Protostoria

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Protostoria

Anna Maria Bietti Sestieri

Il termine protostoria indica tradizionalmente il periodo intermedio fra preistoria e storia, documentato da fonti antiche. I modelli utilizzati per lo studio della p. si basano anche sulla conoscenza del mondo classico, sui racconti di storici ed etnografi antichi inerenti popoli 'primitivi' a loro contemporanei - come la Germania di Tacito e il De bello gallico di Cesare - e sulla ricerca etno-antropologica relativa alle società 'primitive' attuali. Uno strumento specifico di quest'ultimo approccio è la definizione dei diversi tipi di formazioni socio-politiche proposta dai neoevoluzionisti: banda, tribù, chiefdom (dominio centralizzato nelle mani di un capo) e Stato, ai quali si è aggiunto recentemente lo Stato primitivo (early state), intermedio fra il chiefdom e lo Stato. Sul piano metodologico, la ricerca sulla p. si collega strettamente all'ambito generale dell'archeologia (v. in questa Appendice).

Il principale problema di metodo è quello riguardante il rapporto fra la documentazione archeologica e i dati letterari. Dal momento che le notizie storiche sono spesso di epoca assai più tarda rispetto a quella degli avvenimenti cui si riferiscono, esse sono nella maggior parte dei casi frammentarie e sono passate attraverso filtri ideologici e politici relativi alle diverse epoche nelle quali sono vissuti i loro autori; perciò gli elementi per una ricostruzione critica che sia anche storicamente attendibile sono limitati. Tuttavia alcuni contributi insostituibili delle fonti alla conoscenza della p. servono a integrare le ricostruzioni archeologiche. In primo luogo, gli elementi relativi alla mitologia dell'età eroica dei popoli italici, e in particolare dei Latini, ci offrono nel loro insieme dati autentici relativi alla mentalità e alla visione del mondo di queste comunità; inoltre, com'è noto, le tradizioni orali, sulle quali si basano le notizie riportate dagli storici, possono conservare a lungo la memoria di eventi particolarmente significativi e dei loro protagonisti. Infine, almeno in alcuni casi, è possibile riconoscere i correlati archeologici di notizie riportate dalle fonti: un caso classico per la p. italiana è quello relativo alla presenza nelle isole Eolie di livelli di distruzione e di incendio degli insediamenti indigeni della media età del Bronzo (cultura del Milazzese), al di sopra dei quali compaiono livelli riferibili a un aspetto archeologico di tipo nettamente continentale (subappenninico ausonio). Tracce di questo aspetto archeologico sono comparse anche nella Sicilia nord-orientale. Tale evidenza archeologica viene collegata alle notizie, riportate con insistenza dagli storici (Tucidide, Dionigi di Alicarnasso, Diodoro Siculo), di uno o più episodi di invasione delle Eolie e della Sicilia dall'Italia nel periodo corrispondente alla tarda età del Bronzo.

La protostoria in Italia

La p. italiana si sviluppa fra l'età del Bronzo antica (circa 2300-1700/1600 a.C.), media (circa 1700/1600-1300 a.C.) e tarda (età del Bronzo recente, circa 1300-1200, e finale, circa 1200-1000 a.C.) e la prima età del Ferro (circa 1000-750 a.C.); convenzionalmente, l'inizio dell'età storica (circa metà dell'8° sec. a.C.) coincide con la fondazione di Roma e con gli inizi della colonizzazione greca. Le formazioni socio-politiche proprie delle società protostoriche in Italia sono comprese fra la tribù e lo Stato primitivo.

Il territorio italiano è caratterizzato da una grande varietà di fattori geomorfologici e ambientali, fra i quali riveste un'importanza particolare nelle età dei metalli la distribuzione delle risorse minerarie; le maggiori concentrazioni di giacimenti metalliferi sono in Etruria (Toscana e Lazio settentrionale), Sardegna, Sicilia, Calabria e Trentino. L'agricoltura, che utilizza l'aratro a trazione animale, include la coltivazione delle principali specie di cereali; nel corso dell'età del Bronzo vengono introdotte le colture della vite e dell'olivo. L'allevamento comprende le principali specie domestiche (bovini, ovicaprini e suini) in percentuali che variano in relazione con la morfologia e con l'incidenza della pastorizia rispetto all'allevamento stanziale; è presente il cavallo domestico. La caccia è spesso documentata in misura rilevante. Fino agli inizi dell'età del Ferro, la ceramica è di impasto e viene eseguita senza l'uso del tornio, prevalentemente in ambito domestico o familiare.

Dalla prima età del Bronzo all'età del Bronzo recente (circa 2300-1200 a.C.)

Le regioni settentrionali. - La facies di Polada (antica età del Bronzo, circa 2300-1700/1600 a.C.) compare nella fascia prealpina dei laghi e degli anfiteatri morenici, estendendosi poi in pianura; elementi tipo Polada sono noti in Liguria e in Romagna. L'insediamento si concentra intorno ai laghi di Garda, Iseo, Varese e Viverone, nei colli Berici ed Euganei (Fimon-Pascolone, Arquà), nel Trentino (Ledro e Fiavè), per gruppi di abitati lacustri probabilmente corrispondenti a organizzazioni di tipo tribale. La metallurgia produce armi, utensili e ornamenti, con collegamenti estesi alla penisola, alle regioni alpine e ai Balcani settentrionali fino all'Ungheria. Le rare sepolture sono a inumazione; le manifestazioni di culto, che proseguono la tradizione eneolitica, sono le statue-stele e i massi incisi della Valtellina e della Valcamonica: le raffigurazioni includono il sole, armi, scene di aratura e di caccia, animali domestici.

