SCROFANI, Saverio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SCROFANI, Saverio

Manfredi Alberti

– Nacque a Modica il 21 novembre 1756 da Tommaso e da Isabella Alagona.

Rimasto precocemente orfano di padre, si formò sotto la guida dello zio materno Giovan Battista Alagona, vescovo di Siracusa, che lo indirizzò verso gli studi letterari, filosofici e scientifici, spingendolo a ottenere la veste di abate. Non seguì la carriera ecclesiastica, intraprendendo piuttosto una vita da avventuriero, uomo politico e studioso dai molteplici interessi. Attratto dalla vita galante e dal gioco, il giovane Scrofani finì per indebitarsi e per commettere alcune gravi frodi, per sfuggire alle cui conseguenze nel 1787 dovette lasciare Palermo, dove si era trasferito per seguire gli affari dello zio.

Dopo aver temporaneamente soggiornato a Firenze, dove fu in contatto con esponenti del riformismo moderato, tra i quali il canonico Andrea Zucchini e Marco Lastri, agli inizi del 1788 raggiunse la Francia. A Parigi, dove probabilmente conobbe Vittorio Alfieri, fu osservatore diretto dell’avvio della Rivoluzione, su cui espresse le proprie riserve in una lettera indirizzata allo zio – pubblicata a Firenze in forma anonima nel 1791 con il titolo Tutti han torto – in cui evidenziava, da posizioni moderate, i limiti e le contraddizioni degli sconvolgimenti in atto.

Lo scritto, non privo di acute osservazioni sulle dinamiche socioeconomiche e politiche francesi, sottolineava la distanza fra la Rivoluzione e la stagione del riformismo illuminato, a cui l’autore sembrava volersi ricollegare. Nella Continuazione del Tutti han torto, del 1794, Scrofani avrebbe espresso una condanna ancor più dura degli sviluppi repubblicani e giacobini della Rivoluzione.

Tornato in Italia già all’inizio del 1791, si stabilì prima a Firenze e poi a Venezia, dedicandosi soprattutto agli studi di economia e agronomia. Scrisse allora una Memoria sulla libertà del commercio dei grani della Sicilia (Firenze 1791), in cui, criticando il liberismo temperato propugnato pochi anni addietro dal viceré Domenico Caracciolo, difendeva le posizioni dei grandi latifondisti siciliani, contrari a una modifica degli assetti proprietari e favorevoli al libero scambio dei cereali, come rimedio alla carestia e come premessa per un’accumulazione di capitali.

A Venezia, grazie a una relazione con la duchessa di San Clemente Maria Teresa Arezzo, frequentò il salotto di Annetta Vadori, conoscendo i maggiori intellettuali della città e divenendo anche l’informatore segreto del ministro residente napoletano Antonio Micheroux. Sempre nel capoluogo veneto pubblicò il Saggio sopra il commercio generale delle nazioni d’Europa (1792), e La vera ricchezza delle campagne, ossia corso di agricoltura (1793). Di poco successiva fu la scrittura delle Riflessioni sopra le sussistenze desunte da’ fatti osservati in Toscana (Firenze 1795), in cui, inserendosi nel dibattitto sulla crisi del 1793-94, ribadì la difesa del libero commercio e l’idea fisiocratica del prezzo ‘naturale’. I provvedimenti annonari, a suo avviso, avevano determinato una riduzione degli scambi e quindi una più lenta circolazione del denaro e una contrazione della domanda, considerata la causa della crisi economica e della mancanza di lavoro.

Probabilmente, anche se non è confermato dalla documentazione archivistica, Scrofani svolse in quella fase alcune missioni in Oriente sulla scorta di un incarico ufficiale ricevuto dal governo veneziano. Dopo un breve viaggio in Grecia intrapreso nella seconda metà del 1794, tra l’aprile e il maggio del 1795, ripartì per gli stessi luoghi, facendo ritorno in Italia solo tre anni più tardi, nel pieno degli sconvolgimenti politici indotti dalla presenza militare e politica di Napoleone Bonaparte. Durante questo secondo soggiorno è possibile che Scrofani fosse al servizio del bailo veneto a Costantinopoli. Nel 1798, tornato in Italia, ottenne a Firenze l’autorizzazione a pubblicare una parte del suo resoconto di viaggio, la Relazione su lo stato attuale dell’agricoltura e del commercio della Morea, un testo vivace e di grande attrattiva in cui traspariva l’interesse riformatore di Scrofani economista e agronomo. Non ottenne il permesso di pubblicazione il resoconto principale, il Viaggio in Grecia, che per vedere la luce dovette attendere l’arrivo dei francesi a Roma, dove Scrofani si era nel frattempo trasferito. L’opera, stampata nel 1799 da Salvioni e poi tradotta nelle principali lingue europee, ebbe una grande fortuna, soprattutto all’estero.

Si trattava di un testo ibrido, a cavallo fra l’opera letteraria, il diario di viaggio e l’analisi scientifica. Il Viaggio in Grecia, inserendosi nel filone della letteratura filoellenica affermatasi in Europa a cavallo fra Illuminismo e Romanticismo, era diviso infatti fra la rievocazione sentimentale del passato mitologico e l’interesse per la descrizione dello scenario sociopolitico del tempo.

