COREA, Repubblica di

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Corea, Repubblica di

Pasquale Coppola e Paola Salvatori
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Geografia umana ed economica

di Pasquale Coppola

Stato dell'Asia orientale. Il censimento del 2000 ha rilevato 45.985.289 ab., che una stima del 2005 fa ascendere a 48.422.000: la densità complessiva, di conseguenza, si avvicina al livello impressionante di 500 ab./km2. Il ritmo della crescita demografica, però, si è più che dimezzato nell'arco di un decennio, arrivando nel 2005 allo 0,4%. In effetti, con un tasso di fecondità di 1,3 figli per donna, la Repubblica di C. (C. del Sud) sta per imboccare la strada della crescita zero. La modesta natalità (10‰) e la bassissima mortalità (5,8‰) hanno modificato la struttura della piramide delle età, accrescendo la quota di popolazione in età senile. Il quadro dei comportamenti demografici, assai simile a quello di altri Paesi a economia avanzata, si completa con una consistente diminuzione del numero dei componenti della famiglia (in media 3,2 nel 2000) e con un'elevata quota di divorzi (pari alla metà dei matrimoni). L'invecchiamento della popolazione ha avuto severi contraccolpi sui bilanci dell'assistenza sanitaria e del sistema pensionistico, inducendo il governo a diversi interventi di tamponamento. Un connotato distintivo della popolazione sudcoreana è il livello d'istruzione assai elevato: quasi assenti gli analfabeti (che sono soprattutto donne), la scolarizzazione superiore riguarda il 91% dei giovani tra 12 e 17 anni, e quella universitaria l'85% dei giovani oltre i 17 anni (2003). Questa è la risultante di un deciso impegno governativo: in effetti, la spesa per l'istruzione è pari al 15,5% del bilancio statale.

Si espande in modo incessante il fenomeno dell'urbanizzazione, che riguarda oltre i quattro quinti dei sudcoreani, generando diffusi problemi di penuria degli alloggi e di pendolarismo. Domina le entità urbane la capitale Seoul (Sŏul), cui una stima del 2003 attribuisce circa 10.300.000 ab.; la sua area metropolitana continua a dilatarsi, inglobando un popoloso distretto che, secondo alcune stime, aggregherebbe circa 22.300.000 ab., ovvero oltre i due quinti dei sudcoreani. Peraltro, gli altri cinque grandi agglomerati non inclusi nella vasta area di gravitazione della capitale mostrano segni di stabilizzazione demografica, indicando l'avvio di un potenziamento dei centri intermedi.

Dopo oltre un ventennio di crescita impetuosa, alla fine degli anni Novanta del 20° sec. l'economia sudcoreana ha manifestato sintomi di rallentamento (+5% nel 1997) e addirittura di seria crisi (−6,7% nel 1998). Le difficoltà sono derivate da un sistema economico poco flessibile, invischiato dalle reciproche interferenze tra Stato, apparato del credito e grandi conglomerati industriali (chaebol); questi ultimi si sono dovuti confrontare con episodi di sovrapproduzione e con pesanti indebitamenti. Una serie di forti scontri sociali ha inoltre provocato un aumento del costo del lavoro, attenuando ulteriormente le capacità competitive del Paese. Per porre rimedio a questa crisi, i governanti sudcoreani hanno avviato nel 1999 una campagna di liberalizzazioni, riducendo i tradizionali privilegi delle chaebol, favorendo l'ammodernamento del sistema bancario e attenuando l'invadenza del settore pubblico. Le minacce formulate in seguito dagli Stati Uniti nei confronti della vicina C. del Nord hanno, però, indotto tensioni sul mercato, provato anche dalle crisi borsistiche, e non hanno incoraggiato l'afflusso di nuovi capitali. L'economia sudcoreana si è mostrata comunque capace di contenere i danni, esibendo notevoli capacità di ripresa: il PIL ha ripreso la sua crescita, anche se a ritmi meno sostenuti che in passato (+6% in media tra il 1999 e il 2005); il reddito pro capite (che era triplicato negli anni Ottanta e raddoppiato negli anni Novanta) è aumentato di un terzo tra il 2000 e il 2005, e con i suoi 20.300 dollari statunitensi (a parità di potere d'acquisto) si colloca ormai non lontano da quello dell'Italia (28.300 dollari), mentre solo dieci anni prima era meno della metà; il tasso di disoccupazione (salito all'8% nel 1998) dal 1999 si trova stabilmente sotto il 4%, anche se le tensioni sociali non sembrano affatto sopite.