Le facies e le culture dell'età del Bronzo media e recente (circa 1700/1600 -1200 a.C.) si collegano direttamente a quelle dell'antica età del Bronzo. In Piemonte e in Lombardia ed Emilia occidentali questo periodo inaugura una stretta unione con le regioni europee adiacenti (Svizzera e Francia orientale e meridionale). La facies della media età del Bronzo, che prende nome dai siti palafitticoli scoperti ed esplorati intorno al lago di Viverone, è nota anche negli abitati del lago di Varese e dai ripostigli di Cascina Ranza (Milano) e Oggiono-Ello; per la fase finale sono note le necropoli a incinerazione della Scamozzina di Albairate e di Monza. In Liguria nelle grotte e negli abitati su altura (castellari) della media età del Bronzo compaiono elementi tipo Viverone e Scamozzina e appenninici peninsulari.

Per l'età del Bronzo recente è nota in queste regioni una facies archeologica che prende nome dalla necropoli a incinerazione di Canegrate (Milano). Fra Lombardia orientale, Trentino e pianura padana centro-orientale si sviluppa nell'età del Bronzo media e recente la facies 'delle palafitte e degli abitati arginati'. Gli abitati palafitticoli si concentrano intorno al lago di Garda (Cisano, Isolone del Mincio, Bor e Porto di Pacengo, La Quercia di Lazise, La Maraschina, Peschiera); in pianura compaiono abitati con argine e fossato, come Castello del Tartaro (Verona) e Fabbrica dei Soci (Mantova); quest'ultimo sito, esplorato sistematicamente negli ultimi anni, ha fornito dati analitici significativi sulla morfologia e sulle opere di regolamento e sistemazione dei corsi d'acqua che venivano eseguite in relazione all'impianto e alla manutenzione di abitati di questo tipo. Sono ben documentate l'industria metallurgica (strumenti, armi, rasoi, fibule ad arco di violino) e le industrie del legno, del corno e dell'osso. I collegamenti toccano l'Europa transalpina e l'area danubiana e nord-balcanica. Ceramica appenninica e subappenninica di tipo peninsulare compare nella fascia orientale dal Veneto al Friuli fino alla zona alpina. Le necropoli sono a incinerazione (Pietole Virgilio, Bovolone) o con rito misto (Franzine di Villabartolomea e, la più importante, Olmo di Nogara, venuta in luce recentemente); gruppi di inumazioni maschili con armi indicano la presenza nelle comunità di élites guerriere. In questo periodo si afferma l'uso di deporre nelle acque offerte di oggetti di bronzo, soprattutto armi.

Nella cultura delle 'terramare' (età del Bronzo media e recente nella Pianura Padana a sud del Po, nelle province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza), molto vicina a quella delle palafitte e degli abitati arginati, il tipo prevalente di abitato è a pianta quadrangolare con argine e fossato. Nell'età del Bronzo recente compaiono terramare estese fino a 20 ha e un'organizzazione gerarchica dell'insediamento, probabilmente di tipo tribale. Nel momento finale questo sistema subisce una crisi, che segna la fine dell'occupazione nella pianura. Le produzioni artigianali comprendono la fabbricazione di faïence e pasta vitrea; i collegamenti con la penisola avvengono lungo la costa adriatica e attraverso i passi appenninici. Gli studi su questo complesso di abitati hanno visto negli ultimi anni una ripresa sistematica con il riesame della documentazione relativa alle ricerche dell'Ottocento, campagne di ricognizione territoriale e nuovi importanti scavi a Santa Rosa di Poviglio e Tabina di Magreta.

Fra il Carso triestino e goriziano, l'Istria, le isole del Quarnaro e la costa settentrionale della Dalmazia si sviluppa, dalla media età del Bronzo all'età del Ferro, la cultura dei castellieri, insediamenti su pianoro protetti da mura a secco e terrapieni. I bronzi sono di tipo alpino orientale e danubiano-carpatico; nell'area è presente ceramica di tipo appenninico e subappenninico.

Le regioni centrali e meridionali. - Nell'area tirrenica centrale si conoscono nell'antica età del Bronzo insediamenti in grotta (Romita di Asciano, Fontino), abitati all'aperto (Luni-Tre Erici di Viterbo, Querciola di Sesto Fiorentino) e sepolture collettive in grotte naturali o artificiali, come Fosso Conicchio (Viterbo); la ceramica si collega allo stile del bicchiere campaniforme.

In Basilicata e in Puglia la transizione all'età del Bronzo è documentata da complessi riferibili alla fase avanzata della facies eneolitica di Laterza. In Campania si colloca in questo momento la facies di Palma Campania, nota anche negli abitati di Vivara Punta Mezzogiorno, Gricignano, la Starza, Monte Fellino (Napoli), Camposauro (Benevento); le ricerche nella pianura campana, che rivelano un'occupazione estensiva con grandi villaggi per il periodo compreso fra l'eneolitico e la media età del Bronzo, indicano comunità ampie e sviluppate, che sfruttavano i fertili suoli vulcanici. In Calabria potrebbe collegarsi a questo aspetto il sito di Cessaniti.