Dopo aver rifiutato un incarico politico nella Repubblica napoletana, Scrofani si recò a Genova, da cui partì per la Francia alla fine del 1799 per divenire segretario dell’amico Paolo Greppi, anziano notabile lombardo, politicamente moderato e vicino a Bonaparte. Fu allora che Scrofani iniziò a collaborare con il governo napoleonico, come traspare dall’opera La guerra de’ tre mesi (Parigi 1806), una celebrazione della campagna del 1805 che, insieme ai meriti dell’autore in campo letterario, gli valse la nomina a membro dell’Institut de France. Nello stesso tempo, è probabile che egli fosse informatore, a danno dei fuoriusciti italiani, dell’ambasciatore napoletano a Parigi, Marzio Mastrilli marchese del Gallo.

Nel 1809 tornò a Napoli, dove intrattenne rapporti con il ministero di Polizia e ottenne una pensione. Nel 1810, in occasione del rientro di Gioacchino Murat dalla sfortunata campagna per la conquista della Sicilia, scrisse Il ritorno del re Ruggiero (Napoli 1810), e l’anno seguente celebrò la nascita del re di Roma con L’oracolo di Delfo (Napoli 1811). Nel 1814 fu nominato direttore dell’Ufficio del censimento della città di Napoli, carica che mantenne anche con l’inizio della Restaurazione.

Furono scritti in quel frangente sia due discorsi sulla storia della Sicilia, in cui traspariva una certa adesione all’ideologia sicilianista (Della dominazione degli stranieri in Sicilia, dato alle stampe solo più tardi, a Parigi, nel 1824), sia un’ampia memoria intitolata Sopra le manifatture d’Italia, dove, criticando le politiche neomercantiliste, prospettò per l’Italia un futuro da Paese specializzato nell’agricoltura (lo scritto sarebbe stato pubblicato più avanti nella raccolta Memorie di pubblica economia, Pisa 1826). A quel periodo risale anche una memoria inedita sulla mendicità a Napoli, in cui, in linea con le valutazioni dei grandi economisti classici del tempo, Scrofani sostenne la necessità di superare le tradizionali istituzioni di assistenza ai poveri.

In seguito alla rivoluzione costituzionale del 1820-21 venne sospettato di appartenere alla carboneria, perdendo il posto e la pensione. Dopo essere stato arrestato e processato, alla fine del 1822, grazie all’intervento del fratello maggiore Francesco, giudice a Palermo, venne richiamato in Sicilia e riabilitato. Poco tempo dopo, alla morte del fratello, ereditò alcuni beni e il titolo di barone. Negli ultimi anni passati in Sicilia continuò a coltivare un interesse sia teorico sia pratico per le riforme in campo economico. Il suo ultimo importante lavoro, rimasto inedito, era dedicato infatti alla proposta di istituire un banco d’agricoltura per la Sicilia come risposta alla crisi agraria della metà degli anni Venti.

La conclusione della carriera di Scrofani si legò invece alla vita di due nuove istituzioni figlie del riformismo borbonico in Sicilia, l’Istituto di incoraggiamento di agricoltura, arti e manifatture, di cui divenne vicedirettore nel 1831, e la Direzione centrale di statistica, che fu il primo a guidare a partire dal 1832, anno della sua fondazione. Con la nascita della Direzione si realizzò un progetto avanzato dieci anni prima dallo stesso Scrofani: sorse un grande istituto – primo esempio in Italia – finalizzato alla raccolta sistematica di informazioni economiche e demografiche, in precedenza ottenute in forma parziale e in modo frammentario; modello di una statistica intesa come ‘anatomia dello Stato’, sul solco dell’esperienza napoleonica e murattiana.

Negli ultimi anni vissuti in Sicilia Scrofani fu anche nominato segretario generale dell’Accademia di scienze e lettere, nonché deputato della Pubblica Istruzione.

Ormai quasi ottantenne, morì a Palermo il 7 marzo 1835.

Opere. I più completi profili biobibliografici di Scrofani sono tratteggiati nelle introduzioni alle edizioni novecentesche del Viaggio in Grecia, a cura di C. Cordiè (Milano 1945), C. Mutini (Roma 1965) e R. Ricorda (Venezia 1988), nonché nell’introduzione di Giuseppe Giarrizzo alle Memorie inedite (Palermo 1970), che tiene conto di alcuni documenti privati rintracciati presso gli eredi. Tra i primi elenchi delle opere edite e inedite di Scrofani vi sono quelli pubblicati in appendice a E. Vaccaro, Elogio di S. S., Palermo 1835, e a P. Inzenga, Necrologia di S. S., in Giornale di scienze, lettere e arti per la Sicilia, 1835, vol. 49, pp. 306-313. Alcuni scritti economici sono contenuti negli Scrittori classici italiani di economia politica, a cura di P. Custodi, XL, Milano 1805, pp. 259-327, 329-413. Tra le opere edite, oltre a quelle già citate, si segnalano: De le guerre servili in Sicilia sotto i romani, Paris 1806; La festa di Venere, Paris 1807; Spiegazione di due vasi fittili, detti etruschi, Paris 1807; Memoria su le misure e pesi d’Italia, in confronto col sistema metrico francese, Paris 1808; Paragone delle donne francesi con le italiane, Ginopoli 1817; Elogio di Giuseppe Piazzi, Palermo 1826; Illustrazione d’un quadro di Pietro Novelli, Palermo 1826; L’alluvione di Modica de’ 10 ottobre 1833, Siracusa 1834.