Se la bilancia commerciale sudcoreana ha potuto conservare anche in circostanze difficili un andamento attivo, il merito maggiore va alle risolute scelte operate in favore della ricerca e dell'innovazione, che hanno avuto costantemente a loro disposizione risorse superiori al 2,5% del PIL. È in rapporto a questo sforzo che in cima alla produzione del Paese si sono potuti collocare i beni di alto profilo tecnologico e che, in particolare, l'industria sudcoreana ha occupato una posizione di rilievo sui mercati dell'automobile (3,7 milioni di vetture prodotte nel 2005), dei macchinari utensili, dell'elettronica civile e della cantieristica navale (per la quale occupa saldamente il secondo posto nel mondo dopo il Giappone). Del resto, il comparto high-tech assicurava nel 2003 circa un terzo dell'esportazione complessiva di manufatti. È sempre l'ampia incidenza dell'innovazione tecnologica che spiega il perdurante peso del comparto industriale sul PIL (circa il 40% nel 2005), pure in presenza di un forte calo (quasi 10 punti percentuali in un decennio) della quota dei suoi addetti sul totale degli occupati (27%). Anche il terziario risente della robusta immissione di nuove tecnologie, considerato che la percentuale dei suoi addetti si è stabilizzata a quota 55%, mentre il suo contributo al PIL si avvicina ormai al 60%, con una incidenza accresciutasi del 12% in meno di dieci anni. A dispetto delle impegnative campagne di ammodernamento, invece, resta debolissima la capacità dell'agricoltura di fronteggiare l'elevata domanda interna: gli addetti rappresentano appena il 4% degli occupati, mentre il contributo alla produzione complessiva è sceso intorno al 3-4%. L'arativo resta inferiore al 20% della superficie e i raccolti fondamentali sono sempre quelli del riso, dei prodotti orticoli (cavoli in primo luogo) e della frutta (soprattutto mandarini, mele e pere).

Un freno all'espansione industriale della C. del Sud deriva dalla scarsa disponibilità di fonti energetiche, dal momento che le risorse interne coprono appena il 17% dei fabbisogni. Il Paese è perciò al terzo posto nel mondo tra gli importatori di petrolio e al quinto tra quelli di gas naturale, con una pesante dipendenza dall'estero. Per ovviare in parte a questo deficit, è stato lanciato un vasto piano di potenziamento delle centrali nucleari, che già forniscono, peraltro, circa il 40% dell'energia prodotta. Ma un così ampio ricorso alle fonti nucleari, in un territorio assai popoloso e connotato da un elevato rischio sismico, provoca non poche preoccupazioni, sottolineate da movimenti ambientalisti sempre più pugnaci. Del resto, quando si aggiunga che nella C. del Sud sono pure presenti impianti di raffinazione petrolifera con una potenza installata di quasi 130 milioni di t, si comprende quanti e quali rischi incombano sull'ambiente, specie in alcune regioni con alte concentrazioni urbano-industriali. Il Paese presenta, infatti, un pericoloso livello medio di immissione di sostanze inquinanti nell'atmosfera e nelle acque, con gravi conseguenze sulla salute dei cittadini. La politica di salvaguardia ambientale sembra ancora a uno stadio modesto: un territorio coperto di foreste per ben due terzi della sua estensione annovera, per es., solo il 3% di aree protette.

I governanti della C. del Sud hanno avviato nel 2000 una fase di incontri con quelli della C. del Nord, allo scopo di giungere a una graduale riappacificazione o, quanto meno, di allentare la tensione tra i due Paesi (v. corea, repubblica democratica popolare di). I colloqui si sono in parte arenati dopo che la C. del Nord ha rilanciato il suo programma nucleare. Nondimeno, è stata finalmente consentita un'apertura parziale della frontiera per favorire l'incontro di famiglie separate da decenni, mentre in C. del Nord, a ridosso dell'area smilitarizzata che fiancheggia la linea armistiziale del 38° parallelo, si è sperimentata l'attivazione di fabbriche con capitale sudcoreano e mano d'opera nordcoreana.