Fra l'antica età del Bronzo e le fasi antica e media della media età del Bronzo compaiono nella penisola due aspetti relativamente simili: al centro le facies preappenniniche di Grotta Nuova-Candalla-Farneto, nelle regioni meridionali il protoappenninico B, la cui fase conclusiva coincide con l'inizio delle importazioni egeo-micenee.

Alcuni elementi specifici caratterizzano queste facies: abitati lacustri (Mezzano, Bracciano, Baccano, Albano), costieri (sulla costa adriatica e ionica della Puglia) e insulari (arcipelaghi toscano e flegreo); sviluppo della metallurgia, documentato nelle fasi più antiche da ripostigli di asce, pugnali e panelle interi, nella fase recente da armi e ornamenti; sviluppo dei collegamenti interregionali, anche marittimi, che toccano gran parte della penisola fino alla Francia meridionale, le isole Eolie, la Sicilia e la penisola balcanica; sepolture collettive, in grotte naturali, in camera sotterranea (Prato di Frabulino, presso Viterbo, esplorata recentemente, e l'importante complesso di Toppo Daguzzo, presso Matera, con due livelli successivi di deposizioni) e, nelle regioni sud-orientali, anche in dolmen e grotticelle artificiali. La presenza di gruppi di sepolture maschili con armi è un'indicazione dell'emergere di gruppi familiari aristocratici. Sono attestati culti in grotta, con offerte di prodotti agricoli e sacrifici di infanti, che continueranno nella fase successiva.

Le facies appenninica e subappenninica, con ceramica caratterizzata rispettivamente da decorazioni geometriche incise e intagliate e da anse con soprelevazioni plastiche, sono presenti in tutta la penisola fra l'ultima fase della media età del Bronzo e l'età del Bronzo recente (circa 14°-13° sec. a.C.). La frequentazione egeo-micenea è concentrata negli insediamenti indigeni della costa ionica, come Porto Perone, Scoglio del Tonno, Broglio. La produzione metallurgica appenninica comprende soprattutto armi e ornamenti associati alle sepolture; nel subappenninico aumentano gli strumenti e gli utensili, presenti in ripostigli e abitati. Durante queste due fasi continuano a essere testimoniate le tombe collettive 'aristocratiche' e hanno inizio le necropoli a incinerazione (Canosa in Puglia, Cavallo Morto nel Lazio, presso Anzio, Ponte San Pietro in Etruria, presso Viterbo). I collegamenti verso il Nord seguono la costa adriatica; la comparsa a Lipari e sulla costa nord-orientale della Sicilia di una facies tipicamente subappenninica (ausonio) indica probabilmente, come già detto, un episodio di invasione delle Eolie e della Sicilia nord-orientale da parte di gruppi provenienti dalla costa tirrenica della penisola.

L'età del Bronzo finale e la prima età del Ferro (circa 1200-750 a.C.)

Il fenomeno archeologico che caratterizza l'età del Bronzo finale (circa 12°-11° sec. a.C.) è la diffusione sulla maggior parte del territorio italiano della facies protovillanoviana, con un repertorio ceramico che comprende forme biconiche e carenate e decorazioni a solcature e cuppelle, e una produzione metallurgica raffinata ed evoluta di oggetti di prestigio, armi, attrezzi artigianali e agricoli.

In Piemonte, Lombardia occidentale e Canton Ticino la facies di questa età si collega con quella di Canegrate e con la cultura dell'età del Ferro di Golasecca. I complessi noti comprendono necropoli a incinerazione (Ascona, Bissone Pavese) e ripostigli di bronzi (Malpensa). I collegamenti interregionali toccano le regioni alpine, la Liguria e l'Emilia occidentale.

Con la prima età del Ferro la cultura di Golasecca, nota soprattutto da necropoli a incinerazione (Ca' Morta, presso Milano, Sesto Calende, Vergosa, Rondineto), ha uno sviluppo culturale autonomo, ma con contatti con il Veneto e l'area alpina centrale, e svolge un ruolo di cerniera nei collegamenti fra l'Etruria padana e l'Europa transalpina. Le necropoli indicano la presenza di singoli personaggi di rango all'interno di comunità scarsamente differenziate; l'area orientale, intorno a Como, sembra conoscere uno sviluppo più precoce rispetto al resto della regione.

Nella Lombardia orientale e nel Veneto compare invece il protovillanoviano padano, che giunge fino alla fase iniziale dell'età del Ferro, legato all'Etruria a nord del Fiora, all'Umbria e alle regioni centro-adriatiche. Gli insediamenti sono spesso situati lungo le vie fluviali; a Casalmoro sul Chiese e a Frattesina di Fratta Polesine, su un antico ramo del Po, ricerche recenti hanno messo in luce una serie continua di nuclei di abitato che si sviluppa lungo il fiume. Il protovillanoviano padano è caratterizzato dal forte sviluppo degli scambi, basati sulla produzione di manufatti di osso e corno, pasta vitrea, bronzo. La circolazione di questi materiali tocca la penisola italiana, la Sicilia, la Sardegna, gli abitati lacustri della Svizzera (nei quali compaiono perle di vetro con la composizione tipica di Frattesina), i Balcani settentrionali e l'Austria (in particolare per l'industria metallurgica), fino all'Egeo e al Mediterraneo orientale. L'abitato di Frattesina è al centro di questo sistema di scambi a lunga distanza, il cui centro propulsore è probabilmente in Etruria. La struttura sociale riconoscibile nelle necropoli, ora quasi esclusivamente a incinerazione, si basa su gruppi di parentela più o meno estesi; il potere politico è attribuito a singoli individui, in formazioni politiche del tipo del chiefdom; l'evidenza più significativa viene dalle due necropoli di Frattesina, ancora in corso di scavo: nella maggiore, in località Narde, su un totale di 600 sepolture compaiono due soli individui armati di spada e accompagnati da segni eccezionali di prestigio.

