Reggio di Calabria

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Comune della Calabria (239,04 km2 con 174.885 ab. nel 2020, detti Reggini), capoluogo di provincia. È situata a 31 m s.l.m. alle estreme pendici dell’Aspromonte, sul pendio della sponda orientale dello Stretto di Messina. La città ha presentato una crescita edilizia molto intensa, così da configurarsi come una vera e propria conurbazione costiera di oltre 20 km, chiusa a N da Villa San Giovanni e a S dalle frazioni marine del Comune di Motta San Giovanni. A questa espansione dell’abitato si è contrapposto il progressivo abbandono dei Comuni dell’entroterra.

A un incremento demografico notevole particolarmente negli anni 1960 e 1970, ha in seguito fatto riscontro un progressivo rallentamento della crescita. Nei primi anni del 21° sec., in conseguenza di un saldo naturale positivo e di un’attenuazione dei flussi migratori in uscita, la popolazione comunale ha continuato ad aumentare, sia pure in misura modesta.

Situata al centro di una zona agricola la cui eccezionale fertilità è favorita dalla mitezza del clima, è notevole mercato di agrumi, olio, vini, ortaggi. Le industrie sono di dimensioni piccole o medie e si dedicano, in prevalenza, alla trasformazione dei prodotti del settore primario; sono comunque in funzione anche impianti per lavorazioni meccaniche, tessili, del legno, del vetro e dei materiali da costruzione. R. rimane tuttavia città terziaria per eccellenza, con netta prevalenza degli addetti ai servizi burocratico-amministrativi e al commercio. Rilevante il turismo, in particolare balneare.

A causa della sua posizione eccentrica, R. risulta maggiormente integrata con Messina (si parla di ‘conurbazione dello Stretto’) piuttosto che con il resto della propria regione.

Storia

L’antica città fu fondata da Calcidesi di Eubea nella seconda metà dell’8° sec. a.C.; è possibile anche che dei Messeni abbiano partecipato in un secondo tempo all’opera di colonizzazione. In origine vi fu un governo aristocratico in mano a 1000 possidenti. Nel 6° sec. a.C., R. e Locri furono alleate contro la vicina Crotone; le loro forze congiunte batterono i Crotoniani. Di fronte alle minacce degli Etruschi per mare e degli Iapigi per terra, la situazione politica interna di R. evolvette verso la tirannide militare di Anassila (494). Il governo democratico che seguì strinse alleanza con l’Atene di Pericle nel 433; nel 427 R. servì di base alle operazioni ateniesi contro Locri, alleata di Siracusa; ma nella spedizione del 415-413 rimase neutrale. Nel 404 cominciò la lotta contro Dionisio di Siracusa; nel 389 i Reggini furono battuti all’Elleporo; ribellatasi nel 387, la città fu presa e semidistrutta. Fu ricostruita da Dionisio II con il nome di Febea e nel 351 si liberò dal dominio di Siracusa, contro la quale aiutò Timoleonte nel 344. Ma ormai R. era fiaccata. Dal 334 al 331 fu sotto Alessandro il Molosso; poi, in lotta contro i Bruzi, dovette accogliere un presidio romano (282) e i Romani l’aiutarono contro Pirro. Da allora R. fu fedele a Roma.

Punto obbligato di passaggio sulla strada della Sicilia, R. divenne, caduto l’Impero romano, uno dei principali obiettivi degli eserciti invasori d’Italia. In seguito, la stabilità del dominio bizantino favorì il benessere economico e sotto l’imperatore d’Oriente Basilio I la sua sede vescovile fu elevata a metropoli dei possessi bizantini nell’Italia meridionale. Conquistata dagli Arabi, che ne uccisero a migliaia gli abitanti (901), nel 909 la riprese l’Impero d’Oriente che ne fece il centro amministrativo dei suoi possessi d’Italia: residenza del duca di Calabria (o d’Italia), R. divenne popolosissima, ricca di monumenti e centro vivace di cultura bizantina. Né alla raggiunta floridezza recarono danno sostanziale tra il 916 e il 918 la breve dominazione longobarda di Landolfo I, duca di Benevento, o le occupazioni arabe succedutesi nel corso del secolo (918-20, 922-936, 951-56 e 975); mentre importanti vantaggi economici R. trasse dalla dominazione degli emiri palermitani (1001-27, salvo una breve interruzione nel 1005 per l’impresa crociata delle navi pisane). Nel 1060 Roberto il Guiscardo tolse la città ai Bizantini, assunse il titolo di duca di Calabria e ne restituì la sede vescovile all’obbedienza di Roma. La successiva conquista normanna della Sicilia rinsaldò i vincoli che avevano legato R. alla parte orientale dell’isola, perciò la città dopo i Vespri rimase solidale con la Sicilia: Pietro III nel 1283 e più tardi l’altro sovrano aragonese Federico II se ne poterono servire di base d’appoggio nella guerra contro gli Angioini; passata a questi ultimi per la pace di Caltabellotta (1302), R. testimoniò ancora la propria fedeltà agli Aragonesi con la rivolta del 1319, repressa nel sangue. Ma l’oculata politica amministrativa dei re di Napoli (che elargirono alla città nel 1326 e nel 1352 ampie libertà comunali) seppe presto guadagnare i Reggini alla causa angioina.

