REIMS

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998)

REIMS

C.T. Little

(lat. Durocortorum, Urbs Remensis, Remensis)

Città della Francia settentrionale (dip. Marne), nella Champagne, posta nella valle della Vesle, affluente della Senna.R., centro della tribù gallica dei Remi, da semplice sottoprefettura diventò, in epoca tardoimperiale, la capitale della provincia Belgica Secunda, separata da Treviri e dalla Belgica Prima. La forma ovale della cinta antica, distrutta, si intuisce ancora nel tracciato dei viali moderni. La Porte de Mars a N e la Porte Basée a S segnano i limiti dell'antico cardine, che intersecava il decumano al centro, sul sito dell'od. Place Royale. Il cardine si allacciava con la via romana che collegava Boulogne e la regione del mare del Nord a Sens e Lione, mentre il decumano si apriva sulla via che andava da Soissons a Treviri e al Reno. Dall'epoca romana in poi R. costituì sempre un importante nodo stradale.La storia medievale di R. è ben documentata, anche in ragione dell'importanza della città. Numerose sono le fonti medievali pubblicate: in particolare la Historia Francorum di Gregorio di Tours (m. nel 594); la Vita sancti Remigii di Incmaro (m. nell'882); la Historia Remensis ecclesiae di Flodoardo (m. nel 966), proseguita da Richerio (m. post 998); la Historia dedicationis basilicae S. Remigii di Anselmo di Saint-Remi (sec. 11°); i principali atti della provincia ecclesiastica di R. (Gousset, 1842-1844) e gli archivi amministrativi e legislativi della città (Varin, 1839-1848; 1840-1853); gli atti regali ed episcopali riguardanti i monumenti, citati dagli storici (Reinhardt, 1963; Desportes, 1979). Anche la documentazione iconografica è eccezionale, giacché rimangono nel manoscritto duecentesco di Villard de Honnecourt alcuni disegni riguardanti la cattedrale (Parigi, BN, fr. 19093, cc. 30v-32v). Si conservano inoltre la raccolta di disegni di Jacques Cellier, eseguita intorno al 1585 (Parigi, BN, fr. 9152), un'incisione del sec. 17° di Saint-Nicaise (Givelet, 1894-1895), alcuni disegni, anteriori alla Rivoluzione francese, delle abbazie di Saint-Nicaise e di Saint-Remi (Parigi, Arch. nat., N Marne 3,4), il Terrario dell'arcivescovado del 1760 (Reims, Arch. dép. de la Marne, G148-150) e alcune piante e incisioni con vedute di R. dei secc. 17° e 18° (Boussinesq, Laurent, 1933; Hollande, 19762).La città altomedievale in una prima fase era racchiusa entro la cinta muraria della fine del 3° secolo. Nei pressi del centro, nella parte meridionale, sul sito di un grande impianto termale di epoca romana, scavato solo in parte, si trovava la chiesa che s. Nicasio (m. nel 407) dedicò alla Vergine e su cui poi sorsero anche le cattedrali successive. Gli scavi più recenti, ancora inediti, indicano che il battistero sorgeva fin dal sec. 5° nella zona antistante la chiesa. La cinta tardoantica si conservò a lungo; gli arcivescovi la utilizzarono nel Medioevo per costruirvi una fortezza che inglobava la Porte de Mars. A S della città, lungo la via di Lione, detta via Caesarea da Flodoardo, in una zona cimiteriale extramuranea venne costruito un certo numero di edifici religiosi: la chiesa dedicata a s. Agricola, fondata dal console Iovino alla fine del sec. 4°, assunse il nome di Saint-Nicaise agli inizi del 5° quando vi fu sepolto il vescovo omonimo; vicine tra loro erano le chiese intitolate rispettivamente ai ss. Timoteo e Apollinare, Sisto e Giuliano, insieme a una cappella dedicata a s. Cristoforo, in cui venne inumato il corpo di s. Remigio nel 533. Quest'ultima, ampliata e trasformata nella chiesa di Saint-Remi alla fine del sec. 6°, fu all'origine del borgo omonimo, che si sviluppò solo in epoca carolingia e che venne fortificato agli inizi del 10° secolo. Gli spazi liberi tra la città e il borgo andarono riempiendosi nei secc. 11°-12° e l'arcivescovo Guglielmo di Champagne decise, nel nono decennio del sec. 12°, di avviare la costruzione di una nuova cerchia muraria che comprendesse l'intero agglomerato urbano. La cinta fu portata a termine solo nel 1357, sotto la minaccia inglese nel corso della guerra dei Cento anni; di questa grande cinta non restano che poche vestigia della Porte Dieu-Lumière lungo il lato sud.R. fu una città vescovile, durante l'Alto Medioevo collegata all'Austrasia. In epoca carolingia divenne sede metropolitana di una vasta provincia ecclesiastica articolata in dodici diocesi; con il trattato di Verdun dell'843 venne associata alla Francia Occidentalis e fu capitale con gli ultimi sovrani carolingi. R. passò in seguito nelle mani dei Capetingi, ma l'arcivescovo, conte, poi duca e primo pari ecclesiastico del regno, a partire dal sec. 12°, esercitava una grande autorità.A N dell'antico decumano, sul sito dell'antico foro romano, si insediarono i ceti borghesi. A