Dalla seconda fase della prima età del Ferro (fine del 9°-prima metà dell'8° sec. a.C.) compare nel Veneto e nella Lombardia a est del Mincio la facies paleoveneta, segnata dall'emergere dei centri protourbani di Este e Padova e collegata con le regioni adiacenti a est e a nord (Slovenia, Istria, Alpi orientali, Austria) e con il villanoviano padano. Il rituale funebre quasi esclusivo è l'incinerazione, con le tombe divise in gruppi parentelari. Differenze di ricchezza nei corredi si avvertono a partire dalla fine della prima età del Ferro, alla quale appartiene, per es., la tomba di guerriero 232 della necropoli Ricovero di Este.

Facies locali, distinte rispetto al protovillanoviano peninsulare, compaiono fra l'età del Bronzo finale e la prima età del Ferro anche nel Trentino (cultura di Luco) e nel Friuli-Venezia Giulia, dove continua la cultura dei castellieri. Una facies vicina al protovillanoviano, documentata nei castellari compare nell'età del Bronzo finale in Liguria, area di collegamento e di distribuzione di manufatti metallici e materia prima fra la Toscana del Nord e la Pianura Padana occidentale.

Per l'età del Bronzo finale conosciamo in Emilia Romagna complessi protovillanoviani come la necropoli a incinerazione di Bismantova, l'abitato di Borgo Panigale, i ripostigli di Poggio Berni e Casalecchio. Nell'età del Ferro la regione costituisce il polo settentrionale della facies villanoviana, che ha il suo nucleo principale in Etruria e compare anche in Campania e nelle Marche. L'elemento archeologico più riconoscibile è costituito dalle necropoli a incinerazione con urne biconiche con decorazioni incise e a pettine; nella seconda fase della prima età del Ferro emerge una progressiva differenziazione di ricchezza nei corredi, che culmina nell'orientalizzante antico con le tombe principesche, come la tomba Regolini Galassi di Cerveteri. Nonostante le differenze nelle facies locali, il fenomeno ha un carattere culturale e politico omogeneo, legato allo sviluppo precoce delle città-stato etrusche.

Bologna è il principale centro del villanoviano padano, con un abitato che si sviluppa a partire da nuclei separati fino a raggiungere un'estensione di 300 ha, circondato dalle necropoli. Nuclei di insediamento minori si trovano nel territorio circostante. Nella fascia costiera e collinare della Romagna il centro del sistema insediativo villanoviano è l'abitato su altura di Verucchio; anche questo centro è accompagnato da più nuclei di necropoli, che fra la seconda fase della prima età del Ferro e l'orientalizzante mostrano una spettacolare fioritura nell'artiginato del bronzo e dei metalli preziosi, dell'ambra, della pasta vitrea e di materiali deperibili come legno, vimini e tessuti. Bologna è un importante centro di produzione metallurgica, collegato con l'Etruria, i centri golasecchiani e paleoveneti, le regioni nord-balcaniche e transalpine, mentre il nucleo romagnolo ha un ruolo primario nei collegamenti transadriatici, forse legati all'acquisizione dell'ambra, e per via di terra con il Piceno.

Nell'età del Bronzo finale il protovillanoviano è presente su tutta l'Italia centrale; nel corso di questo periodo compaiono in Etruria, Lazio, Umbria e Abruzzi facies regionali che indicano una precoce strutturazione politico-territoriale e l'emergere delle identità etniche che si consolideranno nell'età del Ferro. Lo sviluppo più completo e coerente avviene in Etruria, dove si afferma una struttura gerarchica dell'insediamento che prefigura i territori dei futuri centri urbani. La produzione metallurgica è caratterizzata dalla massima ricchezza di strumenti agricoli e artigianali e di oggetti di prestigio. Le sepolture, quasi sempre a incinerazione e di rado riunite in grandi necropoli - quali quelle di Poggio La Pozza (Tolfa), scavata sistematicamente negli ultimi anni, e Pianello di Genga (Ancona) - sono per lo più isolate o in piccoli gruppi, probabilmente relativi agli individui investiti dei principali ruoli sociali e politici nelle comunità. L'Etruria svolge un ruolo centrale negli scambi di metallo e manufatti metallici, che raggiungono le regioni centrali e meridionali della penisola, la Pianura Padana, le Alpi francesi, le regioni transalpine e balcaniche, l'Egeo.

