SAVOIA SOISSONS, Eugenio Maurizio di

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SAVOIA SOISSONS, Eugenio Maurizio di

Paola Bianchi

SAVOIA SOISSONS, Eugenio Maurizio di. – Nacque a Chambéry il 2 maggio 1633, figlio del principe Tommaso Francesco e di Maria di Borbone Soissons.

Nell’aprile del 1634 il principe Tommaso lasciò la Savoia, di cui era governatore, e si portò nelle Fiandre, per passare al servizio spagnolo. La principessa coi figli, invece, si recò prima a Milano e poi, nel luglio del 1636, in Spagna, dove restò sino al giugno del 1644, quando poté trasferirsi a Parigi prendendo alloggio all’Hotel de Soissons. Finalmente riuniti, Tommaso e Maria decisero che il primogenito Emanuele Filiberto (1628-1709) avrebbe ereditato il patrimonio dei Carignano, il secondogenito Giuseppe Emanuele (1631-1656) quello dei Soissons (passato alla principessa Maria nel 1641, dopo la morte di suo fratello Luigi) e che Eugenio Maurizio avrebbe abbracciato la carriera ecclesiastica. A questo scopo, sin dal 1642 il giovane fu creato abate commendatario delle abbazie di S. Maria di Casanova (Carmagnola) e di S. Benigno di Fruttuaria, nel Canavese (24 luglio). Si trattava di alcune delle abbazie intestate allo zio Maurizio, che aveva rinunciato al cappello cardinalizio alla fine della guerra civile fra madamisti e principisti (sostenitori i primi di Cristina di Borbone, vedova di Vittorio Amedeo I, i secondi del Carignano e del cardinal Maurizio).

Nel 1644 il principe Maurizio inviò a Roma l’abate Bartolomeo Soldati per ottenere dal papa la concessione della berretta a Eugenio Maurizio: la pratica, tuttavia, si rivelò impossibile, perché alla Francia e alla Spagna non conveniva che un nuovo membro di Casa Savoia entrasse nel Sacro Collegio. Il 15 dicembre 1648 Eugenio Maurizio fu nominato abate commendatario di S. Maria di Vezzolano e nel 1649 di S. Ponzio, nel Nizzardo.

La svolta nella vita del principe avvenne il 4 gennaio 1656, quando morì a Torino il fratello maggiore Giuseppe Emanuele. La madre decise che a lui sarebbe andata la cospicua eredità Soissons. Eugenio Maurizio, allora, lasciò la carriera religiosa, rinunciò alle abbazie e si trasferì in Francia, chiedendo di poter prestare servizio nell’esercito.

Luigi XIV gli concesse il comando di una compagnia nel reggimento di cavalleria Mancini, offrendogli così l’occasione di verificare se possedesse un qualche talento militare. Il suo principale alleato sulla scena francese fu il cardinale Mazzarino, da sempre vicino a Casa Carignano. Alla fine del 1656 il cardinale concluse l’accordo per le nozze di Eugenio Maurizio con sua nipote Olimpia Mancini (1637-1708), già (e forse ancora) amante di Luigi XIV. Il contratto nuziale fu firmato alla presenza dei sovrani il 19 gennaio 1657 e le nozze si tennero a Parigi fra il 20 e il 21 febbraio 1657.

Luigi XIV lo creò conte di Soissons e il 12 giugno 1657 gli affidò il comando d’un reggimento, che assunse il nome di Reggimento Soissons. Il 19 dicembre 1657 lo nominò colonnello generale ‘des Suisses et Grisons’, carica per cui prestò giuramento il 26 dicembre e che avrebbe mantenuto sino alla morte. Da tale carica dipendevano tutti gli svizzeri al servizio della Francia, tranne le guardie svizzere presenti a corte. Alla testa di questo reggimento partecipò, l’anno seguente, all’assedio di Dunkerque. Il 20 marzo 1659 fu creato governatore del Bourbonnois, ma tenne l’incarico solo un anno. Il 25 giugno 1660, infatti, fu nominato governatore delle province di Champagne e Brie, uno dei dodici grandi governatorati di Francia, che era stato dell’ultimo conte di Soissons. Nel novembre del 1660 fu inviato come ambasciatore straordinario presso Carlo II d’Inghilterra. Terminata la guerra tra Francia e Spagna, Eugenio Maurizio trascorse gli anni successivi dividendosi fra il parigino Hotel de Soissons e il castello di Creil, in Piccardia. Nel maggio del 1661 Luigi XIV infeudò a Eugenio Maurizio la città e la Prevostura d’Yvoy, nelle Ardenne, un anno dopo trasformate in ‘Duché de Carignan en Luxembourg’.

Per comprendere l’attenzione del Re Sole verso i Soissons, va notato che in quel periodo Eugenio Maurizio era assai vicino al trono sabaudo. Sino al 1666, infatti, Carlo Emanuele II non aveva avuto eredi, ed era dunque probabile che il ducato sarebbe passato al principe di Carignano Emanuele Filiberto, fratello maggiore di Eugenio Maurizio. Dato che questi era sordomuto e, soprattutto, fortemente legato alla Spagna, Luigi XIV non era disposto ad accettare la sua successione. Era quindi opinione comune che, in caso di morte del duca senza eredi, la Francia avrebbe imposto Eugenio Marizio come nuovo sovrano: i suoi frequenti viaggi a Torino si spiegano anche con la volontà di tenersi vicino a una corte che avrebbe presto potuto esser la sua.