S, intorno alla cattedrale, il territorio dipendeva dall'arcivescovo e dal Capitolo. Nel 1060 un'abbazia benedettina venne fondata nei pressi di Saint-Nicaise, nel borgo di Saint-Remi. Alla fine del sec. 12°, l'arcivescovo Guglielmo di Champagne organizzò la lottizzazione della città. Venne creato il quartiere della Couture a N-O, dove fu fondata la chiesa parrocchiale di Saint-Jacques. Questo quartiere era contiguo al borgo Saint-Denis, posto a O della cattedrale, intorno alla collegiata di Canonici regolari di s. Agostino, fondata nel 1067 (od. Mus. des Beaux-Arts). Al di là, verso Saint-Remi, si svilupparono in seguito il Jard, ove nel 1234 venne fondata la chiesa parrocchiale di Sainte-Madeleine, e il quartiere di Venise. I Domenicani, arrivati a R. nel 1219, si insediarono definitivamente nel borgo di Saint-Denis nel 1246, mentre i Francescani si stanziarono nel Jard.Nel 1182 l'arcivescovo Guglielmo di Champagne concesse alla città una carta di franchigia, detta Wilhelmine, valida su tutto il territorio che dipendeva dalla sua autorità, e R., da allora in poi, procedette all'elezione dei propri scabini. Ma l'arcivescovo conservò i suoi diritti in materia di amministrazione della giustizia e gli abitanti della città si emanciparono in questo campo solo a seguito della guerra dei Cento anni. Così la prima residenza comunale conosciuta, posta presso la Place du Forum, è di epoca successiva al Medioevo.Prima della guerra del 1914 nel quartiere settentrionale si conservavano ancora numerose case medievali, la più celebre delle quali era quella dei Musicisti, in Rue du Tambour. La facciata in pietra del sec. 13° era decorata da statue di musicisti seduti, poste all'interno di nicchie, di stile comparabile a quello di alcune sculture della facciata della cattedrale e oggi al Mus. Saint-Remi. Alcune residenze private sono state parzialmente restaurate e una casa a colombage (con muro con intelaiatura di legno riempita di mattoni), anch'essa posta sulla Place du Forum, ospita il Mus. du vieux Reims.Il palazzo dell'arcivescovo, il c.d. palazzo del Tau, situato sul fianco meridionale della cattedrale, è il risultato di una ricostruzione avvenuta dopo la prima guerra mondiale, mentre la cappella privata dell'arcivescovo, parallela al capocroce della cattedrale, si è conservata meglio, anche in virtù della copertura a volte; la cappella, disposta su due livelli, risale agli inizi del 13° secolo. Il seminterrato della grande sala del palazzo, la sala del Tau, è stato recentemente sottoposto a indagine archeologica e a risistemazione; esso assume appunto la forma di una T, presenta volte ogivali e reimpiega, nel muro di fondo orientale, grandi arcate a tutto sesto, che potrebbero risalire all'epoca carolingia.Il complesso della cittadella episcopale ancora oggi si presenta pieno di enigmi; attraverso le indagini archeologiche è stato possibile distinguere i successivi livelli al di sopra delle terme romane, anch'esse più volte riutilizzate fino al 4° secolo. La prima chiesa episcopale doveva essere esterna alla cinta delle mura, nella zona cimiteriale meridionale, sul sito della distrutta chiesa dedicata a s. Sisto, presso l'abbazia di Saint-Nicaise, mentre lo stesso s. Nicasio avrebbe fatto costruire la prima cattedrale intramuranea. Nel sec. 9°, dopo l'incoronazione imperiale di Ludovico il Pio, avvenuta nell'816 nella cattedrale, l'arcivescovo Ebbone (m. nell'851) avviò la ricostruzione della chiesa metropolitana. Gli scavi di Deneux (Deshoulières, 1923; Reinhardt, 1963) e le indagini archeologiche attualmente in corso permettono di distinguere l'abside, i resti di una cripta degli inizi del sec. 10° posta al di sotto, il transetto sporgente - individuato sotto il transetto del sec. 13°, ma leggermente più corto di questo -, il corpo longitudinale a navate laterali semplici e la struttura di modulo quadrato della galilea, in origine verosimilmente voltata. Qui, in epoca carolingia, si trovava il battistero, sorto sui resti di quello esterno del 5° secolo. Contrariamente all'ipotesi di Reinhardt (1963), non vi è alcuna traccia di un eventuale transetto occidentale.Alla fine del sec. 10°, l'arcivescovo Adalberone (969-989) fece modificare la galilea e decorare la cattedrale con pitture e vetrate, di cui nulla si è conservato (Bur, 1984). Per contro, gli scavi hanno rivelato numerose tracce dei lavori eseguiti sotto l'arcivescovo Sansone (1140-1160); sono infatti riemerse le fondazioni di un capocroce a deambulatorio con cappelle radiali giustapposte, contenute in un muro d'ambito continuo, e quelle di una facciata a due torri, posta dinanzi alla facciata carolingia. Inoltre sono stati ritrovati capitelli a fogliami e frammenti di ogive, di archi trasversi e di colonne, oggi al Palais du Tau Trésor de la Cathédrale. Il santuario di