SAGVAR

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

SÁGVÁR

S. Paracchia

Fortezza tardoantica e necropoli della Pannonia nord-orientale, nella provincia Valeria (estremità sud-orientale del Balaton, a S di Siofok, Ungheria). La necropoli fu portata alla luce grazie agli scavi realizzati dal 1936 al 1942 e venne pubblicata nel 1966, mentre gli scavi della fortezza furono effettuati dal 1971 al 1979.

La costruzione militare di forma quadrangolare, che misura m 254 x 298 x 225 x 275, rientra nel gruppo, piuttosto omogeneo, delle fortezze della Pannonia settentrionale edificate nel secondo terzo del IV secolo. Nella vita della fortezza si distinguono due periodi: nel primo alle mura, dello spessore di m 1,50, erano annesse, sui lati, piccole torri a forma di ferro di cavallo e, agli angoli, torri a ventaglio. Al centro delle mura perimetrali settentrionali e meridionali si apriva una porta. Gli edifici interni erano dislocati in ordine sparso. Nella zona dell'odierno centro sono stati riportati alla luce due grandi magazzini, un horreum e la pianta di un grande edificio agricolo-artigianale, probabilmente una villa. La grande sala dell'abitazione del comandante aveva il pavimento ricoperto di mosaici. Le pareti erano dipinte con scene di carattere mitologico, che per lo più sono andate distrutte. Le tessere musive parietali erano in parte di vetro, e ne sono venute alla luce anche alcune dorate. Nel 374 i Sarmati presero la fortezza (Amm. Marc., XXIX, 6, 1-16). In seguito, ed è questo il secondo periodo, le mura furono ricostruite (e portate allo spessore di m 2,50), e così pure i torrioni circolari laterali e d'angolo (diametro esterno: m 16 e 13,7).

La costruzione delle fortezze all'interno della Pannonia subì innovazioni in seguito alla modifica del sistema difensivo dei confini dell'impero, avvenuta nel IV secolo. In quel tempo anche le città della provincia vennero circondate da mura difensive. Furono ritirati gli approvvigionamenti dai campi militari lungo il limes, abbandonati, in pratica, ai nemici attaccanti, e create all'interno della provincia grandi basi centrali di rifornimento, tra le quali appunto S. che sorse al posto di una villa agricola demolita. Il sito, posto lungo la strada Sopianae-Arrabona (Ititn. Anton., 267,7), viene identificato con Tricciana, anche se si tratta di un'identificazione incerta. Il nome della fortezza nel IV sec. era Quadriburgium (Not. Dign., XXXIII, 60). Il presidio era assicurato da una cohors posta sotto il comando di un tribuno e vi lavorava la popolazione locale dei dintorni. In caso di necessità la fortezza poteva essere usata come punto d'appoggio dell'esercito dei comitatenses.

Sulla collina che s'innalza nelle vicinanze, nell'ultimo terzo del IV sec. sorse una torre di guardia dell'area di m 12,5 X 12,5. A E della fortezza si trova una necropoli romana, ancora non scavata; sono state invece portate alla luce 342 tombe di un'altra necropoli che si estende verso S, e che fu in uso fra il 340 e il 370. Una terza necropoli, della fine del IV sec., è situata nelle vicinanze della porta settentrionale della fortezza: se ne sono recuperate alcune tombe. Nella torre rotonda del secondo periodo, appartenente alla porta meridionale della fortezza, sono stati ritrovati in una fossa per la spazzatura una capsella di bronzo (dall'interno argentato, forse un reliquiario?), una padella di bronzo, una patera di ferro e due lamine di bronzo sbalzate, databili negli anni '60 del IV sec., originariamente appartenenti a uno scrigno: su entrambe le lamine, in tre campi di forma rettangolare, è rappresentata una figura umana; sopra le loro teste si legge un'iscrizione: Petrus, Timotheus, Paulus. È l'unica raffigurazione degli apostoli risalente al IV sec. ritrovata nella regione del Danubio centrale. Le fisionomie dei volti di Pietro e Paolo non si differenziano, mentre Timoteo appare più giovane di loro: è probabile che sia da identificare con un martire della Pannonia, di cui non si conosce con precisione la vita, e che si festeggiava a Sirmium (come indicato nel Martyrologium Hieronimianum). La diffusione del suo culto in Pannonia è testimoniata anche dalla registrazione della pericope di Timoteo nell'Evangeliario Q (München Clm 6224).

La fortezza, al tempo dell'avanzata degli Unni nei primi decenni del V sec., si spopolò. I ritrovamenti sono conservati nel Museo Nazionale Ungherese a Budapest.

Bibl.: E. Tóth, Zur Chronologie der militärischen Bautätigkeiten des 4. Jh. in Pannonien, in Mitteilungen des archäologischen Instituts der Ungarischen Akademie, XIV, 1985, pp. 121-136; id., Altchristliche Kästchenbeschläge aus Ságvár, in Folia archaeologica, XLIV, 1995, in corso di stampa.

(E. Tóth)