Resistenza

Dizionario di Medicina (2010)

resistenza


In psicoanalisi, qualunque forma di opposizione utilizzata dall’analizzando per impedire l’accesso ai propri contenuti inconsci, ostacolando l’insight (cioè la comprensione del significato di pensieri, emozioni, sintomi e comportamenti) e il cambiamento. Ogni paziente si sottopone all’analisi chiedendo di essere liberato dalla propria sofferenza, ma è abituato e ‘affezionato’ alla propria patologia e ai vantaggi secondari che derivano dai sintomi: desidera, ma teme, il cambiamento. Secondo Sigmund Freud, la r. rappresenta un compromesso tra le forze che tendono alla guarigione e quelle che vi si oppongono. La causa immediata di ogni r. è sempre il tentativo di difendersi dagli effetti penosi che possono essere risvegliati dal procedimento analitico, ma il fine ultimo è difendere lo status quo della nevrosi. Parlando di r. utilizziamo un concetto operativo, poiché le r. non sono altro che ripetizioni, nella situazione analitica, dei meccanismi di difesa utilizzati dal paziente nella sua vita passata e presente. L’analisi non crea le r., ma è il campo in cui possono rivelarsi. Lo stesso transfert (➔) è una forma di r. al ricordare.

La scoperta della resistenza

La scoperta della r. e quella del transfert segnano la nascita della psicoanalisi. Freud introdusse il concetto di r. in Studi sull’isteria (1895) per descrivere l’opposizione di alcuni pazienti al metodo ipnotico. Una forza psichica, una r., si opponeva al fatto che alcune rappresentazioni penose affiorassero alla coscienza. Poteva trattarsi della stessa forza psichica che, impedendo alle rappresentazioni di divenire coscienti, aveva cooperato alla creazione del sintomo isterico (➔ isteria). La r. consisteva perciò in un ostacolo al progresso della cura e il terapeuta doveva condurre il paziente a superarlo. Dopo l’introduzione della seconda topica (➔ apparato psichico), Freud precisa che la r. è una azione difensiva dello stesso Io che ha prodotto la rimozione e che si oppone al tentativo di eliminarla. Successivamente, nello scritto Inibizione, sintomo e angoscia (1925), Freud aggiunge alle r. dell’Io la descrizione di quelle originate dall’Es (coazione a ripetere) e dal Super-Io (senso di colpa e inconscio).

Manifestazioni cliniche della resistenza

La forma in cui si manifesta la r. è quanto mai variabile, mentre la sua intensità si modifica nel corso della terapia analitica, pur accompagnando il trattamento passo per passo. La r. consiste sempre nella trasgressione della ‘regola fondamentale’ delle libere associazioni, che consente di accedere all’inconscio. La difficoltà o il rifiuto di associare liberamente, come in alcuni silenzi ostinati, sono modalità assai comuni; ma anche un’associazione troppo fluente o intellettualizzata può essere espressione di resistenza. La selezione degli argomenti da trattare, l’uso di frasi fatte, l’insistenza eccessiva su un tema o su un periodo della vita, l’incapacità di ricordare i sogni o, al contrario, la tendenza a riempire la seduta psicoanalitica con resoconti di sogni, sono altri modi di evitare la libera associazione. Alcuni pazienti sono molto restii ad ammettere la r., poiché paradossalmente si impegnano a essere dei bravi analizzandi preparando argomenti importanti da riferire in seduta, preoccupandosi di produrre ricordi significativi, annotando i propri sogni, che riferiscono con eccessivo zelo. La r., infine, si può manifestare nelle più varie azioni (➔ acting-out) che sostituiscono la comunicazione verbale di un conflitto transferale con l’analista o di un desiderio inconfessabile: i ritardi rispetto all’orario concordato, le sedute mancate, la dimenticanza del pagamento, un pisolino sul lettino. Alcuni pazienti si alzano dal divano durante la seduta o tengono costantemente un piede poggiato per terra invece di lasciar emergere nelle associazioni i propri conflitti con il terapeuta. Il transfert erotico (➔ seduzione) è una r. tenace che si oppone allo sviluppo e all’analisi del transfert; pretendendo di trasformare la relazione con l’analista in una relazione amorosa, il paziente in fantasia attacca il setting (ovvero le regole, il contesto e le condizioni del trattamento) e il patto basilare dell’analisi. Questa r. talvolta rivela nell’atteggiamento desiderante e nelle fantasie sessuali dell’adulto la richiesta di appagare l’inconscio desiderio infantile di una relazione fusionale con la madre. Un particolare tipo di r., molto pernicioso, è la reazione terapeutica negativa (➔).

Valore comunicativo della resistenza

Lo sviluppo postfreudiano della tecnica psicoanalitica ha condotto a trattare la r. evidenziandone anche il valore comunicativo. Essa virtualmente comprende tutta la realtà psichica dell’analizzando e l’analista deve essere empatico con tutte le sfaccettature dell’attività di r., senza sollecitare il paziente a rinunciarvi prematuramente. Occorre mettere a fuoco a cosa serve la r., piuttosto che semplicemente svelare contro cosa il paziente resista. Quanto appare come opposizione deve essere visto come uno sforzo, interpretabile, di essere capito e di ottenere qualcosa. Viceversa, se il primo passo nell’analisi della r. consiste nel dimostrare al paziente che sta resistendo, si corre il rischio che egli inconsciamente rinforzi le proprie r. o ne produca di nuove, più tenaci o raffinate.