Sansone era già gotico e seguì di pochi anni il cantiere di Suger a Saint-Denis.Questa cattedrale fu parzialmente distrutta da un incendio il 6 maggio 1210 e in seguito a tale avvenimento fu avviata la costruzione dell'od. Notre-Dame. La cappella assiale era in funzione nel 1221; nel 1240 l'arcivescovo Enrico di Braine fu sepolto dinanzi all'altare maggiore e il 7 settembre 1241 il Capitolo prese possesso del nuovo coro, del transetto e delle campate orientali del corpo longitudinale, in cui erano collocati gli stalli. Era prevista la realizzazione di una nuova facciata, in posizione più occidentale rispetto a quella di Sansone, ma sembra che essa sia stata costruita solo dopo il 1252 (Ravaux, 1979; Kurmann, 1987). Il monumento era completato alla fine del sec. 13°, tranne che per l'ultimo piano delle torri occidentali. Un labirinto tracciato nel pavimento del corpo longitudinale, distrutto nel sec. 18°, ha restituito i nomi dei primi architetti della cattedrale: Jean d'Orbais, Jean le Loup, Gaucher de R. e Bernard de Soissons; a lungo si è discusso circa la parte avuta da ciascuno di essi nella costruzione (Salet, 1967). La cattedrale di R. presenta un transetto sporgente, con navate laterali a E e O dei bracci. Il coro, a doppie navate laterali, è composto da tre campate di profondità decrescente, procedendo da O verso E, e termina in un'abside circondata da un deambulatorio unico, su cui si aprono cinque cappelle radiali giustapposte. La cappella assiale è più profonda delle altre. Il corpo longitudinale, articolato in nove campate, presenta navate laterali semplici. Le torri della facciata occidentale si innalzano sulla prima campata delle navate laterali; lo stesso accade per le torri delle facciate del transetto. Un solo portale centrale si apre nella facciata del transetto sud, mentre nel transetto nord ne sono stati aperti tre, ma in una fase successiva. L'impianto del capocroce si ispira a quello di Saint-Remi. Lungo le finestre inferiori corre un passaggio interno, che costituisce uno sviluppo tipologico del passaggio della cappella assiale della vicina abbaziale di Saint-Remi e che sarebbe stato poi ripreso altrove e definito come passage rémois. Notre-Dame di R. è tuttavia l'erede della cattedrale di Chartres per quel che concerne l'alzato su tre livelli, le proporzioni che collocano il triforio a mezza altezza, i pilastri a fascio delle grandi arcate, le semplici aperture del triforio cieco, le finestre composte da due lancette e da un rosoncino superiore. Il tipo di finestra di R. è peraltro differente, utilizzato in tutto l'edificio e non solo nel livello superiore; soprattutto la sua struttura è indipendente dai supporti, concepita come un 'telaio' (Viollet-le-Duc, 1861) e completamente svuotata nei triangoli di risulta. Essa costituisce il punto di partenza delle finestre del Gotico rayonnant.All'esterno, leggeri archi rampanti circondano tutto l'edificio, a doppia gettata nel santuario e a gettata semplice nel corpo longitudinale, ovunque su due livelli. Le facciate del transetto sono traforate da grandi rosoni, mentre quella occidentale, più recente, è di stile rayonnant. I timpani dei tre portali sono svuotati e ornati da vetrate. La loro decorazione scolpita è riportata sui due timpani laterali che mascherano i contrafforti delle torri e sui gâbles che coronano i portali. Il triforio è lavorato a giorno. Al di sopra, il rosone è tra le due torri, completamente aperte su ogni lato, così che finestre alte si aprono nella prima campata del corpo longitudinale. La facciata è coronata da un'alta galleria di sculture, che cela il pignone e collega tra loro le torri.L'altro grande monumento medievale conservato a R. è la basilica di Saint-Remi. Sulla base dei dati ricavabili dalle fonti e dalle indagini archeologiche, la chiesa merovingia venne sostituita da un edificio più importante sotto l'arcivescovo Incmaro, alla metà del 9° secolo. Sotto Carlo Magno, il suo predecessore Tilpino aveva fondato un'abbazia benedettina accanto alla chiesa. Incmaro, nella Vita sancti Remigii, narra del battesimo di Clodoveo I, re dei Franchi, da parte del vescovo e della leggenda della santa Ampolla, reliquia da allora conservata a Saint-Remi, che contribuì alla fortuna dell'abbazia. Nel 1007 l'abate Airardo avviò la costruzione di una nuova chiesa, di cui rimangono il corpo longitudinale e il transetto, dedicata dal papa nel 1049. Intorno al 1165 l'abate Pietro di Celle avviò la ricostruzione della facciata e del coro. Transetto e corpo longitudinale vennero sopraelevati e coperti da volte ogivali alla fine del 12° secolo. La chiesa fu restaurata nel sec. 19° e ancora in seguito ai danni patiti nel corso della prima guerra mondiale.Il corpo longitudinale romanico - articolato in undici campate, con navate laterali semplici - in origine non era coperto da volte ed era preceduto da una galilea; l'alzato si articola su tre livelli, grandi arcate, tribune e finestre alte. I pilastri 'a fascio' sono assai originali. Intorno al 1190, al di sopra delle finestre alte, lungo le pareti esterne del corpo longitudinale, fu aggiunta una fascia in cui si alternano oculi e pilastrini addossati che, in corrispondenza dei sostegni all'interno, hanno la funzione di supporto delle volte ogivali. Intorno al 1165-1175 la galilea venne soppressa e rimpiazzata da due campate gotiche a quattro livelli; fu costruita anche una nuova facciata, la cui originalità risiede nelle due finestre poste al piano terreno fra i tre portali e nella decorazione esterna con colonne antiche e paraste scanalate.Il transetto del sec. 11° presenta tre livelli al pari del corpo longitudinale, ma è più stretto e, in origine, i suoi bracci erano circondati dal proseguimento delle navate laterali; il rifacimento successivo delle facciate ne ha modificato le parti terminali. Alcune cappelle su due livelli si aprono lungo il lato est dei bracci del transetto. Il coro gotico ha sostituito una semplice abside. Come nella cattedrale più recente, il coro presenta navate laterali doppie, un deambulatorio semplice e cinque cappelle radiali; la cappella assiale è dotata di un passaggio interno ed è più profonda rispetto alle altre, che sono a pianta circolare. L'ampiezza della loro apertura sul deambulatorio impose l'impianto di due colonne isolate sull'ingresso, allo scopo di sorreggere la volta di copertura. Il coro in alzato si articola su quattro livelli: grandi arcate, tribune, triforio, finestre alte. Gli ultimi due sono collegati da colonnette; le finestre sono raccolte in gruppi di tre. Le volte ogivali quadripartite vengono sorrette all'esterno da archi rampanti di aspetto primitivo, senza contrafforte intermedio, e sono prive di pinnacoli.Gli edifici dell'abbazia, oggi sede del Mus. Saint-Remi, conservano alcune arcate medievali al piano terreno dell'ala orientale del chiostro.Nella chiesa di Saint-Jacques si è mantenuta una parte delle strutture della fine del sec. 12°, in particolare nel muro meridionale del corpo longitudinale e nel braccio sud del transetto. Di Saint-Nicaise, distrutta dopo la Rivoluzione francese, restano alcuni elementi conservati nel Mus. Saint-Remi. La sua costruzione era stata avviata a partire dal corpo longitudinale nel 1231, da parte dell'architetto Hugues Libergier; la facciata, portata a termine intorno al 1256, prefigurava quella della cattedrale, con i portali dotati di gâbles e le torri svuotate.R. conserva molti pezzi di scultura medievale (lastre di recinzioni presbiteriali di epoca carolingia, straordinari capitelli in stucco modanato dei pilastri romanici di Saint-Remi, sculture funerarie e capitelli del sec. 12°), conservati al Mus. Saint-Remi e al Palais du Tau Trésor de la Cathédrale, spesso provenienti da scavi, ma soprattutto la decorazione della cattedrale. L'esterno del capocroce di quest'ultimo edificio è decorato da statue di angeli e dalla figura di Cristo, disposte sul perimetro delle cappelle radiali. Teste scolpite sulle mensole che reggono gli archi delle finestre, cariatidi sotto le cornici alte, angeli sui contrafforti degli archi rampanti danno vita a una schiera di figure di grande effetto.Nel braccio nord del transetto vennero aperti tre portali, senza dubbio in coincidenza con i nuovi progetti elaborati per la facciata occidentale: al centro il portale di S. Callisto, a sinistra il portale con il Giudizio universale e a destra, di dimensioni nettamente inferiori e quasi senza decorazione, la c.d. porte romane, che reimpiega rilievi funerari della fine del 12° secolo. Le facciate del transetto erano anch'esse decorate da grandi statue collocate al livello dei rosoni - Adamo ed Eva in quello nord, l'Ecclesia e la Sinagoga in quello sud - con statue di re disposte sui contrafforti (oggi al Palais du Tau Trésor de la Cathédrale). La facciata occidentale, detta 'portale di R.' già alla fine del Medioevo, è rivestita da sculture non solo all'esterno, ma anche all'interno del primo livello. Statue che si distaccano dalla parete occupano gli strombi dei tre portali e proseguono il loro corteo sui contrafforti, così come accade ad Amiens. Scene a rilievo decorano i contrafforti angolari. Tra i gâbles scolpiti si innalzano, o si innalzavano prima del 1914, altre figure. Al livello del rosone, statue ricoprono i contrafforti e rilievi si dispongono intorno a esso; a coronamento dell'intera struttura si colloca la galleria con le colossali effigie dei re.Le statue del primo livello indicano la presenza di reimpieghi, come nel caso dei profeti sul portale occidentale di destra, degli inizi del sec. 13°, o di quelle della Visitazione nel