Divisa in opposte fazioni durante le lotte tra Angioini e Durazzeschi dopo la morte di Giovanna I (1382), R. vide nel 1387 la preponderanza dei secondi, finché Nicola Ruffo, conte di Catanzaro, la conquistò in nome di Luigi d’Angiò (1404); la dominazione dei Ruffo ebbe termine nel 1411, quando la città fu presa dagli eserciti di Ladislao di Durazzo. Alfonso Cardona la toglieva a sua volta agli Angioini di Renato nel 1443, dopo lungo assedio, sottomettendola ad Alfonso il Magnanimo. Durante la successiva dominazione spagnola R. decadde, anche per le frequenti incursioni subite dalle flotte musulmane; le epidemie e l’opprimente fiscalismo accentuarono in seguito la sua decadenza; nel 1783 il terremoto la ridusse in rovina.

Ricostruita modernamente, durante il periodo napoleonico fu costituita in ducato per il generale Oudinot (1808) e fu bombardata dalla flotta inglese nel marzo 1810. Durante il Risorgimento insorse contro Francesco II, d’accordo con i liberali siciliani (1847), e nel 1860 fu conquistata dai garibaldini. Il terremoto del 28 dicembre 1908 la distrusse completamente (ca. 12.000 morti); durante la Seconda guerra mondiale fu colpita da bombardamenti aerei e navali (1943).

Arte

La topografia della città antica non si è potuta determinare per lo sconvolgimento portato dai numerosi terremoti. Della città antica si conservano alcuni tratti delle mura urbane da alcuni datate alla metà del 4° sec. a.C., un’area sacra nel settore nord-occidentale della città, terme di età imperiale. La chiesa degli Ottimati ha resti della precedente costruzione bizantino-normanna; del castello rimangono le torri cilindriche e il tratto di cortina del periodo aragonese (15° sec.). Le architetture che sorsero dal 16° sec. subirono grosse devastazioni dal disastroso terremoto del 1783. La ricostruzione, basata su un sistema di strade a scacchiera, ha cancellato i tracciati medievali; poche varianti alla regolarizzazione urbanistica sono costituite dalle antiche strutture della cattedrale (ricostruita nel 1741 in forme neoclassiche e, dopo il terremoto del 1908, in forme neo-romaniche nel 1913) e del castello aragonese. Tra le opere della prima metà del 20° sec. spiccano: Palazzo della Provincia (G. Spinelli, C. Autore, 1920); Palazzo San Giorgio (E. Basile, 1921); Villa Genoese Zerbi (1925).

Dagli anni 1990, interrompendo un periodo di scarsa e discussa produzione, R. ha avviato progetti di riqualificazione urbana e architettonica anche grazie al contributo di architetti stranieri (progetti Nuovo centro polifunzionale e Museo del Mediterraneo affidati a Z. Hadid).

Importanti il Museo archeologico nazionale (vi si conservano, tra l’altro, i cosiddetti Bronzi di Riace, oltre a una sezione di arte medievale e moderna) e la Biblioteca comunale.

Provincia di R. (3210 km2 con 530.967 ab. nel 2020), suddivisa in 97 Comuni. Il territorio, dall’alto massiccio dell’Aspromonte, digrada, nei due versanti del litorale ionico e tirrenico, attraverso una serie ininterrotta di colline e terrazze.

La dinamica demografica della provincia si presenta, al contrario di quella del capoluogo, negativa: il saldo naturale, costantemente positivo, viene infatti contrastato da un sostenuto flusso migratorio verso altre regioni. Oltre al capoluogo, risultano in crescita solo poche aree con specifiche funzioni produttive, fra cui spicca quella di Gioia Tauro, e alcuni centri costieri balneari.

Le produzioni agricole sono quelle tradizionali (agrumi, olivo, vite, ortaggi) e solo localmente assumono dimensioni economicamente rilevanti. L’industria, caratterizzata da unità di piccole dimensioni, di natura prevalentemente artigianale, riguarda soprattutto i settori alimentare, chimico, meccanico e dell’edilizia. L’economia locale rimane in complesso ancorata al settore terziario, rappresentato in particolare dal commercio e dalla pubblica amministrazione. Le principali potenzialità di sviluppo locale e regionale risultano legate al porto di Gioia Tauro che ha registrato dalla seconda metà degli anni 1990 una continua crescita dell’attività di trasbordo (transshipment). Particolarmente consistenti gli apporti del turismo, praticato nei centri balneari della costa ionica (Costa dei Gelsomini) e di quella tirrenica, e nelle stazioni turistiche montane dell’Aspromonte.

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