SAN GIOVANNI d'Acri

Enciclopedia Italiana (1936)

SAN GIOVANNI d'Acri (ar. ‛Akkā; A. T., 88-89)

Angelo PERNICE
Guido ALMAGIA
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Città marittima della Palestina settentrionale, 16 km. a NE. di Ḥaifā, situata su un promontorio roccioso che limita a N. la Baia di Acri. Il centro possiede alcuni edifici interessanti per memorie storiche e per pregi artistici: tra questi si ricordano la moschea di Giazzār, costruita nel 1780 utilizzando in parte il materiale delle rovine di Cesarea e di Tiro, la cittadella, sorta sul luogo dove era l'antico castello dei Cavalieri di San Giovanni, e i bazar, nei quali sono incorporati i resti di antichi conventi cristiani. Il porto di Acri era uno dei migliori della costa palestinese e ad esso affluivano i prodotti della Galilea; attivo perciò era il commercio di sesamo cereali, cotone, ecc.; ma lo sviluppo del vicino porto di Ḥaifā portò, come naturale conseguenza, a un decadimento di Acri che oggi ha importanza modestissima. Nel 1931 contava 7893 ab., il 7006 dei quali Arabi, il 25% cristiani. Una ferrovia a scartamento ridotto unisce Acri a Ḥaifā.

Storia. - Il nome Akka si trova per la prima volta ricordato nelle lettere di Tell el- ‛Amarnah che datano approssimativamente dal sec. XV a. C. In quel tempo era abitata dai Cananei. Quando gli Ebrei conquistarono il paese, Akka, che nella Bibbia è chiamata Akko - donde il nome di Accone delle cronache medievali italiane - fu assegnata alla tribù di Asher (Giudici, I, 31). Partecipò, nei secoli VIII e VII a. C., alle rivolte della Fenicia e d'Israele contro gli Assiri e fu presa e saccheggiata da Salmanassar IV e da Sennacherib. Fu, successivamente, sotto la sovranità dei Persiani (secoli VI-V a. C.), dei Seleucidi, i quali ne mutarono il nome in quello di Tolemaide (secoli III-II a. C.), dei Romani e dei Bizantini (sec. II a. C. VII d. C.). In questo periodo, accanto ai nomi, sempre in uso, di Akko e di Tolemaide, appare nello storico Giuseppe quello di Akre (Acri). Fu, agli albori del cristianesimo, visitata dall'apostolo Paolo, che vi rimase un giorno (Atti, XXI, 7), e divenne sede di un vescovo. Gli Arabi se ne impadronirono nel 638 e sotto il loro dominio si venne trasformando in città musulmana. I secoli XII-XIII furono i più movimentati, ma anche i più prosperi della sua esistenza. Conquistata dai crociati nel 1104, fu perduta nel 1187 dopo la battaglia di Ḥiṭṭīn. Due anni dopo fu assediata da Guido di Lusignano e nel luglio del 1191 espugnata da Riccardo Cuor di Leone, il quale vi fece decapitare 2500 prigionieri musulmani. Da quel momento divenne il centro più importante dei dominî dei crociati in Terrasanta. Il suo porto era frequentato dalle flotte occidentali e i Genovesi, i Veneziani, i Pisani, gli Amalfitani vi ebbero chiese e fondachi proprî, formandovi fiorenti colonie commerciali. Nel 1229 fu posta sotto il controllo dei Cavalieri di S. Giovanni, i quali vi trasferirono la loro sede dando il loro nome alla città. Nel 1291 il sultano d'Egitto Baibais pose fine al dominio dei Franchi. Fu conquistata dai Turchi Ottomani nel 1571. Seguirono due secoli di piena decadenza, nel corso dei quali Acri, pur essendo capoluogo di un pascialato, si ridusse a misero villaggio. Si rilevò nel secolo XVIII per opera dello sceicco arabo Omar aẓ-Ẓāhir, il quale se ne impadronì nel 1749, la fortificò e ne fece il centro di uno stato autonomo. La sua opera di rinnovamento edilizio ed economico fu continuata da Giazzār-Pascià, sotto il governo del quale Acri fu assediata invano da Napoleone Bonaparte (marzo 1799). La resistenza di Acri, difesa oltre che da Giazzār Pascià, da una flotta inglese, fece fallire il piano di conquista dell'Asia Anteriore di Napoleone. A Giazzār, morto nel 1804, successe il figlio Suleimān Pascià. Scoppiato nel 1831 il dissidio fra Moḥammed Alī pascià di Egitto e il sultano, il figlio del pascià, Ibrāhīm, entrò in Palestina e s'impadronì di Acri dopo un assedio di sei mesi (27 maggio 1832). Nel 1840, rinnovatasi la guerra fra il sultano e il pascià ribelle, le flotte alleate inglese, austriaca e turca bombardarono Acri sloggiandone gli Egiziani (v. appresso). La città tornò sotto il dominio ottomano, che si mantenne fino al 1917; poi passò, con la Palestina, sotto il mandato inglese.

