Allende, Salvador

Enciclopedia on line

Uomo politico cileno (Valparaíso 1908 - Santiago 1973). Deputato socialista, nel 1970 divenne, a capo di una coalizione di sinistra, presidente della repubblica. Attuò la riforma agraria e nazionalizzò alcune industrie e le miniere di rame; in politica estera strinse rapporti d'amicizia con i paesi socialisti. Nel 1973 fu deposto e morì durante un colpo di Stato militare, guidato dal generale A. Pinochet.

Vita e attività

Di famiglia agiata, partecipò da studente alla lotta politica contro la dittatura di Ibáñez e subì nel 1931 la prigione. Laureato in medicina nel 1932, tra i fondatori del partito socialista nel 1933, eletto deputato nel 1937, fu chiamato due anni dopo a dirigere il ministero della Sanità nel governo di Fronte popolare del presidente Aguirre Cerda. Senatore dal 1945, fu candidato del Fronte popolare alle elezioni del 1952, 1958 e 1964. Eletto presidente del senato nel 1968, quale leader della coalizione di Unità popolare (socialisti, comunisti, cattolici di sinistra e radicali), divenne presidente della repubblica con le elezioni del 4 settembre 1970. Il governo presieduto da A. attuò una politica di riforme destinate a colpire gli interessi dei ceti privilegiati cileni e delle grandi società multinazionali, soprattutto statunitensi. Procedette infatti alla integrale attuazione della riforma agraria, e successivamente alla nazionalizzazione di alcune industrie e delle miniere di rame. In politica estera A. stabilì rapporti d'amicizia con Cuba e gli altri paesi socialisti. La politica di A. provocò la reazione dell'opposizione parlamentare (conservatori e democratici cristiani), che mise in difficoltà il governo costretto a subire numerosi rimaneggiamenti. A. dovette inoltre affrontare il fenomeno del terrorismo, provocato dalle fazioni estreme, che si scatenò in tutto il paese mentre la situazione economica, resa precaria dalla sospensione dei crediti esteri (per lo più statunitensi), si aggravò in seguito a un'ondata di scioperi senza precedenti. Il 22 agosto 1973 la Camera dichiarò illegale il governo di A.; il voto suscitò reazioni negli alti gradi delle forze armate. A questo punto A. propose un plebiscito per conoscere la volontà del popolo; ma l'11 settembre un'improvvisa rivolta promossa dai militari, comandati dal generale Augusto Pinochet, provocò il bombardamento e l'assalto al palazzo presidenziale, dove A., rifiutatosi di arrendersi, morì. Il 23 maggio 2011 la magistratura cilena ha disposto la riesumazione del corpo di A. per indagare sulle effettive cause della sua morte, con lo scopo di provare la tesi del suicidio, per non cadere nelle mani di Pinochet, o al contrario di dimostrare che si trattò di omicidio.

CATEGORIE
TAG

Presidente della repubblica

Augusto pinochet

Riforma agraria

Fronte popolare

Colpo di stato