Ruanda

Dizionario di Storia (2011)

Ruanda


Stato dell’Africa centrorientale, confina a N con l’Uganda, a E con la Tanzania, a S con il Burundi, a O con la Repubblica democratica del Congo. Gli altipiani del R. sono popolati oltre che dall’esiguo elemento pigmoide (➔ ), dalla maggioranza e dalla minoranza . Fra i secc. 15° (ca.) e 19° la monarchia tutsi si ingrandì a spese delle entità politiche hutu, raggiungendo pressappoco gli attuali confini del R. sotto il regno di Kigeri IV Rwabugiri. Il potere del monarca si fondò su una forte centralizzazione e sulla separatezza tra l’elemento dominante dei tutsi e la popolazione hutu. Passato sotto l’influenza tedesca fra il 1897 e il 1906, durante il regno di Yuhi V Musinga il R. fu unito con il regno dell’Urundi nel Protettorato del Ruanda-Urundi (1916), che a seguito della sconfitta tedesca nella Prima guerra mondiale passò nel 1920 sotto la tutela internazionale del Belgio (➔ ). Il potere europeo favorì gli hutu per indebolire la monarchia tutsi, creando le premesse per la rivolta del 1959, quando furono massacrati i tutsi. Nel 1961 la monarchia fu abolita e sostituita dalla Repubblica. Furono migliaia i tutsi che si rifugiarono nei Paesi vicini, Uganda in particolare. Indipendente dal 1° luglio 1962, sotto la presidenza di G. Kayibanda e il governo del Parti de l’émancipation du peuple hutu (Parmehutu), il R. conobbe gravi conflitti legati al tentativo di restaurare la monarchia da parte dei tutsi, colpiti da un nuovo massacro nel 1963. A seguito del colpo militare del luglio 1973 si insediò il generale hutu J. Habyarimana, che nel 1975 instaurò un regime autoritario a partito unico (Mouvement révolutionnaire national pour le développement, MRND). Del malcontento dei profughi tutsi in Uganda si alimentò il Front patriotique rwandais (FPR), che portò rapidamente le sue azioni di guerriglia in R. (1990), aumentando l’instabilità del Paese. A seguito dell’esplosione dell’aereo di Habyarimana, nei pressi della capitale Kigali (6 aprile 1994), la milizia del presidente diede inizio a un massacro indiscriminato che costò la vita a più di mezzo milione di tutsi. Dopo la ripresa delle attività del FPR, furono gli hutu a fuggire a migliaia in Tanzania, Zaire e Congo, temendo rappresaglie dei tutsi. A seguito dell’intervento militare francese, che il FPR avversò per il passato appoggio di Parigi agli hutu, si formò un governo provvisorio guidato da hutu moderati, mentre il capo del FPR, Paul Kagame, assunse la carica di vicepresidente e di ministro della Difesa (luglio 1994). Nel novembre 1994 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite istituì ad Arusha, in Tanzania, il Tribunale penale internazionale per i crimini del R., che comminò la sua prima condanna nel settembre 1998. Con l’intento dichiarato di catturare le milizie hutu che parteciparono al genocidio del 1994, il R. fu progressivamente coinvolto nella guerra in Zaire (➔ Congo, Repubblica democratica del), dove cercò di imporre il suo controllo sulle regioni orientali del Paese (dal 1996). Nel 2000 Kagame divenne presidente del Ruanda. Nel 2002 le truppe ruandesi si ritirarono dal Congo, in cambio del disarmo e del rimpatrio degli estremisti hutu ruandesi. La nuova Costituzione bandì le formazioni dichiaratamente etniche dalla competizione elettorale del 2003: fu un plebiscito per il FPR e per Kagame. Accusato nel 2004 di aver ordinato l’abbattimento del velivolo di Habyarimana, Kagame aprì un’inchiesta ufficiale (2007) che individuò (2010) i responsabili negli estremisti hutu, colpevoli di aver voluto far naufragare le trattative di Habyarimana con il FPR e di aver utilizzato l’incidente come pretesto per eliminare fisicamente i tutsi.

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