portale centrale, antecedenti alle sculture contigue; l'insieme dunque non è omogeneo, ma ciò nonostante si ha un programma iconografico di grandi proporzioni. Il portale centrale è dedicato alla patrona della cattedrale e culmina con l'Incoronazione della Vergine - sul portale nel 1955 venne collocata una copia, mentre l'originale è al Palais du Tau Trésor de la Cathédrale - nel gâble. Nel portale di sinistra, il gâble un tempo ospitava la Crocifissione - quella attuale, peraltro molto rovinata, è una copia settecentesca -, mentre i rilievi raffigurano scene della Passione e Storie della Croce. Nel portale di destra i temi principali sono rappresentati dall'Apocalisse e dal Giudizio universale. Le statue dei contrafforti ai lati del rosone (oggi al Palais du Tau Trésor de la Cathédrale) alludono alle apparizioni di Cristo dopo la Risurrezione, mentre i rilievi sono dedicati a Davide e Salomone, primi re dell'Antica alleanza e prefigurazioni della sacralità dei re di Francia, sottolineata dalla scena del Battesimo di Clodoveo I, al centro della sovrastante galleria dei re. La decorazione del 'portale di R.' era dunque chiaramente concepita per le cerimonie sacre.All'attività di questo immenso cantiere dovettero prendere parte numerose botteghe di scultori. All'inizio, intorno al 1210-1230, si coglie una forte corrente antichizzante, in particolare nelle statue a rilievo del capocroce, nei Ss. Pietro e Paolo nel braccio nord del transetto, nella Ecclesia e nella Sinagoga nel transetto sud e nella mirabile Visitazione, posta in seguito sulla facciata occidentale. Nel corso del quinto decennio del sec. 13° si manifestò anche l'influenza di alcune botteghe attive alla facciata della cattedrale di Amiens, che si coglie particolarmente nel portale centrale della facciata ovest, nella Vergine dell'Annunciazione e in quella della Presentazione. Si è anche molto parlato di una bottega di R., identificata in passato con quella del maestro autore del S. Giuseppe della Presentazione al Tempio nel portale centrale o dell'Angelo del sorriso nel portale sinistro. Tale gruppo di opere è caratterizzato da figure dalle proporzioni slanciate, dalle teste più piccole, dai profili più eleganti e mobili, dai drappeggi a pieghe voluminose e spezzate e dai volti illuminati da un sorriso smagliante. Questo stile rivela numerosi rapporti con l'arte parigina della metà del sec. 13° e con alcune sculture di Bourges o della Piccardia; anche se non appare esclusivamente legato a R., è in questa città che esso produsse i suoi maggiori capolavori.Vetrate del sec. 12° si sono conservate a Saint-Remi a livello delle tribune, con una Crocifissione nella finestra assiale, e nelle finestre alte del santuario, dove sono rappresentati personaggi seduti su due file: in alto la Vergine tra profeti e apostoli, in basso S. Remigio tra vescovi e arcivescovi di Reims. Alcune figure di re di Francia decorano le finestre alte del corpo longitudinale. Nella cattedrale, i legami della Chiesa di R. con la Corona francese appaiono ripresi nelle vetrate alte del sec. 13°: re di Francia nuovamente collocati nel corpo longitudinale e, nel coro, sempre su due registri, in alto Cristo in croce e Maria circondati dai dodici apostoli e in basso l'arcivescovo Enrico di Braine, i vescovi della provincia ecclesiastica e le loro chiese. Si conservano anche le vetrate del rosone del transetto settentrionale, consacrate alla Creazione del mondo. Le vetrate di Saint-Remi presentano legami stilistici con quelle di Saint-Yved a Braine e con quelle delle cattedrali di Soissons e Canterbury, mentre in quelle di Notre-Dame di R. si colgono rapporti anche con le cattedrali di Soissons e Laon.

Bibl.:

Fonti. - Gregorio di Tours, Historia Francorum, a cura di R. Latouche (Les Classiques de l'histoire de France au Moyen Age, 27-28), 2 voll., Paris 1963-1965; Incmaro di Reims, Vita sancti Remigii episcopi Remensis, a cura di B. Krusch, in MGH. SS rer. Mer., III, 1896, pp. 250-347; Flodoardo di Reims, Historia Remensis ecclesiae, a cura di J. Heller, G. Waitz, in MGH. SS, XIII, 1881, pp. 409-599; Richerio, Historia Francorum, a cura di R. Latouche (Les Classiques de l'histoire de France au Moyen Age, 12, 17), 2 voll., Paris 1930-1937; Anselmo di Saint-Remi, Historia dedicationis basilicae S. Remigii, a cura di J. Hourlier, Travaux de l'Académie nationale de Reims 160, 1981, pp. 179-290; G. Marlot, Histoire de la ville, cité et université de Reims, metropole de la Gaule Belgique (d'après le ms. 1616-18 de la Bibl. de Reims, vers 1660), 4 voll., Reims 1843-1845; P. Varin, Archives administratives de la ville de Reims, 5 voll., Paris 1839-1848; id., Archives législatives de la ville de Reims, 6 voll., Paris 1840-1853; T. Gousset, Actes de la province ecclésiastique de Reims, 4 voll., Reims 1842-1844.