In Etruria, al passaggio fra età del Bronzo finale e prima età del Ferro (villanoviano), l'insediamento si concentra sui siti delle future città di Cerveteri, Veio, Tarquinia, Vulci, Orvieto, Vetulonia, Populonia, Chiusi, Volterra, ognuno accompagnato da più nuclei di necropoli; nei rispettivi comprensori emergono forme di organizzazione protostatale collegate con i processi di formazione urbana. La produzione metallurgica è molto ricca e fortemente specializzata: i prodotti tipici comprendono vasellame metallico, elmi crestati, alcuni tipi di spade con fodero decorato. La specializzazione investe progressivamente anche l'artigianato ceramico, con produzioni che imitano la ceramica greca geometrica e, in modo più diretto, le coppe euboico-cicladiche medio- e tardo-geometriche.

Nella fase iniziale, salvo alcune eccezioni (Cerveteri, Populonia), l'incinerazione è l'unico rituale funebre praticato; l'inumazione compare con la seconda fase e si generalizza con l'orientalizzante. Segni di prestigio e di ruolo caratterizzano nel momento più antico solo alcune sepolture; nella seconda fase aumentano gli oggetti di corredo e compaiono differenze fra gruppi familiari e livelli diversi di ricchezza. I collegamenti interregionali toccano direttamente i centri del villanoviano padano e meridionale; relazioni economiche, basate soprattutto sulla circolazione del metallo, investono gran parte del territorio della penisola e raggiungono l'Europa transalpina e l'area nord-balcanica.

La cultura laziale è nota nella parte settentrionale del territorio delimitato dal Tevere e dal Sacco-Liri-Garigliano; la facies locale si definisce nell'ultima fase dell'età del Bronzo finale (11°-10° sec. a.C.) e si sviluppa ininterrottamente fino all'orientalizzante. L'insediamento, che nelle fasi più antiche è per gruppi di villaggi, si struttura in forme protourbane prima a Roma (fase IIB, 9° sec. a.C.), poi in altri centri: Gabii (Roma), Tivoli, Palestrina, Satricum, Anzio, Ardea, Pratica di Mare.

Per il periodo I si conoscono piccoli gruppi di sepolture a incinerazione nei Colli Albani, a Pratica di Mare (Lavinio) e a Roma; con la prima età del Ferro compaiono grandi necropoli, corrispondenti all'insieme delle comunità (Castel Gandolfo e Grottaferrata nei Colli Albani, Osteria dell'Osa e Castiglione nel territorio di Gabii, Tempio di Antonino e Faustina, Esquilino a Roma, Satricum, Caracupa). Tranne che nei Colli Albani, dove il rituale è generalizzato, l'incinerazione, documentata soprattutto nel periodo IIA (10°-9° sec. a.C.), è riservata agli individui che ricoprono i ruoli religiosi e politico-militari più importanti. Nel periodo III (fine 9°-8° sec. a.C.) emergono nei corredi differenze di ricchezza che culmineranno nell'orientalizzante antico con le tombe principesche di Palestrina, Satricum e, scavate e pubblicate recentemente, dei Colli Albani, di Castel di Decima e della Laurentina-Acqua Acetosa. Lo studio sistematico della necropoli di Osteria dell'Osa, basato sull'integrazione dei dati antropologici, della distribuzione spaziale delle sepolture e della composizione dei corredi, ha permesso la ricostruzione della struttura della comunità e del suo cambiamento nel tempo, in relazione con il passaggio dall'insediamento per villaggi all'inizio del processo di urbanizzazione.

Il Lazio è collegato con le regioni interne, con la Campania e con l'Etruria; l'industria metallurgica della regione dipende nelle fasi più antiche dall'Italia meridionale e dall'Etruria, a partire dal periodo III dalla sola Etruria.

Nell'Umbria interna, la facies di Terni-Colfiorito è nota dalle necropoli della Cascata delle Marmore (ultima fase dell'età del Bronzo finale) e da quelle delle Acciaierie di Terni e di Colfiorito. Le tombe sono a incinerazione in pozzetto e a inumazione in fossa; il repertorio della ceramica mostra alcuni elementi di affinità con quelli del Lazio e delle tombe a fossa della Campania, i bronzi sono vicini a quelli dell'Etruria meridionale.

Il versante adriatico delle Marche è la sede della cultura picena, con stretti collegamenti con l'Abruzzo settentrionale costiero; il suo sviluppo è ben conosciuto solo a partire dall'orientalizzante. Gli abitati, come quello del Colle dei Cappuccini di Ancona, sono in aree collinari in vicinanza della costa. Nelle necropoli picene la prima età del Ferro è documentata da un numero limitato di tombe a inumazione. Due nuclei di necropoli di facies villanoviana sono noti a Fermo; i corredi, con confronti in Etruria tirrenica e a Bologna, comprendono anche elementi di tipo locale.

In Abruzzo, appartengono all'età del Bronzo finale la necropoli di Celano Paludi, con tombe a inumazione sotto tumulo esplorate recentemente, e materiali e livelli di abitato, come Archi, via Bona-Campo Fiera a Teramo (scavi 1997-98), Martinsicuro, Fortellezza di Tortoreto, che continuano nell'età del Ferro; la fase iniziale di questa età è poco rappresentata nelle necropoli, per lo più formate da sepolture a inumazione sotto tumuli, fra le quali possiamo ricordare quella di Campovalano e le due scavate recentemente di Fossa e di Bazzano, nel territorio dell'Aquila. Indizi di differenziazione sociale si riconoscono nelle necropoli marchigiane e abruzzesi a partire dalla seconda fase della prima età del Ferro.