Azione navale. - Nell'autunno del 1831, approfittando dell'indebolimento della Turchia sconfitta a Navarino, l'Egitto occupò S. Giovanni d'Acri e altre località. Riaccesesi le ostilità fra Turchia ed Egitto il 29 aprile 1839, un esercito ottomano invase la Siria, ma fu sconfitto, e la Turchia stava per cedere definitivamente, quando l'intervento delle potenze europee trasformò la questione turco-egiziana in questione internazionale. Le forze navali destinate ad operare contro l'Egitto erano la squadra inglese del Mediterraneo (24 navi a vela e 8 piroscafi a ruote) al comando dell'ammiraglio sir R. Stopford (nave ammiraglia Princess Charlotte), quella austriaca detta del Levante (due fregate, due corvette, tre brigantini, un piroscafo a ruote) al comando del contrammiraglio barone F. Bandiera (nave ammiraglia fregata Medea) e una squadretta turca (una corvetta, un vascello e un'altra piccola unità). Prima dell'inizio delle ostilità la maggior parte delle forze egiziane erano riunite a Beirut e nei dintorni, il resto era sparso in grossi nuclei a Tripoli di Siria, Saida e San Giovanni d'Acri. Il 9 settembre 1840 ebbero inizio le operazioni. Beirut fu bombardata per varî giorni, e le forze sbarcate s'incontrarono a più riprese con gli Egiziani. Il 26 settembre le unità alleate attaccarono Saida, che fu occupata il giorno stesso. Successivamente, arresasi Beirut (9 ottobre), e occupata Tripoli di Siria (17 ottobre), fu decisa l'operazione contro la piazzaforte di San Giovanni d'Acri. Vi parteciparono 22 unità con un totale di circa 1000 cannoni. Il 3 novembre 1840 gli ammiragli inglese e austriaco si trovarono con le loro forze davanti alla piazza fuori del tiro dei forti. Sei navi furono disposte in modo da batterla dal lato NO. e undici da SO.; le rimanenti unità con i piroscafi dovevano puntare sul lato O. Alle ore due del pomeriggio ebbe inizio il fuoco, poco dopo le cinque la resistenza della piazza cominciò a rallentare e alle sei il fuoco della difesa era completamente cessato. L'ammiraglio inglese, che aveva il comando generale dell'operazione, dispose allora per la sospensione del tiro. I danni causati alla piazza dal bombardamento e dalle esplosioni verificatesi furono ingenti; molti i morti e moltissimi i feriti, tra i quali lo stesso comandante della piazzaforte. Le navi alleate ebbero solo una quindicina di morti e una cinquantina di feriti. Le truppe, sbarcate durante la notte dal 3 al 4 novembre, da una breccia nella cinta delle mura irruppero nella cittadella fortificata, e con altre truppe inviate di rincalzo se ne impossessarono. Con successivi sbarchi di altre truppe, furono occupati i principali punti della città e catturati gli Egiziani che non erano riusciti a fuggire.

Con l'occupazione di S. Giovanni d'Acri le operazioni belliche ebbero fine e s'iniziarono le trattative di pace.

Bibl.: Ufficio storico della R. Marina, La campagna navale di Siria del 1840, Roma 1933.