CENTRAFRICANA, REPUBBLICA

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Centrafricana, Repubblica

Anna Bordoni
Emma Ansovini
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Geografia umana ed economica

di Anna Bordoni

Stato interno dell'Africa centrale. All'ultimo censimento, effettuato nel 1988, la popolazione risultava pari a 2.688.426 ab., ma l'elevato tasso di accrescimento (2‰ la media annua del periodo 1990-2002) ha fatto aumentare rapidamente la consistenza demografica del Paese, che secondo una stima del 2005 era cresciuta di oltre il 48% rispetto al dato censuario (4.038.000 ab.). Deboli rimangono gli indicatori socioeconomici: la mortalità infantile è ancora alta (91‰ nel 2005), bassa la speranza di vita alla nascita (38 anni per i maschi, 40 per le femmine), l'analfabetismo interessa circa la metà della popolazione, nel 2003 l'AIDS aveva contagiato il 13,5% degli adulti, con una netta prevalenza delle donne rispetto agli uomini (13,5% delle femmine tra i 15 e i 24 anni, contro il 5,8% dei maschi della stessa fascia di età), infine, secondo le Nazioni Unite, i due terzi della popolazione vivono ancora in una 'povertà assoluta'. L'unica grande agglomerazione urbana rimaneva quella della capitale, Bangui, che nel 2003 contava 531.800 abitanti.

La cronica instabilità politica, la corruzione e lo sperpero che interessano la vita pubblica a ogni livello costituiscono gravi ostacoli alle possibilità di sviluppo: le casse dello Stato sono vuote, il governo non riesce a pagare i dipendenti pubblici e il Paese rimane dipendente dagli aiuti internazionali. L'economia è dominata dai diamanti e dal settore primario, in particolare dallo sfruttamento forestale. Rilanciata a partire dal 1994, la filiera del legname rappresentava nel 2002 il 50% del valore complessivo delle esportazioni (31% nel 1999). L'agricoltura continua a non poter assicurare l'autosufficienza alimentare, e molti prodotti debbono essere importati o forniti dagli organismi internazionali di aiuto. Le colture d'esportazione (cotone e soprattutto caffè), da tempo trascurate, necessitano di un rilancio, ma l'insicurezza che persiste in tutto il Paese, e in particolare nelle zone rurali, rende quanto mai difficile l'attuazione di un qualsiasi piano produttivo. Per quanto riguarda i diamanti, si stima che la produzione illegale sia più che doppia rispetto a quella ufficiale (530.000 carati nel 2002, 36,6% del totale delle esportazioni): il governo ha tentato di opporsi al contrabbando, ma i risultati sono modesti. L'industria è rimasta a uno stadio embrionale, ed è destinata alla sola soddisfazione del ristretto mercato interno. Nel 2003 la bilancia commerciale ha registrato un sensibile surplus, mentre quella dei pagamenti un pesante deficit. La Francia è rimasta la principale fonte di importazioni, mentre Belgio, Lussemburgo e Francia sono stati, nell'ordine, i maggiori mercati per le esportazioni. Tra le curiosità, va ricordata l'esportazione di esemplari di farfalle rare.

Storia

di Emma Ansovini

Nella R. C. gli ultimi anni del 20° sec. erano stati contrassegnati dall'avvio di un timido processo di democratizzazione, accompagnato però da una forte instabilità politica. Questo mutamento era avvenuto in una situazione economica difficile, scossa dalle conseguenze della svalutazione del 1994 del franco CFA (Coopération Financière en Afrique, la moneta comune dell'Africa francofona), dalle misure di austerità imposte dalla politica di aggiustamento strutturale concordata con il Fondo monetario internazionale, e infine dalla caduta, agli inizi degli anni Novanta, dei prezzi internazionali del caffè e del cotone, allora i principali prodotti agricoli esportati dal Paese.

La necessità di tecnologie e di sbocchi sul mercato funzionali allo sfruttamento delle risorse del sottosuolo (diamanti, oro, petrolio, gas) rappresentava un ulteriore elemento di crisi, in un Paese sostanzialmente privo di infrastrutture e senza accesso diretto al mare, per il sovrapporsi di interessi e ingerenze da parte delle potenze europee, in particolare la Francia, delle grandi multinazionali e di Paesi africani come la Libia e soprattutto il Ciad. Questo complesso di elementi contribuiva a determinare una situazione di grave precarietà, che aveva trovato sbocco in una serie sollevazioni militari sedate solo grazie all'intervento delle truppe francesi. La conferma nel settembre 1999 di A.F. Patassé alla presidenza della Repubblica, in elezioni svoltesi tra contestazioni e boicottaggi da parte delle opposizioni, e la partenza nel febbraio 2000 delle truppe delle Nazioni Unite, giunte nel Paese nel 1997 in sostituzione di quelle francesi, accentuarono l'instabilità politica, che esplose nel maggio 2001 in un ennesimo tentativo di colpo di Stato, questa volta a opera di A. Kolingba, già presidente della Repubblica dal 1991 al 1993.

La caduta del governo legittimo fu impedita solo dall'intervento della Libia e di gruppi di ribelli congolesi guidati da J.P Bemba. Nel novembre dello stesso anno Patassé allontanava il generale F. Bozize dal suo posto di comandante in capo dell'esercito perché lo considerava implicato nel fallito tentativo di colpo di Stato. Bozize riparava in Ciad con alcuni reparti a lui fedeli, e da lì lanciava nel Nord della R. C. azioni di guerriglia. Questo comportò un peggioramento nei rapporti tra i due Paesi: i colloqui bilaterali svoltisi nel dicembre 2001, sotto l'egida dell'ONU, sembrarono portare a una ricomposizione del contrasto, ma segnalavano soprattutto la debolezza della R. C., che lasciava cadere le accuse contro Bozize ma subiva nel 2002 la ripresa delle incursioni sul suo territorio, fino alla temporanea occupazione in ottobre di una parte della stessa capitale Bangui: le truppe di Bozize venivano respinte solo grazie all'intervento delle forze libiche. Il disimpegno della Libia nel dicembre 2002 indebolì ulterioremente il governo, nonostante l'arrivo di una forza multinazionale di 370 uomini della Communauté économique et monétaire de l'Afrique centrale (CEMAC).

Nel marzo 2003, mentre Patassé era assente per una conferenza in Niger, Bozize portava a termine con successo un nuovo tentativo di colpo di Stato, seguito da una tiepida e irresoluta condanna da parte della comunità internazionale. Mentre giungevano 300 militari francesi per evacuare i cittadini stranieri, 100 soldati del Ciad aiutavano le truppe di Bozize a garantire l'ordine pubblico. Un consiglio nazionale di transizione di 98 membri venne istituito nel maggio 2003 come organo legislativo provvisorio e per redigere la nuova Costituzione: questa, approvata con un referendum popolare nel dicembre 2004, prevedeva maggiori poteri per il presidente della Repubblica, che poteva però essere eletto per due soli mandati di 5 anni. Le consultazioni presidenziali e legislative a doppio turno, svoltesi nel marzo-maggio 2005, videro la vittoria rispettivamente di Bozize, con il 64,6% dei voti, e della coalizione che lo aveva sostenuto, che ottenne 42 seggi su 106.

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