I centri adriatici dell'età del Ferro svolgono un ruolo attivo sia nei contatti via mare verso i Balcani e lo sbocco della via dell'ambra nell'Adriatico settentrionale, sia nella circolazione di questo materiale nella penisola.

In Calabria, Basilicata e Puglia hanno inizio con l'età del Bronzo finale gli sviluppi culturali e politico-territoriali che si consolideranno nell'età del Ferro. Con la fine del contatto miceneo compare una ceramica dipinta di impasto fatta a mano (protogeometrica iapigia). L'industria metallurgica, che agli inizi del periodo dipende dall'area tirrenica centrale, sviluppa nella fase seguente un repertorio locale che proseguirà nell'età del Ferro, probabilmente legato allo sfruttamento intensivo delle risorse metallifere della Calabria e della Sicilia. Gruppi di sepolture e necropoli a incinerazione di tipo protovillanoviano sono note in Campania, Calabria e Basilicata (la grande necropoli di Timmari). Sistemi gerarchici di insediamenti sono noti in Basilicata (Monte Timmari, presso Matera) e nella Sibaritide. In questo periodo sono molto intensi i collegamenti sia con i complessi ausoni della Sicilia e delle isole Eolie sia con le regioni balcaniche.

In Campania, nella prima età del Ferro sono presenti facies archeologiche differenziate. La cultura delle tombe a fossa, molto vicina a quelle della Calabria e del Lazio, è nota attraverso necropoli a inumazione riferibili a comunità agricole di villaggio fra la piana del Sarno, la penisola di Sorrento e la parte settentrionale interna della regione. Cuma è l'unico centro che sorge su un'altura in prossimità della costa. Questi complessi non comprendono per ora la fase iniziale della prima età del Ferro; differenze di censo, con la comparsa di ceramica di tipo greco, sembrano affermarsi solo dopo l'inizio della colonizzazione. Un altro aspetto culturale caratterizzato dal rituale dell'inumazione, quello di Oliveto-Cairano, compare fra la valle del Sele e l'alta valle dell'Ofanto, in piccoli villaggi in aree collinari collegati alle necropoli di Calitri, Cairano, Bisaccia, Oliveto Citra, Montecorvino Rovella. La facies archeologica mostra numerosi elementi di confronto con l'area pugliese e illirica. In Campania si sviluppa anche il secondo grande gruppo villanoviano periferico, con i centri maggiori a Capua, Pontecagnano (oggetto di indagini archeologiche recenti e molto estese) e Sala Consilina, tutti in posizioni strategiche su vie di collegamento intra- e interregionali. Agli inizi dell'età del Ferro la facies di questi complessi è caratterizzata dalla commistione di elementi locali e di tipo villanoviano. Nella fase successiva a Capua e a Sala Consilina si accentua la presenza di elementi locali, mentre Pontecagnano conserva un rapporto più stretto con l'Etruria meridionale. Nella seconda fase della prima età del Ferro la differenziazione sociale all'interno di queste comunità si esprime attraverso ostentazioni di ricchezza concentrate nelle tombe femminili.

Anche le più antiche presenze greche nell'area tirrenica compaiono in questo periodo in Campania, nell'insediamento euboico di Ischia, che ha inizio nella prima metà o intorno alla metà dell'8° sec. a.C. L'esplorazione sistematica dell'abitato e delle necropoli ha fornito negli ultimi anni dati significativi per la conoscenza delle fasi iniziali della colonizzazione e sul rapporto fra Greci e indigeni. I materiali ceramici, di fattura o di imitazione greca, sono attribuiti al Tardo Geometrico I e al Tardo Geometrico II (protocorinzio); la tipologia delle fibule indica l'origine indigena delle donne della comunità euboica, e anche il fatto che i Greci utilizzavano materia prima e metallurghi locali. Le indicazioni di una rete molto ampia di collegamenti a lunga distanza comprendono materiali da altre regioni italiane, come il Lazio e l'area enotria, e di tipo fenicio. A questo primo stanziamento segue, a distanza di pochi decenni, la fondazione della colonia di Cuma. Sia nella fase precoloniale che agli inizi della colonizzazione i centri villanoviani campani mediano i rapporti dei Greci e dei Fenici con l'Etruria.

La facies delle tombe a fossa, che compare in Calabria dall'ultima fase dell'età del Bronzo finale (necropoli di Castellace-Oppido Mamertina), è simile a quella della Campania e del Lazio e collegata con la facies ausonia della Sicilia e delle Eolie. Le comunità sono in possesso di forme relativamente complesse di strutturazione sociopolitica, riconoscibili nella divisione del territorio per comprensori, con un'organizzazione gerarchica interna; i centri maggiori sono Torre Mordillo (Cosenza) e Torre Galli (Caria, Reggio Calabria), le principali necropoli quelle di Torre Galli, Sant'Onofrio di Roccella Jonica, Castiglione di Paludi, Amendolara, Torre Mordillo e Francavilla Marittima. Nella necropoli di Torre Galli si riconoscono raggruppamenti parentelari e indicazioni di ruolo, come gli uomini portatori di lancia e di lancia e spada e le donne 'tessitrici'. Alcune necropoli di tombe collettive a camera di gruppi familiari aristocratici sono note fra Locri e Reggio (Canale, Santo Stefano di Grotteria, Calanna); nei corredi compare una classe di ceramica dipinta con forme locali e motivi di ispirazione greca.