bibliografia

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Storia

di Paola Salvatori

La moralizzazione della vita pubblica, il consolidamento delle istituzioni democratiche, il rilancio del processo di unificazione pacifica della penisola coreana e il superamento della crisi economica e finanziaria rimanevano le sfide principali che il Paese era chiamato ad affrontare agli inizi del 2000. Il nuovo presidente Gim Daejung (Kim Taejung), leader del Congresso nazionale per la nuova politica, eletto nel 1997, non era infatti riuscito a intaccare il blocco politico-economico che controllava gli apparati dello Stato, e a porre un freno agli scontri che si producevano in seno a esso e che di fatto finivano per paralizzare le stesse istituzioni. L'esplodere di continui scandali e i ripetuti rimpasti di governo esacerbavano il malcontento della popolazione, già duramente colpita dalla crisi economica e dalla politica di austerità e di liberalizzazione che il presidente aveva mutuato dai suoi predecessori. Evidente significato politico ebbe la scarsa affluenza elettorale (57,2% degli aventi diritto) registratasi nelle consultazioni legislative svoltesi nell'aprile 2000, che peraltro non cambiarono gli equilibri interni: il Partito nazionalista, che era all'opposizione, rimase la formazione politica con il maggior numero di seggi (133), mentre le principali forze di governo, il Partito democratico del millennio (denominato fino al gennaio 2000 Congresso nazionale per la nuova politica e dall'agosto 2005 Partito democratico) e il Partito dei liberaldemocratici uniti, ottennero rispettivamente 115 e 17 seggi. Nei mesi successivi la popolarità di Gim Daejung continuò a diminuire, nonostante venisse insignito del premio Nobel per la pace (ott. 2000) quale riconoscimento dei suoi sforzi di riconciliazione con la C. del Nord, mentre il Paese veniva scosso da violente proteste sindacali. Le agitazioni, che miravano a ottenere miglioramenti salariali, garanzie di occupazione e una maggiore tutela contrattuale, continuarono anche negli anni seguenti, a fronte di una crescente instabilità politica, acuitasi in seguito alla nuova ondata di scandali, che coinvolse anche la persona del presidente, e in vista delle imminenti elezioni presidenziali. Svoltesi nel dicembre 2002, esse sancirono la vittoria di misura del candidato del Partito democratico del millennio, Ro Muhyeon (Ro Mu-hyŏn), che ottenne il 48,9% dei voti contro il 46,6% del candidato delle opposizioni, Yi Hoechang (Yi Hoech'ang). Presentatosi con un programma dai forti toni sociali, di trasparenza e di lotta alla corruzione, Ro Muhyeon, che rappresentava l'ala progressista del partito, si scontrò con la resistenza delle oligarchie dominati e con l'ostruzionismo del Parlamento, che osteggiava in tutti i modi la realizzazione delle riforme. Critiche all'operato della nuova amministrazione si levarono anche dal Partito democratico del millennio, al cui interno andava acuendosi lo scontro tra progressisti e conservatori, che assumeva anche caratteri di scontro generazionale. Nel settembre 2003 l'ala progressista decise di uscire dal partito e di fondarne un altro, il Partito Uri; contestualmente Ro Muhyeon lasciò la guida del Partito democratico del millennio, pur non aderendo ufficialmente alla nuova formazione. Nei mesi seguenti lo scontro politico divenne sempre più duro, e giunse al culmine nel marzo 2004, quando il Parlamento, con i voti del Partito nazionalista e del Partito democratico del millennio, approvò la proposta di impeachment del presidente, accusato di aver favorito, contrariamente ai dettami costituzionali, il Partito Uri in vista delle elezioni legislative che si sarebbero svolte in aprile. La protesta dell'opinione pubblica, in maggioranza contraria al procedimento, si espresse in numerose manifestazioni di piazza e nei risultati elettorali delle consultazioni, che segnarono la netta vittoria del Partito Uri con 152 seggi, la flessione del Partito nazionalista (121 seggi) e il crollo del Partito democratico del millennio (9 seggi). In maggio la Corte costituzionale archiviò l'impeachment e restituì al presidente i pieni poteri, e nello stesso mese Ro Muhyeon aderì ufficialmente al Partito Uri. Nei mesi seguenti la situazione interna conobbe una relativo assestamento, nonostante continuassero a verificarsi rimpasti di governo e nuovi episodi di corruzione. In seguito alle elezioni suppletive dell'aprile e dell'ottobre 2005, vinte dal Partito nazionalista, il Partito Uri perse la maggioranza assoluta in Parlamento, e ciò contribuì a indebolire l'azione del governo.

In politica estera proseguì nel corso dei primi anni del 21° sec. il dialogo con la C. del Nord (per gli sviluppi nelle relazioni con quest'ultima v. corea, repubblica democratica popolare di), e migliorarono sia i rapporti con la Cina, con la quale vennero stipulati accordi commerciali, sia con la Russia, con la quale furono siglati trattati economici e militari. I rapporti con gli Stati Uniti, consolidati dalla visita di Gim Daejung a Washigton nel marzo 2001 e dall'invio di truppe di pace in ̔Irāq (dicembre), conobbero un raffreddamento durante la presidenza di Ro Muhyeon, critico sia verso la politica commerciale statunitense, di indirizzo protezionista, sia verso la linea intransigente adottata dall'amministrazione di G.W. Bush nei confronti della C. del Nord e considerata dal nuovo presidente sudcoreano come un serio ostacolo alla pacificazione.

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