Letteratura critica. - P. Tarbé, Reims, ses rues et ses monuments, Reims 1844; Viollet-le-Duc, V, 1861, pp. 384-386; L. Demaison, C. Givelet, H. Jadart, Répertoire archéologique des monuments religieux de la ville de Reims, Travaux de l'Académie nationale de Reims 82, 1886-1887, pp. 1-256; C. Givelet, L'église et l'abbaye de Saint-Nicaise de Reims, notice historique et archéologique, ivi 98, 1894-1895, pp. 2-471; F. Deshoulières, Les fouilles de la cathédrale de Reims, BMon 82, 1923, pp. 400-408; L. Demaison, Reims à la fin du XIIe siècle d'après la vie de saint Albert de Liège, Travaux de l'Académie nationale de Reims 139, 1924-1925, pp. 88-138; G. Boussinesq, G. Laurent, Histoire de Reims depuis les origines jusqu'à nos jours, 3 voll., Reims 1933; J. Leflon, Histoire de l'Eglise de Reims du I au Ve siècle, Travaux de l'Académie nationale de Reims 152, 1941, pp. 1-238; H. Zimmermann, Frankreich und Reims in der Politik der Ottonenzeit, Wien 1952; H. Reinhardt, La cathédrale de Reims. Son histoire, son architecture, sa sculpture, ses vitraux, Paris 1963; R. Branner, St. Louis and the Court Style in Gothic Architecture, London 1965; F. Salet, Chronologie de la cathédrale de Reims, BMon 125, 1967, pp. 347-394; L. Pietri, Reims, in La topographie chrétienne des cités de la Gaule des origines à la fin du VIIe siècle, Nanterre 1974, pp. 73-83; J. Devisse, Hincmar archevêque de Reims, 3 voll., Genève 1976; M. Hollande, Essai sur la topographie de Reims, Reims 19762; M. Bideault, C. Lautier, Saint-Nicaise de Reims, chronologie et nouvelles remarques sur l'architecture, BMon 135, 1977, pp. 295-330; P. Kurmann, L'église Saint-Jacques de Reims, CAF 135, 1977, pp. 134-161; A. Prache, Saint-Remi de Reims. L'oeuvre de Pierre de Celle et sa place dans l'architecture gothique (Bibliothèque de la Société française d'archéologie, 8), Genève-Paris 1978; P. Desportes, Reims et les Rémois aux XIIIe et XIVe siècles, Paris 1979; J.P. Ravaux, Les campagnes de construction de la cathédrale de Reims au XIIIe siècle, BMon 137, 1979, pp. 7-66; Histoire de Reims, a cura di P. Desportes, Toulouse 1983; M. Bur, A propos de la Chronique de Mouzon. II: architecture et liturgie à Reims au temps d'Adalbéron (vers 976), CahCM 27, 1984, pp. 297-302; P. Kurmann, La façade de la cathédrale de Reims, architecture et sculpture des portails. Etude archéologique et stylistique, 2 voll., Paris-Lausanne 1987; M.H. Caviness, Sumptuous Arts at the Royal Abbeys in Reims and Braine, Princeton 1990; M. Sot, Un historien et son église, Flodoard de Reims, Paris 1993.A. Prache

Miniatura e avori

Della prima produzione carolingia di manoscritti a R., il codice delle Epistulae sancti Pauli (Londra, BL, Harley 1772; The Utrecht Psalter, 1996, p. 108), con le iniziali dalla forma astratta e curvilinea, è caratteristico della tradizione franco-sassone. Con l'arrivo dell'arcivescovo Ebbone, nell'816 R. divenne un importante centro di produzione miniata, contrassegnato, in questa sua prima brillante fase, dalla realizzazione del famoso evangeliario commissionato dall'arcivescovo stesso (Epernay, Bibl. mun., 1; Köhler, Mütherich, 1994, pp. 73-84; The Utrecht Psalter, 1996, p. 184). Il poema dedicatorio indica che l'opera si deve all'abate Pietro, della vicina abbazia benedettina di Hautvillers. Le raffigurazioni di tipo illusionistico sono chiaramente legate al mondo classico, mentre la delicata gamma coloristica e lo stile dinamico delle figure dipendono solo parzialmente dai precedenti manoscritti di Aquisgrana. L'abilità nel cogliere la natura fisica e psicologica delle figure rappresenta un nuovo modo espressivo che si sarebbe affermato in molti esempi dell'arte medievale successiva.Ugualmente prodotto a Hautvillers, nell'820-835 ca., è il Salterio di Utrecht (Bibl. der Rijksuniv., 32; The Utrecht Psalter, 1996), uno dei grandi capolavori della rinascenza carolingia. Ciascuno dei salmi e dei cantici è accompagnato non da una pittura, ma da un disegno di eccezionale bellezza e originalità. Trattandosi di un'opera incompleta, è possibile ipotizzare che esso dovesse poi essere dipinto come l'Evangeliario di Ebbone. Una profonda familiarità con l'iconografia della tradizione