fantastiche, come un ragno gigante che sorride, occhi che diventano tondeggianti mongolfiere sospese nel cielo, figure misteriose e sfumate che fluttuano leggere nell’aria.

Il simbolismo italiano

In Italia il simbolismo si esprime sotto varie forme. In pittori di area lombarda come Gaetano Previati e Giovanni Segantini la rappresentazione di temi religiosi e spirituali si unisce all’uso della tecnica divisionista, che contribuisce a dare alle immagini un’aria di sospensione e luminosità diffusa. In altre regioni l’arte simbolista si esprime in modo discontinuo, poiché è ancora forte la tradizione verista e naturalista, basata sulla raffigurazione della realtà quotidiana e della natura. Molti artisti, comunque, si ispirano alle varie forme del simbolismo europeo, come l’illustratore d’origine veneta Alberto Martini, attratto da contenuti macabri e fantastici o l’artista romano Giulio Aristide Sartorio, incline al preraffaelismo e alle atmosfere rarefatte di Böcklin, o, ancora, il toscano Galileo Chini, in sintonia con lo stile di Klimt sia per i temi sia, soprattutto, per la raffinatezza decorativa di molte opere dell’artista influenzate dall’art nouveau. In effetti lo stile art nouveau – che riguarda però soprattutto le arti decorative e l’architettura – si diffonde in Europa contemporaneamente al simbolismo, e talvolta le caratteristiche delle due correnti si mescolano tra loro; ciò avviene in particolare nel campo della grafica e dell’illustrazione.

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