I collegamenti con la Sicilia orientale, le Eolie e la costa tirrenica fino al Lazio, basati sull'affinità culturale, sono un veicolo per la circolazione di manufatti metallici e di materia prima; nelle necropoli calabresi compaiono anche bronzi con affinità balcaniche e tracce precoci di movimenti precoloniali, come la coppa fenicia da Francavilla.

Anche in Puglia e Basilicata gli sviluppi nella prima età del Ferro si collegano senza soluzione di continuità a quelli del periodo precedente; gli elementi comuni a tutto questo territorio sono il repertorio di base dei manufatti metallici e la ceramica dipinta geometrica. In Basilicata sono noti alcuni abitati in posizione difesa, circondati da più nuclei di necropoli di tombe a inumazione, a volte coperte da tumuli: Noepoli, Chiaromonte (Potenza), Santa Maria d'Anglona, Incoronata-San Teodoro (Matera). I corredi comprendono i consueti indicatori di ruolo, con una forte concentrazione di ricchezza (in particolare ornamenti personali) nelle tombe femminili.

I collegamenti interregionali toccano la Campania (ceramica 'a tenda' di Sala Consilina) e, sporadicamente, l'Etruria e il Lazio. In Puglia, nel Golfo di Taranto, continuano fino all'impianto della colonia greca alcuni degli abitati noti per l'età del Bronzo (Porto Saturo). Nel Salento livelli di abitato dell'età del Ferro sono noti a Cavallino e a Otranto, sito in cui la presenza di ceramica tipica dell'area albanese è probabilmente concessa a un nucleo di popolazione proveniente dall'altra sponda dell'Adriatico. Frequenti anche i ripostigli, formati da pezzi interi come scuri a occhio e asce a cannone di tipo balcanico; le necropoli sono formate da tombe a inumazione sotto tumulo.

Nel territorio di Foggia, l'antica Daunia, si conoscono l'insediamento di Monte Saraceno, con la relativa necropoli, e gli abitati lagunari di Salapia e di Masseria Cupola, che continuano dall'età del Bronzo finale. Nella necropoli di Monte Saraceno, che comincia nell'ultima fase dell'età del Bronzo finale, le tombe sono a inumazione collettiva, in strutture troncopiramidali scavate nella roccia e riunite in gruppi. A Salapia continuano le sepolture a inumazione in fossa per gli adulti e quelle infantili in vaso (enchytrismos); nel resto del territorio daunio le tombe sono a inumazione sotto tumuli.

La Sicilia e la Sardegna

Lo sviluppo culturale delle due isole è nettamente differenziato rispetto a quello della penisola, specialmente nel corso delle età dei metalli.

In Sardegna nell'antica età del Bronzo compare la cultura di Bonnanaro, documentata da deposizioni funerarie nelle domus de janas e nelle tombe di giganti (monumenti dolmenici che continuano dal periodo precedente o proseguono nella successiva età nuragica) e forse dalla costruzione dei primi nuraghi.

Con la media età del Bronzo ha inizio lo sviluppo della civiltà nuragica, che proseguirà fino all'età del Ferro, raggiungendo forme di strutturazione sociopolitica relativamente complesse. Gli elementi rappresentativi sono le torri nuragiche, accompagnate dai rispettivi villaggi - fra i più noti e importanti, i nuraghi Su Nuraxu di Barumini e Santu Antine di Torralba - e le tombe dette dei giganti, a inumazione collettiva, formate da una camera funeraria rettangolare coperta da un tumulo e da un'area rituale semicircolare. I luoghi di culto comprendono due tipi di strutture monumentali: templi a pozzo, per es. quello di Sa Sedda e' sos Carros di Oliena, e fonti sacre, come quella di Su Tempiesu di Orune. Un luogo di culto con caratteristiche per ora uniche è il santuario di Monte Prama, nel Sinis, databile alla prima età del Ferro, con grandi statue di tipo nuragico in pietra. Dell'artigianato nuragico si conosce in particolare la produzione metallurgica, basata sulle abbondanti risorse dell'isola (piombo, argento, rame, ferro, zinco, probabilmente stagno). Noti i lingotti di rame detti ox-hide, che documentano le strette relazioni della Sardegna con l'Egeo e il Mediterrano orientale, una ricca produzione di strumenti, utensili e armi, documentati in numerosi ripostigli, i bronzi figurati eseguiti con la tecnica della cera perduta, probabilmente giunta dal Mediterraneo orientale nella tarda età del Bronzo, con raffigurazioni di persone e di animali.

Nel corso della media e tarda età del Bronzo, la Sardegna è stata toccata dalle navigazioni provenienti dal Mediterraneo orientale e dall'Egeo, documentate dalla presenza di ceramica micenea e cipriota in alcuni complessi nuragici; fra la tarda età del Bronzo e gli inizi dell'età del Ferro l'isola entra a fare parte delle regioni del Mediterraneo interessate dalle navigazioni e dai commerci fenici (fra i centri esplorati recentemente va ricordato in particolare Santa Imbenia, nella Sardegna nord-occidentale), e poi dalla colonizzazione fenicia che si concentra nell'area sud-occidentale con i centri di Tharros, Nora, Sulcis, Bithia e Caralis. I collegamenti della Sardegna, che toccano la costa tirrenica della penisola, le Eolie e la Sicilia, giungono fino all'Egeo, alla penisola iberica e alle regioni atlantiche.

fig.