Nel 1667 Eugenio Maurizio fu nuovamente nelle Fiandre, dove la sua abilità militare fu assai apprezzata da Luigi XIV. Intorno al 1670 il duca di Longueville gli propose di acquistare la carica di comandante degli svizzeri offrendogli 400.000 scudi, ma il conte rifiutò perché il comando di un’armata gli dava «occasion d’aller toujours à la guerre auprès de la personne du Roi» (Chabod de Saint-Maurice, Lettres, a cura di J. Lemoine, 1910, p. 316). A riprova di quanto avesse ragione, il 15 aprile 1672 il re lo creò luogotenente generale delle sue armate. Si trattava di un riconoscimento molto importante, non solo per il prestigio del grado, ma perché Eugenio Maurizio non aveva ricoperto in precedenza quelli di brigadiere e di maresciallo di campo. Nella primavera dell’anno successivo fu inviato presso l’armata di Turenne nelle Fiandre, incarico che mostrava come il re lo considerasse ormai uno dei suoi principali capi militari.

Ammalatosi improvvisamente durante il viaggio, morì a Unna, in Westfalia, il 6 giugno 1673, non senza lasciare il sospetto che fosse stato avvelenato.

Luigi XIV aveva più volte chiesto a Olimpia Mancini di rinunciare alla carica di sovrintendente alla Casa della regina, che avrebbe voluto assegnare alla marchesa di Montespan. In cambio di tale rinuncia, il re offriva un’ingente somma di denaro (200.000 scudi) e la ‘sopravvivenza’ della carica di colonello degli svizzeri per il primogenito del conte, Luigi Tommaso. L’offerta era importante, perché avrebbe consolidato nei Soissons una carica volta a garantire la sicurezza della Casa. Il conte era incline ad accettare, mentre la contessa si oppose strenuamente: un contrasto che aveva reso tesi i rapporti fra i due e che poteva esser visto come un possibile movente per l’avvelenamento. Il marchese di Saint-Maurice, in una lettera al duca del 13 giugno 1673, stigmatizzava la scelta della contessa di non voler lasciare la carica, intravedendo in tale gesto uno svantaggio economico per i figli.

Il conte fu sepolto nella Certosa di Gaillon-Lez-Bourbon à Aubevoye, dove erano le tombe dei Soissons e dove furono poi sepolte anche la madre e la sorella.

Dal matrimonio erano nati otto figli: cinque maschi e tre femmine. Il primogenito Luigi Tommaso (1657-1702) ereditò titolo e beni dei conti di Soissons. Il secondogenito Filippo (1659-1693) fu destinato alla carriera ecclesiastica: cavaliere di Malta e abate commendatario delle abbazie di St.-Pierre de Corbie, di St.-Médard de Soissons e di Notre-Dame du Gard, fu più volte proposto come possibile cardinale (nel 1675, anzi, parve che il re del Portogallo, la cui moglie era una Savoia Nemours, lo proponesse come cardinale di Corona, ma il progetto non andò in porto). In realtà, egli amava di più la carriera militare e si arruolò poi nelle truppe di Venezia per combattere contro i turchi. Alle armi si dedicarono anche i tre figli più giovani: Luigi Giulio (1660-1683), morto alla guida d’un reggimento di dragoni austriaci per le ferite riportate nella battaglia di Petronel contro i turchi; Emanuele Filiberto (1662-1676) ed Eugenio (1663-1736), destinato a divenire uno dei più celebri condottieri di tutti i tempi.

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G. Blanchard, Compilation chronologique contenant un recueil en abregé des ordonnances, edits, declarations et lettres patentes de roi de France, qui concernent la justice, la police et les finances, II, Paris 1715, coll. 2098, 2114, 2125, 2134, 2136; P. Anselme, Histoire généalogique et chronologique de la Maison Royale de France, des pairs, grands officiers de la Couronne et de la Maison du Roy, V, Paris 1730, pp. 674-676; J.B. Pinard, Chronologie historique-militaire contenant l’histoire [...] de toutes les charges, dignités et grades militaires supérieurs, de toutes les Personnes qui les ont possèdées ou qui y font parvenues depuis leur création jusqu à présent, Paris 1761, III, pp. 563, 571-575, IV, p. 252; M. May, Histoire militare de La Suisse et celle des Suisses dans les différens services de l’Europe, VI, Lausanne 1787, pp. 32 s.; P. Gioffredo, Storia delle Alpi marittime, VI, Torino 1839, col. 1968; G. Claretta, Storia della reggenza di Cristina di Francia duchessa di Savoia, I, Torino 1868, p. 127; A. Bosio, Storia dell’antica abbazia e del santuario di Nostra Signora di Vezzolano, Torino 1872, pp. 96 s.; E. Spanheim, Relation de la cour de France faite au commencement de l’année 1690 par E. S. envoye extraordinaire de Brandebourg, a cura di Ch. Schefer, Paris 1882, pp. 203-205, 222 s.; I. Massabò Ricci - A. Merlotti, In attesa del duca: reggenza e principi del sangue nella Torino di Maria Giovanna Battista, in Torino 1675-1699. Strategie e conflitti del Barocco, a cura di G. Romano, Torino 1993, pp. 121-174 (in partic. pp. 126 s., 146); Die Diarien und Tagzettel des Kardinals Ernst Adalbert von Harrach, a cura di K. Keller - A. Catalano, I, Vienna-Köln-Weimar 2010, pp. 692 s.

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