tardoantica è evidente, pur rimanendo oggetto di dibattito fino a che punto esso sia una copia di un modello più antico. Le pennellate, rapide e dall'andamento a spirale, che creano l'impressione di profonda eccitazione ed energia, intensificano la resa attraverso l'immagine dei concetti astratti del testo. Questo insistente realismo è un aspetto chiave che traduce il vocabolario tardoantico delle immagini in una nuova forma di espressione visiva. Probabilmente commissionato come manoscritto per uso regale da Ludovico Il Pio, dalla sposa di questi, Giuditta, o dal loro figlio Carlo il Calvo, il salterio esercitò a lungo influssi sulla miniatura non soltanto in Francia, ma specialmente a Canterbury, dove fu portato intorno al Mille e dove venne copiato più volte (Londra, Bl, Harley 603; Cambridge, Trinity College, R.17.1; Parigi, BN, lat. 8846).Altri due salteri di lusso prodotti probabilmente ancora una volta a Hautvillers nell'850 ca. (Troyes, Trésor de la Cathédrale, 1; Oxford, Bodl. Lib., Douce 59; The Utrecht Psalter, 1996, pp. 186-189), miniati su pergamena purpurea e crisografati, dipendono direttamente dal Salterio di Utrecht, del quale conservano in parte l'ariosità.L'interesse nell'illustrare le scienze naturali è espresso brillantemente nell'opera del copista Egberto, che riprodusse con esattezza il testo e le illustrazioni di un Physiologus tardoantico (Berna, Burgerbibl., 318; The Utrecht Psalter, 1996, p. 190). Indubbiamente il suo modello contribuì al costituirsi di quello stile 'illusionistico' che viene attribuito alla produzione delle miniature di Reims. Anche le opere di Terenzio erano molto apprezzate e le sue commedie, illustrate con disegni a penna e inchiostro (Parigi, BN, lat. 7899; Mütherich, Gaehde, 1976, I, pp. 20-21), riproducono attentamente lo stile e la tecnica di un modello del 5° secolo.Incmaro, che successe a Ebbone come arcivescovo, commissionò una serie altrettanto impressionante di manoscritti. Dei ventidue codici da lui donati alle fondazioni religiose di R., due evangeliari (Reims, Bibl. Mun., 7; New York, Pierp. Morgan Lib., 728; The Utrecht Psalter, 1996, p. 192) attestano legami evidenti con l'esempio precedente dell'Evangeliario di Ebbone, sebbene lo stile sia meno nervoso e più curvilineo e presenti una gamma coloristica dai toni più scuri. Destinati rispettivamente alle abbazie di Saint-Thierry e di Saint-Remi, entrambi evocano il repertorio iconografico tardoantico dei ritratti degli evangelisti, delle tavole dei canoni e dell'ornamentazione.Anche per quanto riguarda la produzione di avori, il Salterio di Utrecht determinò un nuovo importante stile e sotto la sua influenza vennero intagliate opere sia a R. sia alla c.d. scuola di corte di Carlo il Calvo, della quale non è nota l'ubicazione. Le coperte di avorio dell'Evangeliario di Noailles, opera della c.d. scuola di corte di Carlo il Calvo (Parigi, BN, lat. 323; Vandersall, 1972, figg. 5-6), raffiguranti la Traditio legis e la Vergine in trono con il Bambino tra angeli, sono strettamente legate alle due tavolette in avorio (New York, Metropolitan Mus. of Art; Vandersall, 1972, figg. 1-4), con gli stessi soggetti e dallo stile analogo, ritenute le coperte mancanti di uno dei citati evangeliari di Incmaro (New York, Pierp. Morgan Lib., 728).La stretta correlazione tra la tipologia delle figure, tra i panneggi e le cornici ornamentali negli avori e nei manoscritti implica per entrambi la provenienza da una stessa bottega di Reims. Quasi certamente realizzata per l'abbazia di Saint-Remi è la tavoletta, proveniente da una coperta di evangeliario (Amiens, Mus. de Picardie; Gaborit-Chopin, 1978, fig. 83), che raffigura, su tre registri, scene della Vita di s. Remigio, riprese dagli episodi narrati nella Vita sancti Remigii, scritta da Incmaro nell'878. Le pesanti figure e la ricca cornice di acanto con inserti d'oro condividono tratti distintivi, propri di avori generalmente ascritti alla produzione di Metz alla fine del regno di Carlo il Calvo. Fu forse lo stesso artista a decorare la coperta eburnea dell'Evangeliario di Morienval (Noyon, Mus. de l'Ancienne Cathédrale), un manoscritto prodotto a R., con una Traditio legis e una Crocifissione (Goldschmidt, 1914, nr. 119).Il repertorio delle raffigurazioni del Salterio di Utrecht appare tradotto e trasformato nei due avori che compongono la coperta del Salterio di Carlo il Calvo (Parigi, BN, lat. 1152; The Utrecht Psalter, 1996, pp. 202-203), ugualmente prodotto nell'ambito della c.d. scuola di corte. Le scene, scelte in base al loro carattere umilmente intercessorio, sono tratte da Sal. 57 (56) e 51 (50). L'articolazione del dettaglio e un profondo sottosquadro si ripetono nelle opere di maggiore solennità di questo artista, la coperta del Libro delle Pericopi di Enrico II (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 4452; Goldschmidt, 1914, nr. 41) e le placche eburnee (oggi divise) che costituivano la coperta del libro di preghiere di Carlo il Calvo (Zurigo, Schweizerisches Landesmus.; The Utrecht Psalter, 1996, p. 204), basate su Sal. 27 (26) e 25 (24), entrambe dipendenti dallo straordinario repertorio figurativo del Salterio di Utrecht. Questo gruppo di avori deriva il proprio nome dallo scriba Liutardo, che firmò il Salterio di Carlo il Calvo. Un altro avorio, raffigurante le Nozze di Cana (Londra, British Mus.; The Utrecht Psalter, 1996, p. 208), forse legato a un evangeliario conservato a Darmstadt (Hessische Landes- und Hochschulbibl., 746), ugualmente firmato dal miniatore Liutardo, permette di ipotizzare un'identificazione tra l'intagliatore che realizzò le opere in avorio e il miniatore. Numerosi tentativi sono stati fatti per determinare quale fosse il centro di produzione degli avori della c.d. scuola di corte di Carlo il Calvo (Saint-Denis, Corbie, Compiègne, R., Metz), ma nessuno di questi è risultato convincente.Il manoscritto più importante prodotto a R. per l'epoca di Carlo il Calvo fu la c.d. Bibbia di S. Paolo f.l.m. (Roma, S. Paolo f.l.m., Bibl. dell'abbazia), realizzata tra l'866 e l'869 e certamente dono dell'imperatore a papa Giovanni VIII, in seguito alla sua incoronazione a Roma nell'875. Commissionata da Carlo il Calvo, la Bibbia è il prodotto più splendidamente miniato dell'epoca carolingia, con trentanove iniziali a piena pagina e ventiquattro miniature di frontespizio. Il ritratto di Carlo in trono (c. 1r), accompagnato dalle Virtù e dalla sposa 'nella sua consueta bellezza', conferma la sua committenza; il titulus lo proclama signore della terra, ma invoca la protezione di Cristo. Il celebre scriba Ingolberto era a capo di un gruppo di tre artisti, i quali utilizzarono modelli derivati da Tours e dalla tradizione tardoantica bizantina (Mütherich, Gaehde, 1976, pp. 271-328). Insuperata per la ricchezza e lo sfarzoso e diffuso utilizzo dell'oro, la Bibbia costituisce il compendio della più antica produzione miniata di Reims.La fama dei manoscritti di R. si limitò principalmente all'epoca carolingia; le opere del sec. 10°, se messe a confronto, denunciano la loro inferiorità, come per es. dimostra il Sacramentario di Saint-Thierry, del 975 ca. (Reims, Bibl. Mun., 214; Trésors, 1978, nr. 24). Un pastorale in avorio, oggi scomparso, dell'arcivescovo Adalberone, ritrovato nella sua tomba nella cattedrale di R. (Gaborit-Chopin, 1978, p. 195) e decorato con figure e grifoni, fa parte di un più ampio gruppo di opere, di cui tuttavia non si può trovare collocazione più precisa. Due bibbie del sec. 12°, destinate alle abbazie di Saint-Remi di R. e di Saint-Thierry, presentano una ricca ornamentazione con iniziali istoriate (Reims, Bibl. Mun., 16-19; 22-23; Cahn, 1996, nrr. 67, 69). I codici illustrati romanici prodotti a R. si caratterizzano per la vivacità e le piccole dimensioni delle immagini, che continuano a mantenere i caratteri impressionistici propri della miniatura locale a partire dal 9° secolo. La ricostruzione in stile gotico della cattedrale e dell'abbazia di Saint-Nicaise creò una rinnovata richiesta di opere miniate, tra le quali la più importante è il Messale di Saint-Nicaise (Trésors, 1978, nr. 40), con belle iniziali istoriate in uno stile dal carattere essenzialmente parigino.

Bibl.:

Ed. in facsimile. - La Bibbia di San Paolo fuori le Mura. Commentario storico, paleografico, artistico, critico, Roma 1993.

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