L'antica età del Bronzo della Sicilia mostra una notevole varietà di aspetti culturali, in gran parte contemporanei e compresi fra gli ultimi secoli del 3° millennio e la metà circa del 2° millennio a.C. La facies della Moarda (Palermo), collegata all'aspetto eneolitico del bicchiere campaniforme, e quella con ceramica dipinta di Naro-Partanna compaiono nell'area occidentale dell'isola. Fra le Eolie e la costa si sviluppa la facies di Capo Graziano (Filicudi) caratterizzata dalla ceramica d'impasto con decorazioni incise. La facies di Castelluccio, la più complessa e articolata di questo periodo, è presente nell'area centro-orientale e meridionale della Sicilia (v. fig.); l'elemento specifico è la ceramica dipinta, spesso accostata alla matt-painted ware mesoelladica. L'aspetto di Tindari-Rodì-Vallelunga, distribuito prevalentemente sulla costa settentrionale, si collega direttamente alle facies della media età del Bronzo di Thapsos-Milazzese. La cultura materiale di questa età indica, in particolare nel caso di Castelluccio (Siracusa), società complesse, con tombe collettive a grotticella artificiale, villaggi con mura e torri di fortificazione, attività minerarie, sviluppo della metallurgia. I contatti marittimi sono particolarmente intensi e toccano la penisola italiana, la Sardegna, Malta e l'Anatolia; un collegamento privilegiato con l'Egeo è indicato dalla presenza nelle Eolie e nella Sicilia meridionale (dove testimonianze significative sono venute in luce recentemente a Monte Grande) di una concentrazione di ceramiche tardo-mesoelladiche e delle fasi micenee più antiche.

La cultura della media età del Bronzo di Thapsos-Milazzese mostra la massima concentrazione di presenze micenee (TE IIIA e B) accompagnate da elementi originari del Mediterraneo orientale, in particolare Cipro. Complessi di questa facies sono noti in molte zone della Sicilia, ma i più conosciuti e studiati sono quelli delle isole Eolie (abitati dell'Acropoli di Lipari, del Milazzese di Panarea e della Portella di Salina), di Ustica (villaggio dei Faraglioni), della costa siciliana orientale (abitati e necropoli di Thapsos, Molinello di Augusta, Buscemi, Floridia, Cozzo del Pantano, Matrensa) e dell'area meridionale (Milena). Il centro maggiore, Thapsos, sulla penisola di Magnisi, probabilmente un emporio frequentato sistematicamente dai navigatori egei e orientali, è caratterizzato da una struttura complessa dell'insediamento e da tombe collettive a grotticella artificiale. L'area dei collegamenti marittimi include anche la costa tirrenica meridionale della penisola e Malta.

La tarda età del Bronzo e la prima età del Ferro in Sicilia e nelle Eolie sono marcate dallo sviluppo e dai rapporti di due aspetti culturali: l'ausonio e la cultura di Pantalica. L'ausonio, come è stato già detto precedentemente, è una facies culturale di tipo subappenninico e poi protovillanoviano, strettamente collegata in tutte le sue fasi con la costa tirrenica meridionale della penisola; compare agli inizi dell'età del Bronzo recente a Lipari e sulla costa nord-orientale della Sicilia, sostituendo in modo traumatico la cultura locale del Milazzese. Nella seconda fase (età del Bronzo finale), complessi di facies ausonia, caratterizzati da una ricca industria metallurgica di tipo locale, compaiono anche nella Sicilia orientale e interna: abitati di Lentini e di Morgantina, necropoli di Molino della Badia-Madonna del Piano (Catania), ripostigli di Modica e Vizzini-Tre Canali. Contemporaneamente si sviluppa la cultura di Pantalica, nota da abitati e necropoli di tombe collettive a grotticella artificiale, e documentata nell'interno - con i centri maggiori di Pantalica, Caltagirone, Monte Dessueri (Agrigento), probabilmente capitali di distretti territoriali del tipo del chiefdom - e sulla costa, in particolare nell'area meridionale dell'isola. Pantalica continua la tradizione di collegamenti con l'Egeo del periodo precedente, che si esauriscono nell'età del Bronzo finale. In questa età si conoscono anche complessi con caratteri misti, come Cassibile.

Con la prima età del Ferro, una facies di tipo ausonio compare anche nella necropoli di Pantalica (fase di Pantalica Sud) e in alcuni abitati e necropoli di tombe a grotticella nella parte orientale della Sicilia. Nella Sicilia occidentale e sud-occidentale si sviluppa in questo periodo una facies culturale locale, caratterizzata dalla ceramica con decorazione incisa e dipinta documentata da abitati e necropoli di tombe a grotticella a Sant'Angelo Muxaro, Polizzello (Caltanissetta), Segesta, Entella; i centri della Sicilia occidentale - l'area elima - mostrano una serie di collegamenti tipologici con la Daunia.

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