Fonti e Bibl.: Esistono diverse lettere indirizzate da Scrofani ai suoi corrispondenti. Tra queste, si vedano: Forlì, Biblioteca comunale, Fondo C. Piancastelli, Autografi, Sezione Carte Romagna, Corrispondenza di S. S.; Altamura, Biblioteca comunale, Fondo Serena, f. Saverio Scrofani. Alcune lettere di Scrofani e altri documenti sono citati da B. Croce in uno studio del 1902 poi confluito in Id., La rivoluzione napoletana del 1799, Bari 1968, pp. 395-398. Tra le lettere edite si vedano: Al signor cavaliere Ennio Quirino Visconti, Paris 1809; Lettera di S. S., siciliano, corrispondente dell’Istituto di Francia, sopra un quadro di Claudio di Lorena, diretta al chiarissimo cavaliere Ennio Quirino Visconti, Napoli 1812; Lettera di Urbano Lampredi a S. S. e risposta del medesimo, Palermo 1831; R. Zapperi, Sei lettere di S. S. sugli avvenimenti italiani del 1798-99, in Archivio della società romana di storia patria, 1959, vol. 82, pp. 79-91; G. Giarrizzo, S. S. e Melchiorre Gioja (1824-1826), in Archivio storico per la Sicilia orientale, 1989, vol. 75, pp. 245-251.

Una lettura critica dei controversi dati biografici su Scrofani è proposta da R. Zapperi, La fortuna di un avventuriero: S. S. e i suoi biografi, in Rassegna storica del Risorgimento, LIX (1962), 2, pp. 447-484, dove vengono citate diverse lettere e altre tracce archivistiche. Sul processo e la riabilitazione del 1822 si vedano i documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli (Ministero di Polizia, ff. 202/I, 250/II) e l’Archivio di Stato di Palermo (Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale in Sicilia, Ripartimento Polizia, anno 1822, filze 16, 17). Numerosi documenti relativi all’attività di Scrofani come capo della Direzione centrale di statistica sono presenti nell’Archivio di Stato di Palermo, Direzione centrale di statistica per la Sicilia. Inoltre: G. Bozzo, Elogj di illustri siciliani trapassati ne’ primi 45 anni del secolo XIX, Palermo 1857, pp. 276-312; G.A. Gubernale, Dizionario biografico degli uomini illustri della provincia di Siracusa, Floridia 1909, pp. 209 s.; A. Petino, La questione del commercio dei grani in Sicilia nel Settecento, Catania 1946, pp. 171-187; C. Cordiè, L’abate S. S. e la Francia, in Revue des études italiennes, VIII (1960), 2-3, pp. 130-172; R. Zapperi, La composizione del “Tutti han torto” di S. S. e la sua diffusione in Italia, in Annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’Università di Roma, I (1961), pp. 113-119; C. Cordiè, Viaggiatori del Settecento: Saverio Scrofani, in Cultura e scuola, 1967, n. 24, pp. 53-61; I. Peri, Dal viceregno alla mafia, Caltanissetta-Roma 1970, pp. 33-39, 271-282, 467-469; R. Romeo, Il Risorgimento in Sicilia, Bari 1970, pp. 93, 97, 106, 110; F. Venturi, Settecento riformatore, III, La prima crisi dell’Antico Regime. 1768-1776, Torino 1979, pp. 140-142, 144; G.C. Marino, L’ideologia sicilianista. Dall’età dell’illuminismo al Risorgimento, Palermo 1988, pp. 94-96, 193; R. Salvo, Nota su un progetto di S. S. per l’istituzione in Sicilia di una Direzione di statistica, in Nuovi quaderni del Meridione, 1988, vol. 100, pp. 521-533; R. Tufano, Rivoluzione francese e rappresentanza politica nel pensiero di S. S., in La rappresentanza tra due rivoluzioni (1789-1848), a cura di C. Carini, Firenze 1991, pp. 117-141; I. Fazio, La politica del grano. Annona e controllo del territorio in Sicilia nel Settecento, Milano 1993, pp. 42-47; R. Bufalini, S. S.’s Viaggio in Grecia and late Eighteenth-Century travel writing, in Italica, LXXIV (1997), 1, pp. 43-51; A. Di Benedetto, «Le rovine d’Atene» Letteratura filellenica in Italia tra Sette e Ottocento, in Italica, LXXVI (1999), 3, pp. 335-354.

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