GALASSI, Silvio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GALASSI, Silvio

Luigi Cacciaglia

Nacque a Frosinone intorno al 1520. Dottore in utroque iure, esercitava la professione nella sua città, quando, nel 1554, fu nominato cardinal legato della Campagna e Marittima Giambattista Cicala. Questi governò tramite vicelegati fino all'abolizione della legazione (1555). Probabilmente in questi anni assunse al suo servizio il Galassi.

L'elemento di maggior interesse nella vita del G. è la lunga e affettuosa amicizia con Carlo Borromeo, iniziata appunto a Roma e testimoniata dalle otto lettere del carteggio Borromeo-Galassi della Biblioteca Ambrosiana di Milano (studiato da B. Valeri). Dopo la morte del cardinal Cicala (8 apr. 1570), il G. si recò a Milano, molto probabilmente chiamato dal Borromeo (lettera del 27 apr. 1570). Il 20 ott. 1570 il G. partì per la Spagna al servizio di Filippo Cicala, nipote del cardinale, "per essigere i frutti decorsi d'una pensione" assegnatagli. In Spagna conobbe il nunzio apostolico a Madrid, Giambattista Castagna (futuro papa Urbano VII), che gli affidò il libro Retorica ecclesiastica di fra Luigi di Granata, da consegnare al Borromeo. Quando il cardinale Castagna fu creato nunzio a Venezia nel 1573, chiamò al suo servizio il G. come uditore generale e non mancò di favorirlo e di ricompensarlo: lo presentò a Tolomeo Galli, allora segretario di Stato di Gregorio XIII, e gli fece ottenere due benefici, come suo uditore "umile e povero", nonché "devoto" e "virtuoso". A Venezia, il G. rimase al servizio del Castagna fino al 1577, periodo durante il quale non interruppe la corrispondenza con il Borromeo, cui spedì tre lettere nel corso del 1575. L'ultima lettera del carteggio reca la data del 15 marzo 1578, quando il G. si trovava a Roma, sempre a seguito del Castagna, che aveva precedentemente servito anche a Bologna come giudice civile nel periodo in cui questi era stato governatore (1576-77).

Nei primi mesi del 1585, per la morte di Aurelio Tibaldeschi, si rese vacante la sede episcopale di Ferentino e il Castagna, in quel tempo cardinale prete di S. Marcello, propose con successo il G. per quel vescovato (3 giugno 1585).

Il G. si trovò a fronteggiare una difficile situazione religiosa, come risulta dalle relazioni delle visite dei numerosi vicari apostolici durante l'episcopato di Tibaldeschi (1554-85). La città di Ferentino risentiva le conseguenze del lungo e stremante conflitto tra il Papato e i Colonna, che aveva determinato l'occupazione della Campagna da parte degli Spagnoli condotti dal duca d'Alba, viceré di Napoli, nel settembre 1556. Fatta la pace tra Filippo II e il pontefice, gli Spagnoli restituirono i luoghi occupati.

La prima decisione del G. fu la visita pastorale, per rendersi conto dell'effettivo stato morale e religioso dei fedeli e del clero. Nello stesso tempo dette inizio ai lavori di restauro del palazzo episcopale. Si trattò della prima visita pastorale compiuta dal vescovo (dal 10 ottobre al 28 nov. 1585) in quella diocesi dopo il concilio di Trento. Il G. si interessò anche dell'amministrazione e delle opere pubbliche; regolamentò inoltre la vita delle confraternite. L'azione del G. era finalizzata all'avvicinamento dell'episcopato alla popolazione, poverissima e incolta. Nella visita pastorale del 1585 - di fronte al problema dell'illegittimo trasporto di grano e biada nel Regno di Napoli - non comminò pene pesanti, assumendo un atteggiamento di comprensione verso le miserie quotidiane, comportamento confermato da una lettera che da Ceccano, il 15 sett. 1590, il G. scrisse al cardinal Montalto a Roma chiedendogli la facoltà di assolvere i diocesani, colpevoli soltanto a causa della fame.

Del breve periodo di pontificato di Urbano VII ci resta una lettera del G., con la quale presenta al pontefice il vescovo di Aquino, Flaminio Filonardi; poi, nei primi mesi del 1591, il G. si ammalò. Su consiglio dei medici e sperando che l'aria nativa gli avrebbe giovato, tornò a Frosinone, dove invece morì poco dopo, tra il maggio e il luglio del 1591. Fu sepolto nella chiesa di S. Maria di Frosinone, nella cappella di S. Vincenzo.

Fonti e Bibl.: Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat., 6946, c. 69v; ibid., 14069, cc. 280-281; ibid., 6547, II, c. 167; Arch. segr. Vaticano, Acta miscell., 14, c. 7; Ibid., Acta camer., 12, c. 24v; Ibid., Segr. di Stato, Vescovi, 11, c. 557; Ibid., Acta Congr. conc., 73, cc. 169r-255r; Ferentino, Arch. vescovile, Serie dei vescovi, s.d., c. 99r; Ibid., Visite pastorali, A/1, cc. 31-80 (anno 1585); Ibid., Archivio comunale, Liber reformantiarum 1555-1558; Arch. di Stato di Frosinone, Confraternita di S. Spirito di Ferentino, Libro dell'introito ed esito del Camerlengo dell'ospedale di Ferentino 1581-1600, cc. 106v-107r; Nunziature di Venezia, XI, 1573-1576, a cura di A. Buffardi, Roma 1972, pp. 76, 80; I. Barbagallo, Frosinone. Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni, Frosinone 1975, p.196; B. Valeri, S. G. vescovo di Ferentino e la visita pastorale del 1585, tesi di laurea, Università di Roma "La Sapienza", facoltà di lettere, a.a. 1977-78; Id., Il Frusinate S. G. e la sua visita pastorale nella Valle del Sacco (1585), in Lunario romano, IX (1979), pp. 681-705; Id., S. G.: un vescovo della Controriforma a Ferentino, 1585-1591, Casamari 1983; S. G. vescovo di Ferentino (1585-1591) e la sua epoca. Atti del Convegno (Ferentino 1991), a cura di B. Valeri, Casamari 1994; G. van Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 195.

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